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iSaveriani n° 124

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L’11 giugno scorso abbiamo fatto l’indizione del XVIII Capitolo Generale, che si svolgerà nel mese di luglio del 2023. Le nostre Costituzioni dicono: «Il Capitolo Generale è il principale segno e strumento della corresponsabilità e partecipazione di tutti i confratelli alla vita dell’Istituto, pertanto ne è la mas- sima autorità» (C 92). Un comitato di coordinamento e di guida è già al lavoro. Presto ci offrirà un piano di azione dove tutti noi, in un modo o in un altro, saremo invitati a parteciparvi. Faccio fin da questo momento un invito fraterno ad ognuno di voi a prendere parte attivamente alla preparazione affinché la celebrazione del prossimo Capitolo Generale possa riflettere il meglio possibile la nostra realtà e i nostri desideri e sogni.

Il tema scelto, Amare la nostra vocazione saveriana, esprime bene il cammino che stiamo percorrendo da alcuni anni. Da una parte, avere un occhio fisso al passato che risale all’intenzione di san Guido M Conforti: sono le nostre radici. Dall’altra parte, mantenere lo sguardo fisso sul presente e futuro della nostra Famiglia, dove ci è chiesto continuamente di verificare la nostra fedeltà al carisma saveriano, tenendo conto dei nuovi contesti nei quali viviamo oggi.

Scrivendo la Lettera Testamento, particolarmente quando parla dei voti, Mons. Conforti inizia così: Amiamo la povertà … Amiamo inoltre e coltiviamo con ogni cura quella virtù che ci rende simili agli Angeli … Ci sia poi caro in particolar modo il sacrificio della volontà che noi facciamo a Dio a mezzo del voto dell’obbedienza. Niente di ciò che è divino viene imposto o forzato. I voti religiosi e la vocazione missionaria non sono obblighi o norme imposte che tolgono libertà personale. Essi vanno accolti come un dono, come lo sguardo di amore del Signore per i suoi figli, quasi come un privilegio, in definitiva, come la nostra vocazione particolare. Da questa verità nasce l’invito di Mons. Conforti ad amare la povertà, la castità e l’obbedienza vissute nel voto della missione ad Gentes.

Amare la nostra vocazione saveriana allora, è anzitutto un invito ad accoglierla nello stesso modo con cui Elisabetta accoglie Maria che la visita a casa sua: «Dio ti ha bene- detta più di tutte le altre donne, e benedetto è il bambino che avrai! Che grande cosa per me! Perché mai la madre del mio Signore viene a farmi visita? Appena ho sentito il tuo saluto, il bambino si è mosso dentro di me per la gioia. Beata te che hai avuto fiducia nel Signore e hai creduto che egli può compiere ciò che ti ha annunziato» (Lc 1, 4 2 –45).

«Rendiamo grazie a Dio per il carisma ricevuto perché, entrando a far parte di questa Famiglia religioso-missionaria, abbiamo scoperto l’identità che il Signore aveva riser- vato per ciascuno di noi. Nel carisma saveriano vediamo e gustiamo l’ideale della no- stra vita. Ci riconosciamo nelle parole scritte dal nostro padre Fondatore: “Ognuno di noi sia quindi intimamente persuaso che la vocazione, alla quale siamo stati chiamati, non potrebbe essere più nobile e grande, come quella che ci avvicina a Cristo autore e consumatore della nostra Fede ed agli Apostoli, che abbandonata ogni cosa, si diedero intieramente senza alcuna riserva alla sequela di Lui, e che noi dobbiamo considerare come i nostri migliori maestri” (LT 1). E lo stesso Conforti, con un cuore pieno di gioia e riconoscenza, conclude con questa esclamazione piena di fede: “Il Signore non poteva essere più buono con noi!” (LT 1)» (Lettera DG 2020, 7).

Che il Signore, per mezzo del suo Spirito, guidi le nostre menti e i nostri passi! Buona e feconda preparazione al XVIII Capitolo Generale.

Fraternamente,

p. Fernando García Rodríguez

Roma, 16 giugno 2022

DG
13 Luglio 2022
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