Perché è stato eletto Bongbong Marcos?
Rowena Guanzon (avvocato filippina che è stata commissario per le elezioni dal 2015 al 2022 sotto i presidenti Benigno Aquino III e Rodrigo Duterte), all’inizio di febbraio, dopo una celebrazione eucaristica nella Cattedrale di Manila, si è intrattenuta con i giornalisti dando sfogo a tutto il suo disappunto e rabbia per la vicenda che l’aveva vista coinvolta. Indicando con la mano il palazzo che si ergeva alla sua sinistra, la sede del Comelec (Commission on Election: l’organo che si occupa delle elezioni politiche), esprimeva tutto il suo rammarico per la mancata stesura della decisione di squalificare Bongbong Marcos (BBM) dalla corsa presidenziale. La sua collega, incaricata di redigere la relazione della squalifica, aveva ritardato apposta la redazione venendo meno al regolamento interno alla Commissione che stabilisce il termine massimo di 15 giorni per la pubblicazione di tali decisioni. Perché tale ritardo? Per far si che arrivasse il 2 di febbraio, giorno del pensionamento della commissaria Rowena Guanzon. Questo episodio è una delle cose incredibili che fanno parte della complessa e deludente politica filippina.
BBM, è appena stato eletto come il XVI Presidente della Repubblica delle Filippine. I dati non sono stati ancora ufficializzati, ma la sua elezione è ormai scontata. Figlio del più famoso Presidente e dittatore filippino, Ferdinand Marcos (1917-1989), in seguito alla denuncia di alcuni politici e organizzazioni per la salvaguardia dei diritti civili, BBM è stato sottoposto ad indagini dal Comelec per accertare la possibilità legale che potesse partecipare alla corsa presidenziale. BBM, a causa del mancato pagamento delle tasse quando era Governatore della Provincia di Ilocos, in cui la famiglia Marcos ha sempre avuto un ruolo rilevante, nel periodo dal 1982 al 1986, era stato condannato in primo grado al pagamento di una grossa ammenda e all’incarcerazione. In secondo grado un altro tribunale aveva cancellato la pena del carcere, ma aveva ribadito l’ammenda da pagare. BBM non ha mai pagato quella multa. È per questo che Rowena Guanzon, “scortata” da alcune suore, aveva denunciato quanto stava per accadere, urlando letteralmente la sua rabbia, per questa grande ingiustizia che si stava consumando sotto gli occhi di tutti.
Tutto questo ci fa capire quanto profonda sia la crisi della vita politica nelle Filippine e delle sue istituzioni. Quali sono le conseguenze di tale realtà? Uno scollamento e una sfiducia sempre più grande nella politica, nei suoi rappresentanti e nelle istituzioni. Quindi la ricerca di un “salvatore”, dell’“uomo forte” che possa cambiare le sorti della situazione attuale. Ecco spiegato l’elezione del Presidente uscente delle Filippine Rodrigo Duterte. Nel suo sessennio di governo, voglio credere che sia riuscito a raggiungere dei risultati positivi: la sua politica di rilanciare l’economia del paese attraverso un ingente ammontare di investimenti nazionali e internazionali, ha creato milioni di posti di lavoro. L’amministrazione pubblica ha incrementato l’utilizzo dei mezzi informatici, accelerando i tempi amministrativi delle pratiche. Gli insegnanti nelle scuole pubbliche hanno visto in busta paga degli stipendi più alti. Però i problemi endemici del Paese come l’elevatissima corruzione negli uffici governativi, il clientelismo politico, l’impunità della classe politica e della polizia, la mancata riforma agraria, giusto per citarne alcuni, sono ancora irrisolti. Allora quale è il motivo per cui BBM è stato eletto con una così grande maggioranza, quasi 31 milioni di voti, più del doppio dei voti ottenuti dalla sua sfidante Leni-Robredo? Quali sono le ragioni?
Qui nelle Filippine, come saveriani, abbiamo avuto il privilegio di ascoltare recentemente un giornalista indipendente e coraggioso che ci ha illustrato lo status quo dell’informazione nelle Filippine. Ripetutamente anche nel nostro Paese, l’Italia, si parla sempre di più di dis-informazione o di informazione manipolata. La politica ovunque fa massiccio uso dei social media: Youtube, Facebook, Tiktok, Instagram. Questi sono mezzi di comunicazione utilizzati da milioni di utenti non solo per comunicare, ma anche – e sempre più – per informarsi, come se fossero un giornale o il telegiornale. Il problema è che le informazioni che leggiamo sui social circolano molto velocemente e possono essere vere o false, senza la possibilità immediata di conoscerne la fonte e veridicità. Si tende a pensare che tutto quello che viene postato su internet sia autentico. La politica ha compreso che, attraverso il mondo digitale, le persone possono essere influenzate notevolmente e che la realtà e la verità storica possono essere modificate a favore di un candidato e a sfavore di un altro. Questo è quello che è successo e sta accadendo nelle Filippine. Gli esperti ci dicono che già a partire dal 2013, BBM aveva iniziato una grossa campagna di disinformazione, facendo credere ai Filippini che la drammatica vicenda della legge marziale, in realtà era stata una grande occasione per il Paese: un tempo di forte crescita economica e uno sviluppo massiccio delle infrastrutture che consentirono alla nazione dell’arcipelago filippino un progresso esponenziale dal punto di vista socioeconomico. Non solo questo. È in atto un vero e proprio revisionismo storico: la campagna a favore dei Marcos sostiene che non solo non ci sono stati arresti e torture (anche se in realtà sono tantissimi i sopravvissuti che possono raccontare la terribile verità circa le cosidette “case sicure”), ma che il dittatore non ha rubato alcun denaro alle Filippine. Tuttavia, è saputo e verificato l’ingente ammontare di soldi finito nei conti svizzeri a nome della famiglia Marcos (non meno di 10 miliardi di dollari, dei quali 4 restituiti alle Filippine dopo sentenze di tribunali internazionali e locali), senza contare le eccentricità nello stile di vita della ex-first lady Imelda Marcos.
La grande confusione nella situazione politica aveva spinto la Conferenza Episcopale locale a scrivere una lettera pastorale in cui si afferma: “Cerchiamo diligentemente la verità per fare ciò che è giusto ed evitare il male … Un'elezione o qualsiasi processo che non sia basato sulla verità è solo un inganno e non ci si può fidare". I vescovi continuavano dicendo “il bene senza verità è finzione. Il servizio senza verità è manipolazione. Non può esserci giustizia senza verità. Anche la carità, senza verità, è solo sentimentalismo». I vescovi avevano espresso sgomento per “la palese e sottile distorsione, manipolazione, insabbiamento, repressione e abuso della verità” mentre si avvicinavano le elezioni. Si lamentavano in particolare della capillare diffusione di fake news e del tentativo di influenzare le elezioni attraverso i cosiddetti trolls che seminano il virus della menzogna. La Chiesa, da parte sua, ha esplicitamente sostenuto la candidatura di Leni Robredo, Vice Presidente uscente. Mi chiederete: come è possibile? Anche io, considerando il background politico italiano, sono rimasto un po’ perplesso di questa scelta. Cercando di comprendere il contesto sociale e culturale filippino, il sostegno esplicito della Chiesa filippina aveva lo scopo di offrire un’alternativa seria ad una candidatura molto controversa come quella di BBM.
E adesso, quale futuro aspetta le Filippine con l’elezione di Bong Bong Marcos come Presidente della Repubblica? A detta di tanti, il futuro che ci aspetta qui non è per nulla promettente.
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