Paolo Ricca, Dio. Apologia. Ed. Claudiana, 2022
Che senso può avere nel XXI secolo un’apologia della fede? Nella prima parte del libro, dodicesimo volume della collana “I libri di Paolo Ricca” dell’editrice Claudiana, l’autore si propone di affrontare e discutere le maggiori obiezioni che nella modernità sono state e continuano a essere mosse alla fede in Dio e alla sua stessa esistenza. Passa poi a esporre, in maniera succinta, non già l’intero Credo cristiano, bensì i tratti più caratteristici dell’idea cristiana di Dio, così come emergono dalle pagine della Bibbia: l’autore infatti, non ha, «sul tema “Dio”, altra sapienza da offrire che quella che proviene dalla storia di Israele, di Gesù e degli apostoli».
«A proposito dell’esistenza di Dio, è interessante osservare che la Bibbia non spende una parola per dimostrarla. Quasi come se la cosa non la interessasse. In effetti non è l’esistenza di Dio che interessa alla Bibbia, ma la sua opera, la sua storia con e per Israele, con e per l’umanità. La pura esistenza di Dio non è un tema della Bibbia. [...] Un Dio la cui essenza sarebbe l’esistenza, nella Bibbia non c’è, perché non c’è nella realtà. Dio, potremmo dire, non si accontenta di esserci, non è per questo che c’è, non esiste per esistere, ma per amare, per parlare, per creare e ricreare, per chiamare e stabilire alleanze» (Paolo Ricca).
Ripartendo da Dio, il libro racconta sinteticamente il mondo che ha cercato di emanciparsi da Dio e la visione su Dio delle altre religioni. In mezzo c’è una riflessione che guarda all’orizzonte biblico, per recuperare una “grammatica” per parlare di Dio. C’è, infatti, una sorta di analfabetismo di ritorno sulla Bibbia. Soffermandosi su che cosa dice la Bibbia di Dio, l’autore è convinto che molti abbandonino Dio perché non lo conoscono e, per i cristiani, Dio si conosce attraverso la Scrittura.
Per affrontare la questione di Dio, Ricca ha scelto di impreziosire il libro con una struttura insolita per un saggio di teologia, prevedendo un “preludio”, un “interludio” e un “postludio”, ovvero citazioni da testi importanti della critica al Dio dei cristiani, della risposta della chiesa e della cultura ebraica contemporanea.
Nel suo libro-apologia, il teologo valdese riprende il tema dell’intreccio tra fede e pensiero. La spiritualità, sostiene Ricca, può essere usata per riempire un vuoto. E aggiunge: «La maggiore debolezza della cristianità è che si è fermata a livello infantile, puerile, e non è in grado di affrontare le sfide del nostro oggi. Il rischio è di diventare un cristianesimo muto, incerto».
Ricca ricorda la figura di Dietrich Bonhoeffer, pastore e teologo luterano tedesco protagonista della resistenza al Nazismo, ucciso nel campo di concentramento di Flossenbürg. Bonhoeffer, dice Ricca, è «un modello di cristianesimo adulto». Oggi, invece, non c’è più la sicurezza del proprio credere, «la fede è diventata insicura. Più che di silenzio di Dio, si potrebbe parlare di silenzio su Dio». Il libro nasce da un’impressione: la chiesa non parla più di Dio. Non la Chiesa valdese o la Chiesa cattolica, ma nessuna chiesa, sostiene l’autore. D’altra parte, come si fa a parlare di Dio, quando un tratto fisso dei profeti biblici è l’inadeguatezza e indegnità a parlare di Dio?
Ma chi o che cosa intende difendere l’autore con questa “apologia”? Non certamente Dio, che non ha necessità di essere difeso, e che anzi difende gli esseri umani, ma la fede cristiana, che Ricca ritiene essere una cosa buona, da coltivare e trasmettere: «mi fa una pena infinita vedere le chiese vuote. Piango su questa sconfitta. Quando vedo conventi che diventano hotel a cinque stelle, luoghi di preghiera che diventano luoghi di lusso, non posso accettarlo». Per questo il libro è una preghiera rivolta ai credenti a non buttare via un’eredità lunga secoli.
Nel corposo testo di 411 pagine, Ricca dà anche conto della critica a Dio e alla religione, tratto tipico ed esclusivo dell’Occidente dall’Ottocento in poi. L’autore non teme di esprimere le sue personali convinzioni in merito, in dialogo costante con la cultura contemporanea e con le religioni mondiali. Sono critiche di cui tenere conto, che devono poter essere espresse e che sono il prezzo della libertà.
Ricca osserva che la chiesa spesso è più occupata a parlare del proprio operare, su ciò che si è fatto e ciò che bisogna fare, ma «Gesù faceva diaconia dalla mattina alla sera e sette giorni su sette; neanche il Sabato si fermava; ma non ne parlava mai. Quando parlava, Gesù parlava del Regno di Dio». (red.)
Indice testuale
Abbreviazioni
Introduzione
Preludio. Due voci dalla Modernità
Prima parte. Dio nella Modernità
1. Inutilità di Dio
2. Dio come fiaba
3. Dio come proiezione
4. Dio come droga
5. La morte di Dio
6. La religione come veleno
7. Dio come illusione
8. Il silenzio di Dio
9. Dio come nulla
10. Dio come idolo
Interludio
Seconda parte. Dio nella Bibbia
11. Un Dio non cercato
12. Un Dio non dimostrabile
13. Un Dio contraddetto
14. Un Dio rivelato
Terza parte. Dio nella fede
15. Dio come realtà
16. Dio come prossimità
17. Dio come umanità
18. Dio come relazione
Quarta parte. Quale Dio?
19. Dio nell’induismo
20. Dio nel buddhismo
21. Dio nell’ebraismo
22. Dio nell’islam
Postludio. Voci dal Novecento su Dio
Conclusione
Commento alle illustrazioni
Indice dei nomi
Indice dei testi citati
Indice degli argomenti
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