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Dopo aver letto i Documenti del XVIII Capitolo Generale…

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Quando ho ricevuto i Documenti capitolari del XVIII Capitolo generale (DC), li ho letti con curiosità e interesse. Speravo di trovarvi l’aria fresca e stimolante della missione dove sono stati concepiti. Ho cercato, pur nel cambiamento dei tempi, una continuità e uno sviluppo del carisma lasciatoci dal Fondatore, ma ho trovato invece un discorso piuttosto piatto se non scontato, senza spinta profetica. Ciononostante prima di formulare i miei interrogativi e le mie critiche voglio ringraziare per il lavoro che è stato fatto nelle quattro settimane del Capitolo. Un indubbio pregio del Documento è la sua sinteticità che permette a chi lo legge di non annoiarsi con il rischio di mettere da parte - una volta per tutte - il testo capitolare. Una terza parola previa: mi scuso di sottolineare senza troppi giri di parole ciò che nei DC non mi è stato chiaro e soprattutto quello che secondo me è mancato. Difetto da cui alla mia età temo di non riuscire ormai a correggermi.

Un lessico inusuale e alcuni interrogativi

Nei DC ho trovato un lessico nuovo che non mi è chiaro. Ad esempio si parla di “cultura saveriana”: con questo termine si chiama lo stile saveriano (n. 19[1]); altrove esso è sinonimo di animazione vocazionale (n. 30). Cultura ha per me un altro significato molto ampio ma autorevole (GS 53, EV I 1493-1494) nel quale faccio fatica a scoprire il significato usato nei Documenti di questo Capitolo.

Ripetutamente si usa l’espressione “famiglia carismatica saveriana” (n. 13). So che è stata coniata nell’anno giubilare (2020-21), ma mi chiedo: chi appartiene a questa famiglia? Siamo noi i Missionari saveriani abituati a parlare della “famiglia saveriana” o della “famiglia di Mons. Conforti” e chi altro? Oltre alle Missionarie di Maria e al Laicato missionario, ci sono anche altri candidati a entrare nella famiglia carismatica saveriana (v. nn. 48-50 )? È intenzione dell’Istituto di allargare la base della fondazione di Mons. Conforti? Con quale diritto e soprattutto, con quali criteri? Quale è il senso e la ragione di questa novità?

Quando leggo che il XVIII Capitolo incoraggia la formazione di “comunità miste” (n. 21), non posso non chiedere: comunità miste con chi? Chi vogliamo imbarcare nella missione affidataci?

Questi sono solo tre esempi di un lessico inusuale, per me poco chiaro che solleva in me qualche interrogativo. Vorrei ricordare che noi non siamo padroni dei nomi e non possiamo cambiarne il significato senza giustificarlo: la filosofia poi ci insegna che essi dovrebbero sempre corrispondere alla realtà per non cadere in forme di nominalismo. Devo forse pensare che questi termini “nuovi” alludano a un progetto che non riesco a cogliere?

La situazione dell’Istituto

Quale è lo stato dell’Istituto saveriano? Mi sembra una domanda legittima in questo tempo di rapidi mutamenti che ha coinvolto e coinvolge anche il nostro Istituto.  Nei DC non ho trovato né la domanda e quindi non trovo neppure una risposta chiara che tuttavia mi sembrerebbe necessaria. Ma la domanda rimane: il nostro Istituto saveriano gode oggi  buona salute?

Le caratteristiche della nostra missione rinnovata secondo il magistero, le attese del mondo e il carisma confortiano (nn. 14-19) sono un dato di fatto acquisito e praticato? Il famoso “riposizionamento” (n. 18) dove intende condurci? Le caratteristiche dell’interculturalità (n. 87) e dell’intergenerazionalità (n. 88) sono valori dell’Istituto acquisiti e digeriti?

Il Documento uscito dal Capitolo menziona le strutture formative (noviziati e teologati) ma non trovo un accenno alla fase della propedeutica e/o ai possibili postulanti / aspiranti. Quale è il giudizio che il Capitolo ha dato di queste strutture formative? Il DC dichiara di “non avere elementi sufficienti per prendere decisioni adeguate” sui teologati (n. 79): e allora? Un altro argomento di cui sarebbe stato bene dire una parola nei DC: le uscite dei professi temporanei sono in aumento o in decrescita rispetto al passato? Che valutazione ne ha dato il XVIII Capitolo? Non c’è nulla da dire?

In questo tempo nella Chiesa si fa un gran parlare degli abusi e della difesa delle vittime. I nostri DC lo fanno in modo sbrigativo e, secondo me, insufficiente ai nn. 65-66 dove si parla di un fenomeno che sembra non riguardarci (“alcuni membri della Chiesa”). Nella nostra Congregazione ci sono stati questi problemi? In passato li abbiamo avuti. E ora?

Oggi in alcune circoscrizioni ci troviamo a dover chiudere case e a sostenere con fatica opere che abbiamo e dobbiamo tenere. Manca il personale ma nello stesso tempo si incoraggia “l’apertura di nuove presenze da parte delle circoscrizioni asiatiche” e anche da parte delle altre circoscrizioni “nel prossimo avvenire” (cf. n 23 a e b).  Tutti sanno che troppo spesso le singole circoscrizioni soffrono di una certa miopia, di una vista cioè limitata alla propria realtà e per questo meno sensibile alla globalità. La decentralizzazione delle responsabilità deve essere accompagnata dal senso della sussidiarietà, che è insieme rispetto e solidarietà, e dalla consapevolezza dell’insieme dell’Istituto.

Trovo nei DC altri temi che sono stati trattati già varie volte nei capitoli generali passati, come per es.  le parrocchie affidate ai Saveriani, il prolungamento del periodo di governo dei Superiori regionali, l’interpretazione dell’articolo 29 delle Costituzioni (n. 97 dei Documenti del XVIII CG) e che vengono ripresi e nuovamente trattati, come spesso accade, sotto la spinta delle situazioni del momento presente, senza ricordare la storia.

L’Istituto saveriano, una vera famiglia

Ma è la terza parte dei DC (parte C) Vivere come famiglia la vocazione saveriana che ha attirato la mia attenzione. Questa parte comprende 30 paragrafi. Dopo un paragrafo d’introduzione, essa dedica alla vita comunitaria 4 dei 30 paragrafi, 12/30 all’economia (“c’est l’argent qui fait la guerre!”), 2/30 all’autorità, 11/30 ai problemi giuridici e organizzativi: una sproporzione significativa ed eloquente.

In tutta questa terza parte dei DC sulla vita della comunità non si accenna affatto alla spiritualità saveriana, che pure è annunciata all’inizio dei DC (il n. 11 ne riconosce l’importanza e l’urgenza per “guardare con speranza al futuro”) e neppure alla “vocazione saveriana nel mondo” (ib.). Ma ciò che soprattutto manca in questa terza parte - e in tutto il documento capitolare - è il senso di appartenenza all’Istituto e quindi l’impegno alla solidarietà tra le circoscrizioni, elemento-base dello “spirito di famiglia” (di cui tanto e, forse troppo, parliamo), per cui se una parte della famiglia si trova nel bisogno, le altre, prima di progettare “nuove presenze”, dovrebbero sentire il dovere di accorrere in aiuto (cf. 1Cor 12,26).

Se dobbiamo considerare l’Istituto “qual madre” (Lettera Testamento n. 10), tra noi deve svilupparsi quella fraternità autentica per cui ci prendiamo cura gli uni degli altri. Circoscrizioni che hanno dei confratelli … in esubero (absit injuria verbi) non dovrebbero forse dare una mano a quelle circoscrizioni che invece sono costrette a … vivacchiare per mancanza di forze? E se si tratta di quella circoscrizione che nella storia dell’Istituto ha dato vita alle altre, non dovrebbero le altre essere più sollecite nel prestarle aiuto, riducendo magari per un po’ le proprie urgenze? La circoscrizione italiana - e anche altre - sta chiudendo case che forse dovrebbero invece essere tenute aperte per accogliere i Saveriani anziani che, lasciando la missione per malattia o vecchiaia, rientreranno numerosi nei prossimi anni. Dove saranno destinati questi fratelli anziani e/o malati? 

Infine, il progetto di fare della Casa Madre il “centro di irradiazione del carisma” (n. 24) e del Santuario confortiano l’“espressione della cultura saveriana” (n. 26), è lodevole nelle intenzioni, ma se esso non si realizza in una circoscrizione viva e vitale, noi finiremmo per fare di questi due “luoghi del cuore” della nostra famiglia un monumento storico e non un cuore pulsante che trasmette la vita.

Alla fine della lettura…

Concludendo l’analisi dei DC sento di dire di avervi trovato parecchie parole nuove, ma poche novità significative; ma non ho trovato quelle proposte dinamiche che normalmente vengono da un Capitolo formulate in priorità e prospettive missionarie per tutti. Mi auguro che la nuova Direzione generale possa trarre da questi DC quello spirito che sicuramente al Capitolo c’era e spirava, ma che in questi DC - almeno secondo il mio modesto parere - non appare. È l’augurio che formulo alla nostra Famiglia saveriana per quell’affetto che è maturato in me in questi quasi sessant’anni di gioiosa appartenenza ai Missionari Saveriani, figli di Mons. Conforti.

Tavernerio, 28 novembre 2023.
Gabriele Ferrari s.x.

 

[1] I numeri tra parentesi, salvo dichiarazione contraria, si riferiscono ai paragrafi dei Documenti Capitolari (DC).

Gabriele Ferrari sx
07 Febbraio 2024
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