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Messaggio del Superiore Generale per la Quaresima 2021

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Carissimo confratello,

iniziamo il tempo liturgico della quaresima, indicato dalla Chiesa come cammino di preparazione all’evento centrale della vita cristiana: la passione, morte e risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo. Quest’anno 2021, lo facciamo nel contesto pandemico Covid-19 che ci accompagna ormai da un anno. Pandemia che si è presentata in mezzo a noi senza bussare alla porta, entrando dappertutto, seminando morte, sofferenza, chiusura, diffidenza, incertezza, paura, povertà…  mettendoci così davanti alla nostra realtà umana, caratterizzata da una grande fragilità. Pandemia che ci accompagna ancora e non sappiamo fino a quando.  Come persone di fede crediamo nella presenza del Signore accanto a noi. Ci auguriamo, guidati dallo Spirito Santo, di saper leggere e interpretare questo momento alla luce della parola di Dio per poter così, insieme a tutte le persone di buona volontà, dare risposte giuste agli interrogativi che l’umanità si pone.

Permettimi ora di entrare nella tua vita attraverso questo messaggio, che è fondamentalmente un invito ad accogliere questo periodo quaresimale come un tempo di grazia divina dove lo Spirito vuole farti dono della ricchezza di Dio. Allontana da te con forza la tentazione della monotonia, della routine, del “grigio”, dell’immobilità, del disincanto, del ‘déjà vu’, e apriti con gioia alla sorpresa che il Signore ha riservato per te nel momento concreto che stai vivendo.

Alcune settimane fa la liturgia della Parola ci ha offerto la lettura della lettera agli Ebrei. Nella profondità e bellezza di questo testo neotestamentario, un giorno sono stato colpito particolarmente da un versetto. Quando lo leggevo e rileggevo mi è venuto in mente che sarebbe stato bello poter condividerlo con te all’inizio della Quaresima. Dice così: «Il nutrimento solido, invece, è per le persone adulte: per quelli che si sono allenati con l’esperienza a distinguere il bene dal male» (Eb 5,14). 

Essere persona adulta, cristiano adulto, saveriano adulto è frutto di un cammino percorso con impegno, di un lavoro quotidiano esigente e disciplinato. Il solo nome, per il fatto di essere persona, cristiano o saveriano, non garantisce per niente una vita giusta e tanto meno piena della grazia di Dio. Alcuni giorni fa ho ascoltato la testimonianza di un giovane, vittima di abuso sessuale da parte di un prete nell’oratorio della sua parrocchia, quando aveva 15 anni. Un fatto di tale gravità, realizzato da una persona consacrata a Dio, mi fa molto riflettere sulla verità della esperienza di vita cristiana. Com’è possibile un atto così? Purtroppo atti simili, e non solo a livello di abuso sessuale, in contraddizione con la propria identità, non sono eccezioni nella vita consacrata. C’è quindi bisogno dell’allenamento quotidiano, dell’impegno, dello sforzo, delle scelte che vanno nella giusta direzione, quella di essere «pieni di bontà, così come Dio, nostro Padre, è pieno di bontà» (Lc 6,36). 

Essere una persona adulta non è soltanto un fatto fisico legato all’ età, è anche un fatto di vita morale, di vita professionale con una competenza specifica, e di vita spirituale. Si deve crescere armonicamente in tutte le dimensioni della vita «fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo» (Ef 4,13). Per questo, bisogna alimentarsi bene, allenarsi con rigore e serietà. Cosa vuol dire alimentarsi bene? Tieni presente il messaggio di papa Francesco: Quaresima, tempo per rinnovare fede, speranza e carità. Leggilo con calma, pregalo davanti al Signore, e lasciati toccare dallo Spirito di Dio. 

Personalmente vorrei indicare alcuni punti che mi sembrano importanti in questo momento. Ti invito a prenderli in considerazione durante questi quaranta giorni.  Eccoli:

  • «Teniamo lo sguardo fisso in Gesù: è lui che ha aperto la strada della fede e ci condurrà sino alla fine» (Eb 12,2; cfr LT 1). La qualità e significatività della nostra vita si gioca nella relazione che abbiamo con il Signore. Si trattaora non solo di guardare Gesù, bensì di lasciarti guardare da lui, lì dove sei. Per questo, organizza dei momenti nella giornata dove crei uno spazio di tempo, di silenzio per accogliere lo sguardo di amore del Signore nella tua vita: «Gesù lo guardò con amore e gli disse …» (Mc 10,21). Lasciati amare, volere bene dal suo sguardo. Permetti che la luce che viene dai suoi occhi illumini il tuo cuore e la tua mente, rivelando così la situazione particolare della tua vita che ha bisogno di essere reindirizzata nella direzione giusta della santità evangelica. «Quando manca la luce, tutto diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male, la strada che porta alla meta da quella che ci fa camminare in cerchi ripetitivi, senza direzione» (Lumen Fidei, 3).
  • «Non meno preoccupante è la condizione di chi sopravvive all’assenza di Dio, pur rimanendo nella convivenza comunitaria» (CIVCSVA, Il dono della fedeltà, la gioia della perseveranza, pag. 28). È una affermazione che mi fa male. Come una persona consacrata a Dio può vivere senza Dio? È una contraddizione. Non si tratta qui del silenzio di Dio, della notte oscura dell’anima. Si tratta piuttosto di uno stile di vita che non tiene conto di Dio. Si va avanti, si continua a vivere nella comunità ma senza essere guidati dalla forza dello Spirito di Dio. E se non è lo Spirito di Dio a guidare la vita, sarà il nemico di Dio a farlo. Questo è un pericolo molto grande per la vita consacrata, perché la distrugge.

L’antidoto non può essere altro che l’amore appassionato per la Parola di Dio. Dio non lo vediamo fisicamente, ma lo troviamo nella sua Parola. È l’accoglienza incondizionata della sua Parola quella che ci salva, come lo è stato per Gesù (cfr. Lc 4,1-13). In questo tempo di quaresima, dedica tempo all’ascolto e meditazione della Parola di Dio. «Non abbandonare la saggezza (parola), ed essa ti custodirà; amala, ed essa ti proteggerà» (Prov 4,6). Inserisci nella tua vita, se non c’è ancora, la parola ruminatio. Esattamente come fanno le mucche che ruminano e ruminano il loro pasto. Perché di questo si tratta, di avere continuamente la Parola di Dio nel pensiero, nella bocca e nel cuore. Non possono esserci dei giorni nella tua vita senza la Parola di Dio. Non lasciarti ingannare dal nemico! E quando la Parola di Dio è nel cuore, lo Spirito fa abbondare i suoi doni. Il primo di questi è la carità (cfr 1 Cor 12,30-13,13; Gal 5,22-23).

  • Quando uno è centrato in Dio e nella sua Parola (cfr Mt 7,24-27), il flusso della vita scorre veloce. Accogliere Dio come l’unico Signore, implica abbracciare cordialmente e gioiosamente la sua volontà di amore nella nostra vita, cioè la nostra vocazione particolare. E questa ha un nome e una specificità ben concreta (C 1). Questo tempo di quaresima è un tempo di grazia per pulire, potare, rendere forte il dono che Dio ti ha fatto dandoti il nome di saveriano (cfr 2 Cor 6,1). Ama con tutto «il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze» (Mc 12,30) la missione che il Signore ha affidato alla nostra Famiglia Saveriana.

L’amore però non può essere forzato. In questi giorni sono stato colpito dalla reazione del lebbroso guarito da Gesù, che invece di andare dal sacerdote, come indicatogli da Gesù, «subito cominciò a raccontare quello che gli era capitato» (Mc 1,45). La missione è proprio questo: è il frutto del bene che abbiamo ricevuto dal Signore. Perché ci sia vera missione ci deve essere questa consapevolezza, ci deve essere quella fiamma che dà senso alla nostra vita. E giustamente perché dà senso alla nostra vita, sentiamo l’urgenza di condividerla, di andare all’incontro di chi ancora non la conosce, di realizzare il sogno della famiglia dei figli di Dio.

In questo anno giubilare, dove ricordiamo l’approvazione delle prime Costituzioni da parta della Santa Sede, una affermazione di Mons. Conforti è apparsa nella mia mente con una certa urgenza. La raccoglie la Regola Fondamentale nei primi otto numeri. Si tratta evidentemente della missione specifica ad gentes e ad extra affidataci dalla Chiesa. Dice: «A questo fa convergere tutta l’opera sua, sia nella formazione che nella direzione dei suoi membri, ed esclude positivamente qualsiasi altro scopo per quanto nobile e santo. (…) Per questo considerino come secondaria qualsiasi altra occupazione che non tenda al conseguimento di tale scopo, e si guardino da quanto potesse in qualche modo distoglierli da questo». 

La missione richiede inoltre preparazione intellettuale, impegno per entrare nel nuovo mondo, studio della nuova realtà culturale e linguistica, desiderio di «comunione di vita e di destino con i fratelli e sorelle ai quali siamo inviati fino alla condivisione dei loro problemi e del loro cammino di liberazione» (C 14), aggiornamento continuo. La missione quindi non è una scelta temporale, per alcuni anni, bensì una vera e propria vocazione, che va vissuta «come avvenimento pasquale di una vita che si abbandona e di una nuova vita che comincia» (C 19).

Carissimo, ti auguro un buon tempo di quaresima! Ricordami e ricorda i nostri confratelli nella tua preghiera. Anch’io lo faccio per te.

Fraternamente,

Fernando García, sx


 

Fernando García sx
19 Febbraio 2021
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