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Due semplici parabole ed una similitudine

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Due semplici parabole ed una similitudine

Sulla vita religiosa

Prima parabola: La semplice ed umile margherita

Le margherite sono fiori umili che si frammischiano agli steli d’erba nei prati. Sono belle, ma non sono fiori speciali. Sono piccoli fiori, semplici e basta. Non sono come le rose, belle ma spinose. Non sono come i gigli che alti risplendono ma se li tocchi, corri il rischio di sporcarti con il loro polline.

Le margherite hanno tanti petali piccoli e lunghi, che da piccoli strappavamo uno ad uno chiedendoci “mi ama? non mi ama?” e di solito si finiva con una gran risata, perché l’amore per noi piccoli era una cosa buffa, riservata ai grandi, agli adulti.

La margherita ha una sua bellezza semplice, che vista dal di fuori non emerge, è una bellezza feriale, appunto, dei prati. In mezzo a tutte le altre erbe, allo stesso livello. Col suo bottone giallo, bello e rotondo al centro, e la corolla di tanti petali allungati e bianchi attorno.

Ogni consacrato, è come una margherita, immerso nell’ambiente in cui si trova, vive come tutti, sullo stesso piano, ma fa dell’amore il vero problema della vita: mi ama o non mi ama? Amo oppure no? Sono amato o no? Il problema dell’esistenza diventa il problema dell’amore. Questo è il vero problema del consacrato. Consacrato all’amore, consacrato a Dio. Qualsiasi possa essere la risposta, per lui la vita è una questione di amore e null’altro, amore per Gesu’ Cristo e di conseguenza amore per tutto e tutti.

Il religioso vive come tutti gli altri, con tutti gli altri, umilmente, come i fiori e le erbe dei campi. L’unica differenza, se c’è, è l’intensita’ e il grado con cui ama.

Seconda parabola: La perla preziosa

In latino e in greco margherita significa perla, oggetto prezioso nominato anche anche nel Santo Vangelo. O meglio il Santo Vangelo parla di un mercante che cerca perle preziose, e quando ne trova una che vale molto, vende tutto con gioia per comprarla. Lui ha l’occhio che sa distinguere il valore di quella piccola pallina rotonda. Anche gli altri la vedono, ma non ne capiscono il valore. Lui, subito appena la vede, se ne innamora, perché sa che è bellissima ed ha un valore immenso.

Cos’è in fin dei conti una perla? Ogni vocazione è la reazione di Dio che avviene nel cuore di un essere umano in un ambiente che non è secondo il disegno del Padre dei cieli.

Forse per i bambini una perla è un bel sassolino prodotto dal mare.

Forse per gli adulti una perla è il prodotto di un tipo particolare di ostrica che reagisce a un corpo estraneo entrato in essa. Per neutraizzarlo l’ostrica produce un qualcosa che lo circonda e così crea quella meraviglia che noi chiamiamo perla.

Sta di fatto che la perla è diversa dall’ambiente che la circonda, è un qualcosa che eccelle su tutto ciò che le sta attorno. È un prodotto diverso che si caratterizza, per essere bello. Il suo valore è dettato della grandezza, dal colore, della qualità, dall’assenza d’imperfezioni. Un filo di perle preziose può costare una fortuna. Bisogna essere degli intenditori per capirne il valore. Del resto, in giro ci sono anche perle false, imitazioni di plastica che sembrano perle, ma non lo sono. Il mondo oggi è fatto di tanti surrogati e cose contraffatte, cioè prodotti falsi che passano per veri, di cose brutte che passano per belle, di cose che sembrano ma non sono quello che dovrebbero essere.

La vita religiosa è il prodotto di un certo mondo che non è secondo il volere di Dio. Per reazine, quado entra la Parola di Dio, si crea una vocazione speciale: una perla appunto. Si crea questo fenomeno rispetto alla sitazione che genera qualcosa di completamente diverso. Ciò che è generato è molto bello e di grande valore. È una reazione che provoca uno strappo rispetto a tutto il mondo circostante, che vive e apprezza solo cose purtroppo di qualità scadente.

Il corpo estraneo rimane li, ma non si adatta; il mondo circostante non riesce ad assimilarlo, non riesce a neutralizzarlo. Per la perla, il mondo circostante con i suoi valori non è sufficiente. Dio vuole qualcosa di meglio e di più. La vita è un qualcosa di più bello, di più nobile, ha molto più valore. La futura perla, dimentica di se, comicia a reagire a tutto ciò che è ritenuto normale, comune, buono e sufficiente. Essa inconsapevolmente fin dall’inizio cerca il meglio, cerca il di più, cerca ciò che è più bello, più vero, più autentico, più santo, più degno dell’essere umano. Si distacca dall’ambiente circostante. I voti sono questo taglio con il mondo, pur rimanendo nel mondo. I voti sono la reazione all’ambiente mediocre. Per questo i voti non sono capiti.

C’è tanta terra ma i diamanti sono molto pochi. Allo stesso modo ci sono tanti prodotti marini, ma le perle sono rare. Per il fatto di non essere come tutti gli altri, si deve soffrire un po’ vivendo i voti, ma si producono lacrime belle che creano un qualcosa che ha molto valore. Per un verso si soffre, ma per un altro si gioisce molto di piu’. E questo perché si è consapevoli di creare un qualcosa di unico che ha valore, di bello, un modo di vivere alto, più degno dell’uomo, dove niente è mio ma tutto è di tutti, nessuna persona è mia, ma tutti sono fratelli e sorelle e figli di Dio. Dove non sono io che m’impongo, ma è Dio che mi invita al meglio per tutti. Non si ha nulla, perché si possiede gia’ tutto in Dio. In Dio si amano tutte le persone e le cose liberamente. Non si obbedisce ne’ a sé ne agli altri, ma solo a Dio.

Creare una perla è un lavoro lungo, richiede anni. Un lavoro paziente di cesello su se stessi: per creare, strato dopo strato, la bellezza. Solo le mani delicate di Dio possono creare una perla, nessun essere umano lo può fare con le sole sue forze.

Il religioso. Interiormente, è radicalmente diverso dall’ambiente che lo circonda, appunto come una perla preziosa, il cui valore è conoscuto solo da chi se ne intende.

Una similitudine: La profezia e la vita religiosa

La vita religiosa è una delle dimensioni profetiche della chiesa. La chiesa, come il mondo, ha bisogno di profeti. Il Mondo smentisce i profeti, ma la chiesa di solito non lo fa, perché riconosce lo spirito di Dio, del Santo Vangelo, di Gesù Cristo.

Il profeta sa che corre dei rischi. Se uno fa il profeta deve essere disposto a sentirsi dire che sbaglia, che esagera, che non è vero quello che dice. Dando fastidio agli altri, sarà facilmente ignorato e neppure preso in considerazione. Sarà preso in giro e ci si farà beffe di lui, per ciò che dice, per ciò che fa, come pure per il suo modo di vivere.

Il profeta non a caso è una figura molto vicina al religioso. Deve assumersi responsabilmente i sui rischi. Il profeta vive, fa e dice cose che danno fastidio al mondo, non solo, danno fastidio anche alla chiesa. Infatti, il profeta deve dire e fare cose che non piacciono: la povertà non piace a nessuno e deve essere combattuta; la castità è ritenuta per lo più un disvalore, un’incapacità; l’obbedienza è vista come una forma di schiavitù in un mondo che idolatra la libertà...

L’inizio del libro di Ezechiele è sintomatico. I capitoli dall’ 1 al 3 sono formidabili, leggendoli lentamente e meditandoli, mi sono reso conto di molte cose sulla vita religiosa. È descritto il compito del profeta, ma a mio parere si può sostituire la parola religioso. Deve andare a predicare perché glielo ha detto Dio, non può sottrarsi. Se ascoltano, si salveranno, se non lo ascoltano si dannerranno. Il profeta deve annunciare dall’alto e deve gridare per avvisare la citta’ del pericolo imminente. Come una sentinella a voce alta deve dire : arriva il nemico. La gente, non vuol sentire quest’annuncio spiacevole, pertanto continua a dormire tranquilla, incurante. Del resto, la vita scorre ogni giorno quasi uguale e di grandi cambiamenti non ce ne sono. Tanto vale vivere tanquilli e illudersi che tutto va comunque bene. Purtroppo la sorte di chi non ascolta il profeta è segnata: peggio per lui! La citta’ sarà distrutta, loro moriranno, ma il profeta avrà salvato almeno se stesso.

Il profeta deve dare fastidio annunciando la Parola, che non è parola sua, ma è la Parola di Dio. Non è affar suo salvare la città o il mondo. Invece è affar suo gridare al pericolo, dire a tutti di stare attenti e di prepararsi perché il rischio è molto grave, indicare a tutti dove sta la salvezza, e quindi proclamare la Buona Notizia del Santo Vangelo che contesta radicalemnte il modo di vivere di ogni persona.

Convertiti e credi al Vangelo. Apri il tuo cuore e accogli la buona notizia dell’amore di Dio per te e per il mondo. È il credere a Gesù Cristo e a quest’annuncio che cambia la tua vita ed il mondo intero, rendendoti capace di cambiare.

Il religioso è un profeta ovvero sempre in tensione dialettica tra la parola di Dio e l’ambiente circostante. Cerca sempre un qualcosa di più e di meglio e lo indica immediatamente anche agli altri. Egli ha il compito di gridare la verità, per il mondo e per la chiesa, pertanto è come una spina nel fianco. Non è capito ne’ ascoltato, ma egli deve edempiere il suo compito in favore di tutti.

 p. Silvano da Roit sx

Da Roit Silvano sx
24 Maggio 2015
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