P. EUGENIO MORAZZONI
Fagnano Olona (Varese), 11 settembre 1895
Genova, 12 Settembre 1982
di Fagnano Olona - VA
Missionario in Cina per 25 anni; Formatore di Saveriani
Di anni 87. Numero di Professione 30
Sepolto al paese d'origine
È sempre imbarazzante imprigionare una vita tra poche righe. Lo è ancora di più quando questa vita è di uno che ha vissuto 87 anni ed è stato seminarista, soldato, missionario.
P. Eugenio, nato in Fagnano Olona (Prov. di Varese, Dioc. di Milano) l'11 Settembre 1895 decise di farsi missionario quando durante la Grande Guerra del 15-18 incontrò a Parma il Fondatore dei Saveriani. Il caporale Eugenio Morazzoni che frequentava la seconda teologia nel Seminario di Milano, era stato chiamato sotto le armi e destinato ad un reparto presso Parma. E a Parma nacque la sua vocazione mis-sionaria.
Terminata la guerra e finiti gli studi ricevette l'Ordinazione Sacerdotale il 16 Ottobre 1921 nella Cappella dell'Episcopio di Parma per le mani di Mons. Conforti. Pochi mesi dopo, il 10 Gennaio 1922 partiva per la Cina insieme ai PP. Magnani, Roteglia e Sartori.
Dal 1922 al 1947 si considererà praticamente cittadino cinese anche se i cinesi gli giocheranno un brutto scherzo. Rapito dai briganti che infestavano la Missione correrò il rischio di lasciarci la pelle. Ci ha pensato Gesù Bambino, quella mattina di Natale, a fare cambiare idea ai briganti che lo restituirono sano e salvo ai suoi cristiani e ai confratelli. Donò alla Cina i 25 anni più ricchi delle sue energie.
Tornò in Italia nel 1947. L'esperienza accumulata in Cina gli forniva un sicuro bagaglio per la formazione di nuovi Missionari. Fu Superiore a Pedrengo (Bergamo), a Zelarino (Venezia), a Piacenza, a Salerno.
Fu Direttore Spirituale nel Liceo Saveriano, a Desio prima, poi a Tavernerio. Non era un uomo che si fosse fatto sui libri; per lui il grande libro fu la esperienza della vita. Quando parlava o predicava, non faceva sfoggio di cultura, ma impressionava ugualmente quella sua parola calda di profonde convinzioni, maturate nell'esperienza della vita missionaria.
"Attaccamento alla preghiera, amore alle anime e spirito di sacrificio" ripeteva ai suoi giovani aspiranti missionari. E non aveva torto: senza sacrificio non ci si può donare, senza preghiera non si sta in piedi, senza amore per le anime manca un ideale. Sono pochi i Saveriani di quegli anni che non l'hanno avuto come Superiore o come educatore. I punti su cui insisteva erano pochi ma sodi come di chi ha imparato quello che sa dalla vita.
Per la sua lunga esperienza di formatore, per il suo tono paterno e deciso nello stesso tempo e per la sua maggiore età nei confronti del fratello Achille - pure Saveriano - da quegli anni in avanti venne amorevolmente chiamato dai confratelli "Il Vecchio": ed egli celiava a tale riconoscimento.
Gli ultimi anni li trascorse a Pegli, fuori dalla mischia in un alone di pace e di preghiera proprio di chi, non potendosi più né sacrificare, né donare agli altri per la limitatezza delle energie, a rimanere ancorato all'ultimo principio, quello della preghiera.
Pregava giorno e notte per sé, per la sua Cina indimenticabile e per tutti quei ragazzi che aveva educato e che ora sono Missionari in Giappone, in Indonesia, in Bangladesh, in Burundi, nello Zaire, nel Camerun, in Sierra Leone, in Amazzonia o in Messico e che rimangono in piedi aggrappati ai tre principi appresi da lui: spirito di sacrificio, attaccamento alla preghiera, amore alle anime.
Colpito da collasso cardiaco, morì all'ospedale di Genova nel primo pomeriggio del 12 Settembre 1982: il giorno prima, già sofferente, aveva festeggiato l'87° compleanno.
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