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La quaresima nelle missioni

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La Quaresima non è un tempo di tristezza, come spesso si ritiene a torto, ma di gioia, almeno qui nelle missioni africane. Infatti, ha ripreso il suo vero senso nei primi secoli di cristianesimo, quando questo periodo fu “inventato”. La quaresima era, e lo è ancora, la fase finale della preparazione dei catecumeni che saranno battezzati a Pasqua.

Il tempo è scandito da vari riti che si compiono nelle domeniche: l’appello decisivo, i cosiddetti scrutini (preghiere per i catecumeni perché non si lascino distrarre dal male), la consegna della preghiera del Padre Nostro e del Credo, il rito dell’apertura delle orecchie e della bocca, il rito del sale, l’unzione con l’olio dei catecumeni. Un percorso ricco che in Africa ha ripreso il senso dei primi secoli. Qui, infatti, sono ancora vive le iniziazioni tribali, con i loro complessi riti, in parte segreti, che devono portare i bambini allo stato di uomini adulti. Chi non è iniziato rimane eterno bambino, non è ammesso al consesso degli adulti, non ha diritto di parola. Così, l’iniziazione cristiana assume tutta la sua importanza proprio perché percepita come “nuova nascita”.

Anche per me è stata una scoperta. E nella pratica pastorale ho sempre lavorato perché questa ricchezza non andasse persa. È stata una grande gioia quando, finalmente, nella chiesa di Jugumta, sono riuscito a realizzare il sogno del battesimo per immersione, per dare pienamente significato a quello che dice il Nuovo testamento sul battesimo come nuova nascita, come unione alla morte e risurrezione di Gesù (nel battistero si entra da un lato e si esce dall’altro per sottolineare questo), come lavacro che purifica dai peccati così come l’acqua lava lo sporco del corpo e dei vestiti. Anche i vestiti nuovi e bianchi indossati all’uscita dall’acqua diventano segno chiaro. Così come il fuoco che si accende all’inizio della Veglia Pasquale e che da noi è grande e dura tutta la notte, illuminandola. Il fuoco accende anche le lampade dei neofiti, invitandoli a vivere come luce così come Gesù è luce delle nazioni. L’olio profumato penetra nel corpo come segno dello Spirito Santo che deve abitare la nuova persona.

Non c’è dubbio che questa celebrazione sia la più importante dell’anno, quella a cui tende tutta l’azione liturgica e che diventa pienezza, esplosione di gioia incontenibile. La veglia dura molte ore, ma nessuno si stanca. I nuovi battezzati, che vengono da tutti i villaggi della parrocchia, partono poi cantando e danzando per arrivare all’alba nelle loro comunità e ripartire per l’Eucarestia del giorno.

Quando ho celebrato la Veglia pasquale in Sardegna (due volte negli ultimi 15 anni) mi sono sentito un po’ triste. Poca gente, un misero focherello all’entrata della chiesa, niente battesimi… Sarebbe veramente bello che anche in Italia si riscoprisse il valore vero di tutto questo. A tutti voi, cari amici, i miei migliori auguri per una Pasqua che vi faccia riscoprire la gioia del vostro battesimo e della nuova vita che il Signore Risorto vi ha trasmesso.

Dal giornale "Missionari Saveriani d'Italia" 

Tonino Melis sx
5 Avril 2020
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