In occasione della Celebrazione delle Esequie
del P. Luigi Menegazzo sx
Santuario Conforti - Parma, 21 dicembre 2016
Carissimo Mons. Enrico, nostro Padre e Pastore di questa nostra Chiesa di Parma.
Carissimi Confratelli Saveriani, Sorelle Saveriane, Amici del Laicato Saveriano, Amici tutti.
Carissimi Paolo Menegazzo, Roberta e Pierpaolo.
Carissimi fedeli della Parrocchia di Santa Maria Assunta di Facca-Cittadella, accompagnati dal Rev. Parroco Don Luigi Tellatin.
Vi confesso tutto il peso che sento in questo momento per riuscire a ricordare in modo degno e come lui si merita, il nostro carissimo P. Luigi Menegazzo. Dovrei interpretare il sentire non solamente mio ma anche quello di tutti voi che avete avuto la bontà di venire ad accompagnarci in occasione di questo lutto grave che ha colpito la nostra Famiglia Missionaria. Perché sicuramente tra ognuno di voi e il P. Luigi si era instaurata una relazione di amicizia e di mutua stima.
Mi è comunque sommamente grato farlo, come un dovere che debbo a lui come confratello, come amico e come stretto collaboratore; lo faccio in sintonia con gli altri componenti della Direzione Generale, i PP. Javier Peguero Pérez, Eugenio Pulcini e Antonio López Villaseñor, noi che abbiamo avuto il privilegio della vicinanza fraterna e della condivisione dei suoi giorni spesi, affettivamente ed effettivamente, a favore della nostra Famiglia Saveriana.
La liturgia ci invita a celebrare il Signore per i suoi doni, ricevuti attraverso la persona del P. Luigi o per il dono stesso della sua persona; dono fatto alla sua famiglia, ai Saveriani e a quanti l’hanno conosciuto ed apprezzato. Ma è la Parola di Dio quella che ci aiuta a “leggere bene” gli avvenimenti e le persone, soprattutto di quelle che Lui chiama a sé dopo aver condiviso con noi parte del proprio cammino.
Innumerevoli sono stati coloro che hanno manifestato la loro sorpresa e il loro dolore per l’improvvisa scomparsa del P. Luigi! Per noi che lo abbiamo accompagnato in questi brevi, intensi e sofferti mesi di malattia, e per tutti coloro che piangono la sua morte, rimane la consolazione di queste parole che la liturgia ci ha offerto:
«perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé; li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come l’offerta di un olocausto. Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità, i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui, perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti».
Davvero è stato provato, davvero è stato saggiato come oro nel crogiuolo, davvero è stato trovato degno di Dio, questo nostro fratello! Le nostre parole, di incoraggiamento, di sostegno, di ottimismo, adesso ce ne rendiamo conto, quanto erano inadeguate, nell’ora che gli stava toccando di vivere, la sua ora del Getsemani: “coraggio – gli dicevamo – tutti i Confratelli ti salutano, pregano per te, ti stanno ricordando…”; ci rispondeva: “pregate per me perché abbia fede… Dio mio, la mia Congregazione… la mia Congregazione…”. Proprio come ci ha detto la Parola: “saggiato come l’oro!”. E tale appare il P. Luigi ai nostri occhi, oggi: oro puro di un amore eroico!
Accade spesso nella vita: aver avuto al fianco persone assolutamente speciali ed essercene resi conto solamente quando già si erano allontanate da noi. E il P. Luigi, per l’esperienza che ne ho avuto, era davvero una persona speciale! La sua timidezza e la sua assoluta modestia certo non favorivano immediatamente la giusta percezione del suo valore come persona, come religioso e come Superiore: ma bastava addentrarsi un po’ di più nel suo ‘spazio vitale’ per coglierne subito tutta l’intensità, l’onestà e la passione che bruciava dentro per ogni Confratello, per la Missione e per la Congregazione! Mi resta il rammarico, lo riconosco, di non aver colto subito e appieno i carati purissimi dell’oro della sua persona.
E proprio questo essere persona schiva e timida era ciò che faceva risaltare ancora di più le sue battute fulminanti, i suoi commenti bonari ma azzeccati, le sue letture ‘inaspettate’ e comiche che, per certi versi, denotavano una sua capacità speciale di collocarsi in modo altro, davanti alle persone e agli avvenimenti.
Una personalità, la sua, preparata e coltivata in seno alla sua famiglia (è bello ricordare oggi anche i suoi genitori defunti, il papà Giovanni e la mamma Vittoria e suo fratello Paolo, qui presente) e poi nel lungo tirocinio delle case saveriane, da Vicenza a Zelarino, da S. Pietro in Vincoli a Tavernerio e a Parma…
Sono seguiti poi i suoi studi di specializzazione e la sua intensa esperienza missionaria in Giappone. Per l’esperienza che ne ho fatto – abbiamo avuto molto tempo per dialogare, oltre che in casa, nei viaggi fatti insieme, nelle attese snervanti degli aeroporti, nei viaggi qui in Italia, ecc. ma anche nelle riunioni di Consiglio – emergeva sempre una capacità sorprendente di sintesi del suo vissuto o del contesto o del problema in esame, che mi affascinava; la sua capacità di arrivare al ‘dunque’ ma con passi mai affrettati o che denotassero superficialità o disprezzo per l’interlocutore.
Una persona schiva e riservata, quasi timida, ma coltivata, elegante, intellettualmente brillante e spiritualmente profonda. Una personalità davvero forgiata sulla base di un’umanità ricca e ben dotata e poi rafforzata sicuramente dall’intervento del Signore attraverso la sua Parola. Quasi per caso, mi sono trovato in mano una descrizione della sua “vita spirituale”; poche righe scritte da lui stesso, qualche giorno dopo la sua elezione a Superiore Generale, ma che svelano lo zoccolo duro, per così dire, su cui si appoggiava la sua vita:
«Al momento della elezione a Superiore Generale avevo dentro di me una grande ansia e la tentazione del rifiuto era grandissima. Però ho avuto, allo stesso tempo, paura di mettermi contro la Volontà di Dio, che in quel momento si manifestava come esattamente contraria alla mia volontà. Ora devo prendere con decisione questo impegno e cercare di fare del mio meglio perché il Signore non si lamenti di me. Più che mai sento la necessità di pregare molto, in modo semplice e costante: la Messa al centro di tutto, la Confessione, il Breviario quotidiano, il Rosario quotidiano, la meditazione, la conoscenza del Magistero della Chiesa. Ho l’esempio vivo di mia mamma che pregava sempre il Rosario (3 volte al giorno), che aveva il suo libretto di preghiere tutto sdrucito, e in questo modo ha portato con nobiltà la sua croce. Mi diceva sempre: “Sia fatta la sua Volontà”. Proprio così».
Siamo testimoni noi, e lo attestano anche gli innumerevoli messaggi arrivati dai 4 continenti, di come il P. Luigi abbia fatto “del suo meglio” nel portare questo impegno! E di come, a imitazione di sua madre, anche lui abbia “portato con nobiltà la sua croce”!
Così la sua persona si preparava e si disponeva, per mettersi a disposizione di un ideale. Non ci è dato sapere quando o come avvenne l’incontro con l’ideale saveriano, ma da come poi l’ha vissuto e coltivato possiamo dedurre che fu un incontro forte, coinvolgente, totalizzante. In molti abbiamo potuto sperimentare il suo profondo affetto per questa famiglia, diventata la ‘sua’ famiglia! Assumendo via via incarichi e responsabilità fino a quella di Superiore e Padre della Famiglia Saveriana.
Tra i tanti scritti che ci hanno raggiunto in queste ore, chi ricordando, chi apprezzando, chi rammaricandosi per la grave perdita, i messaggi dei Confratelli Saveriani si distinguono per questo aspetto: il grazie sincero e fraterno al P. Luigi per essere stato davvero un fratello e un Padre! Mi permetto di citare:
“Ho il cuore colmo di tristezza. Non so a chi dirlo. Lo dico a te. Mi dispiace come se fosse morto mio padre, anche se io ero più vecchio di lui. Gigi era intelligente e capace, ma soprattutto aveva la dolcezza e l’autorevolezza, la fortezza e il cuore di un padre. Sarà difficile dimenticarlo e anche sostituirlo in questo momento”.
“…ante la partida del padre de la Familia, P. Luigi Menegazzo, muy digno sucesor de Mons. Conforti, pedimos por su eterno descanso y, con fe y esperanza, nos sostenemos mutuamente para el anuncio del Reino confiado a nuestra Familia; sigamos adelante con la alegría y entusiasmo que el P. Luigi nos transmitió durante su visita a la Región de México, el año pasado por estas mismas fechas”.
“Più i giorni passano, più sento la mancanza di p. Menegazzo. Egli ha amato la nostra famiglia fino alla fine. Ci ha dato esempio nel lavoro ed è stato un vero padre per tutti noi. Ho detto diverse volte alla gente che ci sentiamo orfani... Mi dispiace molto non poter essere presente a Parma in questi momenti di sofferenza della nostra famiglia. Abbiamo pensato di pregare oggi qui a Gounou Gaya per lui e la nostra famiglia missionaria. In fondo tutti siamo stati toccati alla stessa maniera. Noi vi accompagniamo da qui.
La sua “paternità”! Si commentava tra noi che dopo il nostro Fondatore, il P. Luigi è il primo Superiore Generale che muore durante il suo mandato… Uno a 66 anni, l’altro a 64… Molte le somiglianze o le coincidenze; forse però la più singolare è quella della “paternità”, intrisa di un affetto infinito verso i confratelli e tutta la Famiglia Saveriana ma manifestato in gesti misurati, attenti ed eleganti. Mi riferisco al Conforti ma anche al P. Luigi.
Quante volte ho visto il suo rammarico, la sua delusione quasi, quando aveva l’impressione che l’altro fosse andato via senza aver percepito tutto il suo affetto di fratello e di padre.
Ma anche, a volte, la sua difficoltà, d’altra parte mai espressa se non in termini di rispetto e di tristezza, per situazioni di confratelli non del tutto all’altezza della vocazione ricevuta. Una difficoltà che lo faceva un po’ soffrire, la verità sia detta, era quando si trovava a dover trattare qualche situazione come quelle descritte da Papa Francesco, al n. 78 della Evangelii Gaudium:
«Oggi si può riscontrare in molti operatori pastorali, comprese persone consacrate, una preoccupazione esagerata per gli spazi personali di autonomia e di distensione, che porta a vivere i propri compiti come una mera appendice della vita, come se non facessero parte della propria identità. Nel medesimo tempo, la vita spirituale si confonde con alcuni momenti religiosi che offrono un certo sollievo ma che non alimentano l’incontro con gli altri, l’impegno nel mondo, la passione per l’evangelizzazione. Così, si possono riscontrare in molti operatori di evangelizzazione, sebbene preghino, un’accentuazione dell’individualismo, una crisi d’identità e un calo del fervore. Sono tre mali che si alimentano l’uno con l’altro».
Le sue lettere, le sue esortazioni, le sue visite, i dialoghi personali e comunitari volevano essere prima di tutto “presenza di paternità”, incoraggiante ed esigente, per la persona di ogni confratello; ognuno, dalle sue parole, avvertiva sempre un invito cordiale a dare una risposta appassionata per l’ideale a cui ci si era volontariamente consacrati!
Una delle sue visita, per esempio, quella fatta recentemente ai nostri in Tailandia, l’ultima missione aperta dai Saveriani. La descrizione che loro ne fanno è centrata soprattutto su quanto detto prima: attenzione ai confratelli, preoccupazione affinché la loro presenza sia secondo l’ideale saveriano, l’apertura a nuove sfide, ecc. Proprio ieri, questo scrivevano i nostri Confratelli della Tailandia:
“Fin da quando è stata presa la decisione di aprire una nuova missione in Asia, padre Menegazzo ha sempre seguito tutti i passi, tutte le decisioni, tutti i contatti per poter arrivare all’apertura e alla realizzazione di questa missione saveriana in Thailandia e ha continuato ad accompagnarla lungo questi anni attraverso la sua costante guida.
Posso affermare che, nonostante le difficoltà presenti e gli aspetti da migliorare, padre Menegazzo era molto contento di questa nuova missione e non si è mai stancato di ripeterci quelle caratteristiche che riteneva fondamentali per non perdersi lungo il cammino, caratteristiche che prima di tutti, lui stesso cercava di fare sue.
Una missione semplice. Qui in Thailandia la tentazione e gli inviti a costruire grandi case, centri e scuole ci sono stati e ci sono ancora. Nei tanti incontri con i vescovi e i preti locali, padre Menegazzo ha sempre ribadito il nostro desiderio di essere liberi da strutture per poter vivere nella semplicità, non pretendendo di avere tutte le comodità. Padre Menegazzo, nonostante la stanchezza, anche durante l’ultima visita, ha condiviso la semplicità delle nostre due comunità, senza troppe comodità, si è adattato a tutti gli inconvenienti, il cibo thailandese e le case non molto attrezzate.
Una vita comunitaria condivisa. Negli incontri comunitari e nei colloqui personali, questo è stato il punto che ha sempre sottolineato con insistenza. Anche nell’ultima sua visita ci ha ricordato che per fare comunità non basta lo spirito, ma abbiamo bisogno di vederci “fisicamente”, di avere momenti regolari e frequenti, se non quotidiani, di fraternità, condivisione, preghiera.
Una presenza tra gli ultimi. È stato bello vedere la sua gioia quando siamo andati a visitare le baraccopoli qui a Bangkok o quando siamo andati nei villaggi del Nord. “Questa è la nostra missione” mi ha detto un giorno mentre parlavamo dei primi passi per l´apertura della comunità nella capitale. “Come missionari non possiamo rifiutarci di metterci in gioco in questi luoghi, in questi spazi che ci vengono offerti per l’annuncio della Buona Novella”. Ed è così che, subito dopo la visita, padre Menegazzo ha dato il suo ok per la nostra nuova presenza a Bangkok.
Grazie, padre Menegazzo, per la tua vicinanza, per il tuo aiuto, per il tuo sostegno, per la tua capacità di essere chiaro, schietto, fermo e allo stesso tempo comprensivo, in dialogo e aperto. Grazie per averci accompagnato fin dagli inizi, per esserti preoccupato di fare in modo che lo spirito missionario non venisse meno, per non esserti risparmiato durante le tue visite, ma anche nei tuoi consigli e le tue direttive da Roma”.
Scusate la citazione un po’ lunga, ma mi sembrava importante cogliere, e lì ne abbiamo sentito qualcuno, gli accenti, i punti forti, le sue proiezioni verso il futuro che desiderava per tutta la Congregazione. Tutti abbiamo constatato quanto abbia preso a cuore il punto centrale che il XVI CG proponeva a tutta la Famiglia Saveriana: il ‘ripartire dal primo annuncio’ e quella convinzione che “coinvolti nel sogno del Conforti, il primo annuncio ci riposiziona tutti!” (XVI CG. 57) Su questo il P. Luigi aveva messo in gioco tutte le sue capacità e la sua “paternità”, pur di riuscire a rilanciare il carisma saveriano.
Ho scelto, per questa Liturgia, la pagina del Vangelo di Luca dei discepoli di Emmaus: sentirla echeggiare in una circostanza come questa forse non è usuale, ma mi è sembrato suggerente e motivante l’elemento fondamentale della scena, il fatto di Gesù che siede a tavola con due discepoli scoraggiati e stanchi: chissà che non sia, in qualche modo e in certi momenti, la sensazione che il P. Luigi aveva della situazione attuale della nostra Famiglia… Da una parte il Gesù velato e difficile da riconoscere, oggi, e dall’altra i sogni infranti e tutta la difficoltà alla “ripartenza” che esiste in Congregazione! Ma, abbiamo visto, nella vita quotidiana del P. Luigi, come per quei due discepoli, è essenziale ed insostituibile la forza della Parola e del Pane spezzato e condiviso, per essere capaci di riprendersi le proprie responsabilità e di uscire ad annunciare.
In questa chiave mi è sembrato di poter interpretare l’esempio e l’insegnamento di P. Luigi, adesso che ci lascia: la Buona Notizia – la Fraternità – l’Annuncio! E quella Paternità-Maternità di Dio che lui ha cercato sempre di garantire a ciascuno di noi, disposto a pagare e pagando a volte, di fatto, un caro prezzo.
In uno degli ultimi testi da lui scritti, il saluto ai Rettori delle nostre Teologie internazionali, nell’ottobre scorso, il P. Luigi formulava significativamente il suo intervento ai formatori secondo 3 elementi: la fedeltà di Dio verso di me – la fedeltà mia verso Dio – la dignità morale… La sua persona, dalla volontà di Dio invitato a ricoprire il ruolo di padre e di guida, a ben vedere forse è descritta proprio in questi 3 fattori che lui ha segnalato; ed è forse il messaggio per ognuno di noi, saveriano o non saveriano, ma che vuole essere discepolo di Cristo fino in fondo.
Grazie siano rese a te, Signore, per il tuo servo,
il nostro confratello Luigi:
per tuo volere ci è stato anche padre ed amico;
esempio di dedizione, di dignità e di fraternità.
A lui dona la tua gloria,
e a noi tutti la serena certezza
di essere nella tua volontà.
Perché tuo è il Regno, tua la Potenza
e la Gloria nei secoli. AMEN!
P. Mario Carmelo Mula sx - Vicario
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