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Come Gesù, costretti a fuggire

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Giornata mondiale del migrante e del rifugiato

Domenica 27 settembre, la Chiesa celebra la 106ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Questa giornata è stata istituita nel 1914. In questi ultimi due decenni il fenomeno delle migrazioni, che coinvolge più di 270 milioni di esseri umani, si è trasformato in una realtà strutturale della società contemporanea, e costituisce un problema sempre più complesso, dal punto di vista sociale, culturale, politico, religioso, economico e pastorale. Siria, Yemen, Sahel centrale, Libia, Niger, Mali, etc.: spinti da conflitti, persecuzioni o povertà, le persone continuano a intraprendere viaggi di migrazione irregolare in condizioni spesso estremamente ardue.

L’incendio che ha raso al suolo il campo profughi di Moria (Lesbo, Grecia) nella notte tra l’8 e il 9 settembre scorso, ha tristemente illuminato in maniera drammatica ciò che spesso facciamo finta di non sapere circa i rifugiati, ma che tutti sapevamo. Si trattava soltanto di aspettare. Chi conosceva quel campo intuiva con grande chiarezza la tragedia che sarebbe prima o poi accaduta. “Da tempo i migranti e le organizzazioni umanitarie chiedevano l’evacuazione del campo, denunciando il grave stato di degrado e abbandono. Bambini nati nel fango, suicidi in età giovanissima, abusi e violenze ai danni delle donne sono purtroppo situazioni che vi sussistono da anni. Migliaia di migranti, soprattutto in fuga da Afghanistan e Siria, sono costretti in un limbo senza prospettive e senza diritti” (P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli).

La giornata del Migrante e del rifugiato è sempre stata un’occasione per dimostrare la preoccupazione e il sostegno della Chiesa verso il mondo della mobilità umana, che non è solo quello dei migranti ma comprende rifugiati, richiedenti asilo, apolidi, migranti lavorativi. Quest’anno il titolo scelto da Papa Francesco per il suo messaggio annuale è Come Gesù Cristo, costretti a fuggire. L’icona alla quale Francesco si ispira è quella della fuga in Egitto. «Il piccolo Gesù sperimenta, assieme ai suoi genitori, la tragica condizione di sfollato e profugo segnata da paura, incertezza, disagi (cfr Mt 2,13-15.19-23). Purtroppo, ai nostri giorni, milioni di famiglie possono riconoscersi in questa triste realtà. …  Le persone sfollate ci offrono questa opportunità di incontro con il volto del Signore, anche se i nostri occhi fanno fatica a riconoscerlo: coi vestiti rotti, con i piedi sporchi, col volto deformato, il corpo piagato, incapace di parlare la nostra lingua». L’identità radicale fra Gesù e il povero è uno dei messaggi più sorprendenti e inquietanti del Vangelo e non può lasciarci indifferenti. Lui ha dovuto sperimentare la fuga per potersi salvare. La storia di Gesù è simile a quella di tanti profughi, migranti, richiedenti asilo, uomini, donne e bambini costretti a lasciare la propria terra per varie motivazioni, i quali non sono semplici numeri ma persone.

Il messaggio di Papa Francesco si articola in sei sotto temi esplicitati in altrettante coppie di verbi: conoscere per comprendere; farsi prossimi per servire; ascoltare per riconciliarsi; condividere per crescere; coinvolgere per promuovere; collaborare per costruire. Questi verbi potrebbero essere riassunti così: impegnarsi non più “per” i migranti ma “con” i migranti (conoscere per comprendere!). Se conoscessimo davvero le motivazioni che hanno spinto migliaia di uomini e donne a lasciare il loro Paese, se ci fermassimo ad ascoltare le loro storie, potremmo comprendere i bisogni di chi fugge dalla guerra, dalla fame, dalla povertà.

In Europa, visto il numero crescente di migranti di diverse religioni (soprattutto la musulmana), la Chiesa è chiamata ad affrontare questo fenomeno con una pratica solidaria, ecumenica e schiettamente missionaria (dialogo interreligioso). Ciò esige – anche da parte dei religiosi/e – il dovere di promuovere un’azione pastorale molto più aperta anche per quanto riguarda le nostre strutture. Alcuni passi si stanno facendo, ma il cammino è ancora lungo. Il fare del mondo una sola famiglia in Cristo ci convoca tutti alla cultura della solidarietà per giungere a una vera e propria comunione. Occorre passare dalla tolleranza, al rispetto dell’altrui identità per arrivare a percorsi di condivisione di vita con persone di origine e cultura differenti, in vista anche di un “rispettoso annuncio” della propria fede. Il dovere di una cultura dell’accoglienza e della solidarietà nei confronti dei migranti è ormai accettato e riconosciuto da molti, anche se praticato da pochi. Tale dovere impone la necessità del conoscere per comprendere per collaborare e costruire insieme. Infatti, il fenomeno migratorio non può e non deve essere affrontato come problema di ordine pubblico ma di integrazione. 

Come missionari che vivono in Europa non possiamo essere indifferenti a questa realtà: Caritas Christi urget nos anche verso i migranti. Altro che crisi della missione! I migranti raccontano di noi, del nostro mondo e delle nostre vite. Noi abbiamo conosciuto e abbiamo compreso:  abbiamo visto il mondo dall’altra sponda del Mediterraneo e ci è stato donato di udire e toccare speranze e miserie, di conoscere le “vere” ragioni di tanti esodi. Per cui noi dovremmo essere i primi fautori di una cultura dell'accoglienza e dell’integrazione. Ampie autostrade ci si aprono davanti per mettere in pratica efficacemente l’urgenza di quella testimonianza evangelica che identifica Cristo con i più vulnerabili e ci chiama a esserGli vicino.

Qualcuno ha scritto che, in nessun caso, si può riparare l’inferno. È vero: davanti alla enormità e complessità di questi problemi, la Chiesa non ha soluzioni "totali" da proporre, ma continua a offrire, con la grazia di Cristo, la sua umile testimonianza e gesti di condivisione. La vita di Don Roberto Malgesini ne è un fulgido esempio. Riconoscendo il Signore nei nostri fratelli migranti e rifugiati, saremo noi a ringraziarLo  per averLo  potuto incontrare, amare e servire in loro, uomini e donne di tutti i continenti. Allora, grati diremo: missione compiuta!

Eugenio Pulcini, sx 

Roma 24 settembre, 2020


 

Eugenio Pulcini, sx
25 Septiembre 2020
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