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Messaggio finale Incontro Commissione Formazione Iniziale

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Messaggio finale

Incontro della Commissione Saveriana per la Formazione Iniziale

(Roma, dal 18 al 24 gennaio 2019)

Contesto globale

“La nostra formazione accoglie e si adatta alla diversità di ambienti ed esperienze ecclesiali nelle quali avviene” (C 54). Stiamo vivendo un momento ecclesiale molto intenso, dal punto di vista formativo. L’incontro della Commissione si è svolto durante la Giornata Mondiale della Gioventù (Panama 2019) e soprattutto dopo l’evento del Sinodo dei Vescovi sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale: momenti, questi, che ci ricordano la realtà giovanile alla quale bisogna guardare con fiducia, nella sua bellezza e opportunità, nelle sue difficoltà e complessità. Un altro fenomeno ci interpella: la Chiesa sta affrontando con molta sofferenza ma anche con determinazione, lo scandalo mostruoso degli abusi sui minori. È una realtà che, insieme a doppie vite e infedeltà, rivela carenze strutturali nelle persone ma anche profonde inadeguatezze nelle comunità cristiane (“gli scandali di pochi rivelano la mediocrità di molti”). Ciò ferisce la Chiesa e causa una grave perdita di credibilità. Non ascoltare la chiamata al cambiamento sarebbe per la Chiesa il più grande dei tradimenti. L’impegno per “sradicare in tutte le sue forme la cultura dell’abuso”,  spesso figlia del clericalismo e della mondanità spirituale, non può mancare neanche da parte nostra.

Situazione saveriana: cosa è emerso dai nostri lavori e riflessioni

Anche la nostra piccola famiglia, Congregazione, sta passando attraverso quel cambiamento epocale a cui Papa Francesco spesso si riferisce. Lo osserviamo pure nei nostri giovani, nativi digitali e membri effettivi della generazione facebook, quella che vorrebbe scegliere la propria faccia… Portano con sé nuovi modelli antropologici, identità sempre più sfumate e molteplici sistemi di relazioni. E noi, davanti a tutto ciò, molte volte ci riconosciamo impreparati. Rischiamo di offrire delle proposte belle e vere con modi che non rispondono ai bisogni dei giovani di oggi.

Nel condividere fraternamente quello che succede nelle nostre case di formazione, i numeri che crescono e che calano secondo i diversi contesti geografici, osserviamo che si sta delineando un nuovo volto della Congregazione. E questo, grazie a Dio, è un segno di vita. La «dis-europeizzazione» della Chiesa è anche la nostra, e l’interculturalità è sempre di più la realtà della vita della Famiglia saveriana. Ciò ha delle importanti conseguenze formative, già segnalate nei nostri documenti (cf. per esempio RFX 92-96). Al riguardo, si osserva maggior libertà nell’affrontare alcuni temi e nel dialogo comunitario, anche se purtroppo non mancano tra di noi pregiudizi e “paure” ingiustificate tra i confratelli. Nessun criterio culturale prevalga sulla perenne novità del Vangelo e del carisma, coscienti che per noi l’interculturalità, prima di essere un accidente sociologico, è una scelta di fede, una chiamata alla conversione. Chi ci è vicino spesso vede nei Saveriani una presenza di comunione, una efficace testimonianza cristiana del fare del mondo una sola famiglia.

Quello della commissione è stato soprattutto un lavoro di ascolto e di condivisione. Trovarci ci ha aiutato a capire meglio quello che sta succedendo nei nostri contesti. Nella nostra Famiglia, abbiamo più di 20 case di formazione. Provvedere al numero e preparazione dei formatori deve essere, più che una preoccupazione, un costante impegno per ogni Circoscrizione e per la DG. Pur in grado differente, si stanno migliorando i processi formativi. Mezzi, contenuti e proposte approfondiscono di più il modello del seguire (discepolato) che quello dell’ imitare. Stiamo assumendo sempre di più un linguaggio comune attraverso vari strumenti e iniziative: RFX, Commissioni e Direttori locali sulla Formazione, Convegni continentali. Segni di speranza e nuove sfide ci accompagnano, non ultima quella che la responsabilità della formazione è di tutta la Congregazione: quale qualità di vita saveriana stiamo presentando ai nostri giovani?

Abbiamo dedicato del tempo alla preparazione del Convegno della formazione iniziale del 2020, programmato per l’occasione dell’apertura dell’anno giubilare dei 100 anni dalla Lettera Testamento e delle Costituzioni. Faremo memoria delle cose avvenute tra di noi (cf. Lc 24, 13ss) a partire dall’esperienza carismatica di San Guido M. Conforti. Una memoria “pericolosa”, viva, rinnovatrice e trasformante, non asettica e inerte. Una memoria che si faccia carico delle domande più vere e profonde del nostro tempo. Infatti senza memoria non c’è né identità né profezia. Ricordiamo con gratitudine anche i tanti confratelli che ci hanno preceduto nel servizio della formazione. A partire soprattutto dal testo della Lettera Testamento, ci hanno trasmesso con fedeltà il carisma missionario e con dolcezza il senso di appartenenza alla Famiglia saveriana. Anche oggi, sono una guida per noi che vogliamo continuare ad operare con il Signore e formare nuovi operai per la sua Vigna. 

La missione al centro

Come si sta insistendo in questi anni, anche nei documenti finali degli ultimi Capitoli Generali, ribadiamo l’urgenza di (ri)mettere la missione al centro della formazione in vista del raggiungimento del fine unico ed esclusivo del nostro Istituto. Ciò è ben delineato anche dalla RFX 15: « La missione … deve costituire il criterio fondamentale della formazione, la norma quotidiana, l’ideale motivante, la meta sognata, il punto di riferimento e di confronto concreto. Tutto l’ambiente formativo deve tendere alla missione ed essere permeato di spirito apostolico». La fine di quest’epoca porta con sé anche la fine di un certo modo di vivere/fare missione. Appaiono nuove esigenze, stili, sfide e priorità. È necessario quindi che anche il progetto educativo saveriano faciliti maggiormente il cominciare a vivere in concreto gli ideali cui aspiriamo attraverso l’uscita verso ambienti e situazioni esplicitamente missionarie. In alternativa a ogni automatismo formativo basato «solo» sul susseguirsi di tappe accademiche e/o cronologiche (cf. RFIS 58), è necessario cominciare ad attuare itinerari che facilitino una diversificazione e personalizzazione del percorso formativo, tenendo maggiormente in conto la realtà del giovane e le concrete necessità della missione oggi.

Le vocazioni e la nostra vocazione

Ringraziamo il Signore perché in questo tempo continua a darci dei giovani che vogliono entrare nella Famiglia Saveriana. Nelle nostre case di formazione, abbiamo pressappoco 330 candidati, dei quali circa 90 sono professi temporanei. Sono un grande dono e siamo chiamati a non perdere l’opportunità del contesto favorevole per l’accoglienza delle vocazioni, soprattutto nei continenti africano e asiatico. Rappresentano il lavoro e la testimonianza, la vitalità e la speranza di tanti confratelli. I giovani che chiedono di entrare nella nostra Famiglia sono un segno della Provvidenza se, da parte nostra, ci sono attenzione e criterio nell’accoglienza e cura nell’accompagnamento, evitando anche solo apparentemente di offrire facili appigli e ingannevoli sicurezze. Il “grande” numero non ci dispensa dal mettere in atto dei percorsi appropriati di serio discernimento con loro.

Un altro segno dei tempi, in questi ultimi anni, è la mancanza di vocazioni dall’Europa e dagli Stati Uniti. Per un credente, ogni momento della storia è tempo di Dio, non tempo della frustrazione. Lo Spirito soffia dove vuole, come vuole e quando vuole (cf. Gv 3,8). Ci chiediamo: come guardiamo questo fenomeno, cosa ci dice sul nostro presente, a cosa ci invita lo Spirito Santo? Non è forse una nuova chiamata perché le nostre presenze saveriane si qualifichino meglio in una prospettiva missionaria, aprendosi a nuovi modi di accoglienza, collaborazione e servizio alla missione?

Torniamo a ricordare il rapporto di reciprocità generativa tra la formazione permanente e la formazione di base. La capacità di e la disponibilità a mettersi in stato di Formazione Permanente dovrebbe essere un criterio discriminante nel discernimento vocazionale, sin dall’inizio del progetto formativo. È lo spirito che dovrebbe accompagnare ogni età della vita saveriana, dove ci si impegna a custodire e a sviluppare il dono della propria vocazione, dall’ingresso in Istituto alla terza età. Tutto ciò significa prendere la vita come formazione di per sé, a partire dalle circostanze ordinarie di ogni giorno. Guardando alla maturità umana richiesta al Saveriano oggi, siamo chiamati a rilevare chiaramente, già nelle prime tappe, ciò che può oscurare il suo volto: individualismi e protagonismi, chiusure e mancanza di iniziativa, non apertura e non-collaborazione… È interessante notare come il Direttorio della formazione del Camerun-Chad metta come primo capitolo – prima di presentare le tappe della formazione iniziale – la formazione permanente: «la prospettiva della formazione è l’obiettivo finale, cioè la figura del Saveriano nella sua maturità (relativa e in costante evoluzione). Per questo, il testo parte dalla formazione permanente per risalire, passo dopo passo, fino al Primo Anno di Formazione» (Direttorio Regionale Saveriano della Formazione, 2016, Camerun-Chad). In questa ottica, la formazione iniziale è come il periodo nascosto di Gesù a Nazareth in cui si cresce, ci si fortifica e si diventa uomini davanti a Dio e al prossimo (Lc. 2:51) in un cammino ininterrotto di discepolato.

Per concludere

In questo cambiamento epocale, non possiamo sapere come sarà il futuro: non è nelle nostre mani. Sappiamo però che vocazione e missione non sono frutto di un calcolo umano, ma sono dono e parte del progetto di Dio per ciascuno di noi e per tutta l’umanità. Con Mons. Conforti, continuiamo allora a «portare il povero nostro contributo all’avveramento del vaticinio di Cristo, auspicante la formazione di una sola famiglia cristiana, che abbracci l’umanità» (LT 1). “Prigionieri” di questa speranza, con convinzione e audacia evangelica continuiamo a proporre ai nostri giovani il vieni e seguimi … fino ai confini del mondo di Gesù Cristo e con loro camminiamo dietro al Maestro.

Preghiamo per le vocazioni, cioè ci impegniamo davanti al Signore a mantenere in umiltà e semplicità il nostro “sì” perché sia generatore di nuove vocazioni missionarie. Confidiamo il nostro servizio a Maria, la Stella dell’Evangelizzazione che ha visto nascere, crescere e fortificarsi quel bambino, pieno di sapienza e di grazia divina (cf. Lc 2:40).

Partecipanti:

  1. Fernando Garcia
  2. Eugenio Pulcini
  3. Fabien Kalehezo
  4. Janvier Busizori
  5. Juan Olvera
  6. Yakobus Sriyatmoko
  7. Faustino Turco

 Mensaje final

Encuentro de la Comisión Xaveriana para la Formación Inicial

(18 - 24 de enero 2019, Roma)

Contexto global

“Nuestra formación acoge y se adapta a la diversidad de ambientes y experiencias eclesiales en las cuales se realiza” (C 54). Desde el punto de vista formativo, estamos viviendo un momento eclesial muy intenso. El encuentro de la Comisión se ha desarrollado durante la Jornada Mundial de la Juventud (Panamá 2019) y, sobre todo, después del evento del Sínodo de los Obispos sobre los jóvenes, la fe y el discernimiento vocacional: momentos que nos recuerdan la realidad juvenil a la que es necesario mirar con confianza, en su belleza y oportunidad, en sus dificultades y complejidad. Otro fenómeno nos interpela: la Iglesia está afrontando con mucho sufrimiento, pero también con determinación, el monstruoso escándalo de los abusos de menores. Es una realidad que, junto a dobles vidas e infidelidad, revela faltas estructurales en las personas, pero también profundas inadecuaciones en las comunidades cristianas (“los escándalos de pocos revelan la mediocridad de muchos"). Esto hiere a la Iglesia y causa una grave pérdida de credibilidad. No escuchar la llamada al cambio sería de parte de la Iglesia la más grande de las traiciones. El empeño por “desarraigar en todas sus formas la cultura del abuso”, a menudo hija del clericalismo y de la mundanidad espiritual, no puede faltar tampoco de parte nuestra.

Situación xaveriana: lo que ha emergido de nuestros trabajos y reflexiones

También nuestra pequeña familia, Congregación, está pasando por ese cambio epocal al que el Papa Francisco a menudo se refiere. Lo observamos incluso en nuestros jóvenes, nativos digitales y miembros efectivos de la generación facebook, esa que quisiera elegir su propia cara… Traen consigo nuevos modelos antropológicos, identidades cada vez más matizadas y múltiples sistemas de relaciones. Y nosotros, ante de todo esto, muchas veces nos reconocemos impreparados. Corremos el riesgo de ofrecer propuestas bellas y verdaderas con modos que no corresponden a las necesidades de los jóvenes de hoy.

Al compartir fraternalmente lo que sucede en nuestras casas de formación, los números que crecen y que bajan según los muchos contextos geográficos, observamos que se está delineando un nuevo rostro de la Congregación. Y esto, gracias a Dios, es un signo de vida. La “des-europeización” de la Iglesia, es también la nuestra, y la interculturalidad es siempre más la realidad de la vida de la Familia Xaveriana. Esto tiene importantes consecuencias formativas, ya registradas en nuestros documentos (cfr. por ejemplo RFX 92-96). Al respeto, se observa mayor libertad al afrontar algunos temas en el diálogo comunitario, aunque desafortunadamente no faltan entre nosotros prejuicios y “miedos” injustificados entre los cohermanos. Ningún criterio cultural prevalezca sobre la perenne novedad del Evangelio y el carisma, conscientes de que para nosotros la interculturalidad, más que ser un accidente sociológico, es una elección de fe, una llamada a la conversión. Quien es cercano a nosotros, ve a menudo en los Xaverianos una presencia de comunión, un eficaz testimonio cristiano del hacer del mundo una sola familia.

La comisión ha llevado a cabo, sobre todo, un trabajo de escucha y compartición. Encontrarnos nos ha ayudado a entender mejor lo que está sucediendo en nuestros contextos. En nuestra Familia tenemos más de 20 casas de formación. Proveer al número y a la preparación de los formadores ha de ser, más que una preocupación, un constante empeño de cada Circunscripción y de la DG. Aún si en grado diferente, están mejorando los procesos formativos. Medios, contenidos y propuestas profundizan cada vez más el modelo del seguimiento (discipulado) que aquel de la imitación. Cada vez más asumimos un lenguaje común a través de varios instrumentos e iniciativas: RFX, Comisiones y Directorios locales sobre la Formación, Congresos continentales. Señales de esperanza y nuevos desafíos nos acompañan, sin olvidar aquella de que la responsabilidad de la formación es de toda la Congregación: ¿qué calidad de vida xaveriana estamos presentando a nuestros jóvenes?

Hemos dedicado tiempo a la preparación del Congreso de la formación inicial del 2020, programado para la ocasión de la apertura del año jubilar de los 100 años de la Carta Testamento y de las Constituciones. Haremos memoria de las cosas que han ocurrido entre de nosotros (cfr. Lc 24,13ss) a partir de la experiencia carismática de San Guido M. Conforti. Una memoria “peligrosa”, viva, renovadora y transformante, no aséptica ni inerte. Una memoria que se haga cargo de las preguntas más verdaderas y profundas de nuestro tiempo. En efecto sin memoria no hay identidad ni profecía. También recordamos con gratitud a los muchos cohermanos que nos han precedido en el servicio de la formación. A partir sobre todo del texto de la Carta Testamento, nos han transmitido con fidelidad el carisma misionero y, con dulzura, el sentido de pertenencia a la Familia Xaveriana. También hoy, son una guía para nosotros que queremos seguir trabajando con el Señor y formar nuevos obreros por su Viña. 

La misión al centro

Como se está insistiendo en estos años, también en los documentos finales de los últimos Capítulos Generales, reiteramos la urgencia de, (re)poner la misión al centro de la formación en vista de lograr el objetivo único y exclusivo de nuestro Instituto. Esto queda bien delineado en RFX 15: “… La misión… debe constituir el criterio fundamental de la formación, la norma cotidiana, el ideal motivante, la meta soñada, el punto de referencia y de confirmación concreta. Todo el ambiente formativo debe tender hacia la misión y estar permeado de espíritu apostólico”. El final de esta época lleva también consigo la extinción de un cierto modo de vivir/hacer misión. Aparecen nuevas exigencias, estilos, desafíos y prioridades. Es necesario, por lo tanto, que también el proyecto educativo xaveriano facilite mayormente el empezar a vivir en concreto los ideales a los que aspiramos a través de un salir hacia ambientes y situaciones explícitamente misioneros. En alternativa a todo automatismo formativo basado “sólo” en el sucederse de etapas académicas y/o cronológicas (cfr. RFIS 58), es necesario empezar a actuar itinerarios que faciliten una diversificación y personalización del recorrido formativo, teniendo mayormente en cuenta la realidad del joven y las necesidades concretas de la misión hoy.

Las vocaciones y nuestra vocación

Agradecemos al Señor porque en este tiempo sigue dándonos jóvenes que quieren entrar en la Familia Xaveriana. En nuestras casas de formación, tenemos aproximadamente a 330 candidatos, de los cuales alrededor de 90 son profesos temporales. Significan un gran don y estamos llamados a no perder la oportunidad del contexto favorable para la acogida de las vocaciones, sobre todo en África y Asia. Representan el trabajo y el testimonio, la vitalidad y la esperanza de muchos cohermanos. Los jóvenes que piden entrar en nuestra Familia son una señal de la Providencia si de parte nuestra hay atención y criterio en la acogida y esmero en el acompañamiento, evitando igualmente el ofrecer, aunque sea sólo aparentemente, fáciles razones y engañosas seguridades. El “gran” número no nos dispensa de llevar a la práctica procesos apropiados de serio discernimiento con ellos.

Otra señal de los tiempos, en estos últimos años, es la falta de vocaciones de Europa y de los Estados Unidos. Para un creyente, todo momento de la historia es tiempo de Dios, no tiempo de frustración. El Espíritu sopla dónde quiere, como quiere y cuando quiere (cfr. Jn 3,8). Nos preguntamos: ¿cómo vemos este fenómeno? ¿Qué dice a nuestro presente? ¿A qué nos invita el Espíritu Santo? ¿No es quizás una nueva llamada para que nuestras presencias xaverianas se cualifiquen mejor en su prospectiva misionera, abriéndose a nuevos modos de acogida, colaboración y servicio a la misión?

Recordamos de nuevo la relación de reciprocidad generativa entre la formación permanente y la formación de base. La capacidad y la disponibilidad de ponerse en estado de Formación Permanente debería ser un criterio discriminante en el discernimiento vocacional, ya desde el inicio del proyecto formativo. Este es el espíritu que debería acompañar cada edad de la vida xaveriana, en el que uno se empeña a custodiar y a desarrollar el don de la propia vocación, desde el ingreso al Instituto hasta la tercera edad. Todo esto significa tomar la vida en sí misma como formación, a partir de las circunstancias ordinarias de cada día. Mirando la madurez humana pedida hoy al Xaveriano, estamos llamados a hacer notar claramente, ya desde las primeras etapas, lo que puede oscurecer su rostro: individualismos y protagonismos, cerrazones y falta de iniciativa, no apertura y no-colaboración… Es interesante notar cómo el Directorio de la formación de Camerún-Chad pone como primer capítulo – antes de presentar las etapas de la formación inicial – la formación permanente: «la perspectiva de la formación y el objetivo final, es decir, la figura del Xaveriano en su madurez (relativa y en constante evolución). Por esto, el texto parte de la formación permanente para remontar, paso a paso, hasta el Primo Año de Formación» (Directorio Regional Xaveriano de la Formación, 2016, Camerún-Chad). En esta óptica, la formación inicial es como el período escondido de Jesús en Nazareth en el que uno crece, se fortalece y se convierte en hombre ante Dios y el prójimo (Lc. 2,51) en un camino incesante de discipulado.

Para concluir

En este cambio epocal, no podemos saber cómo será el futuro: no está en nuestras manos. Sabemos, sin embargo, que vocación y misión no son fruto de un cálculo humano, sino don y parte del proyecto de Dios para cada uno de nosotros y para toda la humanidad. Con Mons. Conforti, continuemos, entonces, “aportando nuestra pequeña colaboración para que se cumpla el vaticinio de Cristo, que desea la formación de una sola familia cristiana, que abrace a la humanidad” (LT 1). “Prisioneros” de esta esperanza, con convicción y audacia evangélica sigamos proponiendo a nuestros jóvenes el ven y sígueme… hasta los confines del mundo de Jesucristo, y con ellos caminemos trás el Maestro.

Oremos por las vocaciones, es decir, empeñémonos ante el Señor a mantener en humildad y sencillez nuestro “sí”, a fin de que sea generador de nuevas vocaciones misioneras. Confiamos nuestro servicio a María, Estrella de la evangelización, que ha visto nacer, crecer y fortalecerse a aquel niño, lleno de sabiduría y de gracia divina (cfr. Lc 2,40).

Participantes:

  1. Fernando García
  2. Eugenio Pulcini
  3. Fabien Kalehezo
  4. Janvier Busizori
  5. Juan Olvera
  6. Yakobus Sriyatmoko
  7. Faustino Turco

Final message

Meeting of the Xaverian Commission for Initial Formation

(Rome, January 18-24 2019)

Global Context

"Our formation embraces and adapts itself to the diverse settings and ecclesial situations it encounters" (Const. 54). From the formation point of view, we are living a very intense ecclesial moment. The meeting of this Commission took place during World Youth Day (Panama 2019) and particularly after the Synod of Bishops dealing with young people, faith and vocation discernment. All these events remind us of the reality of young people. The reality which we must look with confidence, in its beauty and opportunity, and in its difficulties and complexities. Another phenomenon challenges us: the Church is facing with great suffering and determination, the monstrous scandal of sexual abuse of minors. It is a reality that, together with double lives and infidelity, reveals essential deficits in people and profound shortfalls in the Christian communities ("the scandals of a few reveal the mediocrity of many"). This hurts the Church and causes a serious loss of credibility. Unwillingness to listen to the call for change would be for the Church the greatest of all betrayals. The commitment to "eradicate the culture of abuse in all its forms", which is often the child of clericalism and spiritual worldliness, cannot be absent from our responsibilities.

Xaverian Situation: What has emerged from our work and reflections?

Even our small Congregational family is going through that same epochal change articulated so often by Pope Francis. We witness this in our young candidates. They are digital natives and members at all effects of the Facebook generation. It is a generation that wishes to choose its own face... They embody new anthropological models, increasingly fluid identities and multiple levels of relationships. And in front of all this, we often feel unprepared. We risk offering beautiful and meaningful proposals through means that do not meet the expectations and needs of today's young people.

During this gathering, we shared what is happening in our formation houses with the numbers that increase and decline according to the different geographical contexts, and we observed the emergence of the new face of the Congregation. And this, thanks be to God, is a sign of life. The "de-Europeanization" of the Church is also happening within our walls. Interculturality is more and more the reality of life in the Xaverian Family. This, already present in our documents (RFX 92-96), has important consequences for our formation. In this regard, we see greater freedom in addressing certain issues and interpersonal dialogue, even though unfortunately there are among us still unjustified prejudices and "fears". No cultural criterion prevails over the perennial newness of the Gospel and of our charism. We must be aware that for us interculturality, before being a sociological accident, is a choice of faith, a call to conversion. Those close to us see in the Xaverians the presence of communion, an effective Christian witness to making of the world of one family.

The work of this commission was above all an endeavor of listening and sharing. Coming together helped us to better understand what is happening in our different settings. In our family, we have more than 20 formation houses. Providing the number and preparation of the formators must be more than a worry. It must be a constant commitment for each Circumscription as well as for the DG. Nevertheless, in different degrees, the formation methods are being improved. Means, contents, and proposals pay more attention to the model of following (discipleship) than that of imitating. We are increasingly adopting a common language through various tools and initiatives: RFX, Commissions, Local Directories on Formation, and Continental Conferences. Signs of hope and new challenges accompany us. We must have the awareness that the responsibility of formation belongs to the whole Congregation: what quality of Xaverian life are we showing to our young people?

We have dedicated time also to the preparation of the meeting of Initial Formation set for 2020, scheduled on the occasion of the opening of the Centennial of the Testament Letter and of the Constitutions. Starting from the charismatic experience of San Guido M. Conforti, we will recall all the things that have taken place among us (Lk 24, 13ss). This must be a "risky" memory, alive, renewing and transforming, not sterile and inactive. It must be a memory that takes on its shoulders the most real and profound questions of our time. In fact, without memory, there is neither identity nor prophecy. We remember with gratitude also the many confreres who came before us in the service of formation. Starting above all from the text of the Testament Letter, they have faithfully transmitted to us the missionary charism and with gentleness, the sense of belonging to the Xaverian Family. Even today, they are a guide for us as we aspire to continue working with the Lord and train new workers for his vineyard.

Mission at the Center

 

In recent years, even in the final documents of the last General Chapters, we have been insisting and reiterating the urgent need to set mission once again at the center of our formation in view of achieving the unique and exclusive end of our Institute. This is also well defined by RFX 15: "... Mission ... must be the fundamental criteria of formation, the daily norm, the motivating ideal, the goal dreamed, the point of reference and concrete comparison. The whole formation milieu must tend to mission and be permeated by an apostolic spirit ". The end of this era brings with it the end of a certain way of living/doing mission. New requirements, styles, challenges, and priorities appear. It is, therefore, necessary that the Xaverian formation process ought to make it easier to begin to live concretely the ideals we aspire to, through the departure to explicit missionary environments and situations. As an alternative to any automatic formation based "only" on the sequence of academic and/or chronological stages (RFIS 58), it is necessary, perhaps to start implementing itineraries that facilitate diversification and personalization of the formation journey, taking into account much more both the reality of young people and the concrete needs of  mission today.

Vocations and Our Vocation

We thank the Lord because in this time he continues to send us young people who want to enter the Xaverian Family. In our formation houses, we have around 330 candidates, of whom about 90 are temporary professed. They are a great gift and we are called not to miss the opportunity of a favorable context for the welcoming of vocations, especially in the continents of Africa and Asia. They represent the work and the testimony, the vitality and the hopes of many confreres. The young people who ask to enter our Family are a sign of Divine Providence. As a consequence, there ought to be, on our part, attention in welcoming them and care for their accompaniment, avoiding the impression of offering easy holds and misleading securities. The "great" number does not dispense us from putting in place appropriate steps in view of a serious discernment.

Recently, another sign of the times is the lack of vocations from Europe and the United States. For a believer, every moment in history is God's time, not a time of frustration. The Spirit blows where it wills, how it wills and when it wills (see Jn 3: 8). We ask ourselves: how do we look at this phenomenon, what does it say about our present moment, what is the invitation of the Holy Spirit? Is it not a new call inviting our Xaverian presences to recover a more clear missionary outlook, by opening ourselves up to new ways of welcoming, collaborating in the service of mission?

Let us recall the generative interchange between ongoing formation and initial formation. From the very beginning of the formation process, the ability and willingness to place oneself in a state of ongoing formation should be a discriminating criterion in any vocation discernment. It is the spirit that should accompany every stage of the Xaverian life. This begins with one’s responsibility to guard and develop the gift of one's own vocation, from the moment one joined the institute to the third age. In other words to see life as an ongoing moment of formation, starting from the ordinary circumstances of each day. Looking at the human maturity required by the Xaverian today, we are called to clearly point out, beginning from the first stages, what can obscure his face: individualism and grandstanding, narrow-mindedness and lack of initiative, lack of openness and unwillingness to collaborate... It is interesting to note how the Directory of formation of Cameroon-Chad in the first chapter - before presenting the stages of initial formation – places ongoing formation: «the perspective of formation is the final objective, that is the figure of the Xaverian in its maturity (relative and in constant evolution). For this reason, the text starts from ongoing formation and moves back, step by step, to the first year of formation "(Regional Xaverian Directory of Formation, 2016, Cameroon-Chad). In this perspective, initial formation is like the hidden period of Jesus in Nazareth. During this uninterrupted journey of discipleship, we grow, we become stronger and we become men before God and neighbor (Lk 2:51).

Conclusion

In this period of epochal changes, we cannot know how the future will be: it is not in our hands. But we know that vocation and mission are not the result of human calculations, but they are a gift and part of God's plan for each one of us and for all of humanity. With Monsignor Conforti, let us, therefore, continue to "give our own modest contribution to the fulfillment of Christ’s wish: the formation of a single Christian family, embracing all humanity" (LT 1). "Prisoners" of this hope, with conviction and evangelical boldness, we continue to propose to our young people the come and follow me ... to the ends of the world of Jesus Christ and together with them, we follow in the footsteps of the Master.

We pray for vocations, that is, we commit ourselves before the Lord to keep our "yes" in humility and simplicity so that it may give birth to new missionary vocations. We entrust our service to Mary, the Star of Evangelization who saw the birth, growth and the empowerment of that child, full of wisdom and divine grace (Lk 2:40).

Participants:

  1. Fernando Garcia
  2. Eugenio Pulcini
  3. Fabien Kalehezo
  4. Janvier Busizori
  5. Juan Olvera
  6. Yakobus Sriyatmoko
  7. Faustino Turco

 

Missionari Saveriani Commissione Formazione iniziale
28 Gennaio 2019
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