Fanno scudo con il loro corpo. A volte con le lacrime, a volte con le braccia aperte in segno di pace, o rivolte verso l’alto, in preghiera. Non sono persone senza macchia e senza paura. Sono persone consapevoli che Dio realizza i suoi disegni «attraverso e nonostante la nostra debolezza», come dice Papa Francesco nella Patris corde. Consacrati, sacerdoti ed alcuni vescovi del Myanmar in queste ore sono scesi in strada, in diverse città del Paese, con l’unico scopo di salvare giovani vite, mentre l’esercito birmano ha messo in atto un’ondata di repressione sempre più forte, diversi mass-media sono stati oscurati e si teme che, da un momento all’altro, la giunta possa indire un rigido coprifuoco per bloccare ogni forma di protesta...
Foto: L'Osservatore Romano
Il coraggio di suor Ann
Si è inginocchiata e li ha implorati di fermarsi. «Nel nome di Dio, risparmiate quelle giovani vite. Prendete la mia». Suor Ann Nu Thawng, religiosa dell’ordine di San Francesco Saverio — congregazione di diritto diocesano nella diocesi di Myitkyina, nel nord del Myanmar — finora era rimasta tra le mura del suo convento, sostenendo con il silenzio, la preghiera, l’incoraggiamento spirituale quei giovani che sfilavano appassionati per le strade, chiedendo libertà e democrazia. Li guardava con l’atteggiamento materno e l’affetto discreto che gli adulti rivolgono ai teenagers e ai giovani così pieni di ideali, di sogni, di energie rivolte al bene. Ieri però, senza indugio ha trasformato quel supporto morale in un’azione coraggiosa che si è rivelata decisiva per evitare una carneficina...
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