Le Chiese bonsai in Giappone ...e la Missione ‘ad gentes’ sx?
Il numero SX News di sabato 30 agosto 2025 contiene molti stimoli interessanti ‘per ripensare la Missione’ ...che andrebbero ben meditati! Ma mi ha colpito subito, in particolare, la viva, densa testimonianza-riflessione di Silvano da Roit sulle ‘Chiese bonsai’ in Giappone.
Da ‘mancato’... missionario in Giappone, ma che, da lontano, anche attraverso ‘canali’ amici, ho sempre guardato con simpatia e interesse, mi permetto di interloquire cordialmente con p. Silvano. Solo una precisazione per intenderci, prima, e poi qualche spunto senza pretese per cercare di capire un pò meglio la situazione ecclesiale-missionaria che Silvano descrive come molto seria e bloccata...
La precisazione. Silvano dice: “Un tempo le chiamavamo "missioni", ma oggi, poiché la chiesa è tutta missionaria, le chiamiamo semplicemente "parrocchie", e sono 773. È cambiato il nome, ma la sostanza è la stessa”.
Ora, d‘accordo che Concilio e post-Concilio ci hanno per grazia rifatto brillare di nuovo l’idea-realtà che “tutta la Chiesa è missionaria”. Ma mi sembra importante anche non dimenticare, anzi distinguere bene le tre dimensioni o momenti carismaticamente molto diversi di questa ‘missione universale’ della Chiesa, come ci ha insegnato in questo stesso post-concilio Giovanni-Paolo II. Distinguere cioè: il momento missionario ‘ad gentes’, verso i Mondi pre-cristiani, dal momento della ‘pastorale missionaria’ nelle/delle Comunità cristiane (cfr. parrocchie), e dalla ‘ri-evangeliz-zazione’ o ‘nuova evangelizzazione’ del /nel Mondo post-cristiano, specie occidentale.
Mi sembra quindi di capire che, in Giappone, quelle che “un tempo chiamavano ‘missioni’” erano in realtà già... “semplicemente parrocchie”: si trattava cioè, essenzialmente, della ‘pastorale missionaria’ tra i già cristiani e i simpatizzanti, con intenti chiaramente di ‘proselitismo’, ma non della autentica ‘Missione ad gentes’, come immersione a fondo perduto nel ricco e complesso mondo socio-culturale precristiano giapponese, in punta di piedi e integrazione empatica profonda, fino ad essere accolto empaticamente non come ‘straniero’, ma come ‘ospite’ amico gradito e interlocutore interessante in un dialogo di vita paritario ...

Ma veniamo al quadro giapponese ‘missionario’ dipinto da Silvano. Il mio è un tentativo molto personale, e quindi discutibile, di ‘leggerlo’. Lieto anzi se l’Autore o altri vorranno precisare meglio o anche correggermi, anche con la matita rossa!
Onestamente a me sembra tuttavia che tutta la testimonianza di Silvano si concluda e si riassuma in un grosso interrogativo: “perché dopo tanti secoli di intenso lavoro missionario, con apostoli della grandezza di Francesco Saverio e i numerosi gloriosi martiri, ecc., il cristianesimo in Giappone non ha fatto breccia, in realtà, nel mondo socio-culturale giapponese globale, ma si è rifugiato in alcuni piccoli isolotti (le chiese bonsai) dispersi qua e là? Non si deve parlare di almeno un’apparente fallimento della ‘missione’ in Giappone?! E perché?!?
Se non fraintendo benissimo... mi sembra che in fondo Silvano faccia l’accorata ammissione che le “chiese bonsai” non ci danno davvero oggi il volto di una vera ‘Chiesa giapponese’ viva, incarnata, inculturata e solidale con il Mondo-Popolo giapponese.
Costatazione molto grave e inquietante. Un fallimento o quasi di sei secoli di evangelizzazione del Giappone? Almeno apparentemente, sì purtroppo, mi sembra di capire. Silvano afferma anzi che anche oggi “Nonostante gli sforzi continui sia dei laici che dei sacerdoti, non si riesce a coinvolgere altri giapponesi nella missione della Chiesa”.
Ma, quali allora le cause storiche e socio-politiche più evidenti (per non parlare che di quelle!) che potrebbero, almeno in parte, ‘spiegare’ un fatto storico così enorme??
- Silvano ne accenna, dicendo: “Tuttavia, il cristianesimo nel suo insieme è ancora considerato una religione straniera. Questi e altri fattori, difficili da spiegare perché radicati nella cultura locale e nell’orgoglio nazionale, fanno sì che la Chiesa in Giappone e le nostre missioni siano come piccoli bonsai: gioielli di fede, ma davvero minuscoli e quasi invisibili”.
- Parla quindi di ‘orgoglio nazionale’ e “altri fattori... radicati nella cultura locale” che fanno sì che “il cristianesimo nel suo insieme è ancora considerato una religione straniera”!
“Una religione straniera”! Mi sbaglio di grosso, o è proprio qui il motivo socio-culturale profondo per cui la bomba del Vangelo non è ancora esplosa in Giappone? Il mondo giapponese non è riuscito a vedere ed accogliere ancora il cristianesimo come un ospite rispettoso e amico, senza secondi fini, e quindi lo tratta con vigile diplomazia come ‘straniero’?...
Se fosse così, di chi ‘la colpa’? Non forse anche (soprattutto?) dello ‘straniero’ che è venuto ma non è riuscito a mostrarsi chiaramente come ‘ospite fraterno’, amico, sincero, empatico e solidale, senza secondi fini se non quello di una condivisione reciproca dei doni di ciascuno? A parte eccezioni (cfr. Centri di dialogo interreligioso) , non è quindi forse mancata o è stata insufficiente l’autentica ‘missione ad gentes’ (... che anche i Saveriani hanno /dovrebbero avere come carisma ‘unico ed esclusivo’) ?! “Ai posteri l’ardua sentenza!”
p. Antonio Trettel sx
Casa Madre, Parma 3.9.2025

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