Da un po’ di tempo stiamo pensando al nostro 60° Anniversario di Ordinazione Presbiterale. Vorremmo celebrarlo insieme. Dei 32 ordinati il 13 ottobre 1963, siamo in 12 sopravvissuti…per ora; naturalmente quasi tutti ammaccati e incidentati. Guardando indietro, vedo alcuni punti luminosi nel mio cammino di vita. Mi rivedo bambinetto, sui 7 anni, nella chiesa del mio paese, insieme ad altri ragazzini: c’è un missionario che parla delle missioni durante la Messa. Non so chi è, ma so che cosa fa il missionario. Io ho fede in cuore: Dio è qualcosa di reale e di importante per me. Lì sento in cuore una chiara percezione: Anch’io voglio essere come lui! La vita continua come al solito. A 11 anni, in quinta elementare, il compianto p. Adelino Pellizzari sx visita la nostra scuola: ci parla delle missioni (ricordo ancora il suo discorso). “Che cosa farai quando sarai grande? Ti piacerebbe fare il missionario?” chiese lui. “Sìììì!” gli risposi. Gli anni passano… Mi rivedo in Sierra Leone, nascosto in un villaggio del bush (boscaglia). I ribelli del RUF (Revolutionary United Front) ci danno la caccia perché non appoggiamo il loro movimento. Pregando il breviario, VOLENTIERI faccio mie le parole del salmista: “O Dio, spezza loro i denti in bocca, schianta le loro zanne di leoni” (Salmo 58). Ma poi un altro salmo mi colpisce profondamente. Lo sento come un messaggio personale, personalissimo, rivolto a me in quel momento: “Mi assalirono nel giorno della sventura, ma il Signore fu il mio sostegno, mi portò al largo, mi liberò perché mi vuol bene (Salmo 17). Improvvisante e misteriosamente la mia visione delle cose cambia. La fuga, la violenza, il saccheggio subito… non sono più una disgrazia ma una grazia, non più una punizione ma un dono, non più uno spogliamento ma un arricchimento. Stare sotto la croce del Signore è un onore, una grazia. Grazie, Signore Gesù!  (Piero Lazzarini sx)         

We have been thinking about the 60^th Anniversary of Priesthood for some time. We would like to celebrate it together. Of 32 priests ordained on October 13^th, 1963, 12 of us remain… as of now. Of course, almost all of us are “rickety” and weakened. As I look back at my life, I can see some luminous points in my journey. I see myself when I was a little child, about 7-year-old, in the church of my village, together with other kids: there is a missionary who speaks about the missions during Mass. I don’t know who he is, but I know what a missionary does. I have faith in my heart: God is something real and important for me. There, I feel in my heart a clear sentiment: I want to be like him! Life then goes on as usual. When I’m 11, in the fifth grade, the late Fr. Adelino Pellizzari s.x. visits our school. He speaks to us about the missions (I still remember his speech). “What are you going to do when you grow up? Would you like to become a missionary?” he asked. “Yeaaah!”, I answered. Years go by… I see myself in Sierra Leone, hidden in a village of the bush. We are hunted down by the RUF (Revolutionary United Front) rebels because we do not support their movement. As I pray the breviary, I WILLINGLY identify with the psalmist’s words: “God, break the teeth in their mouths, snap off the fangs of these young lions” (Psalm 58). But then another psalm strikes me deeply. I recognise it as a personal message, very personal, addressed to me at that very moment: “They assailed me on my day of disaster, but the Lord was there to support me; he freed me, set me at large, he rescued me because he loves me.” (Psalm 17). Suddenly and mysteriously my vision of things changes. The escape, the violence, the immediate looting… they are no more a disgrace but a grace, no more a punishment but a gift, no more a deprivation but an enrichment. Standing at the feet of the Lord’s cross is an honour, a grace. Thank you, Lord Jesus! (Piero Lazzarini s.x.)