Skip to main content

Pensando en el próximo Capítulo General...

1440/500

En primer lugar quiero referirme a nuestra disminución en número y en fuerzas. Somos cada vez menos y más viejos pero nos cuesta «reposicionarnos» y cerrar comunidades cuando hace falta. Alguien dijo que no tenemos por qué meternos en la tumba antes de tiempo. Cierto. Y de acuerdo también con nuevas aperturas si tras un discernimiento se ven necesarias. Pero, lo que me parece urgente es encontrar razones de fe para cerrar, reducirnos y disminuir. Que no sean solo las circunstancias quienes nos obliguen a ello, sino sobre todo nuestra decisión apoyada en el evangelio porque saber disminuir es también Buena Noticia: Juan Bautista tenía que disminuir para que Jesús creciera, y este tenía que irse para dejar paso al Espíritu.

A pesar de las repetidas llamadas de atención sobre el estado alarmante de nuestra economía seguimos creyendo que el general tiene algún tesoro escondido por ahí o cuenta con una varita magica para sacarnos de apuros. Y nuestros gastos aumentan porque la tecnología, que percibimos como imprescindible, cuesta y exige al mismo tiempo un elevado consumo energético. Palabras como «austeridad» o «sobriedad» suenan mal en contexto javeriano a pesar de nuestro voto de pobreza. Y sin embargo no hay salida: o reducimos gastos o aumentamos las entradas (y aquí se impone un serio discernimiento comunitario y de circunscripción y un decidido impulso del Capítulo General), si no las cuentas nunca nos cuadrarán.

Nuestras diferentes proveniencias no terminan de encajar. Aunque vivimos en comunidades internacionales, las redes de comunicación que privilegiamos son más bien «entre-nacionales», es decir, entre hermanos que tienen el mismo punto de vista, que la piensan igual y que no dejan entrar opiniones divergentes. En esas redes todo lo que sucede en el mundillo javeriano va analizado al detalle, pero dificilmente es compartido fuera de ese círculo, con lo que llevamos una doble vida javeriana: la de nuestra comunidad y la de nuestra restringida red de elegidos, que es la que de verdad nos interesa.

Compartir nuestro carisma con otros estados de vida (me refiero al laicado) supuso un enriquecimiento enorme para nosotros consagrados y un aprecio aún superior de la intuición de nuestro Fundador. Sin embargo con el paso del tiempo mi sensación es que se produjo un enfriamiento (que quizá en algunos casos llegó a la desconfianza). Aplaudo las iniciativas de nuestra Dirección General con respecto al laicado. Veo un mayor acercamiento y deseo de colaborar, camino que este Capítulo General puede reforzar.

Dejo como último punto el que sin duda está a la base de todos los demás, porque tengo que escribirlo con tantos «quizá», «puede ser», «me parece que» que es muy discutible: quién puede medir la fe, la suya propia o la de los demas? Y sin embargo tengo la sensación de que nos falta fe. Lo digo porque me parece que falta silencio en nuestras comunidades, falta corrección fraterna, falta comunicación profunda, y al mismo tiempo percibo un exceso de palabras huecas y de decisiones que no tienen sabor evangélico. En definitiva creo que nos falta la pasión por Dios y por su pueblo. El Capítulo General podrá ayudarnos a crecer en la fe? Quizá, puede ser.

Antonio Serrano Insausti
Djodo Gassa (Tchad)


Pensando al prossimo Capitolo Generale…

Prima di tutto mi riferisco alla nostra diminuzione in numero e nelle forze. Siamo sempre di meno e più vecchi, però ci costa “riposizionarci” e chiudere comunità quando c’è bisogno. Qualcuno ha detto che non dobbiamo metterci nella tomba prima del tempo. È vero. E sono anche d’accordo sulle nuove aperture se dopo un discernimento si ritengono necessarie. Tuttavia, quello che mi sembra urgente è trovare delle motivazioni di fede per chiudere, ridimensionarci e diminuire. Che non siano solo le circostanze ad obbligarci a farlo, ma soprattutto la nostra decisione basata sul Vangelo, perché anche essere capaci di diminuire è una Buona Notizia: Giovanni Battista doveva diminuire affinché Gesù Cristo crescesse, e questo doveva andar via per lasciare spazio allo Spirito.

Nonostante i ripetuti richiami a prestare attenzione allo stato critico della nostra economia, continuiamo a credere che il Generale abbia qualche tesoro nascosto da qualche parte o abbia la bacchetta magica per risolvere i nostri problemi. E le nostre spese aumentano, perché la tecnologia, che reputiamo imprescindibile, costa ed esige allo stesso tempo un elevato consumo energetico. Parole come “austerità” o “sobrietà” suonano male nel contesto saveriano nonostante il nostro voto di povertà. Però non c’è altra via d’uscita: o riduciamo le spese o aumentiamo le entrate (e qui si impone un serio discernimento comunitario e di circoscrizione ed un deciso impulso del Capitolo Generale), altrimenti i conti non tornano.

Le diversità delle nostre provenienze non sempre si armonizzano. Nonostante viviamo in comunità internazionali, le reti di comunicazione che privilegiamo sono piuttosto quelle “intra-nazionali”, cioè tra fratelli che hanno lo stesso punto di vista, che la pensano allo stesso modo e che non lasciano spazio ad opinioni divergenti. In quelle reti tutto quello che succede nel piccolo mondo saveriano viene analizzato dettagliatamente, ma difficilmente viene condiviso al di fuori di quel circolo, per cui finiamo per avere una doppia vita saveriana: quella della nostra comunità e quella del nostro cerchio ristretto, che è in fondo quella che più ci interessa.

Condividere il nostro carisma con altri stati di vita (mi riferisco al laicato) ha supposto un arricchimento enorme per noi consacrati e un apprezzamento ancora più forte della intuizione del nostro Fondatore. Tuttavia, con il passare del tempo, ho la sensazione che si sia prodotto un raffreddamento (che forse in qualche caso è arrivato alla sfiducia). Applaudo all’iniziativa della nostra Direzione Generale riguardo al Laicato. Vedo un maggior avvicinamento e un desiderio di collaborare, cammino che questo Capitolo Generale può rafforzare.

Lascio alla fine un punto che forse sta alla base di tutti gli altri, perché devo scriverlo con molti “forse”, “può essere”, “mi sembra” … e che è molto discutibile: chi può misurare la fede, la propria e quella degli altri? E tuttavia ho la sensazione che ci manchi fede. Lo dico perché mi sembra che manchi il silenzio nelle nostre comunità, che manchi la correzione fraterna, la comunicazione profonda, e nello stesso tempo percepisco un eccesso di parole vuote e di decisioni che non hanno un sapore evangelico. In definitiva credo che ci manchi la passione per Dio e per il suo popolo. Il Capitolo Generale potrà aiutarci a crescere nella fede? Forse. Può darsi.

Antonio Serrano Insausti
Djodo Gassa (Tchad)


Thinking of the next General Chapter

First of all, I refer to the reduction of our numbers and strength. Although we keep becoming fewer and older, it is still hard for us to “reposition” and, when necessary, close some community. Someone said that we should not bury ourselves ahead of time. Fair enough! I also agree on new openings when, after due discernment, they are considered necessary. Nevertheless, what seems urgent to me is to find faith motivations for closing, downsizing and decreasing. Let us not allow circumstances to be the only factor prompting us to make similar decisions. On the contrary, our decisions should be based above all on the Gospel, because even the capacity to decrease is Good News: John the Baptist had to decrease in order to let Jesus Christ increase, while the latter had to go away to allow space for the coming of the Spirit.

Despite repeated calls for attention to the critical state of our economy, we keep believing that the General may have some treasures hidden somewhere or that he may have a magic wand to solve our problems. As a result, our expenditures increase, especially because technology (which we consider indispensable) is expensive and, at the same time, requires high energy consumption.

Despite our vow of poverty, words such as “austerity” or “frugality” do not echo very well in the Xaverian context. However, there is no other way out: either we reduce our expenses, or we increase our income (on this matter, serious community and circumscription discernment is imperative, as well as a resolute boost by the General Chapter), or else the figures just do not add up.

The diversities of our origins do not always harmonise. Even if we live in international communities, the web of communications we privilege is that of “intra-national” ones, that is, among brothers who share the same point of view, think in the same manner and do not leave room for different opinions. In those webs, whatever happens in the small Xaverian world is analysed in detail, but hardly shared outside that specific circle. Thus, we end up having a double Xaverian life: that of our community and that of our narrow circle, which, at the end of the day, is what we care most.

Sharing our charism with other states of life (I am referring to the laity) has enormously enriched us as consecrated ones, and has led to stronger appreciation of our Founder’s intuition. However, I have the impression that over time things have cooled (perhaps, in some case, even leading to disenchantment). I commend our General Direction for its initiatives towards the Laity. I notice that there are greater efforts to get closer and desire to collaborate. The next General Chapter can give new impetus to these efforts.

As for the last point I make, which probably lies at the basis of all other points, I must treat it with many “perhaps”, “maybe”, “it seems to me”… for it is much debatable: indeed, who can measure faith, both one’s faith and that of others? Yet, I have the impression that we lack faith. I say so because it seems to me that we lack silence in our community, we lack fraternal correction, deep communication and, at the same time, I perceive an excess of empty words and decisions that do not have an Evangelical flavour. In the final analysis, I think we lack passion for God and his people. Will the General Chapter be able to help us grow in faith? Probably. Maybe.  

Antonio Serrano Insausti,sx
Djodo Gassa (Tchad) 


Penser au prochain Chapitre général

Je voudrais tout d’abord évoquer notre diminution en nombre et en forces. Nous sommes de moins en moins nombreux et plus âgés, mais nous avons du mal à « nous repositionner » et à fermer des communautés quand il le faut. Quelqu’un a dit qu’on n’avait pas besoin d’aller dans la tombe avant l’heure. C’est vrai. Et je suis d’accord aussi avec de nouvelles ouvertures si après un discernement elles sont nécessaires. Mais ce qui me semble urgent, c’est de trouver des raisons de foi pour fermer, nous réduire et diminuer. Que ce ne soient pas seulement les circonstances qui nous y obligent, mais surtout notre décision soutenue par l’Évangile parce que savoir diminuer est aussi Bonne Nouvelle : Jean-Baptiste devait diminuer pour que Jésus grandisse, et il devait partir pour faire place à l’Esprit.

Malgré les rappels répétés sur l’état alarmant de notre économie, nous continuons à croire que le général a un trésor caché quelque part ou qu’il a une baguette magique pour nous sortir des ennuis. Et nos dépenses augmentent parce que la technologie, que nous percevons comme indispensable, coûte et exige en même temps une consommation d’énergie élevée. Des mots comme « austérité » ou « sobriété » sonnent mal dans le contexte xavérien malgré notre vœu de pauvreté. Et pourtant il n’y a pas d’issue : soit nous réduisons les dépenses, soit nous augmentons les entrées (et ici s’impose un sérieux discernement communautaire et de circonscription et une forte impulsion du Chapitre Général), sinon les comptes ne nous rattraperont jamais.

Nos différentes origines n’arrivent pas encore à s’accorder. Bien que nous vivions dans des communautés internationales, les réseaux de communication que nous privilégions sont plutôt « entre-nationaux », c’est-à-dire entre frères qui ont le même point de vue, qui pensent de la même manière et qui ne laissent pas entrer des opinions divergentes. Dans ces réseaux, tout ce qui se passe dans le monde xavérien est analysé en détail, mais difficilement partagé en dehors de ce cercle, et cette situation fait que nous menons une double vie xavérienne : celle de notre communauté et celle de notre réseau restreint d’élus, que semble en vérité celle qui nous intéresse vraiment.

Partager notre charisme avec d’autres états de vie (je veux parler du laïcat) a représenté un enrichissement énorme pour nous consacrés et une appréciation encore plus grande de l’intuition de notre Fondateur. Cependant, avec le passage du temps, mon sentiment est qu’il y avait un refroidissement (qui peut-être dans certains cas est allé jusqu’à la méfiance). Je salue les initiatives de notre Direction générale concernant le laïcat. Je vois un plus grand rapprochement et un désir de collaborer, chemin que ce Chapitre Général peut renforcer.

Je laisse comme dernier point celui qui est sans doute à la base de tous les autres, parce que je dois l’écrire avec tant de « peut-être », «il me semble » qu’il est très discutable : qui peut mesurer la foi, la sienne ou celle des autres ? Et pourtant, j’ai le sentiment que nous manquons de foi. Je le dis parce qu’il me semble qu’il manque un silence dans nos communautés, un manque de correction fraternelle, un manque de communication profonde, et en même temps je perçois un excès de paroles creuses et de décisions qui n’ont pas de saveur évangélique. En définitive, je crois que nous manquons de passion pour Dieu et pour son peuple. Le Chapitre Général pourra nous aider à grandir dans la foi ? Peut-être !

Antonio Serrano Insausti, sx
Djodo Gassa (Tchad)


Pensando no próximo Capítulo Geral

Em primeiro lugar, evoco a nossa diminuição em número e força. Somos cada vez menos e mais velhos, mas nos custa "reposicionar-nos" e fechar comunidades quando surge a necessidade. Alguém disse que não devemos nos colocar na cova antes do tempo. Isso é verdade. E também concordo com novas aberturas, caso sejam consideradas necessárias, após discernimento. Entretanto, o que me parece urgente é encontrar razões de fé para fechar, reduzir e diminuir. Que não sejam apenas as circunstâncias que nos obriguem a fazer isso, mas sobretudo uma decisão baseada no Evangelho, pois mesmo saber diminuir é uma Boa Nova: João Batista teve que diminuir para que Jesus Cristo crescesse, ele teve que desaparecer para dar lugar ao Espírito.

Apesar dos repetidos apelos para dar mais atenção ao estado crítico de nossa economia, continuamos a acreditar que o Superior Geral tem um tesouro escondido em algum lugar ou tem uma varinha mágica para resolver nossos problemas. E nossas despesas aumentam, porque a tecnologia, que consideramos indispensável, custa caro e exige um grande consumo energético. Palavras como "austeridade" ou "sobriedade" soam mal no contexto xaveriano, apesar do nosso voto de pobreza. Mas não há outra saída: ou reduzimos as despesas ou aumentamos a renda (e aqui é necessário um discernimento sério em comunidade, em circunscrições e um forte impulso do Capítulo Geral), caso contrário, as contas não batem.

A diversidade de nossas origens nem sempre se harmoniza. Embora vivamos em comunidades internacionais, as redes de comunicação que favorecemos são, sobretudo, as "intra-nacionais", ou seja, entre irmãos que têm o mesmo ponto de vista, que pensam da mesma maneira e que não deixam espaço para opiniões divergentes. Nessas redes, tudo o que acontece no pequeno mundo xaveriano é analisado em detalhes, mas quase nunca é compartilhado fora desse círculo, e assim caímos em uma vida xaveriana dupla: a de nossa comunidade e a do nosso círculo interno, que é, afinal de contas, o que mais nos interessa.

Compartilhar nosso carisma com outros estados de vida (estou me referindo aos leigos) tem sido um enorme enriquecimento para nós, pessoas consagradas, e uma acolhida ainda mais forte da intuição de nosso Fundador. Entretanto, com o passar do tempo, tenho a sensação de que houve um resfriamento (que talvez em alguns casos tenha ido até a desconfiança). Aplaudo a iniciativa de nossa Direção Geral em relação aos leigos. Vejo uma maior aproximação e um desejo de colaborar, caminho que este Capítulo Geral pode fortalecer.

Finalizando, deixo um aspecto que sem dúvidas é a base de todos os outros, mas que tenho que escrevê-lo com muitos "talvez", "pode ser", "me parece" ... pois pode ser muito discutível: quem pode medir a fé, a sua própria e a dos outros? Ainda assim, tenho a sensação de que nos falta fé. Digo isto porque me parece que há uma falta de silêncio em nossas comunidades, que há uma falta de correção fraterna, de comunicação profunda e, ao mesmo tempo, percebo um excesso de palavras e decisões vazias que não têm sabor evangélico. Em resumo, acredito que nos falta paixão por Deus e por seu povo. O Capítulo Geral será capaz de nos ajudar a crescer na fé? Quem sabe? Talvez.

Antonio Serrano Insausti,sx
Djodo Gassa (Chade)

Antonio Serrano Insausti sx
02 September 2022
1440 Views
Available in
Tags

Link &
Download

Area reserved for the Xaverian Family.
Access here with your username and password to view and download the reserved files.