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Gasparotto P. Ampelio

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P. AMPELIO GASPAROTTO
Mure di Molvena (VI) 23 dicembre 1913
Khulna (Bangladesh), 14 luglio 2005

Il 14.7.2005, verso le 13.05 locali, all'ospedale S. Maria, Sonadanga, Khulna, si è spento il P. Ampelio Gasparotto. Era stato ricoverato qualche giorno prima per il riacutizzarsi dei suoi problemi cardiaci e renali. Era vicino ai 92 anni essendo nato a Mure di Molvena (VI) il 23.12.1913.

P. Ampelio entrò tra i Saveriani, il 31.10.1927, a Vicenza dove frequentò le tre medie. Dopo un anno di ginnasio (30-31) a Grumone, passò a Parma dove, escluso l’anno di prefettato a Poggio S. Marcello (33-34), percorse tutte le restanti tappe della formazione: il Noviziato (31-32) con la Prima Professione il 28.8.32; il Liceo (32-33 e 34-35); la Teologia (35-39) con l’ordinazione presbiterale il 19.6.1938. 

Testimonianze di quel periodo, qualche lettera al P. Generale, rivelano che il P. Ampelio aveva assimilato i valori della formazione di quel tempo, in particolare la radicalità e la severità: “Padre, noi siamo nelle sue mani, pronti a fare tutto quello che può tornare alla maggior gloria di Dio ed a vantaggio della nostra Congregazione. Per essa siamo pronti a dare anche la vita” (Lett. 6.12.34). Chiedendo di essere inviato subito in missione, sottolineava che “la domanda è l’espressione sincera di una stato d’animo perfettamente cosciente dei sacrifici gravi che la vita di missione porta con sé, sacrifici però che non mi fanno indietreggiare di un passo… so che la sofferenza è la strada regale del Paradiso” (Lett. 22.2.39; 10.7.39). 

Alla fine della Teologia, come da lui richiesto, fu destinato alla missione e il 9 luglio 1939 P. Ampelio era a Shangai e successivamente a Pechino per lo studio del Cinese. Nel 1941 iniziò la sua attività in Cina come vicerettore del seminario di Cheng-Chow. Ma dopo pochi mesi, a causa della guerra cino-nipponica, fu internato con gli altri confratelli nel concentramento di Nei-Siang (42-45). Ritornato in libertà, fu aiutante a Hsu-chan e a Lushan, alla Procura di Cheng-Chow e quindi parroco a Yu-Chow dal 1949 al 4 aprile del 1951, data della sua espulsione dalla Cina da parte delle autorità comuniste. Al riguardo scriveva il 22.10.51: “Speriamo che il Signore riapra presto le porte per una nuova rifioritura della chiesa cinese la quale sta subendo ora la sua passione. Io ho dato non un addio, ma un arrivederci alla Cina…”. 

Rientrato in Italia, fu per due anni ad Ancona come Rettore (52-54), poi studente a Roma per il conseguimento della Laurea in Diritto Canonico (54-57) e propagandista a Piacenza (57-59), sempre sostenuto dalla fiducia che, come gli aveva detto P. G. Gazza: “l’obbedienza poteva far miracoli... e io mi misi di buona volontà a compiere il mio dovere senza preoccuparmi del risultato finale” (Lett. 21.11.58).

Nel luglio del 1959 ripartì per la missione, quella del Bangladesh, allora Pakistan, che divenne la sua nuova patria nella quale, escluse due brevi parentesi italiane (67-68 e 71-72), trascorse tutto il resto della sua vita: parroco al S. Cuore di Jessore (60-67) e poi, sempre viceparroco, a Baniarchor, a Jessore, ancora a Baniarchor; dal 73 al 77 nella parrocchia di S. Giuseppe di Khulna, quindi a Bhabarpara; amministratore del Fatima Hospital dall’80 all’83, Cancelliere vescovile dall’83 all’88; dall’88 al 2001 ancora nella parrocchia di S. Giuseppe di Khulna; e dal 2001 in cura in Casa Regionale. 

Così lo ricorda, nei lunghi anni di Bangladesh, il suo Regionale attuale: “Nella sua azione apostolica ha sempre anteposto le necessità della Diocesi e della Congregazione. Dove il Vescovo chiedeva la sua presenza, lui andava senza farsi problemi. Quello che gli veniva chiesto di fare era quello che bisognava fare e questo aveva la precedenza su tutto il resto… Credeva fermamente che il primo impegno del Missionario fosse la preghiera. La recita del breviario, la meditazione, la celebrazione della messa hanno sempre avuto il primo posto nella sua giornata” (P. Valoti, 17.7.05).

Riposi in pace.

DG
14 Luglio 2005
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