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Gli Stati Uniti tra elezioni e pandemia

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Il 26 aprile 2020 il presidente Trump ha tenuto una conference call (conferenza a distanza) con oltre 600 leader cattolici, compreso il Card. Timothy Dolan, arcivescovo di New York,  il Card. Sean O’malley, arcivescovo di Boston, Josè Gomez, Arcivescovo di Los Angeles e altri responsabili dell’educazione cattolica. Trump si è presentato come il “miglior [presidente] nella storia della chiesa cattolica”, osservando che le questioni in gioco nelle prossime elezioni presidenziali, in particolare l’aborto e la libertà religiosa “non sono mai state così importanti per la chiesa”.

Dopo la conferenza, il card. Timothy Dolan ha ricevuto forti critiche da parte di importanti leader cattolici per aver lodato il presidente per la sua “sensibilità nei confronti delle comunità religiose” in questioni quali l’educazione cattolica, l’aiuto finanziario a Chiese ed enti non-profit, ma anche per la gestione dell’epidemia da Covid-19.

Infatti, il presidente era stato severamente criticato per il suo iniziale scetticismo circa la gravità del coronavirus e per la sua tardiva risposta all’emergenza sanitaria, che non ha previsto alcun piano per contrastarla a livello federale, lasciando i singoli Stati in competizione tra loro per procurarsi i materiali per effettuare i test, le attrezzature mediche e i dispositivi di protezione destinati al personale sanitario. Ezekiel Emanuel, consigliere speciale del direttore generale dell’Oms, ha dichiarato alla rete televisiva MSNBC di ritenere “incoerente” la “massima parte” di ciò che Trump ha detto nelle sue istruzioni per affrontare il coronavirus.

UNA LETTERA INDIGNATA

Oltre mille esponenti cattolici, compresi i leader di importanti organizzazioni impegnate in favore della giustizia sociale, hanno firmato una lettera indirizzata al cardinale, esprimendo la loro indignazione per la sua dimostrazione di pubblico supporto al presidente: “Nella sua recente conference call con il presidente [Donald] Trump e con la sua apparizione in tv Fox News lei ha diffuso l’impressione che i leader cattolici siano tutti allineati con un presidente che divide le famiglie di immigrati, nega il cambiamento climatico, alimenta la separazione razziale e sostiene politiche economiche che fanno male ai poveri”. E continua la lettera: “Non c’è nulla di pro-life (favorevole alla vita) nell’agenda presidenziale”.

Tutto ciò evidenzia le profonde divisioni della Chiesa cattolica degli Stati Uniti. Da un lato ciò è assolutamente comprensibile. Oltre ottanta milioni di cattolici negli Stati Uniti non possono costituire un blocco monolitico: sono molto diversi tra loro e vivono situazioni complesse in regioni diverse, per la loro storia culturale e per il senso che può avere l’essere cattolici in una nazione pluralista, che spesso si esprime attraverso una politica faziosa. Dall’altro, il populismo nazionale ha approfondito le divisioni sulle linee politiche motivate da concezioni molto diverse della fede e della spiritualità dentro e fuori la Chiesa. Non comprendiamo Gesù Cristo allo stesso modo e questa è la crisi dei cattolici. Non tanto perché crediamo in Cristo in modi diversi, ma perché tendiamo a competere l’uno con l’altro come esclusivi portatori della verità cristiana.

UN PAESE DI CATTOLICI “SECOLARIZZATI”

Inoltre, oggi i cattolici degli Stati Uniti possono definirsi in maggioranza “secolarizzati”. Con questo aggettivo, mi riferisco soprattutto a coloro che hanno un retaggio cattolico, per quanto simbolico, ma che non considerano il cattolicesimo come elemento centrale nella loro vita quotidiana, e che si posizionano a distanza variabile da ciò che ritengono un cattolicesimo esclusivamente basato su norme o prescrizioni. Questi cattolici provano sentimenti contrastanti circa le preoccupazioni della Chiesa nei confronti del dibattito politico in corso e certamente avranno un peso significativo nell’elezione del presidente.

Nell’ultima assemblea plenaria dei vescovi cattolici, del novembre 2019, l’arcivescovo di Los Angeles, Josè Gomez, ha affermato: “[Noi] incoraggiamo i cattolici ad anteporre la fede alla politica faziosa”. Il documento dei vescovi sulla “Cittadinanza fedele” è sostanzialmente una guida per orientare i cattolici americani al voto di quest’anno, aggiornata più esplicitamente a partire dalle preoccupazioni e dall’agenda di papa Francesco. Si tratta di un promemoria sull’impegno della Chiesa a sostenere i migranti e ad opporsi all’aborto. I vescovi sottolineano, inoltre, la necessità di essere civili nella discussione. “Ci sarà dibattito, dissenso, ma sempre con rispetto l’uno per l’altro”, ha detto Michael F. Burbidge, vescovo di Arlington, in Virginia.

LA GRANDE SEPARAZIONE TRA CLERO E POPOLO

Tutto ciò suona bene, ma la grande maggioranza dei cattolici è totalmente ignara di queste linee-guida e molti dei loro pastori non sono d’aiuto. Ciò esprime con chiarezza la grande separazione tra clero e popolo. L’autorità dei vescovi ha cominciato a declinare a cominciare dalla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, in parte a causa dell’enciclica di papa Paolo VI, Humanae vitae (1968). Allora, molti cattolici hanno abbandonato la Chiesa per la controversia sul controllo delle nascite. La secolarizzazione dell’autorità della Chiesa, iniziata con i nostri amici protestanti, si è estesa anche alla Chiesa cattolica.

Quest’anno elettorale, con il coronavirus che capovolge i nostri mondi, sarà totalmente condizionato dagli effetti del Covid-19. Tutti gli altri temi politici, l’immigrazione, il cambiamento globale del clima, la solidarietà globale, le disuguaglianze di reddito, l’etica sessuale, tutti visti attraverso le lenti delle posizioni pro-life, potrebbero benissimo passare in secondo piano. Così, le prossime elezioni saranno imprevedibili. Ma qualunque cosa succeda, l’impatto cattolico sulla politica americana sarà molto significativo ed è opportuno prenderlo in considerazione.

IL RUOLO CHIAVE DEI CATTOLICI IN POLITICA

Jack Jenkins, un giornalista del Religious News Service (Servizio informazioni religiose), considerato uno dei migliori reporter per aver seguito con attenzione l’evolversi della religione “progressista” nel suo nuovo libro Profeti americani. Le radici religiose della politica progressista e la battaglia in corso per l’anima del paese, riferisce, ad esempio, di come sia stata messa in pratica la “Legge sull’assistenza sanitaria accessibile” (il servizio sanitario nazionale) voluta dal presidente Obama. Jenkins afferma: “Se chiedete alla gente chi è stato coinvolto nella lotta per la Legge sull’assistenza sanitaria accessibile, vi dirà che i cattolici non soltanto hanno avuto un forte impatto nel dibattito pubblico sul progetto di legge. Essi sono stati una delle ragioni chiave che ha consentito al progetto di diventare legge, appunto”.

Tuttavia la pandemia ha fatto molto più che sollevare grandi domande circa il futuro di questo paese e la sua perdurante rissa politica. Ci ha costretti a riflettere sulla cosa più importante, noi, gli altri e la terra, la nostra casa comune. Se la nostra politica ha fallito nell’aiutarci a comprenderla, il Covid-19 invece ci è riuscito. La malattia e la morte dei nostri cari e di molti altri, la totale devastazione dei nostri stili di vita economici e culturali ci ha fatto capire un punto essenziale: quanto siamo preziosi gli uni per gli altri. Che tipo di umanità emergerà quando la pandemia sarà passata?

CARL CHUDY

Poesia haiku

Dicono che siamo in guerra io penso che ci stiamo innamorando della razza umana

(John Paul Lederac)


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The USA between Elections and the Coronavirus Pandemic

On April 26, 2020 President Donald Trump held a conference call with over 600 Catholic leaders including Cardinal Timothy Dolan of New York, our bishop, Cardinal Sean O’Malley of Boston, Archbishop Jose Gomez of Los Angeles and other leaders in Catholic education. The president identified himself as the “best [president] in the history of the Catholic Church” where he warned that issues at stake in the upcoming presidential election, particularly abortion and religious liberty “have never been more important for the Church.”

After the call Cardinal Timothy Dolan came under a great deal of criticism by Catholic leaders for extolling the praises of the president for his “sensitivity to religious communities” in issues like Catholic education, salary assistance for churches and nonprofits, among other issues, including his handling of the Covid-19 epidemic.

The president has been highly criticized for his initial disbelief of the severity of the coronavirus and his late response that leaves no federal plan and the states competing with each other for testing equipment and protective clothing for medical personal. Ezekiel Emanuel, special adviser to the director general of the World Health Organization, told MSNBC he found "most" of what President Trump said at his briefing on the coronavirus "incoherent."

In response to the Cardinal, more than one thousand Catholics, including leaders of prominent social justice organizations signed a letter to the Cardinal expressing outrage at his public displays of support.

They said, "Your recent phone call with President [Donald] Trump and appearance on Fox News sends a message that Catholic leaders have aligned themselves with a president who tears apart immigrant families, denies climate change, stokes racial division and supports economic policies that hurt the poor," the letter states. "There is nothing 'pro-life' about the president’s agenda.”

All of this underlines the deep divisions in the US Catholic Church. On one hand it is quite understandable. More than eighty million Catholics in the United States is no monolith, but quite diverse and complex by many regions, cultural histories, and the sense of what it means to be Catholic in a pluralistic nation, often expressed through partisan politics. On the other hand, national populism has deepened our divisions along political lines motivated by vastly different views of faith and spirituality in and out of the church. We do not understand Jesus Christ in the same way, and that is the Catholic crisis. Not because we believe in Christ in different ways, but because we tend to compete with one another as sole purveyors of the truth.

Additionally, the majority of U.S. Catholics today can be characterized as secular Catholics. With this term, I refer to those with a Catholic heritage, however nominal, who cannot find Catholicism central to the everyday project of their lives and are in varying degrees of distance from what they take to be normative or prescribed Catholicism. These Catholics have mixed feelings about church concerns in this political year and will have a significant voice in the election.

In the last plenary assembly of the Catholic Bishops last November 2019 Los Angeles Archbishop Jose Gomez said, " [We] encourage Catholics to prioritize faith over partisan politics." The Bishop’s document on "Faithful Citizenship" is basically a guide for American Catholics when they vote in 2020 that was recently revised to reflect the concerns of Pope Francis. It is a reminder, that the church supports immigrants and opposes abortion. The bishops are also stressing civility. It was revised to reflect more clearly the agenda of Pope Francis. "There will be debate, there will be disagreement, but always with respect for one another," Arlington, Virginia, Bishop Michael F. Burbidge said.

All of this sounds fine, but most Catholics are completely unaware of these guidelines and many of their pastors are not helping them.  It speaks eloquently of the great divide between the sanctuary and the pews. The authority of bishops have been waning since the late nineteen sixties, in part with the promulgation of Pope Paul VI’s encyclical on human life. Many left the church at that time over the controversaries regarding birth control. The secularization of church authority, which began with our Protestant friends, has taken hold in the Catholic Church since then.

This election year, with the coronavirus turning our worlds upside down, will be all about Covid-19. All other issues: immigration, global climate change, global solidarity, income inequality, sexual ethics, all through the lens of pro-life stances, may very well take second place. So, the next elections will be very unpredictable. But whatever happens, the Catholic impact on American politics is highly significant and worth pondering.

Jack Jenkins, reporter for Religious News Service, is considered one of the best reporters in his coverage of progressive religion in his new book, American Prophets: The Religious Roots of Progressive Politics and the Ongoing Fight for the Soul of the Country. He chronicles, for example, the enactment of the Affordable Care Act (National health care system) of President Obama. Jenkin says: “If you ask people who were involved with the Affordable Care Act fight, Catholics didn’t just impact the public debate over the bill. They were a key reason it became law, full stop.”

The pandemic though has done much more than raise big questions about the future of this country and its ongoing political jostling. It has forced us to fathom the most important of things, each other and the earth, our common home. If our politics have failed to help us understand this, Covid-19 has succeeded. The death and illness of our loved ones and so many more, the utter devastation to our cultural and economic ways of life has brought home the point of how precious we are to one another. What kind of humanity will emerge we as the pandemic wanes?

they say we’re at war I think we’re falling in love with the human race
Haiku poem - John Paul Lederac

Carl Chudy, SX


Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista dei Missionari Saveriani Missione Oggi, 03/2020

Carl Chudy
30 June 2020
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