Le elezioni negli Stati Uniti: tra miti smascherati e barlumi di cambiamento.
“Come fai a votare quando nessuno dei due ti piace”, “Non vedo l’ora che si smetta di parlare di Trump, si sente solo quello in televisione”, “Non mi fido di Biden, ma se Trump è l’alternativa, non ho altra scelta che votare lui!” Questi sono alcuni commenti che hanno preceduto le elezioni americane del 3 Novembre 2020. Elezioni che si sono svolte in un clima senza precedenti. La pandemia del Coronavirus e la voce degli Afro-Americani hanno giocato un ruolo decisivo. Un desiderio di cambiamento si sentiva forte nell’aria, ma allo stesso tempo Biden non è stato visto come il “Salvatore” tanto atteso. Infatti, l’onda blu – un’enorme maggioranza per il partito democratico – non c’è stata. Ma alla fine Biden ha vinto perché la gente era ormai stanca della politica di odio portata avanti da Trump in questi ultimi quattro anni e Trump adesso rifiuta la sconfitta ostacolando la transizione con il nuovo governo.
Negli ultimi quattro anni, Trump ha basato la sua politica sul puntare l’indice nei confronti di un nemico da combattere. E quando il vero nemico è arrivato, quello del Coronavirus, il discorso è diventato quello di negare l’esistenza di questo nemico reale per sostenere l’economia di un paese che ha sperimentato tutti i limiti del modello capitalista. Molte sono state le vittime innocenti dell’ideologia Trumpista: famiglie migranti separate dai propri figli; poveri che hanno dovuto dire addio all’assistenza sanitaria (Obama Care); la natura che continua a soffrire a causa del cambiamento climatico negato da Trump; minoranze etniche discriminate a causa del colore della pelle; e partner internazionali che si sono visti mettere i pali tra le ruote dal magnate americano.
Questi e molti altri sono stati vittime di questa politica populista che ha portato al declino dell’American Dream. Infatti, Black Lives Matter – il movimento figlio delle lotte per i diritti civili negli anni ’60 – si è risvegliato proprio in questi anni, mettendo in luce, che, negli Stati Uniti, non è vero che tutti hanno gli stessi punti di partenza. Non è vero che un nero ed un bianco possono raggiungere gli stessi successi nella vita, tutto dipende da dove ciascuno inizia la corsa per raggiungere questa meta. Infatti, il mito americano si maschera di meritocrazia per lasciare delusi coloro che lo seguono. L’ingiustizia sociale è più visibile negli Stati Uniti che nei paesi in via di sviluppo. Qui, infatti, il contrasto è duro tra questi enormi grattacieli e prestigiose università – segno di progresso e sviluppo economico – e dall’altro lato numerosi senzatetto (secondo endhomelessness.org sono oltre mezzo milione in tutti gli USA) costretti a dormire nelle strade gelide di Boston, New York o Los Angeles. Come può passare inosservato tutto questo?
Sembra che il popolo americano si sia svegliato e alla fine abbia scelto di votare per il cambiamento. Sull’agenda di Joe Biden e di Kamala Harris – prima donna alla Casa Bianca a ricoprire l’incarico di vicepresidente – c’è infatti la creazione di un team di esperti per combattere il Coronavirus; il ripristino dell’Obama Care nel tentativo di garantire un’assistenza sanitaria di base per tutti; la sottoscrizione del trattato di Parigi nella lotta contro il cambiamento climatico; l’aiuto e il soccorso di migranti in ricerca di asilo; e il miglioramento delle relazioni internazionali. Si tratta, come si vede, di una prospettiva completamente diversa da quella portata avanti negli scorsi quattro anni.
Come le persone in genere vedono questo cambiamento? Negli Stati Uniti c’è una paura matta del “socialismo”. Qui questa parola è anatema. Socialismo è associato alla perdita della libertà, e la libertà è quanto c’è di più caro per il sistema capitalista americano. Eppure è proprio a causa di queste libertà tanto invocate che il Coronavirus ha trovato un terreno fertile negli Stati Uniti. Infatti, questo paese è il primo al mondo per numero di contagi (oltre 11.000.000 mentre scrivo queste righe – secondo i dati della John Hopkins University). Ciò è avvenuto perché in un paese federale come questo, nessuna decisione è centralizzata. Tutto è lasciato alla decisione dei singoli stati, delle singole città, delle singole università, e in ultima istanza, dei singoli individui. Tutto è lasciato alla libertà “inviolabile” del singolo e questo è il risultato: oltre 11.000.000 di contagi e circa 250.000 morti.
Cosa possiamo imparare da questo? Il Coronavirus ci sta insegnando che “nessuno si salva da solo”, proprio come il Papa ci ha ricordato nella sua ultima enciclica Fratelli Tutti. Tutto è connesso ed ognuno è responsabile della vita e della morte di ogni altro essere su questa terra. Scegliere di negare questa realtà, vuol dire scegliere la morte per sè e per gli altri. Soltanto insieme ci si salva. Se io metto la mascherina, sto proteggendo il mio vicino e se lui fa lo stesso, lui protegge me. “Nessuno si salva da solo”, ci voleva una pandemia per farci rendere conto di questo?
Pietro Rossini, SX
The elections in the United States: between unmasked myths and glimpses of change.
"How do you vote when you don't like either of them." "I can't wait to stop talking about Trump; you only hear the one on television." "I don't trust Biden, but if Trump is the alternative, I have no choice but to vote for him! " These are some comments that preceded the US elections of November 3, 2020. These elections took place in an unprecedented climate. The Coronavirus pandemic and the voice of African Americans played a decisive role. A desire for change was strongly in the air, but at the same time, people did not see Biden as the long-awaited "Savior." The blue wave - a huge majority for the Democratic party - did not happen. But in the end, Biden won because people were tired of Trump's hate policy over the past four years, and Trump now rejects defeat by hindering the transition to the new government.
For the past four years, Trump has based his policy on pointing the finger towards an enemy to fight. Yet, when the real enemy arrived, namely the Coronavirus, the debate became to deny the existence of this enemy and support the economy of a country experiencing all the limits of the capitalist model. Many have been the innocent victims of the Trumpist ideology: migrant families separated from their children; poor people who have had to say goodbye to health care (Obama Care); the environment that continues to suffer from climate change denied by Trump; ethnic minorities discriminated against because of the color of their skin; and international partners who have seen the American tycoon throwing up roadblocks.
These and many more have been victims of this populist policy that has led to the decline of the American Dream. In fact, Black Lives Matter - the child movement of the civil rights struggles of the 1960s - has awakened precisely during these years, highlighting that in the United States, it is not true that everyone has the same starting points. It is not true that a black person and a white person can achieve the same success in life, for it all depends on where they begin the race to reach this goal. In fact, the American myth masquerades as a meritocracy, leaving those who follow it disappointed. Social injustice is more visible in the United States than in developing countries. Here, there is a stark contrast between these huge skyscrapers and prestigious universities - a sign of progress and economic development - and on the other hand, numerous homeless people (according to endhomelessness.org there are over half a million in the USA) forced to sleep in the cold streets of Boston, New York or Los Angeles. How can all this go unnoticed?
It seems that the American people woke up and have finally chosen to vote for change. On the agenda of Joe Biden and Kamala Harris - the first woman in the White House to hold the position of vice president - there is the creation of a team of experts to fight the Coronavirus; the restoration of Obama Care in an attempt to ensure basic health care for all; the signing of the Treaty of Paris to fight against climate change; the aid and rescue of migrants seeking asylum; and improvement of international relations. As can be seen, this is an entirely different perspective from that carried out during the past four years.
How do people generally view this change? In the United States, there is an intense fear of "socialism." Here this word is anathema. Socialism is associated with the loss of freedom, and freedom is the most prized thing for the American capitalist system. Yet it is precise because of these much-invoked freedoms that the Coronavirus has found fertile ground in the United States. According to data from John Hopkins University, this country is the first in the world for the number of infections (over 11,000,000 as I write these lines). This happened because, in a country with a federal government like this, no decision is centralized. Everything is left to each single states' decision, each single city, each single university, and ultimately, single individual. Everything is left to the "inviolable" freedom of the individual, and this is the outcome: over 11,000,000 infections and about 250,000 deaths.
What can we learn from all of this? The Coronavirus teaches us that "nobody saves himself alone." This is similar to what the Pope underlined in his latest encyclical, Fratelli Tutti. Everything is connected, and everyone is responsible for the life and death of every other being on this earth. Choosing to deny this reality means choosing death for oneself and others. Only together can we save ourselves. If I wear the mask, I am protecting my neighbor, and if he does the same, he is protecting me. "Nobody saves himself alone." Did we need a pandemic to become aware of this?
Pietro Rossini, SX
Les élections aux États-Unis : entre mites dévoilés et lueurs de changement
« Comment pouvez-vous voter quand vous n’aimez ni l’un ni l’autre », « Je ne désire que l’on arrête de parler de Trump, l’on n’entend que ça à la télévision, » « Je ne fais pas confiance Biden, mais si Trump est l’alternative, je n’ai pas d’autre choix que de voter pour lui ! » Ce sont quelques commentaires qui ont précédé l’élection américaine du 3 novembre 2020. Des élections qui se sont déroulées dans un climat sans précédent. La pandémie de coronavirus et la voix des Afro-Américains ont joué un rôle décisif. Un désir de changement se sentait fort dans l’air, mais en même temps Biden n’a pas été considéré comme le « Sauveur » tant attendu. En fait, la vague bleue – une énorme majorité pour le Parti démocrate – n’a pas eu lieu. Mais en fin de compte Biden a gagné parce que les gens étaient fatigués de la politique de haine de Trump au cours des quatre dernières années, et Trump rejette maintenant la défaite en faisant obstacle à la transition avec le nouveau gouvernement.
Au cours des quatre dernières années, Trump a fondé sa politique sur le fait de pointer du doigt un ennemi à combattre. Et quand le véritable ennemi est arrivé, celui du coronavirus, le discours est devenu nier l’existence de ce véritable ennemi pour soutenir l’économie d’un Pays qui a connu toutes les limites du modèle capitaliste. Beaucoup étaient les victimes innocentes de l’idéologie trumpiste : les familles des migrants séparés de leurs enfants ; les pauvres qui ont dû abandonner l’assistance sanitaire (Obama Care) ; la nature qui continue de souffrir à la suite du changement climatique nié par Trump ; les minorités ethniques victimes de discrimination en raison de la couleur de la peau ; et des partenaires internationaux qui se sont vus empêchés par le magnat américain.
Ceux-ci et beaucoup d’autres ont été victimes de cette politique populiste qui a conduit au déclin du rêve américain. En effet, Black Lives Matter – le mouvement qui a été le fils des luttes pour les droits civils dans les années 1960 – s’est réveillé ces dernières années, soulignant qu’aux États-Unis, il n’est pas vrai que tout le monde a les mêmes points de départ. Il n’est pas vrai qu’un noir et un blanc peut atteindre les mêmes succès dans la vie, tout dépend de l’endroit où chacun commence la course pour atteindre cet objectif. En fait, le mythe américain se déguise en méritocratie pour laisser ceux qui le suivent déçus. L’injustice sociale est plus visible aux États-Unis que dans les Pays en développement. Ici, en fait, le contraste est frappant entre ces immenses gratte-ciels et ces universités prestigieuses – signe de progrès et de développement économique – et d’autre part de nombreux sans-abri (selon endhomelessness.org sont plus d’un demi-million dans l’ensemble des États-Unis) forcés de dormir dans les rues glacées de Boston, New York ou Los Angeles. Comment cela peut-il passer inaperçu ?
Il semble que le peuple américain s’est réveillé et a finalement choisi de voter pour le changement. À l’ordre du jour de Joe Biden et Kamala Harris – la première femme à la Maison Blanche à occuper le poste de vice-présidente – il y a en fait la création d’une équipe d’experts pour lutter contre le coronavirus ; la restauration d’Obama Care dans un effort pour assurer des soins de santé de base pour tous ; la signature du traité de Paris dans la lutte contre le changement climatique ; l’aide et le sauvetage des migrants demandeurs d’asile ; et l’amélioration des relations internationales. Il s’agit, comme nous pouvons le constater, d’une perspective complètement différente de celle qui a été adoptée au cours des quatre dernières années.
Comment les gens voient-ils généralement ce changement ? Aux États-Unis, il y a une peur folle du « socialisme ». Ici, ce mot est anathème. Le « socialisme » est associé à la perte de liberté, et la liberté est ce qui est le plus cher pour le système capitaliste américain. Pourtant, c’est précisément à cause de ces libertés si invoquées, que le coronavirus a trouvé un terrain fertile aux États-Unis. En fait, ce Pays est le premier au monde en nombre d’infections (plus de 11.000.000 tandis que j’écris ces lignes - selon les données de l’Université John Hopkins). C’est parce que dans un Pays fédéral comme celui-ci, aucune décision n’est centralisée. Tout est laissé à la décision des États individuels, des villes individuelles, des universités individuelles et, en fin de compte, des individus. Tout est laissé à la liberté « inviolable » de l’individu et c’est le résultat : plus de 11 millions d’infections et environ 250 000 de décès.
Que pouvons-nous apprendre de cela ? Le coronavirus nous enseigne que « personne ne se sauve », comme nous l’a rappelé le Pape dans sa dernière encyclique Fratelli Tutti. Tout est connecté et chacun est responsable de la vie et de la mort de tous les autres êtres sur cette terre. Choisir de nier cette réalité, c’est choisir la mort pour soi et pour les autres. Ce n’est qu’ensemble qu’on est sauvés. Si je porte le masque, je protège mon voisin et s’il fait la même chose, il me protège. « Personne ne se sauve tout seul » : fallait-il une pandémie pour nous en faire rendre compte ?
Pietro Rossini sx
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