Skip to main content

Il tesoro nascosto: un incontro provvidenziale

823/500

Amare la nostra vocazione saveriana

Carissimi confratelli,

da alcuni mesi abbiamo iniziato la preparazione immediata al XVIII Capitolo Generale. Pensandoci un po’ mi sono chiesto quale potrebbe essere il mio contributo. Allora mi è venuta in mente l’idea di condividere con voi alcune riflessioni a partire dalla mia esperienza personale e che hanno a che vedere con il tema scelto per il Capitolo.

«Amare la nostra vocazione saveriana» è un invito da cuore a cuore (cor ad cor loquitur). Sento che abbiamo bisogno di amare un po’ di più ciò che il Signore, nel suo amore, ha voluto e vuole per ciascuno di noi. Amare è rinnovare continuamente la nostra risposta allo sguardo di amore che il Signore un giorno ha rivolto ad ognuno di noi (cfr. Mc 10,21). Sì, un giorno, in un contesto molto concreto, abbiamo maturato l’idea di offrire al Signore ciò che lui ci ha offerto per primo: il dono della nostra vita. E con un cuore pieno di gioia abbiamo deciso di chiedere liberamente di appartenere alla Famiglia saveriana. Ci è stato assegnato addirittura un numero di identificazione. Questa scelta è totale e totalizzante.

Quando ci penso, mi sento molto identificato con quell’uomo che trova il tesoro nascosto (cfr. Mt 13,44). Sì, perché giustamente di questo si tratta, di un incontro provvidenziale e gratuito, a volte direi quasi immeritato. Incontro che fa vedere la bellezza incomparabile di Dio di fronte ad ogni realtà materiale, e allo stesso tempo fa scattare uno slancio di generosità che solo può venire dall’Alto, da Lui. Quest’ incontro personale con il Signore, in modalità diverse, è stato il punto di partenza di ciò che è la nostra vita oggi.

Quando rifletto sull’incontro personale con il Signore, su come definirlo, spesso mi viene in mente un’immagine che mi è molto familiare sin dal grembo materno, è quella del fuoco nel caminetto della casa paterna dove ho vissuto la mia infanzia e adolescenza. Il fuoco si mantiene vivo e dà calore mentre c’è una persona che regolarmente vi aggiunge legna. Quando non lo si fa diminuisce l’intensità del fuoco e finisce per essere ridotto in cenere.

Quest’immagine parla molto chiaramente del rapporto che si stabilisce fra il discepolo e il suo Signore, cioè, questa relazione interpersonale ha bisogno di essere alimentata continuamente per mantenersi viva e poter così crescere nell’amore e nella fedeltà a Lui, principio e fondamento della nostra vita. Credo che non ci sia crescita della vita divina in noi senza questa relazione quotidiana da «tu a tu». A volte capita che inganniamo noi stessi con le tante attività da fare, ci conformiamo con la preparazione omiletica, con la recita della preghiera della Chiesa … Tutte cose buone ma se manca la base, l’incontro personale con Dio Amore, perfino la carità sparisce dalla nostra vita. Per me non c’è dubbio su questo, ed è qui che risiede a mio parere la chiave della vitalità e fecondità della nostra Famiglia saveriana.

Un elemento fondamentale che credo debba essere obbligatoriamente presente nella relazione interpersonale con il Signore, è la Parola di Dio. Il Maestro parla, il discepolo ascolta, accoglie la Parola nel suo cuore, ci riflette e condivide la sua riflessione con Lui, il Signore della vita. Il grande pericolo è che il momento della preghiera personale si converta in un monologo fra me e me, dove letteralmente non c’è spazio per Dio, dove occupo il tempo a dire a Dio ciò che io penso e ciò che voglio fare, senza lasciarGli il tempo di cui ha bisogno perché possa dire la sua Parola, e così toccare affettuosamente il mio cuore.

La Parola di Dio, credo sia la cosa più bella che il Signore ci abbia dato e continua a darci quotidianamente. Dopo tanti anni di relazione continua con essa, ogni volta che apro la Bibbia sento che una parte di me stesso è lì in quelle pagine. È la Parola che allo stesso tempo mi rivela il volto di Dio e la mia identità, insieme all’identità dell’intera umanità. Ricordo come un grande dono del Signore gli anni vissuti in Ciad. Quei giorni seduto sotto gli alberi insieme ai catecumeni memorizzando in Musey la Parola che ci era presentata. È lì che ho sentito in modo particolare il passaggio della Parola dal cervello al cuore. È lì che ho udito dalla bocca di persone umili raccontare con semplicità e naturalità come la Parola diventa vita in esempi concreti del loro vissuto quotidiano (cfr. Is 55,10-11). La Parola, che gran regalo di Dio!

«Amare la nostra vocazione saveriana». Ricordo una frase che ho letto tempo fa e che mi ha fatto e mi fa tanto riflettere. Dice così: «sono stato così occupato durante tutta la giornata che non ho avuto tempo per stare un momento con Il Signore». «L’orazione, a mio parere non è altro che un intimo rapporto di amicizia, nel quale ci si trattiene spesso da solo a solo con quel Dio da cui ci si sa amati» (Sta. Teresa di Gesù, Vita 8,5).

Fraternamente,

Fernando García Rodríguez, sx 


Loving our Xaverian vocation

Dear confreres,

for some months, we have been engaged in the preparation leading up to the XVIII General Chapter. While I was considering this fact, I asked myself what my own contribution could be. Then, an idea popped into my mind: I could share with you some reflections based on my personal experience and relevant to the theme chosen for the Chapter.

Loving our Xaverian vocation is an intimate invitation (cor ad cor loquitur). I feel we need to love a little more what the Lord, in his love, wished and wishes for each one of us. To love means to keep renewing our answer to those loving eyes with which one day the Lord looked at each one of us (see Mark 10: 21). Truly, one day, in a very concrete context, we have developed the idea to offer to the Lord what he, in the first place, had offered to us – the gift of our life. And it was with a heart full of joy that we freely decided to ask to become part of the Xaverian Family. We have even been assigned an identification number. Such a choice is total and all-embracing.

When I reflect on this, I feel I can really identify with that man who finds a hidden treasure (see Mathew 13: 44), for it is really about this – a providential and free encounter, which at times I would even call undeserved. It is an encounter that allows you to see the incomparable beauty of God against all material things and, at the same time, triggers an outpouring of generosity which can only come from Above, from Him. Through different modalities, this personal encounter with the Lord has been the starting point of what constitutes our life today.  

Reflecting on the personal encounter with the Lord, on how to define it, an image often comes to my mind. It is an image that since I was in my mother’s womb has been very familiar to me; it is the image of a fire in the fireplace of my father’s house where I lived throughout my childhood and adolescence. A fire remains alive and warms up the place around it only if someone regularly adds wood. When wood is not added, the fire loses intensity and ends up into ashes.

This image speaks very clearly of the relationship between the disciple and his Lord, for this interpersonal relationship must likewise be continuously fostered to remain alive, thus allowing the disciple to grow in love and faithfulness to Him, the origin and foundation of our life. I believe there is no growth of divine life in us without this daily face to face relationship. Sometimes, our many activities, our diligent preparation of homilies and regular performance of the Church’s prayer may mislead us.  These are all good things, but if at their core there were no personal encounter with God-Love, even charity would disappear from our life. Personally, I have no doubt about this. I believe that, for our Xaverian Family, herein lies the key to achieving vitally and fruitfulness.

A fundamental element, one which I believe to be necessarily present in the interpersonal relation with the Lord, is the Word of God. The Master speaks, the disciple listens, welcomes the Word in his heart, reflects on it and shares his reflection with Him, the Lord of life. There is a huge danger, that is, the moment of personal prayer may turn out to be a monologue between me and me, where definitely there is no space for God, where I occupy the time to tell God what I think and want to do, without leaving him the time he needs to tell his Word that tenderly touches my heart.

I believe the Word of God is the most beautiful thing the Lord has ever given and continues giving us daily. After many years of relationship with the Word, every time I open the Bible, I feel that part of me is there, in those pages. It is the Word which reveals to me the face of God and, at the same time, my own identity and that of the entire humanity. I remember the years I spent in Chad as a great gift from the Lord. I remember days when sat with catechumens under the trees, we memorised in Musey the Word that was presented to us. There, I felt in special manner the Word passing from the brain to the heart. There, I heard from the mouth of humble people simple and spontaneous descriptions of how the Word becomes life, through concrete examples taken from their daily existence (see Isaiah 55: 10-11). The Word: what a great gift from God!

“Loving our Xaverian vocation”. Some time ago, I read a sentence which helped me and makes me think a lot. It says: “I have been so busy the whole day that I had no time to stay a single moment with the Lord”. “In my opinion, prayer is nothing less than an intimate friendship, for in prayer we often entertain a one-to-one relationship with that God whom we know to love us.” (St. Theresa of Jesus, Life 8:5).

Fraternally,

Fernando García Rodríguez, sx 


Aimer notre vocation xavérienne 

Très chers confrères,

Depuis quelques mois, nous avons commencé la préparation immédiate au XVIIIème Chapitre général. En y réfléchissant, je me suis demandé quelle pourrait être ma contribution. Il m’est alors venue à l’esprit l’idée de partager avec vous quelques réflexions à partir de mon expérience personnelle et qui ont à voir avec le thème choisi pour le Chapitre.

« Aimer notre vocation xavérienne » est une invitation de cœur à cœur (cor ad cor loquitur). Je sens que nous avons besoin d’aimer un peu plus ce que le Seigneur, dans son amour, a voulu et veut pour chacun de nous. Aimer, c’est renouveler continuellement notre réponse au regard d’amour que le Seigneur a un jour tourné sur chacun de nous (cf. Mc 10, 21). Oui, un jour, dans un contexte très concret, nous avons mûri l’idée d’offrir au Seigneur ce qu’il nous a offert en premier : le don de notre vie. Et avec un cœur plein de joie, nous avons décidé de demander librement appartenir à la Famille xavérienne. On nous a même attribué un numéro d’identification. Ce choix est total et totalisant.

Quand j’y pense, je me sens très identifié à cet homme qui trouve le trésor caché (cf. Mt 13,44). Oui, parce qu’il s’agit justement de cela, d’une rencontre providentielle et gratuite, parfois je dirais presque imméritée. Rencontre qui fait voir la beauté incomparable de Dieu face à toute réalité matérielle, et en même temps déclenche un élan de générosité qui ne peut venir que d’En-haut, de Lui. Cette rencontre personnelle avec le Seigneur, sous diverses modalités, a été le point de départ de ce qui est notre vie aujourd’hui.

Quand je réfléchis sur la rencontre personnelle avec le Seigneur, sur la façon de le définir, une image qui m’est très familière depuis le sein maternel me vient souvent à l’esprit : celle du feu dans la cheminée de la maison paternelle où j’ai vécu mon enfance et mon adolescence. Le feu reste vivant et donne de la chaleur aussi longtemps qu’une personne y ajoute régulièrement du bois. Lorsque vous ne le faites pas, l’intensité du feu diminue et finit par être réduit en cendres.

Cette image parle très clairement de la relation qui s’établit entre le disciple et son Seigneur, c’est-à-dire que cette relation interpersonnelle a besoin d’être alimentée continuellement pour se maintenir vivante et pouvoir ainsi grandir dans l’amour et dans la fidélité à Lui, principe et fondement de notre vie. Je crois qu’il n’y a pas de croissance de la vie divine en nous sans cette relation quotidienne de « face à face ». Parfois, nous nous trompons nous-mêmes avec les nombreuses activités à faire, nous nous conformons à la préparation homilétique, à la récitation de la prière de l’Eglise ... Toutes sont des choses bonnes mais s’il manque la base, la rencontre personnelle avec Dieu Amour, même la charité disparaît de notre vie. Pour moi, il n’y a aucun doute à ce sujet, et c’est là que réside à mon avis la clé de la vitalité et de la fécondité de notre Famille xavérienne.

Un élément fondamental qui, je crois, doit être obligatoirement présent dans la relation interpersonnelle avec le Seigneur, est la Parole de Dieu. Le Maître parle, le disciple écoute, accueille la Parole dans son cœur, y réfléchit et partage sa réflexion avec Lui, le Seigneur de la vie. Le grand danger est que le moment de la prière personnelle se transforme en un monologue entre moi et moi, où il n’y a littéralement pas de place pour Dieu, où je prends le temps de dire à Dieu ce que je pense et ce que je veux faire, sans lui laisser le temps dont il a besoin pour qu’il puisse dire sa Parole, et ainsi toucher affectueusement mon cœur.

La Parole de Dieu, je considère que c’est la plus belle chose que le Seigneur nous ait donnée et continue à nous donner quotidiennement. Après tant d’années de relation continue avec elle, chaque fois que j’ouvre la Bible je sens qu’une partie de moi-même est là dans ces pages. C’est la Parole qui me révèle en même temps le visage de Dieu et mon identité, avec l’identité de l’humanité tout entière. Je me rappelle comme un grand don du Seigneur les années vécues au Tchad. Ces jours assis sous les arbres avec les catéchumènes en mémorisant en langue Musey la Parole qui nous était présentée. C’est là que j’ai particulièrement expérimenté le passage de la Parole du cerveau au cœur. C’est là que j’ai entendu de la bouche de personnes humbles raconter avec simplicité et naturalité comment la Parole devient vie avec les exemples concrets de leur vécu quotidien (cf. Is 55, 10-11). La Parole, quel grand cadeau de Dieu !

« Aimer notre vocation xavérienne ». Je me souviens d’une phrase que j’ai lue il y a longtemps et qui m’a fait et me fait beaucoup réfléchir. Elle dit ainsi : « J’ai été tellement occupé pendant toute la journée que je n’ai pas eu le temps de rester un moment avec Le Seigneur ». « La prière, à mon avis, n’est rien d’autre qu’un rapport intime d’amitié, dans lequel on se tient souvent seul à seul avec ce Dieu de qui on se sait aimés » (Ste. Thérèse de Jésus, Vie 8, 5).

Fraternellement,

Fernando Garcia Rodríguez, sx 


Amar nuestra vocación javeriana

Queridos hermanos

Desde hace unos meses hemos iniciado la preparación inmediata del XVIII Capítulo General. Pensando un poco sobre ello, me he preguntado cuál podría ser mi contribución. Así que se me ocurrió compartir con ustedes algunas reflexiones a partir de mi experiencia personal y que tienen que ver con el tema elegido para el Capítulo.

«Amar nuestra vocación javeriana» es una invitación de corazón a corazón (cor ad cor loquitur). Siento que necesitamos amar un poco más lo que el Señor, en su amor, ha querido y quiere para cada uno de nosotros. Amar es renovar continuamente nuestra respuesta a la mirada de amor que el Señor dirigió un día a cada uno de nosotros (cfr. Mc 10,21). Sí, un día, en un contexto muy concreto, maduramos la idea de ofrecer al Señor lo que Él nos ofreció primero: el don de nuestra vida. Y con el corazón lleno de alegría decidimos pedir libremente pertenecer a la Familia Javeriana. Incluso se nos ha asignado un número de identificación. Esta opción es total y totalizante.

Cuando pienso en ello, me siento muy identificado con aquel hombre que encuentra el tesoro escondido (cf. Mt 13,44). Sí, porque se trata justamente de eso, de un encuentro providencial y gratuito, y diría que a veces es casi inmerecido. Un encuentro que hace ver la belleza incomparable de Dios frente a toda realidad material, que desencadena al mismo tiempo un impulso de generosidad que sólo puede venir de lo Alto, de Él. Este encuentro personal con el Señor, de diferentes maneras, ha sido el punto de partida de lo que es nuestra vida hoy.

Cuando reflexiono sobre el encuentro personal con el Señor, sobre cómo definirlo, a menudo me viene a la mente una imagen que me es muy familiar desde el vientre de mi madre, es la del fuego en la chimenea de la casa de mi padre donde he vivido mi infancia y adolescencia. El fuego se mantiene vivo y da calor mientras haya una persona que le eche leña regularmente. Cuando no se hace esto, la intensidad del fuego disminuye y acaba reduciéndose a cenizas.

Esta imagen habla muy claramente de la relación que se establece entre el discípulo y su Señor, es decir, esta relación interpersonal necesita ser alimentada continuamente para mantenerse viva y así poder crecer en amor y fidelidad a Él, principio y fundamento de nuestra vida. Creo que no hay crecimiento de la vida divina en nosotros sin esta relación diaria de «tú a tú». A veces sucede que nos engañamos a nosotros mismos con las tantas actividades que hay que hacer, nos conformamos con la preparación homilética, con el rezo de la oración de la Iglesia... Todas cosas buenas, pero si falta la base, el encuentro personal con Dios Amor, incluso la caridad desaparece de nuestra vida. Para mí no hay duda de ello, y es aquí, en mi opinión, donde reside la clave de la vitalidad y la fecundidad de nuestra Familia Javeriana.

Un elemento fundamental que creo que debe estar presente en la relación interpersonal con el Señor es la Palabra de Dios. El Maestro habla, el discípulo escucha, recibe la Palabra en su corazón, reflexiona sobre ella y comparte su reflexión con Él, el Señor de la vida. El gran peligro es que el momento de la oración personal se convierta en un monólogo entre yo y yo mismo, en el que literalmente no hay espacio para Dios, en el que ocupo mi tiempo diciéndole a Dios lo que pienso y lo que quiero hacer, sin dejarLe el tiempo del que tiene necesidad para que pueda decir su Palabra, y así tocar afectuosamente mi corazón.

Creo que la Palabra de Dios es lo más hermoso que el Señor nos ha dado y nos sigue dando a diario. Después de tantos años de relación continua con esta Palabra, cada vez que abro la Biblia siento que una parte de mí mismo está ahí en esas páginas. Es la Palabra que me revela simultáneamente ya sea el rostro de Dios, como mi identidad, junto con la de toda la humanidad. Recuerdo los años que viví en Chad como un gran don del Señor. Aquellos días sentado bajo los árboles junto con los catecúmenos, memorizando en Musey la Palabra que se nos presentaba… Fue allí donde sentí de manera especial el recorrido de la Palabra del cerebro al corazón. Allí escuché de boca de personas humildes contar con sencillez y naturalidad cómo la Palabra se hace vida en ejemplos concretos de su vida cotidiana (cfr. Is 55,10-11). La Palabra, ¡qué gran regalo de Dios!

«Amar nuestra vocación javeriana». Recuerdo una frase que leí hace tiempo y que me hizo y me hace pensar mucho. Dice así: «He estado tan ocupado durante todo el día que no he tenido tiempo de pasar un momento con El Señor». «La oración, según mi parecer, no es otra cosa que una relación íntima de amistad, en la que uno se detiene a menudo a solas con ese Dios de quien uno se sabe amado» (Santa Teresa de Jesús, Vida 8,5).

Fraternalmente,

Fernando García Rodríguez, sx 


Amar nossa vocação xaveriana

Caros irmãos,

Há alguns meses, começamos a preparação imediata para o XVIIIº Capítulo Geral. Pensando um pouco, me perguntei qual poderia ser minha contribuição. Então, veio a ideia de compartilhar com vocês algumas reflexões a partir de minha experiência pessoal que tem a ver com o tema escolhido para o Capítulo.

"Amar nossa vocação xaveriana" é um convite de coração a coração (cor ad cor loquitur). Eu sinto que precisamos amar um pouco mais o que o Senhor, em seu amor, quis e quer para cada um de nós. Amar é renovar continuamente nossa resposta ao olhar de amor que o Senhor uma vez dirigiu a cada um de nós (cf. Mc 10, 21). Sim, um dia, em um contexto muito concreto, amadurecemos a ideia de oferecer ao Senhor o que d’Ele recebemos primeiro: o dom da vida. E com um coração cheio de alegria decidimos pedir livremente para pertencer à Família Xaveriana. Até nos foi atribuído um número de identificação. Esta escolha é total e totalizante.

Quando penso nisso, sinto-me muito identificado com aquele homem que encontra o tesouro escondido (cf. Mt 13, 44). Sim, porque é justamente disso que se trata, um encontro providencial e gratuito, diria quase imerecido. Um encontro que faz enxergar a beleza incomparável de Deus diante qualquer realidade material e, ao mesmo tempo, desencadeia um impulso de generosidade que só pode vir do alto, d'Ele. Este encontro pessoal com o Senhor, de diferentes maneiras, foi o ponto de partida do que é nossa vida hoje.

Quando reflito sobre o encontro pessoal com o Senhor, sobre como defini-lo, muitas vezes me vem à mente uma imagem que me é muito familiar desde o ventre de minha mãe, a do fogo na lareira da casa de meu pai, onde vivi minha infância e adolescência. O fogo é mantido vivo e dá calor enquanto há uma pessoa que regularmente adiciona lenha a ele. Quando isso não é feito, a intensidade do fogo diminui e ele acaba sendo reduzido a cinzas.

Esta imagem fala muito claramente da relação que se estabelece entre o discípulo e seu Senhor, ou seja, esta relação interpessoal necessita ser continuamente alimentada para se manter viva e assim poder crescer em amor e fidelidade a Ele, princípio e fundamento de nossa vida. Acredito que não há crescimento da vida divina em nós sem esta relação diária do "você a você". Às vezes acontece de nos enganarmos a nós mesmos com as muitas atividades a serem feitas, nos conformamos com a preparação da homilia, com a recitação da liturgia das horas... Tudo isso é bom, mas se falta a base, o encontro pessoal com Deus Amor, aos poucos a caridade desaparece de nossas vidas. Para mim não há dúvida sobre isto, e é aqui que reside, em minha opinião, a chave para a vitalidade e a fecundidade de nossa Família Xaveriana.

Um elemento fundamental que acredito que deve estar presente no relacionamento interpessoal com o Senhor é a Palavra de Deus. O Mestre fala, o discípulo escuta, acolhe a Palavra em seu coração, reflete sobre ela e compartilha sua reflexão com Ele, o Senhor da vida. O grande perigo é que o momento da oração pessoal se transforme em um monólogo entre mim e mim mesmo, onde literalmente não há espaço para Deus, onde ocupo meu tempo dizendo a Deus o que penso e o que quero fazer, sem dar a Ele o tempo que Ele precisa para me dizer Sua Palavra, e assim tocar meu coração afetuosamente.

A Palavra de Deus, creio eu, é a coisa mais bela que o Senhor nos deu e continua a nos dar diariamente. Depois de tantos anos de relacionamento contínuo com ela, toda vez que abro a Bíblia sinto que uma parte de mim está ali naquelas páginas. É a Palavra que simultaneamente me revela a face de Deus e minha identidade, juntamente com a identidade de toda a humanidade. Lembro-me dos anos vividos no Chade como um grande presente do Senhor, dias passados debaixo das árvores memorizando, com os catecúmenos, em língua musey, a Palavra que nos era dada. Foi lá que senti de maneira especial o movimento da Palavra que da cabeça ia ao coração. Foi lá que ouvi pessoas humildes contarem com simplicidade e naturalidade como a Palavra se tornava vida em exemplos concretos do cotidiano (cf. Is 55,10-11). A Palavra, que grande presente de Deus!

"Amar nossa vocação xaveriana". Lembro-me de uma frase que li há algum tempo e que me fez e ainda me faz pensar muito. Diz assim: "Tenho estado tão ocupado durante todo o dia que não tive tempo de passar um momento com o Senhor". "A oração, em minha opinião, não é outra coisa senão uma relação íntima de amizade, na qual muitas vezes se fica sozinho com aquele Deus por quem se sabe amado" (Santa Teresa de Jesus, Vida 8.5).

Fraternalmente,

Fernando García Rodríguez, sx 

 

Fernando García sx
02 Novembre 2022
823 visualizzazioni
Disponibile in
Tag

Link &
Download

Area riservata alla Famiglia Saveriana.
Accedi qui con il tuo nome utente e password per visualizzare e scaricare i file riservati.