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La vida consagrada no es noticia

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Vivimos tiempos prorrogados de espectáculo

Editorial Vida religiosa 2022/07, Vol. 133

Todavía hay quien necesita un micrófono y unos focos para dar testimonio de fe. Si falta el escenario como que se diluye la motivación, la fuerza o la verdad, que todo puede ser. Seguimos en tiempos que fabrican estrellas, porque el sensacionalismo vende y entretiene.

Pero la vida consagrada es otra cosa y en cuanto ahondas un poco lo percibes. Para ello, hay que detenerse, escuchar, pararse y pensar. Cuatro verbos de apariencia sencilla pero terriblemente complejos en nuestro presente. Porque todo es vértigo y prisa. La esencialidad de los consagrados no suele hacerse presente en los congresos, ni en los foros… Aunque congresos y foros sean muy necesarios para ayudarnos en la reflexión, levantar la mirada y objetivación. Necesitamos dejarnos mirar por la realidad y releer por las ciencias sociales para superar cierto aire «endogámico» que frecuentemente cierra nuestras expectativas y posibilidades. Sin embargo, no somos un cuerpo que se rija por el dictado social, ni por la tendencia imperante ni, por supuesto, por razones comerciales. Somos un cuerpo de mujeres y hombres que, formando parte de esta historia, se proponen nada menos que recrear la Historia (con mayúscula) de Jesús para este tiempo. La totalidad del tiempo y el espacio para significar una gratuidad y libertad no contaminadas.

Y ahí está la clave, en la libertad y la gratuidad. Sin embargo, lejos de necesitar micros o digitales; titulares o entrevistas… paradójicamente, necesita vida oculta. Tiempos prolongados de silencio y frugalidad; de serenidad y ecología. La vida consagrada, para tener luz, necesita lucir poco. Porque en cuanto se expone se descentra.

No somos noticia cuando sabemos estar al lado de las alegrías y las penas de nuestra humanidad de la que formamos parte, somos esperanza.

No somos noticia por nuestra visión de una necesaria transformación social, política y económica, somos justicia.

No somos noticia por nuestra aceptación de la diferencia, orientación sexual o identidad afectiva, somos firmes defensores de toda persona.

No somos noticia por provocar algaradas, guiar manifestaciones o denunciar la explotación, somos «la voz de los sin voz».

No somos noticia por planear la paz, protagonizar acuerdos o transformar estados, somos inconformistas con el poder que oprime.

No somos noticia porque nos posicionemos con las ideologías enfrentadas, somos el testimonio de que es posible una dialéctica de suma y no de división.

No somos noticia por nuestra preparación, prestigio o relevancia social, somos el recuerdo de que los valores del Reino son otra cosa.

No somos noticia, no queremos serlo, porque triunfen nuestras ideas, nos salgamos con la nuestra e incluso ganemos adeptos, somos el signo de la libertad evangélica que nunca pierde fuerza.

No somos noticia por ser fuertes y hacer cosas de fuertes, somos debilidad enamorada que, a veces, muere y diariamente sabe lo que es el martirio de la entrega en silencio.

Efectivamente, no somos noticia y no debemos serlo.

El brillo de los consagrados está en el cultivo diario y mimado de los valores que no caducan, en la confianza en la persona, en la seguridad insegura de que Dios cuida la casa y «lo da a sus amigos mientras duermen». Somos el reducto enamorado que, por amor, entendemos el sentido de la vida gastándonos por todos; los que vienen a las puertas, que cada vez tenemos menos miedo a abrirlas, y quienes nos encontramos en las calles que dejan de ser números, para encontrar, muchas veces por vez primera quien los llame por su nombre y con cariño, haciéndolos persona. Somos peregrinos, caminantes, ágiles, viajeros…

Tenemos mucha edad y vamos entendiendo la misión como el acompañamiento de quien no protagoniza, pero siempre está. Somos ingenuos porque seguimos creyendo las palabras… El engaño no nos hace escépticos y volvemos a confiar. Reiteramos, una y otra vez, «no estás lejos del Reino» y así, ensanchamos tienda, abrimos la Iglesia, servimos a la misión. No somos noticia, no debemos serlo. Pero tenemos claro que el Reino no está parado, ni la consagración muerta… basta recorrer como cada día infinidad de hombres y mujeres comienzan la jornada juntos (y nuevos) diciendo, ábreme los labios…

A mí, me ayuda no ser noticia.


La vita consacrata non fa notizia

Viviamo in un'epoca di spettacolo

Editorial Vida religiosa 2022/07, Vol. 133 – Nostra traduzione dallo spagnolo

C'è ancora chi ha bisogno di un microfono e di riflettori per testimoniare la propria fede. Se manca il palcoscenico, la motivazione, la forza o la verità, che può essere qualsiasi cosa, si diluiscono. Viviamo ancora in tempi che producono stars, perché il sensazionalismo vende e diverte.

Ma la vita consacrata è un'altra cosa e appena vai un po' più a fondo te ne accorgi. Per fare questo, devi frenare, ascoltare, fermarsi e pensare. Quattro verbi semplici ma terribilmente complessi nel nostro presente dove tutto è vertigine e fretta. L'essenzialità dei consacrati non è solitamente presente nei congressi, né nei forum... Anche se i congressi e i forum sono molto necessari per aiutarci a riflettere, alzare lo sguardo e oggettivare. Occorre lasciarsi guardare dalla realtà e rileggere dalle scienze sociali per superare una certa aria "endogamica" che spesso chiude le nostre aspettative e possibilità.

Non siamo però un corpo governato da dettami sociali, né dalla tendenza imperante, né, ovviamente, da ragioni commerciali. Siamo un corpo di donne e uomini che, essendo parte di questa storia, non intendono altro che ricreare la Storia (con la maiuscola) di Gesù per questo tempo. Tutto il tempo e tutti i luoghi per significare una gratuità e una libertà integre.

E lì sta la chiave, nella libertà e nella gratuità. Tuttavia, lungi dall'aver bisogno di microfoni o di digitale; di titoli o interviste… paradossalmente, la vita consacrata ha bisogno di una vita nascosta. Lunghi tempi di silenzio e frugalità; di serenità ed ecologia. Tempi prolungati di silenzio e frugalità; di serenità ed ecologia. La vita consacrata, per avere luce, ha bisogno di mostrarsi poco. Perché appena si espone, diventa decadente.

Non facciamo notizia quando sappiamo stare accanto alle gioie e ai dolori dell'umanità di cui facciamo parte, siamo speranza.

Non facciamo notizia per la nostra visione di una necessaria trasformazione sociale, politica ed economica, siamo giustizia.

Non facciamo notizia per la nostra accettazione della differenza, dell'orientamento sessuale o dell'identità affettiva, siamo forti difensori di ogni persona.

Non facciamo notizia per aver provocato rivolte, guidato manifestazioni o denunciato lo sfruttamento, siamo "la voce di chi non ha voce".

Non facciamo notizia perché progettiamo la pace, guidiamo accordi o trasformiamo gli Stati, siamo anticonformisti rispetto al potere che opprime.

Non facciamo notizia perché ci schieriamo con ideologie opposte, siamo la testimonianza che è possibile una “dialettica di addizione” e non di divisione.

Non facciamo notizia per la nostra preparazione, il nostro prestigio o la nostra rilevanza sociale, siamo il promemoria che i valori del Regno sono un'altra cosa.

Non facciamo notizia, non vogliamo farla, perché le nostre idee trionfano, ci facciamo strada e guadagniamo persino seguaci, siamo il segno della libertà evangelica che non perde mai forza.

Non facciamo notizia perché siamo forti e facciamo cose forti, siamo una debolezza d'amore che a volte muore e ogni giorno sa cos'è il martirio dell’offerta e resa silenziosa.

Infatti, non facciamo notizia e non dobbiamo farla.

La genialità del consacrato sta nella coltivazione quotidiana e curata di valori che non scadono, nella fiducia nella persona, nella certezza insicura che Dio si prende cura della casa e «la dona ai suoi amici mentre dormono». Siamo gli innamorati che, per amore, capiscono il senso della vita spendendosi per tutti; quelli che sono alle porte e che non hanno paura ad aprirle, e che si ritrovano per strada, che smettono di essere numeri, per trovare, spesso per la prima volta, qualcuno che li chiama per nome e con affetto, facendoli diventare persone. Siamo pellegrini, camminatori, agili, viaggiatori…

Siamo molto anziani e stiamo capendo la missione come l'accompagnamento di chi non è protagonista, ma c'è sempre. Siamo ingenui perché continuiamo a credere alle parole... L'inganno non ci rende scettici e ci fidiamo ancora. Ripetiamo, più e più volte, "non siete lontani dal Regno" e così, allarghiamo la nostra tenda, apriamo la Chiesa, serviamo la missione. Non facciamo e non siamo notizia, non dovremmo esserlo. Ma ci è chiaro che il Regno non è fermo, né la consacrazione è morta... Basta vedere come ogni giorno innumerevoli uomini e donne iniziano il cammino insieme (e rinnovati) dicendo, Signore, apri le mie labbra... A me, aiuta non essere notizia.

Luis Alberto Gonzalez Díez
03 Marzo 2023
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