P. Silvano Laurenzi
Il 25.12.2013, intorno alle 13 locali, all’ospedale Karolus di Jakarta è morto il P. Silva- no Laurenzi. Era ricoverato da qualche tempo per problemi respiratori.
Aveva 83 anni compiuti, essendo nato a Castel di Croce di Rotella (Ascoli Piceno - Italia) il 28.07.1930.
La scelta vocazionale di ‘andare in Cina’, P. Silvano la maturò nella sua terra natale: in una famiglia piena di fede e in una comunità parrocchiale fiera della ‘sua’ Beata Maria Assunta Pallotta (suora missionaria in Cina, morta nel 1905 a 26 anni e beatificata da Pio XII nel 1954) e con 10 anni di formazione nel Seminario di Ascoli.
Nel 1951 il sogno di andare in Cina lo portò tra i Saveriani. Entrò a S. Pietro in Vincoli. Fece l’anno di Noviziato canonico e il 12.9.1952 emise la Professione religiosa. Passò quindi a Piacenza per lo studio della Teologia. Il 18.3.1956 fu ordinato presbitero a Castel di Croce (AP).
Dopo un anno di animazione missionaria nella comunità di Ancona, fu destinato all’Indonesia dove arrivò nel novembre 1957. “Il mio primo campo di lavoro (58-65) fu Sumatra centro-est – intervista raccolta da P. Rebecchi - da Pekanbaru alle coste sullo stretto di Malacca. Un territorio vastissimo, dove erano disseminate una decina di piccole cristiani- tà, la cui visita richiedeva estenuanti giornate di viaggio per strada, fiume e mare, con mezzi di fortuna, tra non pochi pericoli.
Abbiamo avviato l’attività pastorale con modeste iniziative: la Legio Mariae (5 membri impegnati nella preghiera e nelle visite ai poveri); il gruppo dei chierichetti i quali ci hanno aperto le porte delle loro famiglie; l’assistenza ai lebbrosi di Bagansiapiapi. Questi sono stati davvero una grande grazia del Signore. Mi hanno insegnato tante cose, soprattutto come la fede in Cristo possa dare tanta forza e rassegnazione a gente che soffre terribilmente”.
Nel 1965 il Vescovo lo volle a Padang, parroco della Cattedrale e dal ’71 al ’78 e an- che Vicario Generale. Per più di dodici anni P. Silvano fu l’anima di quella comunità parrocchiale. Le numerose scuole della parrocchia, con migliaia di alunni in gran parte islamici, l’ospedale cattolico Yos Sudarso, apprezzato per la qualità del servizio, diven- nero laboratori privilegiati di relazioni e di dialogo interreligioso. Si fece più spazio alla collaborazione responsabile dei laici nei vari settori (Liturgia, catechesi, attività caritati- ve, Mass media); attraverso il Consiglio Pastorale e numerosi gruppi parrocchiali: Legio Mariae, maestri, universitari, giovani, donne cattoliche, servizi socio-sanitari.
Nel 1978 fu richiamato in Italia per il servizio di vice maestro nel noviziato di Anco- na. Per cinque anni. “Ce l’ho messa tutta per reinserirmi nella mentalità italiana, dopo ventun anni di missione. Sono rinato, ma è risultata ancora più evidente la mia inclina- zione e la mia preferenza per l’apostolato e l’animazione esterna” (27.3.83).
