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Francesco Saverio e l'orizzonte missionario

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L’Orizzonte di un missionario –

“L’Istituto Saveriano prende nome da S. Francesco Saverio, che ne é modello e patrono” (C 2)

La festa di San Francesco Saverio cade sempre all’inizio di Avvento. È una coincidenza significativa nella quale il Saverio “si offre” come nostra guida per cercare di vivere missionariamente questo prezioso tempo liturgico. Quanto “senso missionario” c’è nell’Avvento, tempo che declina la ostinazione cristiana? Che cosa spera e desidera un missionario? Il motivo fondamentale del nostro vigilare ed attendere è la missione apostolica dei discepoli e della Chiesa stessa nella storia. È la missione ció che ci permette di “dilatare” la percezione che abbiamo della realtà e che ci fa cogliere il senso delle persone e degli avvenimenti dalla prospettiva del Regno di Dio che viene in Gesú Cristo. È il dinamismo di chi si muove perchè affascinato da un traguardo sempre più grande delle proprie realizzazioni. Di chi si colloca dentro un orizzonte sempre aperto, infinito..., dentro una speranza degna di essere chiamata cristiana e che non si misura con le soddisfazioni o i successi. La festa del Saverio la celebriamo sempre con amici, benefattori, vescovi, sacerdoti diocesani e altri religiosi che ci accompagnano nelle nostre attività missionarie. Aiutiamo anche loro a contemplare l’orizzonte della missione, a guardare al futuro con la qualità della Speranza che l’Avvento ci insegna, specialmente in questo tempo, dove per molti – anche tra i saveriani - il futuro è più temuto che desiderato.

Seguendo l’esempio del Saverio, non siamo chiamati ad essere dispensatori di facili risposte e ricette a tutti i problemi immediati. Ci si chiede “solo” di essere persone di grande respiro e coraggio; capaci di vedere “oltre” e allo stesso tempo disposti a “stare dentro” – da credenti – nella realtà della vita/storia, che è quella che è e non quella che ci immaginiamo. Questa è la nostra speranza affidabile, in virtú della quale possiamo affrontare il nostro presente, anche il presente faticoso (cfr. Spe Salvi 1). Non si viene via dalla vita e  dai suoi luoghi. Si sta in essa al modo dei sentimenti e del pensiero di Gesú Cristo, senza affidarsi a progetti astratti fatti a tavolino, innescando processi o cercando di orientarli (direbbe Papa Francesco), evitando di “... cadere in tutti quegli eccessivi «fervori» di fare solo cose grandi e difficili, perchè non si tratta di «fervori», ma di autentiche tentazioni” (Francesco Saverio, Lettera 90, par. 35).

Oggi per noi saveriani è anche un giorno per vivere piú intensamente quella emozione santa spesso praticata  e consigliata sia da San Paolo che da San Francesco Saverio: la gratitudine. Lo diciamo sommessamente, con umiltà, ma anche nella verità: è bene essere consapevoli della grandezza della nostra vocazione e della nostra Congregazione - “...che dobbiamo considerare qual madre... - e ringraziarne sempre il Signore (cfr. LT 10). Dopo piú di 120 anni, la nostra Famiglia è grande soprattutto per i tanti esempi di confratelli perseveranti e santi, degni compagni di viaggio del Saverio, che abbiamo avuto e che continuamente il Signore ci dona. La nostra Famiglia è “grande” per il numero di Paesi nei quali i saveriani hanno svolto e stanno svolgendo la loro attività apostolica. È poi “grande” per le difficoltà che tanti nostri confratelli hanno dovuto e devono superare, soprattutto all’inizio dell’opera missionaria in alcune nazioni, fino a violente persecuzioni e al martirio. È “grande” per l'audacia e la consistenza dei progetti e delle iniziative apostoliche che hanno caratterizzato e ancora caratterizzano la nostra attività missionaria, soprattutto in alcuni paesi. Infine, la nostra Famiglia Saveriana è grande soprattutto perchè San Guido Conforti e San Francesco Saverio sono le nostre radici, sulle quali ci appoggiamo e cresciamo. Sono radici molto sane, provviste del dono della santità, la quale non ha scadenza! La loro grandezza è un po’ anche la nostra. Anche noi possiamo avere un po’ la fede, il coraggio, la tenacia e l’entusiasmo che continuamente scopriamo e ammiriamo in San Francesco Saverio e nel nostro caro Fondatore. Lo stesso dicasi della generosità e la gioia con cui il Saverio si applicó all’annuncio del Vangelo.

Anche noi, piccoli rami cresciuti da queste radici, confidiamo di possedere un po’ delle loro virtú e soprattutto di condividere lo stesso orizzonte, aperto, anche quando ci si sente piú dispersi che inviati, in un mondo che non sempre accoglie e ci capisce. Gli psicologi dicono che la causa di molte depressioni sta nella mancanza di consapevolezza delle proprie radici e dei propri “orizzonti”. Per analogia, ció è applicabile anche alla depressione spirituale. Se non conosciamo, coltiviamo e amiamo le nostre radici anche spirituali, non possiamo crescere e fruttificare; e non sapremo piú di che cosa necessitiamo per crescere nella forma che ci è propria e servire meglio il Vangelo.

Era il 3 Dicembre 1552 quando Francesco Saverio moriva. Aveva solo 46 anni.

Per l'azione missionaria nei grandi Paesi del continente asiatico – e non solo - tuttora il Saverio resta un riferimento indelebile. I suoi 10 anni di lavoro missionario in Oriente sono stati fatti con intelligenza e assoluta dedizione ad maiorem Dei gloriam. “Infatti, vivere in questa vita cosí travagliata senza godere Dio, non è una vita ma una morte continua” ((Francesco Saverio, Lettera 90, par. 26).

Apparentemente il sogno del Saverio svaniva alle porte della Cina, ma altri (tra i quali noi saveriani) nel suo ricordo e seguendo l’esempio, avrebbero condiviso il suo orizzonte: aprire vie nuove al Vangelo nell’immenso continente asiatico. Quando muore il Saverio, Matteo Ricci ha appena due mesi.

Buona Festa di San Francesco Saverio a tutti!

Pulcini Eugenio sx
02 Dicembre 2016
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