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La Chiesa e il suo dono: la missione crogiuolo della riforma

1991/500

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Chi conosce il libro, ormai classico, di David J. Bosch, Transforming Mission (La trasformazione della missione, Queriniana, Brescia 2000) sa che si sono elaborati parecchi paradigmi (almeno 11, se non vado errato) con cui si può interpretare la missione. Già il fatto della moltiplicazione dei paradigmi succedutisi, mostra che la missione è un evento e un processo di una profondità quasi inesauribile dovuto certamente al fatto che la missione ha le sue radici nella SS.ma Trinità e si svolge in un mondo in continua accelerata evoluzione.

LA CHIESA DEVE RICUPERARE IL SUO “ESSERE MISSIONE”

In quest’ultimo decennio la missione è tornata a essere un tema imprescindibile della teologia. Papa Francesco ha riportato la missione in primo piano nel suo progetto di riforma della Chiesa e la “Chiesa in uscita” (EG 20) è un’idea centrale nel magistero di Francesco che ha chiesto a ogni Chiesa una “conversione pastorale e missionaria che non può lasciare le cose come stanno” (EG 25) come obiettivo centrale del proprio programma pastorale. Se la Chiesa vuol tornare a essere pienamente se stessa, deve ricuperare il suo “essere missione”. Finito il regime di cristianità, in un tempo segnato dal fenomeno della secolarizzazione e in un contesto di rapida globalizzazione, la Chiesa deve fare i conti con un molteplice pluralismo e non può pretendere di esportare sic et simpliciter la verità di cui è depositaria e servitrice e imporla a chi non la conosce: cederebbe a un indebito complesso di superiorità e trasformerebbe l’annuncio in una forma di violenza che la Chiesa non deve permettersi. Nello stesso tempo, essa non può ignorare il mandato missionario di Gesù finendo in un relativismo religioso che vive la missione come un “dialogo in assenza di verità” (p. 153): una contraddizione della missione.

MA CHE COS’È MISSIONE?

Archiviate “le missioni” (dette anche “missioni estere”), il termine missione rischia di essere un termine passe-partout applicabile ad ogni impegno da quello politico all’economico, dal sociale al religioso e apostolico. È quindi importante e urgente continuare a precisare il senso e l’ambito di questo termine che si colloca tra la teologia e l’ecclesiologia. Questo è il tentativo messo in atto – secondo noi con successo – da Roberto Repole, prete della diocesi di Torino, insegnante di teologia sistematica alla Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale, sezione di Torino, presidente dal 2011 al 2019 dell’ATI (Associazione Teologica Italiana). Egli affronta il vasto campo della missione della Chiesa e vi si addentra con un nuovo paradigma, quello del “dono”, come dice il titolo del suo libro, La Chiesa e il suo dono, apparso nella collana BTC (Biblioteca di Teologia Contemporanea) della Queriniana (2019). La tesi dell’opera è chiaramente esposta nel titolo: la missione è il dono della Chiesa, la quale è in se stessa “dono”, perché si riceve da Dio Trinità, che pure nel mistero del Verbo incarnato si rivela essere dono o, se si vuole, ospitalità offerta all’umanità.

IL PARADIGMA DEL DONO

Per comprendere il senso del dono, Repole interroga la filosofia contemporanea e mostra anzitutto che non ogni dono è necessariamente tale, perché ci sono doni che creano dipendenza e non libertà. Per questo Jacques Derrida conclude con affermazione provocatoria: “Se c’è un dono esso è impossibile”, che vuol dire che il dono in quanto tale produce un contro-dono nella reciprocità, una specie di restituzione. Reagisce e completa quest’affermazione Jean-Luc Marion, il quale afferma che il dono è possibile e vive di gratuità, perché non richiede nulla in contraccambio; esso crea reciprocità e nella sua sovrabbondanza produce una ulteriore apertura che è ridondanza: bonum diffusivum sui, perché il dono si riassume nel fare spazio all’altro, nel concedergli ospitalità. Dopo aver assodato la possibilità e le condizioni del dono, Repole nella seconda parte dell’opera scruta con rispetto e devozione – in pagine non solo di profonda teologia, ma spesso anche di afflato mistico che nutrono il cuore e sono un invito alla preghiera – il mistero della SS.ma Trinità che è il grembo della missione. Tutto nella Trinità è dono. In essa il Figlio, dono del Padre e da lui inviato nel mondo, riceve dal Padre il dono dello Spirito per trasmetterlo al mondo attraverso la sua Chiesa.

LA CHIESA DONO E OSPITALITÀ PER IL MONDO

Il Figlio al momento della sua risurrezione ascende al Padre portando con sé tutta la natura umana che egli ha assunto nell’incarnazione e così la Chiesa diventata grazie allo Spirito il corpo di Cristo, animato dal dono dello Spirito, si trova accolta, ospitata nella SS.ma Trinità. Così anche la Chiesa, ospitata dal Padre nella comunione dello Spirito santo, ridonda il dono ricevuto, facendosi dono, ospitalità per il mondo, ospitalità per tutti. Ospite di Cristo e in Cristo, la Chiesa popolo di Dio nella forma di Corpo di Cristo e in forza dello Spirito, vive della vita di Dio e ne fa dono al mondo quando annuncia il mistero pasquale di Gesù: “Se ciò che si deve donare nell’annuncio è lo spazio che si è aperto in Cristo, questo non verrà ‘detto’ se non laddove ci siano dei cristiani che si fanno essi stessi spazio ospitale per gli altri uomini: l’annuncio non può avvenire senza questa testimonianza; e viceversa” (p. 343). Questa è la missione della Chiesa la quale, sia detto qui per inciso, rigenera continuamente se stessa e, grazie alla missione, è continuamente in fieri (cfr. p. 279). La missione è il dono ricevuto e condiviso nell’annuncio, nel dialogo con le culture e le religioni non cristiane, nel servizio del mondo, soprattutto ai più poveri e agli scarti della società e nella creazione di altre comunità che a loro volta vivono lo stesso dinamismo del dono.

UN PARADIGMA PER RILEGGERE LA STORIA DELLA MISSIONE

Chi conosce un po’ lo svolgersi della missione, sia in senso diacronico nel corso cioè della sua storia, sia nel senso sincronico nella sua attuale dinamica, troverà in questo libro di Repole una preziosa conferma del cammino della missione nella storia e nella prassi missionaria e un’illuminata presentazione delle sue attuali componenti emerse in questi ultimi decenni della storia. Comprenderà anche la logica di certe scelte fatte da papa Francesco che possono sembrare incomprensibili e a qualcuno, anche non ortodosse, soprattutto se non ha seguito il cammino della storia e della Chiesa in questi ultimi tempi. Il libro di Repole è un libro che dovrebbe leggere chi vuol conoscere e vivere la missione, come una dinamica connaturale con il divenire cristiano. Non basta ripetere che la Chiesa è “per sua natura missionaria” (AG 2) e che deve essere “Chiesa in uscita”, bisogna cercare le ragioni di quest’affermazione e trarne coerentemente le conseguenze nella vita delle comunità cristiane. Questo è ciò che il libro di Repole permette di fare e per questo è un libro da consigliare.

Articolo pubblicato in Missione Oggi  04/2020


 English

The church and her gift: mission the crucible of reform

Anyone who has read David J. Bosch's classic book Transforming Mission (Queriniana, Brescia 2000) knows that it develops several paradigms (at least 11, if I am not mistaken) with which we can decode mission. The simple presence of multiple and ever new paradigms shows that mission is an event and a process of almost inexhaustible depth. It has its roots in the Holy Trinity and operates in a world marked by a continuous fast-tracked evolution.

THE CHURCH MUST RECAPTURE ITS "BEING MISSION"

In the past decade, mission is once again a central theme of theology. Pope Francis brought it to the fore in his project to reform the Church. A "Church which goes forth" (EG 20) is a central idea in the magisterium of Francis. As the fundamental objective of his pastoral program, he asked each Church to embark on a "pastoral and missionary conversion which cannot leave things as they presently are" (EG 25). If the Church wants to be in total completeness, she must recover her "being mission". We live in a period of history where "Christendom" is no more, a time marked by the phenomenon of secularization and in the context of rapid globalization. The Church faces a multiplicity of pluralisms and cannot pretend to export sic et simpliciter the truth of which she is the custodian and servant. She cannot impose it on those who do not know it: it would give way to an unjustified complex of superiority and would transform the proclamation into a form of violence which the Church must not indulge. Still, it cannot ignore Jesus' missionary mandate by winding up in a religious relativism that lives mission as a "dialogue in the absence of truth" (p. 153): a paradox of mission.

BUT WHAT IS MISSION?

When "the missions" have been filed away, (also known as "foreign missions"), the term mission has likely become a master key term applicable to any commitment from political to economic, from social to religious and to apostolic. It is, therefore, essential and urgent to continue to clarify the meaning and scope of this term, which lies between theology and ecclesiology. This clarification is the attempt made - in our opinion with success - by Roberto Repole, a priest and a teacher of systematic theology at the Theological Faculty of Northern Italy who tackles the vast field of the mission of the Church. He goes into it with a new paradigm, that of  "gift," as in the title of his book, La Chiesa  e il suo dono, (Queriniana, 2019). The thrust of the work is clearly revealed in the title: Mission Is the Gift of the Church, which is in herself a "gift" received from the Trinity. She, in the mystery of the Incarnate Word, is revealed as a gift, or if you want, as hospitality offered to humanity.

GIFT AS THE PARADIGM

To understand the meaning of "gift," Repole questions contemporary philosophy and shows first of all that not every gift is necessarily such, because there are gifts that create dependence and not freedom. Jacques Derrida, for example, concludes with a provocative statement: "If there is a gift, this is impossible," which means that the gift as such produces, because of reciprocity, a counter-gift, a kind of restitution. Jean-Luc Marion reacts to the statement and completes it by affirming that the gift is possible, for it lives of gratuitousness, and it demands nothing in return; it creates reciprocity and in its overflowing it produces a further opening expanding itself: bonum diffusivum sui. The gift finds its meaning in making room for the other, in giving him hospitality (in welcoming him). After having determined the possibility and conditions of the gift, in the second part of the work, Repole examines with respect and devotion (we have pages not only of profound theology but often of mystical inspiration which nourish the heart and are an invitation to prayer) the mystery of the Most Holy Trinity, the womb of the mission. Everything in the Trinity is a gift. The Son, gift of the Father who sent Him into the world, receives from the Father the gift of the Spirit and transmits it to the world through his Church.

THE CHURCH GIFT AND HOSPITALITY FOR THE WORLD

At the moment of His Resurrection, the Son ascends to the Father, taking with Him the entire human nature He had assumed through His incarnation. Thus the Church, thanks to the Spirit, becomes the body of Christ. Animated by the gift of the Spirit, she finds herself welcomed and sheltered in the Holy Trinity. Thus, the Church, hosted by the Father in the communion of the Holy Spirit, replicates the gift received, by making herself a gift, hospitality for the world, welcoming all. Guest of and in Christ, the Church, the people of God, in the form of the Body of Christ, in the power of the Spirit, lives the life of God. She gives this life to the world when she announces the paschal mystery of Jesus.  "If what is to be given in the proclamation, is the space that has opened up in Christ, this will not be 'said' except where there are Christians who become welcoming space for others. The proclamation cannot take place without this testimony and vice versa."(p. 343) This is the mission of the Church, which, incidentally, is continually regenerating herself and, thanks to mission, is continually under constructionin fieri. (cf. p. 279) Mission is the gift received and shared through proclamation, in dialogue with non-Christian cultures and religions, in service to the world, especially to the poorest and the marginalized of society, and in the formation of communities that in turn live the same dynamism of gift.

A PARADIGM TO READ ONCE AGAIN: MISSION HISTORY

Those who know something about the growth of mission, in its historical development and its current dynamics, will find in the book by Repole a precious confirmation of the journey vis a vis its history and its praxis. Repole writes with an illuminating presentation of the current elements that emerged in the last decades. The reader will also understand the logic of particular choices made by Pope Francis that may seem incomprehensible and, to some, even unorthodox, especially if one has not followed the developments of history and of the Church in recent times. Repole's book is a book that ought to be read by all those who want to know and to live mission as an intrinsic component with becoming a Christian. It is not enough to repeat that the Church is "by its nature missionary" (AG 2) and that it must be "a Church which goes forth." One must look for the rationale of these affirmations and draw consistent consequences for the life of all Christian communities. This is what Repole's book enables you to do, and that's why it is a book to be recommended.

Article published in Missione Oggi 04/2020


 Español

La Iglesia y su don: la misión es el crisol de la reforma

Quien conoce el libro, ya clásico, de David J. Bosch, Transforming Mission (La trasformazione della missione, Queriniana, Brescia 2000) sabe que se han elaborado muchos paradigmas (al menos 11, si no me equivoco) con los cuales se puede interpretar la misión. Ya el hecho de la multiplicación de los paradigmas que se han ido sucediendo, muestra que la misión es ciertamente un acontecimiento y un proceso de una profundidad casi inagotable debido al hecho de que la misión tiene sus raíces en la Santísima Trinidad y se desarrolla en un mundo en continua y acelerada evolución.

LA IGLESIA DEBE RECUPERAR SU “SER MISIÓN”

En esta última década la misión ha vuelto a ser un tema imprescindible de la teología. El Papa Francisco ha reconducido la misión a un primer plano en su proyecto de reforma de la Iglesia y la “Iglesia en salida” (EG 20) es una idea central en el magisterio de Francisco que ha pedido a cada Iglesia una “conversión pastoral y misionera que no puede dejar las cosas como están” (EG 25) como objetivo central de su propio programa pastoral. Si la Iglesia quiere volver a ser plenamente sí misma, debe recuperar su “ser misión”. Acabado el régimen de cristiandad, en un tiempo marcado por el fenómeno de la secularización y en un contexto de rápida globalización, la Iglesia debe ajustarse a un múltiple pluralismo y no puede pretender exportar sic et simpliciter la verdad de que es depositaria y servidora e imponerla a quién no la conoce: cedería a un indebido complejo de superioridad y transformaría el anuncio en una forma de violencia que la Iglesia no debe permitirse. Al mismo tiempo, la Iglesia no puede ignorar el mandato misionero de Jesús acabando en un relativismo religioso que vive la misión como en un “diálogo en ausencia de verdad” (p. 153): una contradicción de la misión.

PERO ¿QUÉ ES LA MISIÓN?

Archiven “las misiones” (dichas también “misiones extranjeras”). El término misión corre el riesgo de ser un término passe-partout (comodín) aplicable a todo empeño que va de lo político a lo económico, de lo social a lo religioso y apostólico. Es por lo tanto importante y urgente seguir precisando el sentido y el ámbito de este término que se coloca entre la teología y la eclesiología. Éste es el intento puesto en acto – según nosotros con éxito – por Roberto Repole, sacerdote y enseñante de teología sistemática y presidente de 2011 al 2019 de la ATI (Asociación Teológica italiana). Repole afronta el vasto campo de la misión de la Iglesia y se adentra en él con un nuevo paradigma, el del “don”, como dice el título de su libro, La Chiesa e il suo dono (Queriniana, 2019). La tesis de la obra está expuesta claramente en el título: la misión es el don de la Iglesia, la cual es en sí misma “don”, porque se recibe de Dios Trinidad, que también en el misterio del Verbo encarnado se revela ser don o, si se quiere, hospitalidad ofrecida a la humanidad.

EL PARADIGMA DEL DON

Para comprender el sentido del don, Repole interroga la filosofía contemporánea y muestra en principio que no todo don es necesariamente tal, porque hay dones que crean dependencia y no libertad. Por esto, Jacques Derrida concluye con una afirmación provocadora: “Si hay un don, éste es imposible”, pues, el don en cuanto tal produce un contra-don en la reciprocidad, una especie de restitución. Reacciona y completa esta afirmación Jean-Luc Marion, el cual afirma que el don es posible y vive de gratuidad, porque no pide nada a cambio; crea reciprocidad y en su superabundancia produce una ulterior apertura que es exuberancia: bonum diffusivum sui, porque el don se resume en el hacer espacio al otro, en concederle hospitalidad. Después de haber establecido la posibilidad y las condiciones del don, Repole en la segunda parte de su obra escruta con respeto y devoción – en páginas no sólo de profunda teología, sino a menudo también de inspiración mística que nutren el corazón y son una invitación a la oración – el misterio de la Santísima Trinidad que es el regazo de la misión. Todo en la Trinidad es don. En ella el Hijo, don del Padre y por él enviado al mundo, recibe del Padre el don del Espíritu para transmitirlo al mundo a través de su Iglesia.

LA IGLESIA DON Y HOSPITALIDAD PARA EL MUNDO

El Hijo al momento de su resurrección sube al Padre llevando consigo toda la naturaleza humana que asumió en la encarnación y así la Iglesia que, gracias al Espíritu viene a ser el cuerpo de Cristo, animado por el don del Espíritu, se encuentra acogida, hospedada, en la Santísima Trinidad. De esta manera, también la Iglesia, hospedada por el Padre en la comunión del Espíritu santo, desborda el don recibido, haciéndose don, hospitalidad para el mundo, hospitalidad para todos. Huésped de Cristo y en Cristo, la Iglesia, Pueblo de Dios en la forma de Cuerpo de Cristo y con la fuerza del Espíritu, vive de la vida de Dios y la dona al mundo cuando anuncia el misterio pascual de Jesús: “Si lo que se debe donar en el anuncio es el espacio que se ha abierto en Cristo, éste no será ‘dicho’ sino donde haya cristianos que se hacen ellos mismos espacio hospitalario para los demás hombres: el anuncio no puede realizarse sin este testimonio; y viceversa” (p. 343). Ésta es la misión de la Iglesia, la cual, sea dicho aquí como inciso, se regenera continuamente a sí misma y, gracias a la misión, está continuamente in fieri (cfr. p. 279). La misión es el don recibido y compartido en el anuncio, en el diálogo con las culturas y las religiones no cristianas, en el servicio al mundo, sobre todo a los más pobres y a los descartados por la sociedad y en la creación de otras comunidades que a su vez vivan el mismo dinamismo del don.

UN PARADIGMA PARA RELEER LA HISTORIA DE LA MISIÓN

Quien conoce un poco el desarrollo de la misión, ya sea en sentido diacrónico en el curso de su historia, como en el sentido sincrónico en su actual dinámica, encontrará en este libro de Repole una preciosa confirmación del camino de la misión en la historia y en la praxis misionera, y una iluminada presentación de sus actuales componentes surgidos en los últimos decenios de la historia. También comprenderá la lógica de algunas opciones hechas por el Papa Francisco que pueden parecer incomprensibles y a alguien, incluso no ortodoxas, sobre todo si no ha seguido el camino de la historia y de la Iglesia en estos últimos tiempos. El libro de Repole es un libro que debería leer quien quiera conocer y vivir la misión como una dinámica connatural con el hacerse cristiano. No basta con repetir que la Iglesia es “misionera por naturaleza” (AG 2) y que tiene que ser “Iglesia en salida”, es necesario buscar las razones de esta afirmación y concluir coherentemente sus consecuencias en la vida de las comunidades cristianas. Esto es lo que el libro de Repole permite hacer y por ello es un libro recomendable.

Artículo publicado en Missione Oggi 04/2020


Français

L’Eglise et son don : la mission creuset de la reforme

Ceux qui connaissent le livre, désormais classique, de David J. Bosch, Transforming Mission (La trasformazione della missione, Queriniana, Brescia 2000) savent qu’on a élaboré plusieurs paradigmes (au moins 11, si je ne m’abuse) à partir desquels on peut interpréter la mission. Déjà le fait de la multiplication des paradigmes l’un après l’autre, montre que la mission est un événement et un processus d’une profondeur presque inépuisable. Certainement ceci est dû au fait qu’elle a ses racines dans la Sainte Trinité et se déroule dans un monde en évolution constante et accélérée.

L’Eglise doit récupérer son « être mission »

Au cours de cette dernière décennie, la mission est redevenue un thème incontournable de la théologie. Le Pape François a ramené la mission au premier plan dans son projet de réforme de l’Eglise. « L’Eglise en sortie » (EG 20) est une idée centrale dans le magistère du Pape qui a demandé à chaque Eglise une « conversion pastorale et missionnaire qui ne peut pas laisser les choses comme elles sont » (EG 25). C’est là l’objectif central de son programme pastoral. Si l’Eglise veut redevenir pleinement elle-même, elle doit récupérer son « être mission ». A la fin du régime de chrétienté, dans un temps marqué par le phénomène de la sécularisation et dans un contexte de mondialisation rapide, l’Eglise doit faire face à un pluralisme multiple et ne peut prétendre exporter sic et simpliciter la vérité dont elle est dépositaire et servante et l’imposer à ceux qui ne la connaissent pas : elle céderait à un complexe de supériorité non justifié et transformerait l’annonce en une forme de violence qu’elle ne doit pas se permettre. En même temps, elle ne peut ignorer le mandat missionnaire de Jésus en finissant dans un relativisme religieux qui vit la mission comme un « dialogue sans vérité » (p. 153) : une contradiction de la mission.

Mais qu’est-ce que la mission ?

Archivées « les missions » (dites aussi « missions étrangères »), le terme mission risque d’être un terme passe-partout applicable à toute sorte d’engagement : politique, économique, social, religieux et apostolique. Il est donc important et urgent de continuer à préciser le sens et le domaine de ce terme qui se situe entre la théologie et l’ecclésiologie. C’est la tentative mise en œuvre – et avec succès à notre avis – par Roberto Repole, prêtre et professeur de théologie systématique à la Faculté de Théologie de l’Italie septentrionale, et président de 2011 à 2019 de l’ATI (Association Théologique Italienne). Il aborde le vaste champ de la mission de l’Eglise et s’y engage avec un nouveau paradigme, celui du « don », comme le dit le titre de son livre, La Chiesa e il suo dono, (Queriniana 2019). La thèse de l’ouvrage est clairement exposée dans le titre : la mission est le don de l’Église, qui est en elle-même « don », parce qu’elle est reçue de Dieu Trinité qui, même dans le mystère du Verbe incarné, se révèle être un don ou, si l’on veut, une hospitalité offerte à l’humanité.

Le paradigme du don

Pour comprendre le sens du don, Repole interroge la philosophie contemporaine et montre avant tout que tout don n’est pas nécessairement un don, car il y a des dons qui créent dépendance et non liberté. Voilà pourquoi Jacques Derrida conclut par une affirmation provocatrice : « S’il y a un don, il est impossible ». Ce qui signifie que le don en tant que tel produit un contre-don dans la réciprocité, une sorte de restitution. Jean-Luc Marion réagit et complète en affirmant que le don est possible et vit de gratuité, parce qu’il ne demande rien en retour ; il crée réciprocité et dans sa surabondance il produit une ouverture ultérieure qui est redondance : bonum diffusivum sui, parce que le don se résume dans le fait de faire de la place à l’autre, de lui accorder l’hospitalité. Après avoir établi la possibilité et les conditions du don, Repole dans la deuxième partie de l’ouvrage scrute avec respect et dévotion – dans des pages non seulement de profonde théologie, mais aussi d’inspiration mystique qui nourrissent le cœur et qui constituent une invitation à la prière – le mystère de la Sainte Trinité qui est le berceau de la mission. Tout dans la Trinité est don. En elle, le Fils, don du Père et envoyé par lui dans le monde, reçoit du Père le don de l’Esprit pour le transmettre au monde à travers son Eglise.

L’Eglise don et hospitalité pour le monde

Le Fils, au moment de sa résurrection, monte vers le Père en emportant avec lui toute la nature humaine qu’il a assumée dans l’incarnation et ainsi l’Eglise devenue grâce à l’Esprit le corps du Christ, animé par le don de l’Esprit, est accueillie et trouve demeure dans la Très Sainte Trinité. De même, l’Eglise, accueillie par le Père dans la communion de l’Esprit Saint, redonne le don reçu, se faisant don, hospitalité pour le monde, hospitalité pour tous. Hôte du Christ et dans le Christ, l’Eglise peuple de Dieu sous la forme du Corps du Christ et en vertu de l’Esprit, vit de la vie de Dieu et en fait don au monde quand elle annonce le mystère pascal de Jésus : « Si ce qu’il faut donner dans l’annonce est l’espace qui s’est ouvert dans le Christ, cela ne sera dit que là où il y a des chrétiens qui se font eux-mêmes un espace hospitalier pour les autres hommes : l’annonce ne peut se faire sans ce témoignage, et vice versa » (p. 343). Telle est la mission de l’Eglise qui, soit dit ici en passant, se régénère continuellement elle-même et, grâce à la mission, elle est continuellement in fieri (cf. p. 279). La mission est le don reçu et partagé dans l’annonce, dans le dialogue avec les cultures et les religions non chrétiennes, dans le service du monde, surtout aux plus pauvres et aux rebuts de la société et dans la création d’autres communautés qui à leur tour vivent le même dynamisme du don.

Un paradigme pour relire l’histoire de la mission                                                          

Celui qui connaît un peu le déroulement de la mission, soit dans le sens diachronique au cours de son histoire, soit dans le sens synchronique dans sa dynamique actuelle, pourra trouver dans ce livre de Repole une précieuse confirmation du chemin de la mission dans l’histoire et dans la pratique missionnaire et une présentation éclairée de ses composantes actuelles apparues au cours des dernières décennies de l’histoire. Il comprendra aussi la logique de certains choix faits par le Pape François qui peuvent sembler incompréhensibles et même non orthodoxes pour quelqu’un, surtout s’il n’a pas suivi le chemin de l’histoire et de l’Eglise en ces derniers temps. Le livre de Repole est un livre que devrait lire tout celui qui veut connaître et vivre la mission comme une dynamique qui marche de pair avec le devenir chrétien. Il ne suffit pas de répéter que l’Eglise est « par nature missionnaire » (AG 2) et qu’elle doit être « Eglise en sortie ». Il faut chercher les raisons de cette affirmation et en tirer de manière cohérente les conséquences pour la vie des communautés chrétiennes. C’est tout ceci que le livre de Repole permet de faire et c’est pourquoi c’est un livre à recommander.

Article publié sur Missione Oggi 04/2020

Gabriele Ferrari sx
24 July 2020
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