L’improvvisa svolta estremista del Parlamento di Giacarta mette a rischio le minoranze e chi dissente dal potere.
Con l’approvazione il 5 novembre 2022 da parte della Camera dei rappresentati del Parlamento di Giakarta delle modifiche al Codice penale, l’immensa Indonesia è sembrata virare bruscamente e inaspettatamente verso una svolta estremista in senso religioso, repressiva sul piano dei diritti e della democrazia. Mostrando al mondo contraddizioni e un volto meno tollerante di quanto finora promosso e creduto. Questo vale soprattutto in tre campi: il diritto alla libertà di religione e di credo, la libertà di parola e di espressione, il diritto all’autonomia in campo sessuale, visti come uno sconcertante passo indietro per il Paese, il più esteso, popoloso e maggiore per Pil del Sud-Est asiatico.
Ci vorranno tre anni di elaborazione dei regolamenti prima che entrino pienamente in vigore i nuovi articoli, che sembrano addirittura in contrasto con l’ideologia di Stato, Pancasila (i «Cinque princìpi»), laicista, indirizzata alla coesione nazionale, aperta al progresso, contraria a ingiustizie e discriminazioni. Anziché rafforzarne i princìpi, il testo approvato contiene articoli che sembrano contraddire lo spirito del movimento “Reformasi” (Riforma), che nel decennio successivo alla caduta del presidente Suharto nel 1998 e la fine del “Nuovo ordine” da lui promosso con piglio autoritario, ha portato a sviluppo democratico e decentralizzazione. Il nuovo Codice stabilisce la criminalizzazione delle «ideologie contrarie alla Pancasila» e cita espressamente – in un Paese che tra il 1964 e il 1965 ha contato centinaia di migliaia di morti nei pogrom ordinati dall’allora presidente Sukarno contro veri o presunti comunisti – la necessità di punire «la diffusione dell’ideologia marxista-leninista».
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