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Testimoni di fede e umanità. Per sempre

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Vivere per-dono: la storia di Olga, Lucia e Bernardetta.
A Parma, la rappresentazione religiosa sulle saveriane uccise in Burundi.

Far conoscere e rivivere le biografie e le personalità di tre sorelle saveriane, che hanno donato la vita per la missione, è lo scopo dello spettacolo di Giuseppe Marchetti, ispirato nella raccolta dei loro scritti “Va’, dona la vita” (a cura) di Teresina Caffi. Questa rappresentazione religiosa è stata messa in scena lo scorso mercoledì 22 marzo nella chiesa di San Francesco del Prato in piazzale San Francesco, 5 a Parma. In esso si racconta il massacro di Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernardetta Boggian - tre Missionarie di Maria-Saveriane - avvenuto nella loro casa a Kamenge, periferia di Bujumbura, in Burundi, nel pomeriggio di domenica 7 settembre 2014 per Olga e Lucia e nella notte successiva per Bernardetta. 

Le tre sorelle, che anche per la loro età avanzata svolgevano ormai una missione “ridotta” agli spazi del vicinato e alla quotidianità degli incontri con la gente, hanno commosso il mondo con la loro testimonianza di vita. Vivevano nella capitale Bujumbura, a pochi chilometri dal confine con la RDCongo, un paese ricchissimo ma afflitto dai medesimi mali del Burundi. Alla fine della loro vita donata all’altro, hanno incontrato il male, che si è accanito su di loro in modo crudele, vergognoso, inumano.

A oltre otto anni dal triplice delitto, del quale restano aspetti ancora oscuri, è importante continuare a mantenerne viva la memoria, anche con attività come questo spettacolo teatrale a loro dedicato.


A seguire, pubblichiamo i due interventi, a cura del Vescovo di Parma Mons. Enrico Solmi e della saveriana Elena Conforto che hanno aperto lo spettacolo di Giuseppe Marchetti.

«Sono molto dispiaciuto, causa un imprevisto, di non potere assistere alla rappresentazione "la Vita per - dono" tratta dal testo bello e conosciuto di Suor Teresina Caffi.

L'assassinio di Suor Olga, Suor Bernardetta, suor Lucia rappresenta un dramma ancora aperto, un evento dolorosissimo - purtroppo non raro - in un contesto segnato dalla violenza e da altri delitti similari, e pone domande ancora oggi vive.

Domande che toccano la coscienza del nostro Paese che si assuefà in fretta a simili stragi e che non è capace di essere giusto nei confronti dei suoi figli che muoiono, uccisi da mani assassine, mosse da poteri forti sui quali occorrerebbe indagare, ma anche interrogare e tenere desta l’opinione pubblica. Non vorremmo mai che la dimenticanza, la scarsa attenzione procurassero una sorta di lontana - oso una parola forte - complicità con chi opera il male, confidando anche nel silenzio di tanti.

Ricordo ancora con sgomento quei giorni di settembre, il lutto che incombeva sulla Casa madre delle nostre carissime Saveriane e la sorpresa per questi delitti ripetuti. Erano i giorni nei quali frequentavo la Conferenza Episcopale Italiana come Presidente della Commissione per i Giovani e la Famiglia e ho incise nella memoria i segni e le parole di condoglianze, la vicinanza della preghiera di tanti. Iniziavo allora la collaborazione che tuttora continua, con la rubrica "Ascolta si fa sera'', e pensai di esordire proprio con alcune parole di queste care sorelle che destarono commozione e ammirazione anche in chi mi accolse alla RAI.

Ben venga questa rappresentazione, in comunione con le nostre care sorelle Saveriane, e nella settimana nella quale celebriamo i martiri missionari; ben venga se - scongiurata dalla buona volontà dei fedeli la vicinanza, quasi sovrapposizione delle date - può costituire un serio rafforzativo di questa ragione di memoria e di preghiera.

Questa serata può costituire pure un'occasione di crescita della nostra città, che non vuole mai ospitare chi compie il male, ma operare per il bene, formando una coscienza sempre più acuta del valore di ogni vita, tanto più se offesa dalla violenza omicida, sia nei confronti di giovani universitari, che di donne perseguitate per la fede e di persone consacrate che si sono spese fino alla fine, come Suor Bernardetta, Suor Olga e Suor Lucia».

Parma 22 3 2023
+ Enrico Solmi
Vescovo di Parma


«Benvenuti a questa serata in memoria di Olga, Lucia e Bernardetta.

Le nostre sorelle hanno vissuto buona parte della loro vita nella bella e martoriata regione dei Grandi Laghi in Africa. Hanno trascorso gli ultimi anni in Burundi, un paese a forma di cuore, grande come il Piemonte e la Lombardia, pieno di vita e gioventù, ma anche di violenza, ingiustizia e corruzione. Vivevano nell’allora capitale Bujumbura, nel quartiere Kamenge, a pochi chilometri dal confine con la RDCongo, in cui tutte e tre avevano già lavorato.

Olga aveva operato nella catechesi, Lucia infermiera e ostetrica aveva prestato servizio nell’ambito sanitario e Bernardetta aveva aiutato molte donne a essere indipendenti attraverso l’istruzione e l’apprendimento di un lavoro. Hanno vissuto con “fedeltà” e “coraggio”, senza paura di mettere in gioco la propria stessa vita fino a “perderla”, arrivando alla testimonianza più alta.

È possibile penetrare un po’ di più questa apparente assurdità del loro “massacro”, insieme all’abisso di male che esso nasconde, soltanto alla luce del mistero della morte e risurrezione di Gesù Cristo. La passione di Gesù è una macchina di morte perfetta, un complotto ben architettato, come il progetto omicida che ha travolto le nostre tre sorelle. Grande è la tragicità della loro morte, studiata e preparata così bene nei dettagli, da permettere l’impunità dei responsabili fino ad oggi.

Gesù consegna se stesso, offrendosi per amore. Anche Olga, Lucia e Bernardetta percorrono un cammino di dono progressivo, sacrifici offerti come Gesù nella sua passione e, come lui, prendono su di sé il male che le circonda e le travolge.

Gesù per primo ha percorso la strada della testimonianza, perseverante e fedele, fino alla suprema forma del “martirio”. Egli è come un seme di grano che, caduto a terra, muore per dare vita: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo, se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12, 24-26). Anche nella morte delle nostre sorelle c’è un dinamismo generativo: si tratta di una morte che non smette di far crescere vita a Kamenge, in quella casa che oggi è diventata un santuario di preghiera e pace, ma anche nel mondo. La morte di Olga, Lucia e Bernardetta continua a essere feconda in ogni luogo in cui, come noi riuniti qui questa sera, se ne ricorda la vita che si fa per-dono».

Elena Conforto, mmx

 

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Filippo Rondi sx e Elena Conforto mmx
24 março 2023
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