Skip to main content

Storie di speranza: L'amore di una madre

946/500

Una storia vera che parla dell'incontro tra una madre e un figlio che non si vedono per ben 7 anni. Una storia di emigrazione che parla di fraternità e speranza.

I nomi dei protagonisti di questa storia sono stati modificati per rispetto della loro privacy

Mariam, una donna marocchina, vede partire di casa suo figlio, Abdou, quando lui ha soltanto 12 anni. Il ragazzo nuotando sulla costa est del Marocco raggiunge Ceuta, l’enclave spagnola in territorio marocchino, evitando così i controlli alla frontiera. Sogna una vita migliore come molti altri giovani migranti che rischiano la vita in quella traversata.

Abdou è finalmente in Spagna! Ma non era così facile come pensava. Trascorre sei anni nel centro di detenzione per minori migranti a Ceuta. Il centro ospita tutti i minorenni che giungono attraverso il mare e li accoglie fino a quando essi non divengono maggiorenni (seguendo le leggi europee).

Dopo sei anni di reclusione, ormai diciottenne, Abdou si sposta nel nord della Spagna dove lavora per tre anni come barbiere abitando presso ad alcuni parenti originari del Marocco. Ad Abdou, il lavoro va bene e anche la sua nuova vita gli piace. Ma accade che, un giorno, un amico di un suo amico lo incontra e gli propone “un lavoro più facile” in Italia, promettendogli di guadagnare molto di più di quello che Abdou riusciva ad accaparrare come barbiere a Bilbao.

Così senza saper pronunciare una parola di italiano, Abdou sceglie questa nuova strada, lascia di nuovo ogni cosa, e si trasferisce in Italia per iniziare questo “nuovo lavoro”. Purtroppo, si ritrova in strada e dopo soltanto un mese viene rinchiuso nel carcere di Parma con una condanna a quattro anni, accusato di spaccio di stupefacenti.

L’anno scorso, sono andato in Marocco per girare un documentario sulla piccola presenza cristiana in territorio marocchino come membro di MissioNET, un team media dei saveriani. In quell’occasione ho incontrato Mariam. Conoscevo Abdou facendo servizio in carcere a Parma. E quando gli ho detto che avrei incontrato sua madre, non poteva trattenersi dalla gioia.

Ho visto Mariam, a Tetouan, città che si trova ad un’ora di distanza dalla missione dei Saveriani in Marocco. Mariam, sapendo che sarei andato vicino alla sua città, mi aveva invitato a cena, durante il Ramadan – il mese sacro per i musulmani, dove digiunano dall’alba al tramonto senza bere neanche acqua.

Abdou assomiglia tanto a sua madre. Appena l’ho incontrata, non è stato difficile capire che fosse lei. Mariam era piena di gioia di incontrare qualcuno che gli portasse notizie di suo figlio dopo tanti anni senza vederlo.

“Come sta mio figlio? Quando uscirà dal carcere? Vuole tornare in Marocco o restare in Italia?”, erano tante le domande che Mariam mi ha fatto quando ci siamo visti.

Un anno dopo quell’incontro in Marocco, non avrei mai immaginato di avere avuto occasione di ospitare Mariam a Parma. È arrivata il 3 Marzo scorso. Anche questa volta durante il mese di Ramadan. Ha fatto un viaggio lungo, da sola. Questa volta per vedere suo figlio faccia a faccia dopo ben sette anni.

Quando l’ho accompagnata alle porte del carcere, sono rimasto ad aspettare che giungesse il suo turno. Non è facile incontrare un carcerato. Abbiamo dovuto prenotare questa visita ben venti giorni prima. Dopo tante sollecitazioni, finalmente Mariam aveva avuto il permesso di incontrare suo figlio.

Una volta arrivata all’appuntamento delle dieci ha dovuto attendere per ben tre ore prima di poter incontrare suo figlio. Bisogna attraversare numerosi controlli, tre cancelli diversi e altrettante sale d’attesa. E tutto questo soltanto per avere mezz’ora di tempo da trascorrere con lui.

Ho pensato: questo è quello che vivono i familiari di tanti carcerati. Una realtà molto distante dalla mia. Chissà quanti “mondi” ci sono che ancora non conosciamo, eppure questi costituiscono la realtà per molti.

Quando sono andato a riprenderla, tre ore dopo, Mariam piangeva. Quel tempo così lungo senza vedere suo figlio finalmente si stringeva. Erano lacrime di gioia, mista a commozione e tanta nostalgia. Aveva visto con i suoi occhi che suo figlio stava bene, “anche se è un po' dimagrito”, mi ha detto. Ma felice che Abdou gli abbia detto che non vedeva l’ora di uscire e di tornare a fare il barbiere in Spagna. Quel “lavoro più facile” che gli era stato proposto, gli aveva portato soltanto guai.

Come missionario saveriano che sogna di fare del mondo una sola famiglia, questa storia mi riempie il cuore di tanta speranza. Mariam si è sentita a casa ospitata nella nostra comunità di Parma. Lei, donna, musulmana e di un altro paese, ospite di uomini, cristiani ed in una terra a lei sconosciuta, si è sentita a casa e ha potuto rivedere suo figlio dopo così tanto tempo.

Questa storia può sembrare irreale, quasi una favola, eppure quello che imparo da tutto questo è che tutto è possibile a Dio, ed ecco, l’ho toccato con le mie mani e l’ho visto con i miei occhi: l’Amore supera ogni distanza, vince ogni paura, e realizza ciò che desidera. Fare del mondo una sola famiglia non è un’utopia, ma una realtà.

A Mother's Love

The names of the protagonists in this story have been changed to respect their privacy.

Mariam, a Moroccan woman, watches her son, Abdou, leave home when he is only 12 years old. The boy swims along the eastern coast of Morocco to reach Ceuta, the Spanish enclave on Moroccan territory, thus avoiding border controls. Like many other young migrants, he dreams of a better life and risks everything on that perilous journey.

Abdou is finally in Spain! But it is not as easy as he imagined. He spends six years in a detention center for migrant minors in Ceuta. The center accommodates all minors who arrive by sea and shelters them until they reach adulthood, in accordance with European laws.

After six years of confinement, now eighteen, Abdou moves to northern Spain, where he works as a barber for three years while living with some relatives originally from Morocco. Abdou enjoys his work, and his new life seems promising. However, one day, a friend of a friend meets him and offers him an "easier job" in Italy, promising much higher earnings than what Abdou was making as a barber in Bilbao.

Without knowing a single word of Italian, Abdou chooses this new path, leaving everything behind once again, and moves to Italy to start this "new job." Unfortunately, he ends up on the streets, and after just one month, he is imprisoned in Parma with a four-year sentence, accused of drug trafficking.

Last year, I traveled to Morocco to film a documentary about the small Christian presence in the country as a member of MissioNET, the Xaverian media team. During that trip, I met Mariam. I had met Abdou while doing prison ministry in Parma. When I told him I would be meeting his mother, he could not contain his joy.

I met Mariam in Tetouan, a city about an hour away from the Xaverian mission in Morocco. Knowing I would be near her city, Mariam invited me to dinner during Ramadan – the sacred month for Muslims when they fast from dawn to sunset, even abstaining from water.

Abdou resembles his mother so much. The moment I saw her; it was easy to recognize her. Mariam was overjoyed to meet someone bringing her news of her son after so many years without seeing him.

"How is my son? When will he be released from prison? Does he want to return to Morocco or stay in Italy?" Mariam had so many questions when we met.

A year after that meeting in Morocco, I never imagined I would have the chance to host Mariam in Parma. She arrived last March 3rd, once again during Ramadan. She traveled a long way, alone – this time, to finally see her son face to face after seven years.

When I accompanied her to the prison gates, I waited for her turn to come. It is not easy to visit a prisoner. We had to book the visit twenty days in advance. After many requests, Mariam finally received permission to see her son.

When she arrived for the ten o’clock appointment, she had to wait for three hours before she could see her son. There were multiple security checks to go through – three different gates and just as many waiting rooms. And all of this just for half an hour with him.

I thought to myself: this is the reality that families of prisoners live. A world so distant from mine. How many “worlds” exist that we do not know about, yet they are part of everyday life for so many people?

When I went to pick her up three hours later, Mariam was in tears. After such a long separation, she finally got to hold her son again. They were tears of joy, mixed with deep emotion and longing. She had seen with her own eyes that her son was doing well, "even though he has lost a little weight," she told me. But she was happy to hear Abdou say that he could not wait to be released and return to barbering in Spain. That "easier job" he had been offered had only brought him trouble.

As a Xaverian missionary who dreams of making the world one single family, this story fills my heart with hope. Mariam felt at home as a guest in our community in Parma. A woman, a Muslim, from another country, hosted by Christian men in a foreign land – she felt at home and was able to see her son again after such a long time.

This story might seem unreal, almost like a fairy tale. Yet, what I have learned from it is that everything is possible with God. I have seen it with my own eyes and touched it with my hands: Love overcomes all distances, conquers all fears, and fulfills its desires. Making the world one single family is not a utopia but a reality.

El amor de una madre

Los nombres de los protagonistas de esta historia han sido cambiados para respetar su privacidad.

Mariam, una mujer marroquí, ve partir a su hijo, Abdou, de casa cuando él tiene solo 12 años. El niño nada a lo largo de la costa oriental de Marruecos para llegar a Ceuta, el enclave español en territorio marroquí, evitando así los controles fronterizos. Como muchos otros jóvenes migrantes, sueña con una vida mejor y arriesga todo en ese peligroso viaje.

¡Abdou finalmente está en España! Pero no es tan fácil como había imaginado. Pasa seis años en un centro de detención para menores migrantes en Ceuta. El centro acoge a todos los menores que llegan por mar y los alberga hasta que alcanzan la mayoría de edad, de acuerdo con las leyes europeas.

Después de seis años de confinamiento, ahora con dieciocho años, Abdou se traslada al norte de España, donde trabaja como barbero durante tres años mientras vive con algunos parientes originarios de Marruecos. Abdou disfruta de su trabajo y su nueva vida parece prometedora. Sin embargo, un día, un amigo de un amigo lo encuentra y le ofrece un "trabajo más fácil" en Italia, prometiéndole ganancias mucho mayores que las que obtenía como barbero en Bilbao.

Sin saber una sola palabra de italiano, Abdou elige este nuevo camino, deja todo atrás una vez más y se traslada a Italia para comenzar este "nuevo trabajo". Desafortunadamente, termina en la calle y, después de solo un mes, es encarcelado en Parma con una sentencia de cuatro años, acusado de tráfico de drogas.

El año pasado, viajé a Marruecos para filmar un documental sobre la pequeña presencia cristiana en el país como miembro de MissioNET, el equipo de medios de los Xaverianos. Durante ese viaje, conocí a Mariam. Había conocido a Abdou mientras realizaba ministerio en la prisión de Parma. Cuando le dije que conocería a su madre, no podía contener su alegría.

Conocí a Mariam en Tetuán, una ciudad a una hora de distancia de la misión de los Xaverianos en Marruecos. Sabiendo que estaría cerca de su ciudad, Mariam me invitó a cenar durante el Ramadán, el mes sagrado para los musulmanes en el que ayunan desde el amanecer hasta el atardecer, incluso absteniéndose de beber agua.

Abdou se parece mucho a su madre. En el momento en que la vi, fue fácil reconocerla. Mariam estaba llena de alegría al conocer a alguien que le traía noticias de su hijo después de tantos años sin verlo.

"¿Cómo está mi hijo? ¿Cuándo saldrá de la cárcel? ¿Quiere regresar a Marruecos o quedarse en Italia?" Mariam tenía tantas preguntas cuando nos encontramos.

Un año después de ese encuentro en Marruecos, nunca imaginé que tendría la oportunidad de recibir a Mariam en Parma. Llegó el pasado 3 de marzo, una vez más durante el Ramadán. Viajó una larga distancia, sola, esta vez para finalmente ver a su hijo cara a cara después de siete años.

Cuando la acompañé a las puertas de la prisión, esperé hasta que llegara su turno. No es fácil visitar a un prisionero. Tuvimos que reservar la visita con veinte días de anticipación. Después de muchas solicitudes, Mariam finalmente recibió el permiso para ver a su hijo.

Cuando llegó a la cita de las diez en punto, tuvo que esperar tres horas antes de poder ver a su hijo. Había múltiples controles de seguridad por los que pasar: tres puertas diferentes y varias salas de espera. Y todo esto solo para tener media hora con él.

Pensé para mí mismo: esta es la realidad que viven las familias de los prisioneros. Un mundo tan distante del mío. ¿Cuántos "mundos" existen que no conocemos y, sin embargo, son parte de la vida cotidiana de tantas personas?

Cuando fui a recogerla tres horas después, Mariam estaba llorando. Después de una separación tan larga, finalmente pudo abrazar a su hijo nuevamente. Eran lágrimas de alegría, mezcladas con una profunda emoción y añoranza. Había visto con sus propios ojos que su hijo estaba bien, "aunque ha perdido un poco de peso", me dijo. Pero estaba feliz de escuchar a Abdou decir que no veía la hora de salir y volver a trabajar como barbero en España. Ese "trabajo más fácil" que le habían ofrecido solo le había traído problemas.

Como misionero xaveriano que sueña con hacer del mundo una sola familia, esta historia llena mi corazón de esperanza. Mariam se sintió en casa como huésped en nuestra comunidad en Parma. Una mujer, musulmana, de otro país, acogida por hombres cristianos en una tierra extranjera; se sintió en casa y pudo ver a su hijo nuevamente después de tanto tiempo.

Esta historia puede parecer irreal, casi un cuento de hadas. Sin embargo, lo que he aprendido de ella es que todo es posible con Dios. Lo he visto con mis propios ojos y lo he tocado con mis propias manos: el Amor supera todas las distancias, vence todos los miedos y cumple sus deseos. Hacer del mundo una sola familia no es una utopía, sino una realidad.

Pietro Rossini, SX
10 março 2025
946 Visualizações
Disponível em
Tags

Links e
Downloads

Área reservada para a Família Xaveriana.
Acesse aqui com seu nome de usuário e senha para visualizar e baixar os arquivos reservados.