Skip to main content

XVIII Capítulo General y la formación

1625/500

Estimados hermanos,

Me presento ante todos ustedes: soy el P. Tufan Mitra, misionero javeriano; realizo mi ministerio misionero y sacerdotal en la Delegación de Colombia; mi formación se llevó a cabo en la Región de México.

Antes que nada, agradezco la confianza que se me ha mostrado al invitarme a compartir con toda la Familia mi pensar y sentir en vistas del XVIII Capítulo General.

Igualmente, desearía que todas las reflexiones que genere el Capítulo General, vayan acompañadas de directrices y/o acciones positivas que puedan implementarse en cada una de las Circunscripciones. Considero que los temas más urgentes a tratar en el Capítulo, son los siguientes (los presento en forma de preguntas).

En el campo de la formación: ¿cuál es el nivel de satisfacción de los formandos respecto al ámbito familiar de la formación?

Al momento de iniciar, el joven que ingresa a nuestra Familia tiene unas expectativas y, desde luego, éstas se van puliendo, clarificando… a lo largo de su proceso. Ésta es una de las funciones del equipo formativo. ¿Cómo llevar a cabo esto? Haciendo de manera que en la casa de formación nazca y se desarrolle una confianza total entre el formador y el formando, de manera que pueda crearse entre ellos un vínculo real.

Considero, además, que en la formación, antes de presentar de manera formal (como estudio) el modelo de seguimiento de Cristo según la visión de nuestro santo Fundador, los candidatos deberían verlo evidenciado en sus formadores: “un testimonio, una acción, dice mucho más”; lo digo de manera personal y teniendo presente el testimonio de compañeros que se han incorporado a la Congregación gracias a la experiencia del encuentro con un javeriano, y que luego han valorado como una experiencia diferente a los proyectos de vida que estaban considerando para su futuro.

Mi propuesta es que el Capítulo emane líneas de acción concretas para facilitar que se genere o se fortalezca una particular confianza entre formandos y formadores de manera que estos conozcan realmente al estudiante.

Respecto a la animación misionera: ¿cómo hemos aprovechado la interculturalidad en nuestras comunidades?

La interculturalidad se inicia a partir de la composición de la comunidad y se vive en la vida cotidiana. La casa o pequeña comunidad se convierte en un verdadero laboratorio de proyectos de evangelización, visiones, aportación de ideas, entusiasmo… haciendo que las pequeñas comunidades se conviertan en escenarios para la creación de nuevas formas de presentar la propuesta del Reino en medio de los contextos en que se vive.

Una petición directa es la de revisar detenidamente, y de manera más asertiva, la conformación de las comunidades: edad, nacionalidad, necesidades de la Circunscripción… son criterios, pero primero habría que conocer bien a las personas, de manera que los hermanos que están en la comunidad se comprometan, tengan el mismo objetivo, o al menos que tengan la disposición y una actitud abierta para dejar trabajar… He visto hermanos que no quieren estar donde están, o que llegaron con todo el entusiasmo del mundo y a los seis meses sólo son celebradores de la eucaristía y administradores del sacramento de la reconciliación, pues, no tuvieron el acompañamiento o la preparación real para iniciar su camino en la nueva destinación… o más aún, durante su período de formación no se concientizó al hermano en el cómo aplicar sus dones y habilidades más allá de la formación sacerdotal, es decir, en los amplios campos de la misión…

Una de las riquezas más grandes que tiene nuestra Congregación es la interculturalidad. En efecto, es uno de los “atractivos” que, en términos sociales, tenemos. Mucha gente quiere dialogar, conocer nuestros países a través de nosotros, y también quiere que conozcamos su país a través de ellos. Esta riqueza es poco aprovechada. Actualmente las juventudes quieren ver otras alternativas, otras formas de acercarse al encuentro con Dios, y nosotros, como MISIONEROS, tenemos todo para presentar una propuesta diferente, por medio de nuestras culturas y costumbres.

En tercer lugar, quisiera comentar sobre la estructura de la formación. Yo creo que a nivel Congregación debemos tener la misma estructura para la formación en todas las Circunscripciones; por ejemplo: actualmente el noviciado en una región se hace antes de la filosofía y en otras después, y cada Circunscripción tiene su razón para hacerlo de manera diferente. En mi caso he sufrido mucho por esta diferencia, sobre todo en el proceso de adaptación con otros después de salir de mi país.  

Estas palabras son un resumen muy pequeño de todo lo que me gustaría que se tratara en el Capítulo, pero creo que es suficiente para echar a andar este gran proyecto

Gracias por su atención.

P. Tufan Mitra SX

Septiembre 2022. Cali, Colombia


XVIII Capitolo Generale e la formazione

Carissimi fratelli,

Prima di tutto desidero presentarmi: sono P. Tufan Mitra, missionario saveriano; svolgo il mio ministero missionario e sacerdotale nella Delegazione della Colombia; il mio curriculum formativo ha avuto luogo in Messico.

Prima di tutto desidero ringraziare per la fiducia manifestata nei miei confronti nell’invitarmi a condividere con tutta la Famiglia il mio pensiero e i miei sentimenti in vista del XVIII Capitolo Generale.

Allo stesso tempo, esprimo il desiderio che tutte le riflessioni del Capitolo Generale siano accompagnate da indicazioni e/o proposte concrete che possano realizzarsi in ognuna delle circoscrizioni. Credo che i temi più urgenti da affrontare nel Capitolo siano i seguenti (li presento sotto forma di domande).

Nel campo della formazione: Qual è il livello di soddisfazione degli studenti riguardo alla dimensione familiare della formazione?

All’inizio, il giovane che entra a far parte della nostra Famiglia ha delle aspettative che, certamente, vanno a mano a mano purificandosi durante il percorso formativo. Accompagnare questo processo è una delle funzioni dell’equipe formativa. Come realizzarla? Facendo in modo che nella casa di formazione nasca e si sviluppi una totale fiducia tra il formatore e il formando, in modo che si stabilisca tra loro una relazione autentica.

Ritengo inoltre che nella formazione, prima di presentare formalmente il modello del discepolo di Cristo secondo la visione del nostro Fondatore, i candidati dovrebbero veder rispecchiato questo modello nei propri formatori: “una testimonianza, un’azione, dicono molto di più”; lo dico per convinzione personale e tenendo presente la testimonianza di compagni che sono entrati nel nostro Istituto grazie all’esperienza dell’incontro con un giovane saveriano, esperienza che si è mostrata molto diversa dai progetti di vita che essi stavano prendendo in considerazione per il loro futuro.

Propongo che il Capitolo offra delle linee guida concrete per rendere possibile la creazione o il rafforzamento della fiducia tra i formandi e i formatori, in modo che questi conoscano realmente gli studenti.

Rispetto all’Animazione Missionaria: come abbiamo valorizzato l’interculturalità delle nostre comunità?

L’interculturalità inizia dalla composizione della comunità e si vive nella vita quotidiana. La casa, o la piccola comunità, si converte in un vero laboratorio di progetti di evangelizzazione, visioni, condivisione di idee, entusiasmo … in modo tale che le piccole comunità diventino scenari per la creazione di nuove modalità con cui presentare la proposta del Regno nel contesto dove si vive.

Una richiesta è quella di verificare attentamente, e in modo diretto, la configurazione delle comunità: età, nazionalità, bisogni della circoscrizione … sono criteri, ma soprattutto bisogna conoscere bene le persone, in modo che i confratelli che si trovano nella comunità si impegnino, abbiano un obiettivo comune, o per lo meno abbiano una disposizione e un atteggiamento aperto a lasciar lavorare gli altri. Ho visto confratelli che non vogliono stare là dove si trovano, o che erano arrivati con tutto l’entusiasmo possibile e dopo sei mesi sono diventati solo celebratori dell’Eucarestia e amministratori del sacramento della riconciliazione, perché non hanno avuto l’accompagnamento  o una preparazione  adeguata per iniziare il proprio cammino nella nuova destinazione … o perché durante il periodo di formazione non sono stati aiutati prendere coscienza di come mettere in pratica i propri doni e le proprie capacità oltre la formazione sacerdotale, cioè, nel vasto campo della missione. 

Una delle ricchezze più grandi che possiede la nostra Congregazione è l’interculturalità. In effetti è una cosa che attrae nel mondo di oggi. Molte persone desiderano dialogare, conoscere i nostri paesi per mezzo nostro, e allo stesso tempo vogliono che conosciamo il loro paese per mezzo loro. Questa ricchezza è poco valorizzata. Attualmente i giovani vogliono vedere delle vie alternative, altre forme di avvicinarsi all’incontro con Dio, e noi, come Missionari, abbiamo tutto per presentare loro una proposta differente, per mezzo delle nostre culture e tradizioni.

Come ultimo punto, vorrei fare un commento sulle strutture formative. Credo che a livello di Congregazione dobbiamo avere la stessa struttura formativa in tutte le circoscrizioni. Pr esempio: attualmente il noviziato in una regione si fa prima della filosofia e in altre dopo, e ogni circoscrizione ha dei motivi validi per la propria scelta. Nel mio caso ho sofferto molto a causa di questa differenza, soprattutto nel processo di adattamento con gli altri quando ho lasciato il mio paese.

Queste parole sono una sintesi molto piccola di tutto ciò che mi piacerebbe venisse trattato nel Capitolo, ma credo sia sufficiente per iniziare a camminare in questo grande progetto.

Grazie della vostra attenzione

P. Tufan Mitra SX

Settembre 2022. Cali, Colombia


XVIII Chapitre Général et la formation

Très chers frères,

Avant tout, je désire me présenter : je suis le P. Tufan Mitra, missionnaire xavérien ; j’exerce mon ministère missionnaire et sacerdotal au sein de la délégation de Colombie ; ayant fait mon parcours de formation au Mexique.

Je désire avant tout remercier pour la confiance manifestée à mon égard en m’invitant à partager avec toute la Famille ma pensée et mes sentiments en vue du XVIII Chapitre Général.

En même temps, j’exprime le désir que toutes les réflexions du Chapitre général soient accompagnées d’indications et/ou de propositions concrètes qui puissent se réaliser dans chacune des circonscriptions. Je crois que les sujets les plus urgents à aborder dans le Chapitre sont les suivants (je les présente sous forme de questions) :

Dans le domaine de la formation : Quel est le niveau de satisfaction des étudiants par rapport à la dimension familiale de la formation ?

Au début, le jeune qui entre dans notre Famille a des attentes qui, certainement, vont de pair avec la purification au cours du parcours de formation. Accompagner ce processus est l’une des fonctions de l’équipe de formation. Comment la réaliser ? En faisant en sorte que, dans la maison de formation, naisse et se développe une totale confiance entre le formateur et le formateur, de manière à établir entre eux une relation authentique.

Je crois aussi que dans la formation, avant de présenter formellement le modèle du disciple du Christ selon la vision de notre Fondateur, les candidats devraient voir ce modèle reflété chez leurs formateurs : "un témoignage, une action, disent beaucoup plus". Je le dis par conviction personnelle et en tenant compte du témoignage de compagnons qui sont entrés dans notre Institut grâce à l’expérience de la rencontre avec un jeune xavérien, une expérience qui s’est révélée très différente des projets de vie qu’ils envisageaient pour leur avenir.

Je propose que le Chapitre offre des lignes directrices concrètes pour rendre possible la création ou le renforcement de la confiance entre les étudiants et les formateurs, afin que ceux-ci connaissent réellement les étudiants.

En ce qui concerne l’Animation missionnaire : comment avons-nous valorisé l’interculturalité de nos communautés ?

L’interculturalité commence par la composition de la communauté et se vit dans la vie quotidienne. La maison, ou la petite communauté, se transforme en un véritable laboratoire de projets d’évangélisation, de visions, de partage d’idées, d’enthousiasme... De sorte que les petites communautés deviennent des scénarios pour la création de nouvelles façons de présenter la proposition du Royaume dans le contexte où nous vivons.

Une demande de ma part est celle de vérifier attentivement, et de manière directe, la configuration des communautés : âge, nationalité, besoins de la circonscription ... Ce sont des critères, mais surtout il faut bien connaître les personnes, de sorte que les confrères qui se trouvent dans la communauté s’engagent, aient un objectif commun, ou du moins aient une disposition et une attitude ouverte à laisser travailler les autres. J’ai vu des confrères qui ne veulent pas être là où ils se trouvent, ou qui étaient arrivés avec tout l’enthousiasme possible et après six mois ils ne sont devenus que célébrateurs de l’Eucharistie et administrateurs du sacrement de la réconciliation, parce qu’ils n’ont pas eu l’accompagnement ou une préparation adéquate pour commencer leur chemin vers la nouvelle destination ... ou parce que pendant la période de formation, on n’a pas aidé à prendre conscience de la façon de mettre en pratique ses dons et ses capacités au-delà de la formation sacerdotale, c’est-à-dire dans le vaste domaine de la mission. 

L’une des plus grandes richesses que possède notre Congrégation est l’interculturalité. C’est en effet quelque chose qui attire dans le monde d’aujourd’hui. Beaucoup de gens veulent dialoguer, connaître nos pays à travers nous, et en même temps veulent que nous connaissions leur pays à travers eux. Cette richesse est peu valorisée. Actuellement, les jeunes veulent voir des voies alternatives, d’autres formes de se rapprocher de la rencontre avec Dieu, et nous, en tant que missionnaires, nous avons tout pour leur présenter une proposition différente, au moyen de nos cultures et de nos traditions.

Enfin, je voudrais faire un commentaire sur les structures de formation. Je crois qu’au niveau de la Congrégation, nous devons avoir la même structure de formation dans toutes les circonscriptions. Exemple : actuellement le noviciat dans une région se fait avant la philosophie et dans d’autres après, et chaque circonscription a des raisons valables pour son choix. Dans mon cas, j’ai beaucoup souffert de cette différence, en particulier dans le processus d’adaptation avec les autres lorsque j’ai quitté mon pays.

Ces mots sont une petite synthèse de tout ce que j’aimerais voir traité dans le Chapitre, mais je pense que c’est suffisant pour commencer à avancer dans ce grand projet.

Merci de votre attention

P. Tufan Mitra SX

Septembre 2022. Cali, Colombie


XVIII General Chapter and formation

Dear brothers,

first of all, allow me to introduce myself.  I am Fr. Tufan Mitra, a Xaverian missionary from Bangladesh. I carry out my missionary and priestly ministry in the Delegation of Columbia; my training took place in Mexico.

I am grateful for the trust shown to me at the moment of inviting me to share with the entire Family my thoughts and sentiments as we approach the XVIII General Chapter.

At the same time, I would like to express the wish that all reflections that will take place at the General Chapter be accompanied by concrete guidelines and/or proposals that will be materialised in each circumscription. I believe that the most urgent issues to be dealt with at the Chapter are the following ones which I present below in the form of questions.

In the field of formation: Which is the level of the students’ satisfaction about the family dimension of formation?

At the beginning, a youth who joins our Family brings with himself some expectation which, certainly, are progressively purified during the formation process. To accompany such process is one of the functions of the formation team. How can it be realised? By ensuring that, in the formation house, complete trust between formator and candidate arises and develops, so that an authentic relation builds up among them.

I also believe that during the formation process, before formally introducing the model of Christ’s disciple according to the vision of our Founder, candidates should be able to view it embodied in their own formators: “one example or an action are more eloquent.” What I am saying is a personal conviction, strengthened by the witness of companions that entered our Institute thanks to the experience of meeting with a young Xaverian – an experience which showed them a different type of life project from those which they were taking into consideration in view of their own future.

I propose that the Chapter offer concrete guidelines for facilitating the growth or fostering of trust between candidates and formators, so that the latter may know better their students.

Concerning the Promotion of Mission Awareness: how did we value the interculturality of our own communities?

Interculturality starts from the composition of the community and is lived out in daily life. The house, or the small community, is transformed into a real laboratory of evangelization projects, visions, sharing of ideas, enthusiasm… in such a way that small communities become the settings for the creation of new modalities of presenting the proposal of God’s Reign in the context where we live.

One request is that of verifying closely and directly the configuration of the communities: age, nationality, needs of the circumscription… these are some criteria. However, it is most necessary to know the individuals so that confreres that live together be committed, have a common objective, or that at least have an attitude and willingness to allow others to work. I have seen confreres who do not want to remain where they are, or who had arrived with much enthusiasm and after six months turned in mere administrators of Eucharistic celebrations and the Sacrament of Reconciliation, just because they were not accompanied or appropriately prepared for starting their own journey in the place they had been assigned to… or just because during the period of formation they had not been help become aware of how they can put into practical effect their talents and skills beyond priestly duties, that is, in the vast field of mission.

One of the richest assets of our Congregation is its interculturality. Indeed, this is one thing which attracts the world today. Many people wish to dialogue, know our countries through us, and at the same time would like us to know their country through them. This richness is not valued much. At present, the youth want to find alternative paths, other forms for getting closer to the meeting with God. We, as missionaries, have the possibility to present a different proposal through our own cultures and traditions.

Lastly, I would like to comment on the formation programmes. I think that at the level of Congregation there should be the same formation programme in all circumscriptions. At present, for example, in one region the novitiate takes place before philosophical studies, while in others it occurs after the philosophy and every Circumscription has valid motives for its choice. Personally, I suffered a lot because of this difference, especially when I had to adapt to the journey of others after I left my country.

All this, which I summarised in very few words, is what I would like the Chapter to deal with. However, even if it is little, I believe it suffices to start the journey of this great project.

Thanks for your attention.

P. Tufan Mitra SX

September 2022. Cali, Colombia

Tufan Mitra sx
30 Settembre 2022
1625 visualizzazioni
Disponibile in
Tag

Link &
Download

Area riservata alla Famiglia Saveriana.
Accedi qui con il tuo nome utente e password per visualizzare e scaricare i file riservati.