Una grande storia da costruire

Una grande storia da costruire

(In cammino verso il XVII CG) 

«Voi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare,

ma una grande storia da costruire! Guardate al futuro,

nel quale lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi »

(Vita Consecrata 110)

La Famiglia saveriana si sta avvicinando al XVII Capitolo Generale (CG). La triste contingenza che ha provocato l’indizione di questo capitolo – la scomparsa del nostro Superiore Generale P. Luigi Menegazzo – lo  rende un capitolo “speciale” solo per la inattesa scadenza, non certo per altri tipi di emergenza (che non esistono). Comunque sia, l’evento di un CG, oltre ad essere un appuntamento istituzionale in vista del rinnovo degli organi di governo generale della Congregazione, è una occasione preziosa nella quale ogni Istituto è chiamato soprattutto “a discernere alla luce dello Spirito, le modalità adeguate per custodire e rendere attuale, nelle diverse situazioni storiche e culturali, il proprio carisma ed il proprio patrimonio spirituale” (VC 42). Ogni Circoscrizione sta preparandosi dovutamente così che l’esercizio di discernimento del CG – che non è impresa di solitari - non sia relegato dentro i privati orizzonti dei singoli capitolari.

Anzitutto, mi sembra importante individuare da dove il nostro cammino proviene. Meno di quattro anni fa il XVI CG ci proponeva alcune riflessioni programmatiche: Ripartire dal primo annuncio e Indicazioni pratiche a partire dal primo annuncio. In esse, ci animava a crescere nella fedeltà alla provvidenziale intuizione del nostro santo Fondatore incoraggiando tutta la Congregazione a continuare con entusiasmo il lavoro urgente, e sempre attuale, della missio ad gentes, ad extra e ad vitam. Varie volte si è ripreso l’espressione “Coinvolti nel sogno del Conforti, il primo annuncio ci riposiziona tutti (XVI CG, 57). Questa DG, sotto l’autorevole e competente guida di P. Menegazzo, ha raccolto questo invito cercando di concretizzarlo nella Programmazione della Direzione Generale 2013/2019 (Cf. iSaveriani 76), riprendendo frequentemente gli orientamenti del XVI CG e facendoli diventare temi specifici di alcune Lettere Circolari.

Se poi si va ancora un po’ più indietro nel tempo, osservando il processo di questi ultimi tre CG (2001: la pubblicazione della Ratio Missionis Xaveriana; 2007: le riflessioni circa Spiritualità Saveriana e Il nostro oggi della missione), mi verrebbe da dire che non c’è bisogno di “inventare” più niente, ma solo di cominciare a mettere in pratica con convinzione gli orientamenti e le proposte così chiaramente espresse negli ultimi CG.

È poi fondamentale riconoscere che la Congregazione ha sviluppato una buona consapevolezza del guado che stiamo attraversando e dell’urgente discernimento richiesto anche alla qualità e alla modalità del nostro servizio missionario. Come Famiglia missionaria, in questi decenni abbiamo maturato un magistero saveriano profondo che ha dato una direzione sicura nel raccogliere le sfide dei tempi che siamo chiamati a vivere. Si sono proposti alcuni orientamenti per meglio attualizzare i punti chiave del nostro carisma e della nostra spiritualità. Si è cercato di fare alcune scelte concrete che indichino con speranza un cammino di novità, di futuro. Ma bisogna anche riconoscere che, purtroppo, a volte il nostro cammino appare svigorito, le ginocchia traballanti e molte sono le ragioni. Mi chiedo: conosciamo questo nostro magistero? È oggetto di riflessione e di condivisione nelle nostre comunità? Si cerca di metterlo in pratica nelle nostre Circoscrizioni? Si seguono gli orientamenti proposti? Ignoranza e superficialità, anche circa la propria identità carismatica, oltre a favorire l’alzheimer spirituale, non sono mai state un buon servizio né al Vangelo né alla missione.

In un prossimo intervento, cercherò di riflettere brevemente su tre aspetti del nostro essere saveriani che continuamente hanno bisogno di attenzione per non pregiudicare il “fine unico che ci siamo proposti nel dare il nome alla Società e che ne forma la caratteristica”(RF 8). Cioè: la missione evangelizzatrice del primo annuncio basata più sull’essere che sul fare, sull’incontro, sull’azione comunicativa come trasmissione dal di dentro di una concreta esperienza credente (cf. EG 24); la cura della vita fraterna interculturale, vera e propria grazia ricevuta che germoglia dallo stesso “sogno” del Conforti; e la lotta contro il cancro dell’individualismo, malattia transculturale che P. Luigi Menegazzo non si è mai stancato di denunciare come “IL” grande male che sta mettendo seriamente a rischio la fedeltà alla consacrazione missionaria e il futuro stesso della nostra Congregazione.

 A great history still to be accomplished

(Preparing for the XVII General Chapter) 

«You have not only a glorious history to remember and to recount,

but also a great history still to be accomplished! Look to the future,

where the Spirit is sending you in order to do even greater things »

(Vita Consecrata 110)

The Xaverian Family is getting ready for the XVII General Chapter. The sad circumstances that obliged us to convoke this Chapter – the death of our Superior General, Fr. Luigi Menegazzo – makes it “special” only for its unexpected occurrence, and certainly not for other types of emergency (which do not exist). In any case, a General Chapter, besides being an institutional appointment in view of renewing the general governing bodies of the Congregation, is always a precious opportunity in which every Institute is called, above all, “to discern, in the light of the Spirit, the best ways to preserve and adapt their charism and their spiritual patrimony to changing historical and cultural situations” (VC 42). Every Circumscription is preparing itself in such a way as to ensure that the discernment of the General Chapter – which is not a solitary enterprise – is not relegated to the private sphere of the individual Chapter delegates.

First of all, I believe it is important to identify where we are coming from. Not even four years ago, the XVI General Chapter gave us some programmatic reflections: First proclamation; a new beginning for the mission and Practical guidelines based on the first proclamation. They encouraged us to grow in fidelity to our holy Founder’s providential intuition, animating the entire Congregation to continue with enthusiasm the urgent, and ever topical, work of the missio ad gentes, ad extra and ad vitam. On various occasions we have taken up the expression “Sharing in Conforti’s dream, the first proclamation calls us all to a new beginning (XVI GC, 57). Under the authoritative and competent guidance of Fr. Menegazzo, this General Direction accepted this invitation and tried to make it concrete in the Program of the General Direction 2013-2019 (cf. iSaveriani 76) and by referring frequently to the guidelines of the XVI General Chapter, making them the specific topic of some Circular Letters.

If we go even further back in time and observe the process of these last three General Chapters (2001: the publication of the Ratio Missionis Xaveriana; 2007: the reflections on Xaverian Spirituality and our mission today), I would say that there is no need to “invent” anything more, but only to begin to implement resolutely the guidelines and the proposals that were clearly expressed by the last General Chapters.

It is fundamentally important that we recognize that the Congregation has developed a good awareness of the ford that we are crossing and of the urgent discernment that is also required by the quality and the modality of our missionary service. During these decades, the Xaverian Family has developed a profound Xaverian magisterium which has given us a solid direction for facing the challenges of the times that we are called to live. Some guidelines have been proposed in view of a better implementation of the key points of our charism and spirituality. We have tried to make some concrete choices that point to a future journey of hope. But we must also recognize that, unfortunately, our journey seems jaded and there are many reasons for this. I ask myself: do we know our magisterium? Do we reflect and share on it in our communities? Do we try to put it into practice in our Circumscriptions? Do we follow the proposed guidelines? Ignorance and superficiality vis-à-vis our charismatic identity, as well as causing spiritual Alzheimer’s, have never been a good service to the Gospel or the mission.

In a future intervention, I will try to reflect briefly on three aspects of our being Xaverians which are always in need of our attention in order to avoid jeopardizing the “the exclusive purpose and characteristic of the Society to which we have given our name”(FR 8). Namely: the evangelizing mission of the first proclamation based more on being than on doing, on encounter, on the communicative action as the transmission from within of a concrete believing experience (cf. EG 24); the cultivation of the intercultural fraternal life, the true grace we have received, which sprouts from the “dream” of Conforti; and the struggle against the cancer of individualism, a transcultural illness that Fr. Luigi Menegazzo never tired of denouncing as “THE” great evil that puts at serious risk our fidelity to our missionary consecration and the very future of our Congregation.

Une grande histoire à construire

(En marche vers le XVII CG)

Vous n’avez pas seulement à vous rappeler et à raconter une histoire glorieuse,

mais vous avez à construire une grande histoire!

Regardez vers l’avenir, où l’Esprit vous envoie pour faire encore avec vous de grandes choses.

(Vita consecrata 110)

La Famille xavérienne est en train de s’approcher au XVII Chapitre Général (CG). La contingence spéciale qui a suscité l’indiction de ce Chapitre - la mort de notre Supérieur Général, le père Luigi Menegazzo – le fait devenir comme un Chapitre « spécial » pour cette anticipation inattendue. Il n’y a pas d’autre raison qui ait motivé l’anticipation du CG. De toute façon, l’événement du CG est, à la fois, un rendez-vous institutionnel en vue du renouvellement des structures du gouvernement général de la Congrégation, une occasion précieuse dans laquelle chaque Institut est appelé surtout « à discerner, à la lumière de l’Esprit, les modalités qui conviennent pour conserver et actualiser, dans les différentes situations historiques et culturelles, son charisme et son patrimoine spirituel propres » (VC 42). Chaque Circonscription est en train de se préparer comme il faut pour que l’exercice de discernement du CG – qui n’est pas une affaire d’individus solitaires – ne soit pas relégué dans les horizons privés des chaque capitulaire.

Avant tout, il me semble important de repérer d’où vient notre parcours. Il n’y a même pas quatre ans que le XVI CG nous proposait quelques réflexions de programmation : Repartir de la première annonce et Indications pratiques à partir de la première annonce. Dans ces documents, nous avons été animés par le désir de grandir dans la fidélité à l’intuition providentielle de notre Saint Fondateur en encourageant toute la Congrégation à continuer avec enthousiasme le travail urgent et toujours actuel de la missio ad gentes, ad extra et ad vitam. Plusieurs fois, nous avons repris l’expression « Impliqués dans le rêve de Conforti, la première annonce nous repositionne tous » (XVI CG 57). Cette Direction Générale, sous le guide compétent et remarquable du père Menegazzo, a accueilli cette invitation en cherchant à le concrétiser dans la Programmation de la Direction Générale 2013-2019 (cf. ISaveriani 76). Et en reprenant fréquemment les orientations du XVI CG pour les faire devenir des thèmes spécifiques de plusieurs Lettres Circulaires.

Ensuite, si nous reculons dans le temps et que nous observons le processus de ces trois derniers CG (2001 : la publication de la Ratio Missionis Xaveriana ; 2007 : les réflexions autour de la Spiritualité Xavérienne et l’Aujourd’hui de notre mission), je suis tenté d’affirmer qu’il ne faut plus rien « inventer », mais seulement de commencer à mettre en pratique avec conviction les orientations et les propositions si clairement exprimées dans les derniers CG.

Il est ensuite fondamental de reconnaître que la Congrégation a développé une bonne prise de conscience du gué que nous sommes en train de passer et du discernement urgent pour assurer la qualité et la modalité de notre service missionnaire. Comme Famille missionnaire, en ces dernières décennies, nous avons mûri un magistère xavérien profond qui a donné une direction sûre en lisant les défis du temps que nous sommes appelés à vivre. Plusieurs orientations ont été proposées pour mieux actualiser les points-clé de notre charisme et de notre spiritualité. On a cherché à faire certains choix concrets qui puissent indiquer avec espérance un parcours de nouveauté, d’avenir. Mais il fait aussi reconnaitre que, malheureusement, parfois notre parcours semble manquer de vigueur : différentes raisons font à ce que nos genoux chancellent. Je me demande : est-ce que nous connaissons ce magistère ? Est-il l’objet de réflexion et de partage dans nos communautés ? Cherchons-nous à le mettre en pratique dans nos Circonscriptions ? Est-ce que nous suivons les orientations proposées ? Ignorance et superficialité, même concernant notre identité charismatique, non seulement favorisent l’Alzheimer spirituel, mais aussi n’ont jamais offert un bon service ni à l’Évangile ni à la mission.

Dans une prochaine réflexion, je chercherai de réfléchir brièvement sur trois aspects de noter être Xavériens qui continuellement ont besoin d’attention pour ne pas compromettre « la finalité unique que nous nous sommes fixés au moment de donner le nom à notre Société et qui en constitue la caractéristique » (RF 8). À savoir : la mission évangélisatrice de la première annonce fondée plus sur l’être que sur l’agir, sur la rencontre, sur l’action communicative comme transmission de l’intérieur d’une concrète expérience croyante (cf. EG 24) ; le soin de la vie fraternelle interculturelle, véritable grâce reçue qui jaillit même du rêve de Conforti ; et la lutte contre le cancer de l’individualisme, maladie transculturelle que le père Luigi Menegazzo n’a jamais cessé de dénoncer comme « LE » grand mal qui est en train de mettre sérieusement en danger la fidélité  la consécration missionnaire et l’avenir même de notre Congrégation.