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Avvento come atteggiamento

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AVVENTO come atteggiamento

Dialoghi possibili: - Avvento vuol dire Venuta! Viene qualcuno! - Chi? - Gesù Cristo! – Ma è già venuto, viene ancora? A che fare? E’ cosa che mi riguarda? – Forse no, ma forse sì! Non sei discepolo di Lui? – Sìììì… maaaa…, a periodi! E poi, a cosa serve che venga di nuovo? I giochi sono già tutti fatti, chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto…

Dialoghi simili se ne possono innescare quanti ne volete; con conclusioni più o meno vicine se non assomiglianti a questa, fatalista e rassegnata.

Se c’è un merito da riconoscere all’ebraismo-cristianesimo è stato proprio quello di avere inventato “il tempo in progressione”: le civiltà antiche concepivano il tempo come ‘ciclico’, in cui tutto passa e tutto ritorna, in un eterno circolo chiuso e senza prospettive; con un orizzonte ermeticamente chiuso a ogni novità che non fosse la ossessiva presenza della morte che tutto seppellisce e tutto riduce all’oblio.

Il tempo - ci dice Gesù – non è stagnante, è in progressione! Un tempo scandito dalle ripetute e sempre “nuove venute” del Figlio dell’uomo! Venute sempre in incognito ma che per ciascuno rappresentano opportunità per tirar fuori il meglio di se stessi e per dar fondo alle proprie capacità; occasione per superare i propri gretti confini per spaziare per gli ampi spazi di umanità, sorprendentemente aperti a un futuro migliore, per se stessi e per gli altri.

Da qui l’esigenza di celebrate quelle venute, di accettare la sfida di quella ‘novità’, di mollare il meno per accogliere il più, di rallegrarsi insomma, per l’Avvento, che giunge ogni anno ma che non ci trova mai allo stesso punto!

Quella venuta, la prima, ha innescato un fenomeno così dirompente e ininterrotto di esplosione di energie con la sua Risurrezione che, chi crede in Lui ne è rimasto contagiato e “innescato”, pronto a sua volta ad esplodere! Da qui la novità prepotente che avviene quando qualcuno ‘risuscita’ dal fatalismo e rompe quel circolo dell’eterno ritorno.

I verbi più appropriati per questo tempo, quindi, sono ‘vedere’, ‘vigilare’, ‘uscire’, ‘scrutare’, ‘sorprendersi’, ‘darsi da fare’, ‘stupirsi’, ‘dare una mano’, ‘rimanere in attesa’, ‘sperare’, ecc.

Le modalità di venuta di questo Figlio dell’uomo sono curiosamente ‘speciali’: le sue visite sono quelle che più  assomigliano a quelle di un ladro (cfr. il Vangelo di questa domenica): ossia, senza preavviso. Un buon discepolo deve essere sempre pronto a dar conto della sua amministrazione e a rispondere a qualsiasi sollecitazione anche improvvisa.

Le sua visite normalmente ti sorprenderanno “fuori casa”, per strada, per i sentieri leggeri o impervi dove passa la varia umanità dolente e forse smarrita… E’ lì che avviene l’incontro!

Celebrare l’Avvento quindi non è percorrere un tempo liturgico, è mantenere un atteggiamento di attesa, alimentandolo, come una lampada, con l’attesa serena e gioiosa di Lui.

M.C.M.

Mula Mario Carmelo
25 Novembre 2016
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