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Barbini P. Fausto

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P. FAUSTO BARBINI
Offagna (AN), 17 febbraio 1918
Parma, 23 settembre 2004

Il 23 settembre 2004, a Parma in Casa Madre, intorno alle ore 17.00 è morto il P. Fausto Barbini. Il confratello, trasferito a Parma da Vicenza alla fine di giugno perché gli era stato diagnosticato un tumore diffuso all’intestino, in agosto era stato sottoposto a intervento chirurgico per l’applicazione di un bypass che gli consentisse di alimentarsi.
P. Fausto aveva 86 anni essendo nato a Offagna (AN) il 17.2.1918.

P. Fausto entrò tra i Saveriani il 20 ottobre 1930, a Poggio San Marcello (Ancona), dove frequentò i cinque anni di ginnasio e dove poté incontrare il Beato Fondatore nell’ultima visita di questi a quella comunità (20-25 maggio ‘31). Nel 1935 passò a S. Pietro in Vincoli per il Noviziato. Dopo la Prima Professione (12.9.36), fu a Parma per il Liceo e poi a Massa Lucana come viceprefetto degli aspiranti missionari. Ritornò alla Casa Madre nel 1940 per gli studi di teologia. Fu ordinato Presbitero il 28.5.1944. Così lo ricorda un compagno di classe: “In teologia era osservantissimo, mite e umile di cuore, riservato e molto devoto di S. Teresa del Bambino Gesù” (P. Fantelli, 21.10.04). 

I primi impegni da Padre furono in Italia: a Grumone (44-45) e a Poggio San Marcello (45-47), servizio dell’assistenza agli apostolini; a S. Pietro in Vincoli (47-49), confessore dei novizi; a Udine e a Vicenza, ministero.

Nel 1950 fu destinato alla missione del Giappone, dove giunse con i PP. Contarini, Di Napoli, Picci nel gennaio 1951, quando il paese si dibatteva ancora tra le immani distruzioni della guerra e il gruppo saveriano era alle prese con i problemi tipici dell’inizio di una missione. 

Dopo lo studio della lingua il P. Fausto fu vice parroco dal ‘52 al ‘57 a Miyakonojo, impegnato in una pastorale che comprendeva l’amministrazione dei sacramenti, il catechismo, visite al Lebbrosario di Kanoya, e il primo annuncio attraverso la Legio Mariae e il movimento Buon Pastore, associazione di cristiani “impegnati a distribuire sistematicamente ogni mese un foglietto ai pagani con la spiegazione della nostra fede” (Vita Nostra 1958, p 195). 

Nel 1958 il Padre dovette rientrare in Italia a causa di una nevrosi ossessiva e compulsiva. Ritornò nel sospirato Giappone nel 1963 e fu assegnato alla parrocchia di Tarumizu, incaricato della stazione missionaria di Tanegashima. Anche durante questo servizio intervennero problemi di salute. Dovette trascorre un’altra lunga parentesi in Italia (70-77: Piacenza, Nizza Monferrato e Tavernerio): “devi imparare –gli scriveva il Superiore del Giappone (6.10.70)– ad unire alla tua pietà, al tuo zelo, al tuo eccezionale spirito di sacrificio e alla buona volontà… equilibrio e longanimità”.

Nel 1977 ottenne di ritornare in Giappone dove lavorò fino al rientro definitivo in Italia nel 2001. In questi lunghi anni poté finalmente realizzare quello che sembra essere stato il suo carisma: evangelizzare gli ammalati, i poveri e gli emarginati. Con la letizia di chi è riuscito ad innescare il circuito virtuoso tra azione e contemplazione, tra amore di Dio e amore del prossimo, come confessava nella celebrazione dei suoi 60 anni di ordinazione (28.5.04): “L’esperienza più forte è che l’apostolato missionario è una via maestra di vivere le virtù teologali fede, speranza, carità; vita attiva, incentivo alla vita contemplativa”. 

Furono anni in cui, come testimonia il P. Manni (24.9.04): “non ha mai esitato a far traboccare quanto sentiva di possedere nel cuore e nella mente. Operosa carità, che gli faceva sempre gonfiare il borsone con cui partiva da casa la mattina dopo le otto, senza pensare alla fatica cui andava incontro nei suoi lunghi giri fino a tarda sera. Biscotti, biancheria, radioline, oggetti religiosi... ogni ben di Dio. Padre Fausto ha saputo sempre riempire a dismisura la sua borsa, le sue agende e i suoi diari di lavoro, come pure le ore delle sue giornate. Sempre per gli altri”.

Il Signore lo accolga nel suo Paradiso.

DG
23 Septiembre 2004
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