Skip to main content

Messaggio finale dell'Incontro dei Rettori delle Teologie sx

4869/500

«Il dono della vocazione per l’evangelizzazione dei non-cristiani»

VII Incontro dei Rettori delle Teologie

Roma, 8-13 Ottobre 2018

MESSAGGIO FINALE AI CONFRATELLI

“Sia da tutti conosciuto e amato nostro Signore Gesù Cristo”.

Carissimi confratelli,

alla conclusione del settimo incontro dei Rettori (e formatori) delle Teologie Saveriane, dedicato al tema “Il dono della vocazione per l’evangelizzazione dei non-cristiani”, desideriamo farvi partecipi del cammino fatto in questi giorni. Siamo stati introdotti al tema dell’incontro dal saluto iniziale del Generale, P. Fernando García, SX e dal contributo di due relatori. P. Giovanni Cucci, SJ ci ha presentato la nuova Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis (RFIS), mentre il tema La Sfida dell’interculturalità come Grazia e Progetto di vita è stato svolto dal P. Mario López Barrio SJ.

Guardando alla realtà formativa della Famiglia saveriana, siamo grati alla Divina Provvidenza per la presenza nelle nostre comunità di teologia di 63 professi temporanei, provenienti da 10 differenti paesi. Constatiamo un clima di maggior serenità rispetto al recente passato, con una buona comunione e collaborazione sia all’interno delle nostre équipe formative che nelle comunità. Siamo grati al Signore per questo e, allo stesso tempo, siamo consapevoli dell’importanza di progredire sempre in questa direzione.

Terminando questo incontro, cordialmente condividiamo con voi alcuni elementi di cui abbiamo discusso e che riteniamo di particolare importanza nella formazione alla missione ad gentes dei nostri giovani, ma non solo.

La nostra prima vocazione è di “diventare umani” e tale umanizzazione è la nostra via per trovare Dio: non c’è una vita spirituale senza umanità. Alla base di questo cammino vi è l’incontro con un Dio che si rivela come Padre misericordioso disposto ad amarci incondizionatamente e che non teme di redimere anche i nostri limiti. In questo cammino, non va temuto il riconoscimento delle nostre fragilità che, al contrario di ciò che immaginiamo, sono le feritoie attraverso le quali la grazia può agire e redimerci. È per questo motivo che esse possono diventare occasioni della nostra crescita e l’ambito in cui portiamo frutto. La tentazione di credersi perfetti e la tendenza a presentarsi sempre impeccabili significano non conoscersi e chiudersi all’azione della grazia, votandosi alla sterilità e al fallimento. Tutto ciò, in ogni tappa della vita, è fondamentale per raggiungere una maturità spirituale, ed a maggior ragione per chi si sta preparando a donar completamente se stesso a Dio e alla missione. A tale proposito crediamo sia necessario avvalersi, con piena fiducia e apertura di cuore, di tutti gli strumenti offerti: il colloquio formativo, la direzione spirituale, la vita comunitaria, i progetti personale e comunitario di vita, l’accompagnamento psicologico, l’attività apostolica e accademica. Il saper raccontare la propria “storia sacra” (cfr. Gal 1,13-24), con i suoi successi e fallimenti, diventa un passaggio indispensabile per conoscersi e per farsi conoscere. P. Cucci ha sottolineato come “la conoscenza della propria storia è il primo luogo in cui il Signore si è fatto conoscere”.

Lo studio della RFIS ci ha portato a riflettere sul dono della vocazione presbiterale ed in particolar modo sul sacerdozio missionario. Il sacerdozio non è una funzione ma un modo di essere le cui caratteristiche, sull’esempio della vita di Gesù, sono la proclamazione del Regno, la diaconia e la comunione. Il contrario di ciò è il clericalismo più volte denunciato da papa Francesco come il male fondamentale della chiesa di oggi. Esso si esprime nella ricerca di privilegi, potere, prestigio o status. Evangelii Gaudium 93 dice: “La mondanità spirituale,[…], consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale.” Come saveriani, non siamo esenti da questa tentazione che assume tante forme, più o meno apparenti, favorite sia dal sostrato culturale di origine di ciascuno che dalla cultura corrente (narcisismo e individualismo).

La fedeltà creativa all’identità carismatica di missionari consacrati ad gentes (cf. C 2, VC 37) è un “antidoto” per combattere il rischio del clericalismo presente anche tra di noi. Essa ci invita a coltivare la missionarietà del cuore (cfr. RFX 266) che ci permette di accogliere quelle sfide missionarie che continuamente si aprono davanti a noi (religioni non cristiane, ateismo, indifferenza, giustizia e pace, salvaguardia del creato, …), sfide che non dobbiamo evitare, ma accettare e servire il più possibile sin dalla formazione di base.

La nostra vocazione si gioca per lo più sulla nostra disponibilità alla volontà di Dio per mezzo della nostra Famiglia religiosa. In questa tappa del discepolato missionario (cfr. RFX) e di configurazione a Cristo (cfr. RFIS), siamo chiamati a sviluppare alcuni atteggiamenti che ci aiutano a rinunciare liberamente alla pretesa di disporre di noi stessi e della nostra vita per servire solo il bene della missione. Ciò si concretizza attraverso un opportuno allenamento. È necessario crescere nello spirito di “dipendenza” attraverso la comunicazione, l’informare, il chiedere permessi, il confronto costante, la condivisione e la corresponsabilità nella gestione dei beni e dei soldi, la disponibilità ad amare i fratelli attraverso i servizi più umili, etc. Il discernimento infatti, più che sulle idee o le intenzioni, si realizza sulle cose pratiche: “le piccole cose sono segno di cose che non sono piccole” (p. Marini).

Nello scambio di questi giorni, per favorire una maggiore armonizzazione dei cammini formativi delle teologie, oltre ai punti sopra indicati, abbiamo individuato alcune tematiche, o sfide educative, a cui prestare particolare attenzione:

  • Un cammino formativo sempre più personalizzato, non necessariamente vincolato agli automatismi del curriculum accademico (cfr. RFIS 58), per meglio rispondere alle nuove esigenze della missione.
  • Coscientizzazione sul cambio antropologico in atto (cambiamento di epoca) ed educazione al digitale (opportunità missionarie e rischi).
  • Maturità affettiva e sessuale senza la quale non ci può essere unità nella persona ed un solido fondamento per la sua crescita spirituale e vocazionale.
  • Interculturalità come scelta di fede (Grazia) e di identità carismatica (Progetto di Vita). Necessità di acquisirne le competenze spirituali ed umane in un cammino continuo di conversione, senza mai dimenticare che il primo interesse interculturale di un missionario è l’evangelizzazione.
  • Formazione personale e comunitaria alla mentalità e pratica di corresponsabilità nel sostentamento economico della comunità (cf. saluto inziale P. Fernando García, n.4).
  • Formazione allo sviluppo, nell’attività accademica, di una sana curiosità intellettuale finalizzata alle necessità della missione ad gentes (cfr. Vademecum SF 16:1).
  • Informazione e formazione sul tema della tutela dei minori (cfr. RFIS 202).

Ringraziando la comunità della casa generalizia per l’accoglienza, siamo grati dell’opportunità avuta di condividere fruttuosamente contenuti e progetti formativi. Sono stati giorni di lavoro, di preghiera e di serenità, come in una “grande” riunione comunitaria che ci aiuta a continuare la nostra missione come formatori con entusiasmo e collaborazione. La missione ad gentes conosce sfide sempre nuove ed è difficile per tutti prevederne il futuro. Il nostro compito è preparare e accompagnare i giovani nel dare una risposta a queste sfide vivendo fedelmente il discepolato missionario nella forma donataci da San Guido M. Conforti.

La prossimità della canonizzazione di Mons. Romero, profeta e amico dei poveri, e di Paolo VI, il papa dell’uscita missionaria nel mondo, ci invita a chiedere la loro intercessione, insieme a quella di Mons. Conforti. Affermava Paolo VI: «L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (EN 41). Queste parole, sempre attuali, ci ricordano la responsabilità di ogni saveriano nel campo formativo. Infatti, il primo metodo della formazione è la testimonianza concreta di ciascuno (cfr. RFX 107). Occorre essere consapevoli che il vissuto della Congregazione è il più immediato modello formativo a portata di mano dei nostri giovani in formazione.

Uniti nella preghiera, buona missione a tutti.

Roma, 13 Ottobre, 2018 -

I partecipanti

p. José de Jesús Romero V.
p. Mauro Loda
p. Filippo Rondi
p. Angel de la Victoria
p. Matteo Rebecchi
p. Aimé Mitengezo
p. Marco Milia
Direzione Generale

«The gift of the vocation for the evangelization of non-Christians»

VII Meeting of the Rectors of the Theologies

Rome, 8-13 October 2018

FINAL MESSAGE

"May our Lord Jesus Christ be loved and known by all.”

Dear brothers,

At the conclusion of the seventh meeting of the Rectors (and formators) of the Xaverian Theologies, dedicated to the theme "The gift of the vocation for the evangelization of non-Christians", we wish to share with you the journey of these days. The theme was introduced by the welcoming words of our Father General: Fernando García. This was followed by two contributions. Fr. Giovanni Cucci, SJ presented the new Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis (RFIS), while Fr. Mario López Barrio SJ spoke on The Challenge of Interculturality as Grace and Project of Life.

As Xaverian Family, we are grateful to Divine Providence for the presence in our theological communities of 63 temporary professed, coming from 10 different countries. We observe a climate of greater serenity, compared to the recent past, with a good level of communion and collaboration in our formation teams as well as in our communities. We are grateful to the Lord for this growth and at the same time, we are aware of the need to continue this journey.

At the conclusion of this meeting, we wish to share with you some of the elements discussed during this gathering. We consider these to be particularly important in the process of formation for the mission ad gentes not only for our young confreres but for all of us.

Our first vocation is to "become human" and this “becoming human” is our path to finding God: there is no spiritual life without humanity. As a starting point of this journey is an encounter with a God who reveals himself as a merciful Father willing to love us unconditionally and unafraid to redeem our limits as well. In this journey, recognizing our frailties must not be feared, on the contrary, these are to be seen as the openings through which grace can act and redeem us. It is for this reason that they can become opportunities for our growth and the locus in which we bear fruit. The temptation and the tendency to believe oneself to be perfect and always impeccable means not knowing oneself as well as closing oneself to the action of grace. In the end, this leads to sterility and failure. All this is essential, at every stage of life, to achieve spiritual maturity, but more so in the life of those who are preparing to give themselves completely to God and to mission. Regarding this, we believe it is necessary to use, with full confidence and honesty of heart, all the tools at our disposal: formative meetings, spiritual direction, community life, personal and community projects of life, psychological accompaniment, apostolic and academic activity. Knowing how to share one's own "sacred story" (see Gal 1: 13-24), with its successes and failures, becomes an indispensable channel for knowing oneself and for making oneself be known. P. Cucci underlined how "the knowledge of one's own story is the first place where the Lord has made himself known".

The study of the RFIS brought us to reflect on the gift of the presbyteral vocation and on the missionary priesthood in particular. The priesthood is not a function but a way of being whose characteristics, following the example of the life of Jesus, are the proclamation of the Kingdom, diakonia and communion. The opposite of this is the clericalism repeatedly denounced by Pope Francis as the fundamental evil of today's church. This manifests itself in the search for privileges, power, prestige or status. Evangelii Gaudium 93 says: " Spiritual worldliness, […], consists of seeking not the Lord’s glory but human glory and personal well-being." As Xaverians, we are not exempt from this temptation which takes on many forms, more or less palpable, favored both by the cultural substratum of each person's origin and by current culture environment (narcissism and individualism).

The creative fidelity to the charismatic identity of missionaries consecrated ad gentes (see C 2, VC 37) is an "antidote" to the risk of clericalism present also among us. It invites us to cultivate the missionary nature of the heart (see RFX 266) that allows us to welcome those missionary challenges that continually open before us (non-Christian religions, atheism, indifference, justice and peace, protection of creation, ...), challenges not to be avoided, but accepted and served as much as possible from our initial formation.

Our vocation is mostly grounded in our openness to God's will through our religious family. In this stage of missionary discipleship (see RFX) and of our desire to conform to Christ (see RFIS), we are called to develop certain attitudes which help us to freely renounce the claim to dispose of ourselves and our life and to serve only the good of the mission. This is achieved through an appropriate training. It is necessary to grow in the spirit of "dependence" through communication, information, asking for permissions, constant dialogue, sharing and co-responsibility in the handling of goods and money and the readiness to love the brothers through the humblest services, etc. As a matter of fact, discernment, more than on ideas or intentions, is realized on practical things: "little things are a sign of things that are not small" (Father Marini).

In the discussion of these days and to promote a greater harmony vis a vis the formation journey of our theologies, in addition to the aforementioned points, we have identified some areas, or educational challenges, demanding particular attention:

  • An increasingly personalized formation program, not necessarily linked to progress in the academic curriculum (see RFIS 58), to better respond to the new demands of mission.
  • Awareness of the anthropological change taking place (epochal shift) and education to the use of IT (missionary opportunities and dangers).
  • Emotional and sexual maturity without which there is not human wholeness and a solid foundation for his spiritual and vocational growth.
  • Interculturality as a choice of faith (Grace) and of charismatic identity (Life Project). The need to acquire the spiritual and human skills in a continuous journey of conversion, without forgetting that the first intercultural interest of a missionary is evangelization.
  • Personal and community formation to the mentality and practice of co-responsibility in the economic support of the community (see the initial greeting Fr. Fernando García, n.4).
  • In the area of academics, to develop a healthy intellectual curiosity directed towards the needs of the mission ad gentes (see Vademecum SF 16: 1).
  • Information and training on the topic of the protection of children (see RFIS 202).
  • A sincere word of thanks to the community of the general house for their hospitality. We are likewise grateful for the opportunity to share in a fruitful way contents and formation developments. These were days of work, prayer, and serenity, a "great" community gathering that helps us to continue our mission as formators with enthusiasm in the spirit of collaboration. The mission ad gentes always encounters new challenges and it is difficult for everyone to foresee the future. Our task is to prepare and journey with our young people in responding to these challenges by faithfully living the missionary discipleship in the way set for us by San Guido M. Conforti.

The proximity of the canonization of Mons. Romero, prophet, and friend of the poor, and of Paul VI, the pope of the missionary outreach to the world, invites us to ask, together with that of Msgr. Conforti, for their intercession. Paul VI said: "Modern man listens more willingly to witnesses than to teachers, and if he does listen to teachers, it is because they are witnesses" (EN 41). These timeless words remind us of the responsibility of every Xaverian vis a vis formation. As a matter of fact, the first method of formation is the concrete testimony of each of us (see RFX 107). Unquestionably, the lived experience of the Congregation is the clearest formative model within reach for our young people in formation.

United in prayer, a good mission to all.

Rome, October 13th, 2018

The participants

  • p. Mauro Loda
  • p. José de Jesús Romero V.
  • p. Filippo Rondi
  • p. Angel de la Victoria
  • p. Matteo Rebecchi
  • p. Aimé Mitengezo
  • p. Marco Milia
  • Direzione Generale

“El don de la vocación para la evangelización de los no-cristianos”

VII Encuentro de los Rectores de las Teologías

Roma, 8-13 de octubre 2018

MENSAJE FINAL

“Sea por todos conocido y amado, Nuestro Señor Jesucristo”

Queridos cohermanos,

Al momento de concluir el séptimo encuentro de los Rectores (y formadores) de las Teologías Xaverianas, dedicado al tema “El don de la vocación para la evangelización de los no-cristianos”, deseamos compartirles el camino de estos días. Hemos sido introducidos en el tema del encuentro por el saludo inicial del General, P. Fernando García, y por la aportación de dos relatores. El P. Giovanni Cucci, SJ, nos ha presentado la nueva Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis (RFIS), mientras que el tema El Desafío de la interculturalidad como Gracia y Proyecto de vida ha sido desarrollado por el P. Mario López Barrio, SJ.

Viendo la realidad formativa de la Familia Xaveriana, estamos agradecidos a la Divina Providencia por la presencia en nuestras comunidades de teología de 63 profesos temporales, procedentes de 10 diferentes países. Constatamos un clima de mayor serenidad con respecto al pasado reciente, con una buena comunión y colaboración sea dentro de nuestros equipos formativos, como en las comunidades. Estamos agradecidos al Señor por esto y al mismo tiempo somos conscientes de la importancia de progresar siempre en esta dirección.  

Terminando este encuentro, cordialmente compartimos con ustedes algunos elementos sobre los que hemos intercambiado y que creemos de particular importancia en la formación para la misión ad gentes de nuestros jóvenes, y en otros campos también.

Nuestra primera vocación es “llegar a ser humanos” y tal humanización es nuestro camino para encontrar a Dios: no hay una vida espiritual sin humanidad. A la base de este camino está el encuentro con un Dios que se revela como Padre misericordioso, dispuesto a amarnos incondicionalmente, que no teme redimir también nuestros límites. En este camino no debe ser temido el reconocimiento de nuestras fragilidades que, al contrario de lo que nos imaginamos, son las hendeduras por las que la gracia puede actuar y redimirnos. Por este motivo, éstas pueden convertirse en ocasiones para nuestro crecimiento y el ámbito en el que damos fruto. La tentación de creerse perfectos y la tendencia a presentarse siempre impecables significan no conocerse y cerrarse a la acción de la gracia, exponiéndose a la esterilidad y al fracaso. Todo esto, en cada etapa de la vida, es fundamental para alcanzar una madurez espiritual, con mayor razón para quien se está preparando para donar completamente sí mismo a Dios y a la misión. Por ello, creemos que es necesario recurrir, con plena confianza y apertura de corazón, a todos los instrumentos ofrecidos: el coloquio formativo, la dirección espiritual, la vida comunitaria, los proyectos personal y comunitario de vida, el acompañamiento psicológico, la actividad apostólica y académica. Saber contar la propia “historia sagrada” (cfr. Gal 1,13-24), con sus éxitos y fracasos, se convierte en un paso indispensable para conocerse y para hacerse conocer. El P. Cucci ha subrayado que “el conocimiento de la propia historia es el primer lugar en el que el Señor se ha hecho conocer”.

El estudio de la RFIS nos ha llevado a reflexionar sobre el don de la vocación presbiteral y, en particular, sobre el sacerdocio misionero. El sacerdocio no es una función, sino un modo de ser cuyas características, según el ejemplo de la vida de Jesús, son la proclamación del Reino, la diaconía y la comunión. Lo contrario de esto es el clericalismo tantas veces denunciado por el Papa Francisco como el mal fundamental de la Iglesia de hoy. Éste se expresa en la búsqueda de privilegios, poder, prestigio o status. Evangelii Gaudium 93 dice: “La mundanidad espiritual, […], consiste en buscar, en lugar de la gloria del Dios, la gloria humana y el bienestar personal”. Como Xaverianos, no estamos exentos de esta tentación que asume muchas formas, más o menos aparentes, favorecidas ya sea por el sustrato cultural de origen de cada uno, como por la cultura en curso (narcisismo e individualismo).

La fidelidad creativa a la identidad carismática de misioneros consagrada ad gentes (cf. C 2, VC 37) es un “antídoto” para combatir el riesgo del clericalismo presente también entre nosotros. Esta fidelidad nos invita a cultivar la misionariedad del corazón (cfr. RFX 266) que nos permite acoger aquellos desafíos misioneros que continuamente se presentan ante nosotros (religiones no cristianas, ateísmo, indiferencia, justicia y paz, cuidado de la creación…), desafíos que no debemos evitar, sino aceptar y servir lo más posible ya desde la formación de base.

Nuestra vocación se juega, frecuentemente, en nuestra disponibilidad a la voluntad de Dios a través de nuestra familia religiosa. En esta etapa de discipulado misionero (cfr. RFX) y de configuración con Cristo (cfr. RFIS) estamos llamados a desarrollar algunas actitudes que nos ayuden a renunciar libremente a la pretensión de disponer de nosotros mismos y de nuestra vida, a fin de sólo servir el bien de la misión. Esto se concretiza en un entrenamiento oportuno. Es necesario crecer en el espíritu de “dependencia” a través de la comunicación, del informar, del pedir permisos, de la verificación constante, de la compartición y la corresponsabilidad en la gestión de los bienes y el dinero, de la disponibilidad a amar a los hermanos a través de los servicios más humildes, etc. El discernimiento, en efecto, más que sobre las ideas o las intenciones, se realiza sobre las cosas prácticas: “las pequeñas cosas son señal de cosas que no son pequeñas” (P. Marini).

En el intercambio de estos días, para favorecer una mayor armonización de los caminos formativos de las Teologías, además de los puntos arriba indicados, hemos identificado algunas temáticas o desafíos educativos, a los cuales hay que dar particular atención:

  • Un camino formativo cada vez más personalizado, no necesariamente vinculado a los automatismos del currículo académico (cfr. RFIS 58) para responder de un modo mejor a las nuevas exigencias de la misión.
  • Concientización sobre el cambio antropológico en acto (cambio de época) y educación a lo digital (oportunidades misioneras y riesgos).
  • Madurez afectiva y sexual sin la cual no puede haber unidad en la persona ni un sólido fundamento para su crecimiento espiritual y vocacional.
  • Interculturalidad como opción de fe (Gracia) y de identidad carismática (Proyecto de Vida). Necesidad de adquirir las aptitudes espirituales y humanas en un camino continuo de conversión, sin nunca olvidar que el primer interés intercultural de un misionero es la evangelización.
  • Formación personal y comunitaria a la mentalidad y práctica de corresponsabilidad en el sustentamiento económico de la comunidad (cfr. saludo inicial del P. Fernando García, n.4).
  • Desarrollar en la actividad académica una sana curiosidad intelectual, finalizada a las necesidades de la misión ad gentes (cfr. Vademécum SF 16:1).
  • Información y formación sobre el tema de la tutela de los menores (cfr. RFIS 202).

Agradeciendo a la comunidad de la Casa General por su hospitalidad, estamos contentos por la oportunidad que hemos tenido de compartir fructuosamente contenidos y proyectos formativos. Han sido días de trabajo, de oración y de serenidad, como en una “gran” reunión comunitaria que nos ayuda a continuar nuestra misión como formadores, con entusiasmo y colaboración. La misión ad gentes conoce desafíos siempre nuevos y es difícil para todos prever su futuro. Nuestra tarea es preparar y acompañar a los jóvenes a dar una respuesta a estos desafíos, viviendo fielmente el discipulado misionero en la forma donada a nosotros por San Guido M. Conforti.

La proximidad de la canonización de Mons. Romero, profeta y amigo de los pobres, y de Pablo VI, el Papa de la apertura misionera en el mundo, nos invita a pedir su intercesión, junto a la de Mons. Conforti. Pablo VI afirmó: «El hombre contemporáneo escucha más a gusto a los que dan testimonio que a los que enseñan, o si escuchan a los que enseñan, es porque dan testimonio» (EN 41). Estas palabras, siempre actuales, nos recuerdan la responsabilidad de todo Xaveriano en el campo formativo. En efecto, el primer método de la formación es el testimonio concreto de cada uno (cfr. RFX 107). Es necesario ser coscientes de que la vida concreta de la Congregación, es el modelo formativo más inmediato al alcance de nuestros jóvenes en formación.

Unidos en la oración, buena misión a todos.

Roma, 13 de octubre 2018.

Participantes:

  • P. José de Jesús Romero V.
  • P. Mauro Loda
  • P. Filippo Rondi
  • P. Ángel de la Victoria
  • P. Matteo Rebecchi
  • P. Aimé Mitengezo
  • P. Marco Milia
  • Dirección General

7ème Rencontre des recteurs des Théologats Xavériens

Message final

13 octobre 2018

« Le don de la vocation pour l’évangélisation des non-chrétiens »

Qu’il soit connu et aimé de tous notre Seigneur Jésus Christ !

Très chers confrères,

Au terme de la 7ème rencontre des Recteurs (et formateurs) des Théologats Xavériens, consacrée au thème « Le don de la vocation pour l’évangélisation des non-chrétiens », nous souhaitons vous partager le parcours fait en ces jours. Nous avons été introduits au thème de la rencontre par l’allocution du père Fernando García, Supérieur Général, ainsi que par la conférence de deux invités. Le père Giovanni Cucci sj, nous a présenté la nouvelle Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis (RFIS), tandis que le père Mario López Barrio sj nous a entretenu sur les défis de l’interculturalité comme Grâce et Projet de vie.

En regardant à la réalité formative de la Famille xavérienne, nous sommes reconnaissants envers la Providence Divine pour la présence, dans nos communautés de théologie, de 63 profès temporaires, originaires de 10 Pays différents. Nous constatons un climat de plus grande sérénité par rapport au passé récent, avec une bonne communion et collaboration aussi bien au sein de nos équipes formatives que dans la communauté toute entière. Dieu merci pour cela et, en même temps, nous sommes conscients de l’importance de progresser toujours en cette direction.

En terminant cette rencontre, nous tenons à vous partager cordialement quelques éléments dont nous avons discuté et que nous retenons d’une importance particulière dans la formation à la mission ad gentes de nos jeunes, voire au-delà.

Notre première vocation est de «devenir humains» et, une telle humanisation est notre chemin pour rencontrer Dieu : il n’y a pas de vie spirituelle sans humanité. A la base de ce parcours il y a la rencontre avec un Dieu qui se révèle comme Père miséricordieux, disposé à nous aimer sans condition et qui n’a pas peur de sauver aussi nos limites. En ce parcours, il ne faut pas craindre d’avouer nos fragilités qui, contrairement à ce que nous imaginons, sont les fentes par lesquelles la grâce peut agir et nous sauver. C’est ainsi qu’elles peuvent devenir des occasions pour notre croissance et le domaine même où porter du fruit. La tentation de se considérer parfaits et la tendance de se présenter toujours impeccables signifie ne pas se connaître et s’enfermer à l’action de la grâce, en se vouant à la stérilité et à l’échec. Dans chaque étape de la vie, il est fondamental d’atteindre une maturité spirituelle et, à plus forte raison, pour celui qui se prépare à donner complètement lui-même à Dieu et à la mission. Pour un tel but, nous pensons qu’il est nécessaire de faire recours, avec confiance et ouverture d’esprit, à tous les instruments offerts : le colloque formateur, la direction spirituelle, la vie communautaire, les projets personnels et communautaires de vie, l’accompagnement psychologique, l’activité apostolique et académique. Le fait de savoir raconter «son histoire sacrée» (cf. Gal 1,13-24), avec ses successifs échecs et succès, devient un passage indispensable pour se connaître et pour se faire connaître. Le père Cucci disait que «la connaissance de son histoire est le premier lieu où le Seigneur s’est fait connaître».

L’étude de la RFIS nous a amenés à réfléchir sur le don de la vocation presbytérale et, particulièrement, sur le sacerdoce missionnaire. Le sacerdoce n’est pas une fonction mais une manière d’être dont les caractéristiques, à l’exemple de la vie de Jésus, sont la proclamation du Règne, la diaconie et la communion. Son contraire est le cléricalisme, dénoncé à maintes reprises par le pape François, comme le mal fondamental de l’Eglise d’aujourd’hui. Il s’exprime dans la recherche de privilèges, pouvoir, prestige ou status. Evangelii Gaudium 93 dit : « La mondanité spirituelle (…) consiste dans le fait de chercher, à la place de la gloire du Seigneur, la gloire humaine et le bien-être personnel ». En tant que Xavériens, nous ne pouvons pas être exemptés de cette tentation qui se présente dans une multiplicité de formes, plus ou moins apparentes, favorisées par l’arrière-fond culturel d’origine de chacun ainsi que par la culture actuelle (narcissisme et individualisme).

La fidélité créative à l’identité charismatique des missionnaires consacrés ad gentes (cf. C 2, VC 37) est une arme pour combattre le risque du cléricalisme présent aussi parmi nous. Elle nous invite à cultiver la dimension missionnaire du cœur (cf. RFX 266) qui nous permet d’accueillir les défis missionnaires qui s’ouvrent sans cesse devant nous (religions non-chrétiennes, athéisme, indifférence, justice et paix, sauvegarde de la création, etc.), défis que nous ne devons pas éviter, mais accepter et servir le plus possible dès la formation initiale.

En grande partie, notre vocation se joue sur notre disponibilité à la volonté de Dieu à travers notre Famille religieuse. Dans l’étape du Théologat, la période du disciple missionnaire (cf. RFX) et de la configuration au Christ (cf. RFIS), nous sommes appelés à développer plusieurs attitudes qui nous aident à renoncer librement à la prétention de disposer de nous-mêmes et de notre vie pour servir seulement le bien de la mission. Cela se concrétise à travers un entraînement approprié. Il est nécessaire de grandir dans l’esprit de « dépendance » à travers la communication, l’information, les permissions demandées, le dialogue constant, le partage et la coresponsabilité dans la gestion des biens et de l’argent, la disponibilité à aimer les frères à travers les services plus humbles, etc. « Plus que sur les idées ou sur les intentions, le discernement se réalise sur les choses pratiques : les petites choses sont le signe de choses qui ne sont pas petites » (p. Marini).

Dans la réflexion de cette 7ème rencontre, pour favoriser une plus grande harmonisation des parcours formatifs des Théologats, nous avons repéré quelques thèmes ou défis éducatifs qui méritent une attention particulière.

  • Un parcours formatif toujours plus personnalisé, non nécessairement lié aux automatismes du curriculum académique (cf. RFIS 58), pour mieux répondre aux nouvelles exigences de la mission.
  • Une prise de conscience sur l’échange anthropologique en vigueur (changement d’une époque) et sur l’éducation au digital (opportunités missionnaires et risques).
  • Maturité affective et sexuelle sans laquelle il ne peut pas y avoir l’unité dans la personne et un solide fondement pour sa croissance spirituelle et vocationnelle.
  • Interculturalité comme choix de foi (Grâce) et d’identité charismatique (Projet de vie). Nécessité d’en acquérir les compétences spirituelles et humaines dans un parcours continuel de conversion, sans jamais oublier que le premier intérêt interculturel d’un missionnaire est l’évangélisation.
  • Formation personnelle et communautaire à la mentalité et à la pratique de coresponsabilité dans la contribution économique de la communauté (cf. allocution du père Fernando Garcia, n. 4).
  • Formation au développement, dans l’activité académique, d’une saine curiosité intellectuelle finalisée aux nécessités de la mission ad gentes (cf. Vademecum SF 16.1).
  • Information et formation sur le thème de la tutelle des mineurs (cf. RFIS 202).

En remerciant la communauté de la Maison Générale pour l’accueil, nous reconnaissons l’opportunité d’avoir partagé avec profit sur les contenus et les projets formatifs. Nous avons vécu des journées de travail, de prière et de sérénité, comme dans une «grande» réunion communautaire qui nous aide à continuer notre mission comme formateurs avec enthousiasme et collaboration. La mission ad gentes connaît des défis toujours nouveaux et il est difficile pour nous de percevoir l’avenir. Notre tâche est de préparer et d’accompagner les jeunes à donner une réponse à ces défis en vivant fidèlement la condition du disciple missionnaire dans la forme que Saint Conforti nous a donnée.

La prochaine canonisation de Mgr Romero, prophète et ami des pauvres, et de Paul VI, le pape de la sortie missionnaire au monde entier, nous invite à demander leur intercession, ensemble à celle de Mgr Conforti. Paul VI affirmait : «L’homme contemporain écoute plus volontiers les témoins que les maîtres ; et s’il écoute les maîtres, il le fait parce qu’ils sont des témoins» (EN 41). Ces paroles, toujours actuelles, nous rappellent la responsabilité de chaque Xavérien dans le domaine formatif. En effet, la première méthode formative est le témoignage concret de chacun (cf. RFX 107). Il faut être conscients que le vécu de la Congrégation est le modèle éducatif le plus immédiat et à portée de la main de nos jeunes en formation.

Unis dans la prière, bonne mission à tous.

Rome 13 Octobre 2018

Les participants

  • p. José de Jesús Romero V.
  • p. Mauro Loda
  • p. Filippo Rondi
  • p. Angel de la Victoria
  • p. Matteo Rebecchi
  • p. Aimé Mitengezo
  • p. Marco Milia
  • Direction Générale

Rettori delle Teologie sx
15 Ottobre 2018
4869 visualizzazioni

Link &
Download

Area riservata alla Famiglia Saveriana.
Accedi qui con il tuo nome utente e password per visualizzare e scaricare i file riservati.