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Consacrati per la speranza del mondo 

Roma 2023 - Foto di Renee Pomarico
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Presentiamo una sintesi – non rivista dall’autore – dell’intervento di Fratel Michael Semeraro, monaco benedettino, Priore dell’Abbazia di Novalesa (TO), realizzato a Brescia in occasione del Convegno diocesano annuale sulla vita consacrata (14 gennaio 2023).

La parola più importante del titolo non è la prima (consacrati) ma l’ultima: mondo! La grande sfida della Chiesa e quindi della Vita Consacrata è quella di non essere pensata per sé stessa, ma di essere significativa per il mondo.

Ecco alcune linee di pensiero che penso siano fondamentali per noi religiosi oggi.

Dobbiamo essere più coraggiosi nell’intelligenza: se non si pensa non si fa niente che abbia un senso profondo, una direzione e un orientamento. Abbiamo bisogno di un’intelligenza nuova capace di andare oltre le urgenze a cui siamo costantemente chiamati a rispondere.

La nostra vita non ha un destino di immortalità ma di eternità. Infatti, noi e le nostre realtà siamo mortali per natura, di quello che vediamo non resterà più niente. Non affanniamoci a tenere in piedi ciò che è destinato per natura a crollare. “Di tutto quello che vedete non resterà pietra su pietra” (Lc 21,6). E Gesù sta parlando del Tempio di Gerusalemme, che nell’immaginario di Israele era considerato immortale. È dunque fondamentale distinguere tra immortalità ed eternità.

Attenzione poi: non sono i giovani la speranza della vita consacrata, è Cristo! Se non facciamo queste distinzioni entriamo in situazioni angosciose.

Il propium della vita consacrata è stato ben chiarito da papa Francesco nell’Anno dedicato alla Vita Consacrata rendendo così espliciti gli insegnamenti del Concilio Vaticano II. La grande intuizione della Lumen Gentium è stata che l’elemento fondamentale della vita della Chiesa non è né il ministero né la vita consacrata ma è il battesimo. Papa Francesco nella Gaudete et Exultate, ha ripreso questa intuizione fondamentale, e ci ha aiutato a fare un passaggio dalla santità piramidale a quella circolare. Il mondo dell’eccellenza non esiste più e non deve esistere più. Perché uno si fa religioso oggi? Da eccellenza (con privilegio, senso di superiorità) dobbiamo entrare nella logica dell’eccedenza evangelica. Non una vita più radicale, ma una vita profetica.

Cosa significa una vita profetica? Cosa significa essere nella Chiesa non coloro che vivono più radicalmente ma in forma profetica? Dobbiamo lasciar cadere l’idea che siccome abbiamo rinunciato al sesso abbiamo diritto alla donna delle pulizie, alle vacanze, ai soldi…; come se dovessimo avere un risarcimento.

Il rischio è quello di diventare malati di rammarico, di delusione. “Il rammarico è l’inferno” (Isacco il Siro). Quando entriamo in questa logica di rammarico, di risarcimento si entra in una logica di infelicità. La speranza della vita consacrata non la dobbiamo fondare sui giovani. Non è del futuro che dobbiamo preoccuparci (le nostre realtà non hanno futuro). Dobbiamo essere profeti nella Chiesa per il mondo, che si può essere felici anche senza avere un futuro. È questo che dà senso ad una vita di castità…. Non il fatto di avere più tempo (il tempo che spendi in internet lo potresti benissimo usare per una moglie e due figli).

Euvukia: accettare di non avere un futuro perché si crede nella vita eterna. Solo così si può essere uomini e donne consacrati. Vogliamo fare scelte nuove ma non siamo capaci di rinunciare a ciò che già abbiamo. Gregorio da Nizza, nel “Trattato sulla Verginità” si chiede: chi sono i vergini? I vergini sono coloro che non temono la morte.

La vita spirituale esiste solo nella capacità rigenerativa. La nostra vita profetica sussiste solo se abbiamo nostalgia del Regno di Dio e questo ha come conseguenza che tralasciamo di avere nostalgia di noi stessi. La domanda da farci è: abbiamo nostalgia di noi stessi o del Regno di Dio? È questo l’elemento specifico della vita consacrata. Ciò che rende ‘specifica’ la vita consacrata è il voto di castità come disponibilità alla morte, senza essere preoccupati di lasciare una traccia di noi stessi.

“La vita cristiana è l’esegesi esistenziale della kenosis (abbassamento) del verbo” (Isacco il Siro). La castità ci dà una libertà interiore di morire in qualsiasi momento, di non avere nulla da difendere… La castità è poi legata tremendamente all’obbedienza: accettare la mediazione della comunità per fare il dono della mia vita che è stata donata una volta per tutte e che non mi posso riprendere.

È questo che mi permette di poter dire che questo è il secolo più bello per vivere. Stare bene nel tempo in cui viviamo.

Per questo l’importanza dell’intelligenza al servizio della nostra vita. Ci sono cose che non durano ma che hanno valore eterno (un sorriso, una carezza, un tramonto etc.…). Le cose che valgono non sono quelle che durano, ma quelle che si danno. Quindi non è vero che una congregazione che ha molti novizi è una comunità che ‘vale’. Anzi a volte potrebbe essere esattamente il contrario.

I fondatori sono morti… E questo, paradossalmente, è il favore più grande che ci hanno potuto fare. Una volta che muoiono non parlano più. Il carisma non è dei fondatori, il carisma siamo noi. Non è pensabile che io debba vivere come ha fatto il mio fondatore. Noi non siamo coloro che devono tenere in vita i morti. Dai nostri fondatori dobbiamo imparare ad essere all’altezza del tempo che viviamo. Essere vivaci, vivi e viventi come loro lo furono un giorno. Io devo essere un religioso secondo la regola saveriana. Altrimenti diventiamo delle fotocopie perpetue.

Facendo poi una proiezione, io penso che se c’è un futuro per la Vita Consacrata, questo non è la Vita Religiosa. Dal punto di vista dell’antropologia attuale il futuro della Vita Consacrata non è la Vita Religiosa (vita in comune). Le persone sane del III millennio normalmente non sono adatte alla Vita Religiosa perché hanno un modo di percepirsi in cui l’aspetto della propria libertà è un dato certo ed irrinunciabile. La mutazione antropologica porta a forme di Vita Consacrata diverse rispetto alla Vita Religiosa.

Vista la mutazione antropologica in atto, il pericolo è vivere la Vita Religiosa senza credere e senza vivere in fondo gli impegni della vita religiosa. Un religioso non può parlare di “i miei diritti”, oppure “ho un’ispirazione” … È difficile governare persone che non credono più nella mediazione. E, infatti, i superiori diventano così amministratori di condomini religiosi.

C’è una speranza? L’unico cammino è quello di essere disposti a dare la nostra vita per intero, totalmente, senza nessuna assicurazione sul nostro futuro, senza alcuna sicurezza.

A questo link si può scaricare la relazione completa di Fr. Semeraro


Consacrés pour l'espérance du monde

Frère Michael Semeraro

Nous présentons un résumé - non révisé par l'auteur - de l'intervention du Frère Michael Semeraro, moine bénédictin, prieur de l'Abbaye de Novalesa (TO) ; intervention faite à Brescia à l'occasion du congrès annuel diocésain sur la vie consacrée (14 janvier 2023).

Le mot le plus important du titre n'est pas le premier (consacré) mais le dernier : monde ! Le grand défi de l'Église et donc de la Vie Consacrée n'est pas d'être pensée pour elle-même, mais d'être significative pour le monde.

Voici quelques pistes de réflexion qui me semblent fondamentales pour nous, religieux d'aujourd'hui.

Nous devons être plus courageux dans notre intelligence : si vous ne pensez pas, vous ne faites rien qui ait un sens profond, une direction et une orientation. Nous avons besoin d'une nouvelle intelligence capable d'aller au-delà des urgences auxquelles nous sommes constamment appelés à répondre.

Notre vie n'a pas un destin d'immortalité mais d'éternité. En effet, nous, et nos réalités, sommes mortels par nature, de ce que nous voyons, il ne restera rien. Ne nous efforçons pas de maintenir en place ce qui est destiné par nature à s'effondrer. "De tout ce que vous voyez, il ne restera pas pierre sur pierre" (Lc 21, 6). Et Jésus parle du Temple de Jérusalem, qui, dans l'imaginaire d'Israël, était considéré comme immortel. Il est donc crucial de faire la distinction entre immortalité et éternité.

Attention donc : ce ne sont pas les jeunes qui sont l'espoir de la vie consacrée, c'est le Christ ! Si nous ne faisons pas ces distinctions, nous entrons dans des situations de détresse.

Le propium de la vie consacrée a été bien clarifié par le Pape François dans l'Année dédiée à la Vie Consacrée, rendant ainsi explicite les enseignements du Concile Vatican II. La grande intuition de Lumen Gentium était que l'élément fondamental de la vie de l'Église n'est ni le ministère ni la vie consacrée, mais le baptême. Le pape François, dans Gaudete et Exultate, a repris cette idée fondamentale et nous a aidés à passer d'une sainteté pyramidale à une sainteté circulaire. Le monde de l'excellence n'existe plus et ne doit plus exister. Pourquoi devient-on religieux aujourd'hui ? De l'excellence (avec le privilège, le sentiment de supériorité), nous devons entrer dans la logique du surplus évangélique. Pas une vie plus radicale, mais une vie prophétique.

Que signifie une vie prophétique ? Que signifie être dans l'Église non pas ceux qui vivent de manière plus radicale mais prophétique ? Nous devons abandonner l'idée que parce que nous avons renoncé au sexe, nous avons droit à la femme de ménage, aux vacances, à l'argent... ; comme si nous devions avoir une compensation.

Le risque est de devenir malade de regret, de déception. "Le regret est un enfer" (Isaac le Syrien). Lorsque nous entrons dans cette logique de regret, de compensation, nous entrons dans une logique de malheur. L'espoir de la vie consacrée ne doit pas être fondé sur la jeunesse. Ce n'est pas l'avenir qui doit nous préoccuper (nos réalités n'ont pas d'avenir). Nous devons être des prophètes dans l'Église pour le monde, que l'on peut être heureux même sans avoir de l’avenir. C'est ce qui donne un sens à une vie de chasteté.... Pas le fait que vous ayez plus de temps (le temps que vous passez sur internet, vous pourriez très bien l'utiliser pour une femme et deux enfants).

Euvukia : acceptez que vous n'ayez pas d'avenir parce que vous croyez en la vie éternelle. Ce n'est que de cette manière que l'on peut être un homme et une femme consacrés. Grégoire de Nice, dans son "Traité de la virginité", pose la question suivante : qui sont les vierges ? Les vierges sont celles qui ne craignent pas la mort.

La vie spirituelle n'existe que dans la capacité de régénération. Notre vie prophétique n'existe que si nous sommes nostalgiques du Royaume de Dieu, ce qui a pour conséquence que nous négligeons d'être nostalgiques de nous-mêmes. La question à se poser est la suivante : aspirons-nous à nous-mêmes ou au Royaume de Dieu ? C'est l'élément spécifique de la vie consacrée. Ce qui rend la vie consacrée "spécifique", c'est le vœu de chasteté comme disponibilité jusqu'à la mort, sans se préoccuper de laisser une trace de soi.

"La vie chrétienne est l'exégèse existentielle de la kénose (abaissement) du verbe" (Isaac le Syrien). La chasteté nous donne une liberté intérieure de mourir à tout moment, de n'avoir rien à défendre... La chasteté est alors formidablement liée à l'obéissance : accepter la médiation de la communauté pour faire le don de ma vie qui a été donnée une fois pour toutes et que je ne peux pas reprendre. C'est ce qui me permet de pouvoir dire que c'est le plus beau siècle dans lequel vivre. Pour être bien dans le temps dans lequel nous vivons.

D'où l'importance de l'intelligence au service de notre vie. Il y a des choses qui ne durent pas mais qui ont une valeur éternelle (un sourire, une caresse, un coucher de soleil etc....). Les choses qui ont de la valeur ne sont pas celles qui durent, mais celles qui sont données. Il n'est donc pas vrai qu'une congrégation qui compte de nombreux novices est une communauté qui " vaut le coup ". En fait, parfois, c'est exactement le contraire.

Les fondateurs sont morts... Et c'est, paradoxalement, le plus grand service qu'ils auraient pu nous rendre. Une fois qu'ils sont morts, ils ne parlent plus. Le charisme n'est pas celui des fondateurs, le charisme c'est nous. Il est impensable que je vive comme mon fondateur. Nous ne sommes pas ceux qui doivent maintenir les morts en vie. De nos fondateurs, nous devons apprendre à nous adapter à l'époque dans laquelle nous vivons. Pour être vivants, animés et vivre comme ils l'étaient autrefois. Je dois être un religieux selon la règle xavérienne. Sinon, nous devenons de perpétuelles photocopies.

Alors en faisant une projection, je pense que s'il y a un avenir pour la Vie Consacrée, ce n'est pas la Vie Religieuse. Du point de vue de l'anthropologie actuelle, l'avenir de la Vie Consacrée n'est pas la Vie Religieuse (vie commune). Les personnes saines du troisième millénaire ne sont normalement pas aptes à la VC parce qu'elles ont une façon de se percevoir dans laquelle l'aspect de leur propre liberté est une donnée certaine et inaliénable. La mutation anthropologique conduit à des formes de Vie Consacrée différentes de la Vie Religieuse.

Compte tenu de la mutation anthropologique en cours, le danger est de vivre la Vie religieuse sans croire et sans vivre pleinement les engagements de la Vie religieuse. Un religieux ne peut pas parler de "mes droits", ou "j'ai une inspiration"... Il est difficile de gouverner des personnes qui ne croient plus à la médiation. Et, en fait, les supérieurs deviennent ainsi des administrateurs de copropriétés religieuses.

Y a-t-il de l’espérance ? La seule voie est d'être prêt à donner notre vie complètement, totalement, sans aucune assurance sur notre avenir, sans aucune sécurit.

Vous pouvez télécharger le texte complet du frère Semeraro en cliquant sur ce lien.


Consagrados para la esperanza del mundo

Fr. Michael Semeraro

Presentamos un resumen – no revisado por el autor – de la intervención del Hermano Michael Semeraro, monje benedictino, Prior de la Abadía de Novalesa (TO), en ocasión del Congreso diocesano anual sobre la vida consagrada en Brescia (14 de enero de 2023).

La palabra más importante del título no es la primera (consagrados), sino la última: ¡mundo! El gran desafío de la Iglesia y, por tanto, de la Vida Consagrada, es el de no ser pensada para sí misma, sino para ser significativa para el mundo.

He aquí algunas líneas de pensamiento que me parecen fundamentales para nosotros religiosos, hoy.

Tenemos que ser más audaces en nuestra inteligencia: si no se piensa, no se hace nada que tenga un sentido profundo, una dirección y una orientación. Necesitamos una inteligencia nueva, capaz de ir más allá de las urgencias a las que estamos constantemente llamados a responder.

Nuestra vida no tiene un destino de inmortalidad sino de eternidad. En efecto, nosotros y nuestras realidades somos mortales por naturaleza, de lo que vemos no quedará nada. No nos esforcemos por sostener lo que está destinado por naturaleza a derrumbarse. “De todo lo que veis no quedará piedra sobre piedra” (Lc 21,6). Y Jesús está hablando del Templo de Jerusalén, que en el imaginario de Israel se consideraba inmortal. Por tanto, es crucial distinguir entre inmortalidad y eternidad.

Atención, luego, al hecho de que no son los jóvenes la esperanza de la vida consagrada, ¡es Cristo! Si no hacemos estas distinciones, entramos en situaciones angustiosas.

El propium de la vida consagrada ha sido bien iluminado por el Papa Francisco en el Año dedicado a la Vida Consagrada, explicitando las enseñanzas del Concilio Vaticano II. La gran intuición de Lumen Gentium ha sido que el elemento fundamental de la vida de la Iglesia no es ni el ministerio ni la vida consagrada, sino el bautismo. El Papa Francisco, en Gaudete et Exultate, retomó esta intuición fundamental, y nos ha ayudado a hacer una transición de la santidad piramidal a aquella circular. El mundo de la excelencia ya no existe y no debe existir. ¿Por qué se hace uno religioso hoy? De la excelencia (privilegio, sentido de superioridad) debemos entrar en la lógica de la excedencia evangélica. No una vida más radical, sino una vida profética.

¿Qué significa una vida profética? ¿Qué significa ser en la Iglesia no como los que viven más radicalmente, sino proféticamente? Debemos abandonar la idea de que por haber renunciado al sexo tenemos derecho a la mujer de la limpieza, a las vacaciones, al dinero...; como si debiéramos tener una compensación.

El riesgo es enfermarse de aflicción, de decepción. “La aflicción es el infierno" (Isaac el Sirio). Cuando entramos en esta lógica del lamento, de la compensación, entramos en una lógica de infelicidad. La esperanza de la vida consagrada no la debemos fundar en los jóvenes. No debemos preocuparnos por el futuro (nuestras realidades no tienen futuro). Debemos ser profetas en la Iglesia para el mundo, que se puede ser feliz incluso sin tener futuro. Esto es lo que da sentido a una vida de castidad.... No el hecho de que tengas más tiempo (el tiempo que pasas en internet bien podrías emplearlo en una esposa y dos hijos).

Euvukia: acepta que no tienes futuro porque se cree en la vida eterna. Sólo así se puede ser hombres y mujeres consagrados. Queremos hacer nuevas opciones, pero no somos capaces de renunciar a lo que ya tenemos. Gregorio de Niza, en su “Tratado sobre la virginidad” se pregunta: ¿quiénes son los vírgenes? Los vírgenes son las que no temen a la muerte.

La vida espiritual existe solamente en la capacidad regenerativa. Nuestra vida profética existe sólo si anhelamos el Reino de Dios, y esto tiene como consecuencia que dejemos de anhelarnos a nosotros mismos. La pregunta que debemos hacernos es: ¿nos anhelamos a nosotros mismos o anhelamos el Reino de Dios? Este es el elemento específico de la vida consagrada. Lo que hace ‘específica’ a la vida consagrada es el voto de castidad como disponibilidad a la muerte, sin preocuparnos por dejar huella de nosotros mismos.

“La vida cristiana es la exégesis existencial de la kenosis (abajamiento) del verbo” (Isaac el Sirio). La castidad nos da una libertad interior para morir en cualquier momento, para no tener nada que defender... La castidad está estrechamente ligada a la obediencia: aceptar la mediación de la comunidad para hacer el don de mi vida que ha sido donada de una vez por todas y que no puedo retirar.

Esto es lo que me permite decir que éste es el siglo más hermoso para vivir. Estar bien en el tiempo en que vivimos.

De ahí la importancia de la inteligencia al servicio de nuestra vida. Hay cosas que no duran, pero tienen un valor eterno (una sonrisa, una caricia, una puesta de sol, etc. …). Las cosas valiosas no son las que duran, sino las que se dan. Por tanto, no es cierto que una congregación que tiene muchos novicios sea una comunidad que ‘vale’. De hecho, a veces puede ser exactamente lo contrario.

Los fundadores han muerto... Y esto, paradójicamente, es el mayor favor que podían habernos hecho. Una vez que mueren, no hablan más. El carisma no es de los fundadores, el carisma somos nosotros. Es impensable que yo deba vivir como vivió mi fundador. No somos nosotros quienes tenemos que mantener vivos a los muertos. De nuestros fundadores debemos aprender a estar a la altura de los tiempos que vivimos. Ser vivaces, vivos y vivientes como ellos lo fueron un día. Debo ser un religioso según la regla javeriana. De lo contrario, nos convertiremos en fotocopias perpetuas.

Entonces, haciendo una proyección, pienso que si hay un futuro para la Vida Consagrada, éste no es la Vida Religiosa. Desde el punto de vista de la antropología actual, el futuro de la Vida Consagrada no es la Vida Religiosa (vida en común). Las personas sanas del tercer milenio normalmente no son aptas para la Vida Religiosa porque tienen una forma de percibirse a sí mismas en la que el aspecto de su propia libertad es un dato cierto e inalienable. La mutación antropológica conduce a formas de Vida Consagrada diferentes de la Vida Religiosa.

Dada la mutación antropológica que se está produciendo, el peligro es vivir la Vida Religiosa sin creer y sin vivir plenamente los compromisos de la Vida Religiosa. Un religioso no puede hablar de “mis derechos”, o “tengo una inspiración” … Es difícil gobernar a personas que ya no creen en la mediación. Y, de hecho, los superiores se convierten así en administradores de condominios religiosos.

¿Hay alguna esperanza? El único camino es estar dispuestos a entregar nuestra vida por completo, totalmente, sin ninguna garantía sobre nuestro futuro, sin ninguna seguridad.

En este enlace puede descargar la relación completa del Hermano Semeraro

 

Fr Michael Semeraro
07 Febbraio 2023
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