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Dove siamo: ad gentes, ad extra, ad vitam, missione e cultura

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Preparando il XVIII Capitolo Generale Luglio 2023

Scheda n. 3 (novembre 2022) 

Ad gentes, ad extra, ad vitam. Missione e cultura.

“Il Missionario è il simbolo più bello, l’apostolo più convinto ed ardente di questa fratellanza universale, a cui tende l’umanità...”

Obiettivo

“Il nostro servizio al Vangelo fa parte della più ampia e complessa missione evangelizzatrice della Chiesa, in una particolare ma essenziale articolazione, quella del primo annuncio” (Ratio Missionis Xaveriana 8). Questa scheda intende stimolare la riflessione sulla triade ad gentes, ad extra, ad vitam che sintetizza il nostro impegno missionario (“Andate in tutto il mondo e proclamate la buona novella a tutte le creature”, Mc 16,15) a vent’anni dalla prima edizione della RMX. Durante questo periodo, infatti, sono intervenuti dei cambiamenti profondi, sia nel mondo, sia nella Chiesa, sia nella nostra famiglia religiosa missionaria. Come dice papa Francesco, stiamo vivendo non un’epoca di cambiamenti, ma ‘un cambiamento d’epoca’: “Questo cambiamento epocale è stato causato dai balzi enormi che, per qualità, quantità, velocità e accumulazione, si verificano nel progresso scientifico, nelle innovazioni tecnologiche e nelle loro rapide applicazioni in diversi ambiti della natura e della vita” (Evangelii gaudium 52). Gli anni della pandemia di Covid-19 hanno accentuato queste trasformazioni.

Probabilmente il senso che abbiamo dato alle espressioni ad gentes, ad extra, ad vitam due o tre decenni fa non è più esattamente lo stesso che daremmo oggi. È necessario che noi accompagniamo col nostro contributo di riflessione e di testimonianza lo sforzo che sta facendo dappertutto la Chiesa oggi (cfr. il magistero di papa Francesco) di ridefinirsi a partire dalla missione.

Testo ispiratore

Giovanni Paolo II ci ha invitato a riconoscere che «bisogna, tuttavia, non perdere la tensione per l’annunzio» a coloro che stanno lontani da Cristo, «perché questo è il compito primo della Chiesa». L’attività missionaria «rappresenta, ancor oggi, la massima sfida per la Chiesa» e «la causa missionaria deve essere la prima». Che cosa succederebbe se prendessimo realmente sul serio queste parole? Semplicemente riconosceremmo che l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa” (Francesco, EG 15).

Presentazione

I tre elementi caratterizzanti la nostra missione (ad gentes, ad extra, ad vitam) “non esauriscono tutta la missione della Chiesa, ma ne esaltano l’urgenza, l’universalità e la radicalità” (RMX 10).

Ad gentes

“La missione supera ormai le frontiere geografiche e appare in, da e per tutti i continenti a tal punto che l’ad gentes si potrebbe realizzare ovunque” (RMX 3). Inoltre, come afferma papa Francesco, “l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa” (EG 15). Stiamo prendendo progressivamente coscienza dell’influenza dell’impresa coloniale sulla visione della missione. Un grande sforzo è in atto, nella riflessione e nella prassi, per liberarsi di questa visione. L’entrata in scena del pluralismo religioso e culturale invita la Chiesa a ripensare la propria identità e azione missionaria.

Ad extra

“L’ad extra costituisce per noi un’ulteriore precisazione dell’ad gentes. Si tratta del principio missionario dell’uscita affermato con chiarezza dalle nostre Costituzioni. […] La partenza geografica non è fine a se stessa, ma è orientata alla promozione della causa missionaria” (RMX 12).

Certamente, il fatto che l’ad gentes si trova ovunque non intacca la validità fondamentale dell’ad extra specificatamente per noi saveriani. È necessario però sondarne in maniera rinnovata il senso profondo. Infatti, l’ad extra ci mette in una dimensione di ‘itineranza’ non solo secondo la dimensione geografica, ma anche nel senso di una più grande libertà, disponibilità, ed anche povertà. ‘Itineranza’ significa “essere in movimento”, la capacità di non fissarsi su un unico servizio o settore di attività nella congregazione.

L’ad extra contiene un legame profondo con il mistero dell’incarnazione (movimento di uscita di Dio, in Cristo, verso il mondo) e con il mistero pasquale (esperienza esodale, passaggio dalla morte alla risurrezione…) (Cfr. RMX 12). L’ad extra interpreta anche l’espressione “riposizionamento”, di cui ci parlava una lettera della Direzione Generale qualche anno fa dal titolo: Coinvolti nel ‘sogno’ del Conforti, il primo annuncio ci ‘riposiziona’ tutti (iQUADERNI de iSaveriani, 80).

Infine, vediamo necessario verificare la validità dell’interpretazione dell’ad extra fatta da RMX 12,4.

Ad vitam

RMX 13 presenta questo aspetto come segno di un impegno definitivo e radicale: nel tempo (durata di tutta della nostra vita) e nella dedizione (tutti gli aspetti della nostra vita). Un dato ben presente nelle Costituzioni è che anche nella malattia che ci rende fragili e senza forze, anche nella debolezza della vecchiaia, e fino all’atto ultimo della morte, noi siamo sempre in stato di missione. L’ad vitam significa anche la “testimonianza” della nostra vita: la missione non è il nostro mestiere, è la nostra vita. L’ad vitam ci invita a vivere la nostra vita come dono. Cioè, non dobbiamo limitarci pensare che la missione sia unicamente “fare”, “progettare”, ecc. La nostra missione non si riduce a degli obiettivi e progetti missionari, ma implica il nostro essere. Questo allargamento dell’ad vitam all’esserci può aiutarci a non perderci negli obiettivi da realizzare, ma a ritrovarci nell’essenziale che alla fine è il rapporto, la relazione, che riusciamo a tessere con la gente che incontriamo, a cominciare dalle persone più semplici. Semplicità e intensità.

Missione e cultura

Questo aspetto potrebbe essere incluso nella dimensione ad gentes. Tuttavia, è bene che ci si soffermi sulla nostra comprensione della nozione di “cultura”. Non si può ignorare il pluralismo delle maniere di vedere e capire la realtà (culture, religioni, visioni del mondo …). L’interculturalità ci spinge a riflettere sull’incontro tra queste diverse razionalità e ad agire per un mondo che favorisca il dialogo.

Metodo

Questa scheda è ideata per una riflessione nelle nostre comunità locali. Dopo una riflessione personale, rispondiamo alle domande proposte, e ne diamo resoconto per iscritto inviandole, entro il 15 dicembre, ai coordinatori del Comitato preparatorio.[1]

Domande

1.  Nozioni come ‘Chiesa in stato permanente di missione’, ‘discepoli-missionari’, ‘Chiesa in uscita missionaria’, ecc. manifestano la convinzione che la missio ad gentes deve diventare il paradigma di tutta l’opera della Chiesa. Che cosa dice tutto ciò sulla nostra identità missionaria? Come stiamo promuovendo la trasformazione missionaria e decoloniale della Chiesa preconizzata da papa Francesco? Dove si trova la periferia e dove si trova il centro di gravità del nostro progetto missionario? Dove sono i poveri destinatari e protagonisti privilegiati del Regno?

2.  La missione si vive in una dinamica di esodo e di dono (cfr. EG 21) perché l’intimità del missionario con Gesù è una “intimità itinerante” (EG 23). Come abbiamo compreso e accolto l’invito della Direzione Generale al riposizionamento? In quale misura ci stiamo liberando dalla ‘supplenza’? Siamo aperti a “nuove avventure”, a nuovi cammini … o siamo invece rinchiusi all’interno degli spazi già acquisiti, paralizzati sugli schemi famigliari della nostra “coscienza isolata”?

3. «La Chiesa cresce ‘per attrazione’ e ‘per testimonianza’ … La Chiesa non cresce con il proselitismo, la missione della Chiesa non consiste nel fare proselitismo. C’è del proselitismo dappertutto, là dove primeggia l’idea di far crescere la Chiesa ignorando l’attrazione di Cristo e l’opera dello Spirito, concentrandosi esclusivamente su una specie di discorso saccente!» (Papa Francesco). Come resistere alla tentazione dell’efficientismo?

(A cura del Comitato Preparatorio per il XVIII Capitolo Generale)

Bibliografia (per approfondire…)

  • Roberto Repole, La Chiesa e il suo dono. La missione fra teo-logia e ecclesiologia, Brescia, Queriniana, 2019.
  • André Fossion, “Repenser l’évangélisation”, Nouvelle Revue Théologique 141 (2019), p. 583-596.
  • Christoph Theobald, Urgences pastorales. Comprendre, partager, réformer, Montrouge, Bayard Éditions, 2017.
    NB : esiste la traduzione italiana.
  • Quaderni del CEMLA n° 07 (soprattutto l’articolo di Stefano Raschietti).
  • Francesco, Evangelii Gaudium

 

[1] P. Fabien T. Kalehezo: kalehezo@saveriani.org, P. Eugenio Pulcini: pulcini@saveriani.org e P. Faustino Turco: faustinturco@gmail.com

 

Comitato Preparatorio
02 November 2022
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