P. Mario Grizi
Castelplanio di Poggio S. Marcello (AN, 6 Maggio 1913
Arco (Trento) 6 Marzo 1946
Era nato a Castelplanio di Poggio S. Marcello (AN) il 6.V.1913. A 13 anni entrò nella Casa Saveriana di Poggio S. Marcello, perché una grande vocazione gli era fiorita nel cuore. Quando si trattò di lasciare la Scuola Apostolica per il Noviziato, l'affetto paterno tentò tutte le vie per dissuadere il figlio prediletto dal seguire una vocazione che l'avrebbe rapito per sempre all'affetto della famiglia. Allora Mario fuggì da casa con lo strazio nel cuore, ma con una decisione irremovibile.
Emessa la Professione Religiosa nella Famiglia Saveriana il 12.VI.1931, compì a Parma il corso di Liceo e di Teologia, cattivandosi la stima e l'affetto dei Confratelli per la sua bontà d'animo, la finezza di tratto e quella gioiosità contenuta e serena che gli erano caratteristiche.
Il senso di equilibrio e di prudenza di cui si mostrava dotato facevano concepire le più belle speranze ai Superiori che gli diedero successivamente vari incarichi di fiducia.
Fu prima Prefetto nella Casa Apostolica di Vallo della Lucania, poi Prefetto alla Casa Madre e, dopo la sua Ordinazione Sacerdotale avvenuta in Parma il 20.VI.1937, Vicerettore, Insegnante e propagandista nella Casa Apostolica di Grumone.
Qui in modo particolare ebbe agio di mostrare le sue doti d'animo, il suo zelo e spirito di sacrificio. Nelle Feste Missionarie, quale propagandista, lasciava ottima impressione e incancellabile ricordo dietro di sé.
A nessuno passava per la mente quanto potesse costare una Festa Missionaria a quel giovane missionario dalla parola fluida e dolcissima, che raccontava le grandi gesta dei Missionari lontani. Bel tempo, o vento e neve, sempre egli alla domenica, partiva da Grumone per recarsi nei paesi lontani del Bresciano a portare la parola missionaria.
Talvolta arrivava sfinito alle due o alle tre pomeridiane e non osava, nella sua timidezza, dire che non aveva ancora desinato. Così entrava nei freddi confessionali, trattenendosi fino a notte inoltrata, per riprendere poi il giorno la fatica del confessionale e quella non meno grave della predicazione: a volte anche dieci o dodici prediche nelle varie Messe ed a varie categorie di persone! Non se ne lamentava, ma ne risentiva visibilmente gli strapazzi.
Fu appunto in una Festa Missionaria che fu colpito da pleurite, la quale si sviluppò ben presto in tubercolosi. Ne provò in principio sgomento, ma a poco a poco si rassegnò. La morte lo colse il 6.III.1946 al Sanatorio del Clero di Arco.
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