L’articolo di Piero Coda pubblicato sull’Osservatore Romano il 28 dicembre 2024 analizza il significato ecclesiologico e le prospettive missionarie delineate nel Documento Finale della XVI Assemblea del Sinodo dei Vescovi. Questo testo rappresenta una tappa significativa nel cammino avviato dal Concilio Vaticano II, rinnovando l’impegno della Chiesa verso una sinodalità autentica, radicata nella comunione, partecipazione e missione.
Sinodalità come cuore della Chiesa
Il Documento Finale delinea la sinodalità non come un semplice metodo di lavoro, ma come un elemento costitutivo della Chiesa. Come afferma Papa Francesco nella “Nota di accompagnamento”, la sinodalità è espressione della relazione costitutiva tra il Popolo di Dio, il Collegio dei Vescovi e il Papa. Questo processo non si conclude con l’Assemblea, ma richiede un’attuazione concreta nelle Chiese locali attraverso discernimento e decisioni condivise.
Coda sottolinea l’importanza di una partecipazione allargata che coinvolga tutto il Popolo di Dio. Questo approccio non solo riflette la Tradizione viva delle Chiese, ma apre nuove prospettive di riforma e conversione, favorendo una maggiore inclusività e corresponsabilità.
Conversione e riforma: le chiavi del rinnovamento
Il Documento Finale invita la Chiesa a una duplice conversione: spirituale e culturale. La conversione spirituale si radica nella relazione con Dio, alimentata dalla celebrazione eucaristica e vissuta come fraternità e servizio. In questo contesto, la sinodalità diventa uno spazio per sperimentare l’amore reciproco e il rinnovamento della vita comunitaria.
La conversione culturale, invece, implica un ripensamento delle pratiche ecclesiali per rispondere alle sfide del presente. Non si tratta di abbandonare la Tradizione, ma di reinterpretarla alla luce dello Spirito e delle esigenze attuali. Questo processo richiede apertura, formazione e discernimento, elementi fondamentali per promuovere un cambiamento duraturo e significativo.
Riforme strutturali e missione
Coda evidenzia anche la necessità di riforme strutturali, sottolineando che la sinodalità richiede “otri nuovi” per il “vino nuovo”. La Chiesa è chiamata a valorizzare i suoi organismi a tutti i livelli, dal locale al globale, promuovendo una rete di relazioni che rifletta la sua natura cattolica. Questo modello può offrire nuove possibilità anche in chiave ecumenica, aprendo spazi di dialogo e collaborazione con altre comunità cristiane.
Inoltre, il Documento Finale insiste sulla dimensione missionaria della Chiesa sinodale. Come testimone della risurrezione di Cristo, la Chiesa è chiamata a essere un luogo di incontro e dialogo, capace di generare una cultura dell’incontro che contrasti le divisioni e promuova la pace.
Una Chiesa per il Regno di Dio
La riflessione di Coda culmina con una visione di Chiesa come Madre, ispirata alla figura di Maria. Questa immagine richiama la vocazione della Chiesa a essere custode della casa comune, accompagnando l’umanità nel suo cammino verso il Regno di Dio. Solo una Chiesa radicata nella sinodalità potrà offrire un contributo decisivo alla costruzione di una nuova umanità, fondata sulla fraternità e sull’amore.
Il Sinodo dei Vescovi, attraverso il Documento Finale, offre una “road map” preziosa per il futuro della Chiesa. Questa guida non è solo un documento, ma un invito a incarnare concretamente lo spirito del Vangelo, rinnovando la missione della Chiesa in un mondo in continua trasformazione.
In allegato l'articolo completo di Piero Coda, già pubblicato dall'Osservatore Romano il 28 Dicembre 2024.