La missione di Gesù è piena di volti, soprattutto di volti sfigurati dal male, dalla malattia e dal peccato, cui Gesù ha ridato dignità di figli e figlie di Dio.
… Al Gesù, che percepiva la sua missione entro i confini di Israele (“io sono stato mandato solo per quelli della mia nazione, per la mia gente”: cf. Mt 15,21-28), subentra il Gesù che allarga la sua missione al regno di Dio, dove non ci sono figli e cani, ma solo fame e figli da saziare, anche quelli che pregano un altro dio. “Donna, grande è la tua fede, ti sia fatto come desideri!”.
Immagino, anzi sono sicuro, che di donne come la cananea ce ne siano state anche nella nostra esperienza missionaria. Di fronte ai nostri sospetti, con i quali ci ostiniamo a identificare la missione in maniera piuttosto rigida, donne come la cananea – uomini come il centurione del Vangelo di Matteo (cf. Mt 8,5-17) – ci hanno spalancato le porte del Vangelo come dono per tutti e ci hanno mostrato come lo Spirito agisca in loro.
Mi piace citare, a proposito, la bella testimonianza di quel giapponese affascinato dalla figura di padre Arrupe, preposito generale dei gesuiti, quando era missionario nella terra del Sol Levante – dove tra l’altro fu testimone della prima esplosione nucleare della storia mentre era maestro dei novizi a Hiroshima –: “Non so cosa creda quell’uomo [p. Arrupe], ma anch’io voglio credere quello che lui crede”.
Contenuti
- Il “dove” della missione
- Il “cosa” della missione
- Il “chi” della missione
- Il “come” della missione
- Il “perché” della missione
- Il “futuro” della missione