… dalla Sierra Leone
Racconto di esperienze personali sulla Vita Consacrata.
Ringrazio il Signore che in questi ultimi tempi in Sierra Leone mi ha chiamato ad approfondire la consacrazione religioso-missionaria saveriana costretto dall’attività affidatami a Kissy con i postulanti e i novizi. Un’attività che, a differenza dell’attività parrocchiale, mi dà più tempo per riflettere.
Non ci sono molti libri e perciò ci si deve dirigere, come fanno i naviganti, guardando la stella polare; ciò mi ha obbligato a tenere in mano la nostra stella polare, la Bibbia, e sottolineare gli insegnamenti sulla nostra consacrazione per la missione per me e per coloro a cui devo facilitare la crescita formativa.
Mi sono trovato a chiedermi quale sia l’ordine giusto dei Voti e mi è cresciuta dentro la certezza, confermata da un poco di storia dei voti, che il primo sia il voto di OBBEDIENZA.
L’ordine ripetuto più volte dalla Parola di Dio è “ascolta”; la parola stessa “obbedienza” è formata proprio da audire che ha lo stesso significato.
Da questo a confermare l’importanza della Lectio nella mia vita spirituale il passo è stato breve, animato anche da tanti testi biblici che si usano spesso nella formazione come la storia di Samuele e il suo “parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta”.
Quello che mi ha aiutato di più è stato però il ritmo diverso della vita a Kissy fuori dalla struttura parrocchiale; comunque in Sierra Leone c’è più tempo che nel nord del mondo, non si deve rincorrere niente e nessuno; pochi libri, pochi strumenti e perciò poco da studiare e poco da fare. Soprattutto poco da leggere, senza i tanti commentari ad aiutare la Lectio ma che possono fare di noi quello che Enzo Bianchi chiama “una nuova casta di scribi che tolgono la chiave della conoscenza” (cfr. fascicolo n. 35 Meditazioni comunità di Bose p. 2).
Così ho visto e vedo dappertutto nella Bibbia l’importanza dell’obbedienza sia alla Parola ma anche agli avvenimenti ascoltando (e vedendo) quello che avviene attorno a noi come fece Maria madre di Gesù e Maria sorella di Lazzaro che scelte la parte buona.
E’ questa obbedienza di base che ci porta alla obbedienza reciproca privilegiando la parola di coloro che chiamiamo i fratelli incaricati nel servizio dell’autorità.
Da queste riflessioni una considerazione viene spontanea: salta agli occhi come Dio sceglie i poveri, gli umili per le sue parole e opere salvifiche. Ciò mi aiuta a capire e vivere meglio il voto di POVERTA’
a cui la bontà del Signore mi ha chiamato. Questo ha origine nella mia infanzia quando mio padre mi sollevava sulle spalle perché vedessi un nido di passeri con il becco aperto ad aspettare il cibo (Dio provvede anche a loro), l’ammirazione di una povera donna che allevava alcune galline e quando aveva un uovo diceva: “questo è per ….” E mandava me, allora chierichetto, a portarlo subito a un povero di cui mi faceva il nome.
Crescendo e leggendo ho visto la povertà di Cristo, di quelli che lo hanno seguito, come anche il rifiuto di quelli che non hanno potuto o voluto seguirlo, l’invito alla sequela come invito ad essere poveri (va, vendi …). Quante volte mi sono imbattuto in testi come questo!
Conseguenza di ciò è il ringraziamento riconoscente perché il Signore non ci abbandona ma ci dà sempre il necessario e di più. Questo fatto mi mette dentro una grande allegria, penso derivi dal fatto che mi vedo troppo amato dal Signore; e per conseguenza mai e poi mai mi viene in mente di lamentarmi per qualcosa che non c’è, considerato anche il tenore di vita di quanti ci stanno attorno in Sierra Leone.
L’aiuto alla attività missionaria che mi può venire da questo è la valutazione delle piccole cose e la presenza dei poveri – piccoli da considerare come risorsa. Non è facile; le tentazioni sono sempre in agguato anche perché siamo immersi in un mondo che vive in tutt’altra dimensione. Penso sia importante lavarsi ogni giorno, togliere la polvere o il fango delle nostre strade ma, per evitare l’agguato di tentazioni non evangeliche sia importante quel lavaggio interiore che si fa ogni giorno nel confronto con la Parola.
Mi resta il voto di CASTITA’.
Apertura ad amare di più. Anche questo appare evidente dalle considerazioni sui testi della Scrittura, soprattutto il Nuovo Testamento. Il comandamento non è “evita relazioni sessuali, ma “ama i Signore, ama il prossimo, amatevi come io vi ho amati”.
Ecco allora che mi aiuta quel sentirmi amato da Dio perché viene spontaneo l’amarlo a mia volta. Penso la vecchiaia sia momento privilegiato perché vengono in mente molti ricordi, viene in mente uno o l’altro episodio in cui si vede l’amore tenero del Padre e nasce spontanea la riconoscenza e, più che la riconoscenza, l’amore.
E continuando ogni giorno la Lectio non si può evitare, ci si accorge per forza che Dio si nasconde sul povero, piccolo, quello senza risorse anche intellettuali per essere amato. Una scoperta questa che allarga a dismisura l’ambito dell’amore e lo fa crescere.
Allora è più significativa ogni forma materiale e spirituale di approccio apostolico: è un continuo rimotivare il servizio con questo dono che ricevo ogni giorno e mi sostiene in momenti difficili, che mi fa capire quali persone il Signore mi dà da amare prima di tutto in comunità, la nostra famiglia primo nucleo del nostro amore di consacrati.
E’ la castità come gioia di poter dare di più perché libero da altri legami.
All’elenco manca il VOTO DI MISSIONE?
Direi di no. Se considero quello che mi succede nella mia lettura pregata della Parola vedo che l’atteggiamento che cambia in me secondo il cuore di Dio è legato a quello che ho scelto di essere: un missionario obbediente perché ascolto Dio e i miei fratelli e Dio nei miei fratelli più piccoli; un missionario povero perché solo l’umile è in sintonia con i poveri del Signore, quelli della prima beatitudine; i soli che, assieme ai loro parenti i perseguitati per la giustizia, hanno la beatitudine al presente: posseggono già ora il regno di Dio. Tutto ciò induce una sovrabbondanza di amore che non mi fa cercare altre soddisfazioni e allora mi fa essere un missionario casto.
Sono cose che è facile descrivere ma, come per ogni cosa hanno in me degli alti e dei bassi.
C’è per esempio il momento in cui sono a Kissy in cappella alle 5.30, sento attorno tutti gli amplificatori delle moschee cantare sura dopo sura a tutto volume e mi elevo dicendo dentro di me: “Signore, senti in quanti ti lodiamo?” e c’è, purtroppo spesso, il momento in cui ogni atteggiamento cristiforme è dimenticato. Per fortuna il pentimento è possibile e Gesù lavora sempre con noi fino alla fine anche attraverso le nostre inconsistenze. Servi inutiles sumus.
Vincenzo Munari sx
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