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La vita consacrata (vita religiosa) nella mia vita di Saveriano

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La vita consacrata (vita religiosa) nella mia vita di Saveriano

Per me è rimasto fondamentale, determinante, il gesto della mia prima Professione Religiosa, a San Pietro in Vincoli, il 12 settembre 1952. La formula che proferii quel giorno nella sua scarna e sublime semplicità è rimasta per me un punto fermo, fermo come la radice che alimenta l’albero in tutta la sua vita.

Teologicamente bellissimo l’esordio della formula: “Fretus divina ope et misericordia…” Commoventi i riferimenti alla “Vergine Maria Immacolata, al beato Francesco Saverio nostro patrono e a tutti i Santi” che erano lì presenti come testimoni e compagni del cammino intrapreso. Dopo la menzione dei tre voti di povertà, castità e obbedienza, la formula proseguiva così:

Insuper propono ac statuo sub voti obligatione

me totum dicare atque impendere:

- donare tutto me stesso, e i voti ne erano la modalità -

pro conversione Infidelium

in Missionibus huic Piae Societati ab Apostolica Sede commissis

Il nostro ideale era l’ideale missionario: i voti erano in funzione della dedizione totale e definitiva all’annuncio del Vangelo nelle missioni affidate huic Piae Societati, dalla Sede Apostolica.

La Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere - come il Fondatore bene spiegava nella Lettera Testamento e nelle Costituzioni - è la nostra famiglia.

Eravamo in 33 a fare la Professione quella mattina del 12 settembre 1952 nella cappella di San Pietro in Vincoli... (altri cinque, che avevano iniziato il Noviziato più tardi, la fecero in seguito; e tre Fratelli in quel periodo hanno fatto il Noviziato a Piacenza). Eravamo un gruppo compatto… ci sentivamo parte della Congregazione; i voti ci immettevano in una famiglia. Anche questo impegno veniva sentito e assunto come impegno e ideale di gruppo, di comunità: nella famiglia di “Mons. Conforti” (Così chiamavamo allora il Fondatore, con il termine appreso da quanti erano vissuti con lui, perché così loro lo chiamavano mentre era vivo). E il riferimento alla Santa Sede ci legava al Papa (al Bianco Padre che da Roma ci sei... guida – come cantavamo in quegli anni!) e, attraverso di lui, alla Chiesa universale, agli Apostoli, a Gesù stesso di cui eravamo chiamati a continuare l’opera… Sì, il gesto della Professione Religiosa, ci legava al Signore Gesù e alla Sua Chiesa per la grande missione della salvezza del mondo, alla quale ci consacravamo non individualmente, ma in questa Pia Società per le Missioni Estere, la Famiglia di Mons. Conforti.

Accipe librum Constitutionum

La formula della Prima Professione terminava con le parole: omnia intelligendo juxta ipsius Societatis constitutiones. E, infatti, alla nostra formula di consacrazione alla missione nella famiglia di Mons. Conforti, il Padre Mario Ghezzi, nostro Padre Maestro, rispondeva con il gesto semplice ma altamente simbolico della consegna delle Costituzioni:

Quonima nomen Piae nostrae Societati dedisti,

accipe librum Costitutionum quibus regitur:

sint tibi lux in tenebris, in adversitate praesidium, in dubiis consilium

et norma religosae et apostolicae vitae…

Quelle Costituzioni che il Padre Maestro ci aveva spiegato durante l’anno, e specialmente e soprattutto la loro anima, la Lettera Testamento, che nel libretto che ci veniva consegnato le precedeva come loro introduzione e presentazione autorevole: quella Lettera Testamento che avevamo imparato a memoria durante il noviziato e che costituisce la Regula immutabile, fontale, della nostra identità saveriana (cfr. XV Capitolo Generale, Spiritualità Saveriana, n. 5) – ce le ho con me ancora. Mi è caro quel libretto, ha tutta la bellezza e la preziosità di un simbolo, è per me… quel che penso sia per degli sposi il loro anello nuziale…

Come sono belle le nostre Costituzioni Saveriane! Ho avuto l’onore, la gioia, la grazia di partecipare al XI Capitolo Generale che ha elaborato le nuove Costituzioni e di partecipare al voto finale che le ha approvate il 24 agosto 1983, e, naturalmente, le apprezzo e riconosco come la norma e la guida della nostra vita saveriana oggi. Credo che siano molto belle, opportune, e, soprattutto, quelle che oggi ci indicano con certezza la Volontà di Dio per noi. Penso tuttavia che sia stata saggia e provvidenziale la decisione di pubblicare in uno stesso volume, come a dire che costituiscono una realtà inscindibile, anche la Lettera Testamento del Fondatore, San Guido Maria Conforti, e la cosiddetta Regola Fondamentale, ossia le parti delle Costituzioni del 1931 che il IX Capitolo Generale (1971) aveva riconosciuto e dichiarato rappresentare la parte genuinamente confortiana delle medesime. Queste hanno un afflato, un sapore, una pregnanza che le rende permanentemente valide come manifestazione del pensiero di san Guido Maria Conforti e come strumento indispensabile per la retta interpretazione e comprensione delle Costituzioni attuali.    

La Professione Perpetua

Ho emesso la Professione Perpetua il 5 novembre 1957, nella Cappellina (al secondo piano) della casa di Milwaukee prestataci dalla Diocesi in attesa di trasferirci a Hales Corners dove si stava ultimando la nuova casa (ossia il salone camerone-studio) che ci avrebbe accolto (l’8 Dicembre dello stesso anno). Avevo la febbre a 39 gradi per l’ Asiatica che allora imperversava… Ma quanta gioia! Emisi i miei voti perpetui nelle mani del Padre Francesco Cavallo, nostro Rettore. Di quel momento ricordo solo le parole del Fondatore (da La parola del Padre) che ne precedevano la consegna: Il crocifisso è il gran libro dove si sono formati i Santi e sul quale noi pure dobbiamo formarci…, e la bella formula che ne accompagnava la consegna:

Accipe Crucifixum ut sit tibi norma religiosae et apostolicae vitae…

Il Crocifisso è il simbolo più bello, più vero, più eloquente della vita religiosa e missionaria, specialmente per noi Saveriani (cfr. Cap. Gen. XV, n.3). Le parole del Fondatore che ne accompagnano la consegna sono un condensato di spiritualità, un programma di vita, degne di essere inserite nel rito della Professione perpetua!

L’ho sempre portato con me quel Crocifisso! Ce l’ho ancora ma… non so più quale sia quel Crocifisso! Si, perché ne ho ricevuto un altro uguale identico e non so più distinguere quale sia quale! Entrambi mi sono però preziosissimi.

Il secondo Crocifisso, identico al primo, lo ricevetti come “Crocifisso consegnato ai partenti” in San Pietro a Roma da San Giovanni XIII l’11 ottobre 1959! Le cose sono andate così. Mi trovavo a Roma, nell’allora Casa della Procura Generale in Viale vaticano n. 90, e frequentavo i corsi di filosofia al Pont. Ateneo Angelicum (ora Pont. Univ. San Tomaso) per poi andare a insegnarla a Parma… Era stata organizzata una solenne celebrazione della “imposizione del Crocifisso ai partenti” in San Pietro, alla quale potevano partecipare due membri di ciascun Istituto Missionario. Uno dei due Saveriani designati era il Padre Pietro Grappoli (che poi partì di fatto per l‘Indonesia) il quale per una indisposizione non poté venire a Roma in quella occasione. Il P. Giovanni Bonardi, Rettore della Comunità oltre che Procuratore Generale, mi propose di sostituirlo. Io obbiettai che… non ero (ancora) un partente. Mi rispose che, comunque, un giorno sarei pur partito. L’argomento, e l’autorità del P. Bonardi, mi convinsero e così… ricevetti dal Papa San Giovanni XIII il mio “Crocifisso di partente per le missioni”! Ed era identico al Crocifisso ricevuto alla mia Professione Perpetua! Li tengo cari tutti e due. Indicano due momenti della mia vita religioso-missionaria distinti ma strettamente collegati tra di loro! (Finalmente sono poi potuto partire per il Giappone il 18 settembre 1978 (e… non ho mai avuto nessun’altra “consegna del Crocifisso”!)

Shinmeizan (Giappone) 7 maggio 2015

Franco Sottocornola, sx

Sottocornola Franco sx
23 Maggio 2015
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