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Dio in tutto

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Oggi, in un periodo ed in una società in cui la Chiesa, il Cristianesimo e la religione in generale sembrano avviarsi verso il tramonto e verso un’autentica ‘notte culturale’ come viene definita l’esperienza della nostra epoca, constatata da quel terribile annuncio che Dio è morto, il testo della Lettera Testamento del Conforti - in totale controtendenza - propone di ‘vedere, cercare, amare Dio in tutto’.

In un periodo in cui ideologie e nazionalismi stavano per affermarsi, e nonostante i loro fallimenti fanno sempre presa e sono una continua tentazione anche nel presente, il Conforti, anche qui in totale controtendenza, propone un progetto universale: vede la possibilità di un mondo che formi una sola famiglia che abbracci tutta l’umanità.

L’impegno, dedicazione, lavoro per l’attuazione di questa sublime finalità è, secondo il Fondatore, ‘l’avveramento del vaticinio di Cristo’, e quindi ciò che fa essere anche noi, nello scegliere insieme a Lui l’impegno ‘grave e solenne’ contenuto nelle Costituzioni, autentici profeti.

Certamente la lettera è ricchissima di molti altri contenuti e straripa dell’affetto del Padre per la sua famiglia che vuol rispondere ad una così alta vocazione. Mi è sempre piaciuta l’idea presa da S. Anselmo del donare la pianta insieme al frutto che esprime molto bene il rapporto tra apostolato e vita religiosa. Vita religiosa spiegata e proposta estesamente e dettagliatamente. Mi ha sempre colpito però il fatto che oltre all’osservanza dei voti, anzi all’inizio, come loro radice c’è quel verbo: ‘amiamo’. Amiamo la povertà, amiamo la virtù che ci rende simile agli angeli, ci sia poi caro il sacrificio della volontà nell’obbedienza. Sono dei paragrafi bellissimi anche se il linguaggio risente del suo tempo perché descrivono come tutto è mirato a metterci da parte, per così dire, e far trasparire in noi la vita di Cristo che rimane il modello e l’ispiratore delle nostre azioni. Il Fondatore è davvero un fine conoscitore della vita in comunità ed anche della vita apostolica e i suoi consigli fanno scendere la spiritualità nella vita di ogni giorno. L’ossimoro della povertà opulenta è subito eloquente e memorizzabile, come la citazione di Paolo a Timoteo: ‘avendo gli alimenti e di che coprirci, accontentiamoci. Così come il richiamo ad essere prudenti, umili e laboriosi perché l’ozio apre la porta a deviazioni. Si potrà far presente poi il nostro pensiero, ma non si replichi, non si facciano partiti e non si brighi per ottenere quello che si vuole. Non si esigano privilegi ed esenzioni anche dopo aver ricoperto cariche importanti. E qui bisogna davvero ringraziare il Signore per i tanti luminosi esempi di superiori che hanno vissuto questo consiglio alla lettera. Sono bellissimi i passaggi dove si vede l’ansia del Fondatore per la diffusione del Vangelo ed allo stesso tempo di mantenere l’unità di menti, un intenso amore per la Famiglia. Per realizzare ciò bisogna che sia la carità di Cristo a regolare i rapporti scambievoli. Ed elenca le controindicazioni: egoismo individuale, spirito di censura, tendenza alle particolarità, la smania di comparire (una tentazione facile in missione!), tutti atteggiamenti da essere sacrificati sull’altare della celebrazione della vita.

Ma è l’idea di una sola famiglia umana che mi è attrattiva e mi inspira e apre i miei orizzonti, mi sprona nella creatività e nell’impegno.

E quell’altra esortazione a vedere cercare amare Dio in tutto, proprio quando si annuncia che Dio è morto. Vorrei dire di più su questo aspetto ma non farei altro che rovinare quella tragica e bella immagine di Gesù sulla croce che grida il silenzio e la morte di Dio, ed insieme l'immagine del centurione che proprio in quel momento di buio riconosce ed esclama: ‘veramente quest’uomo era Figlio di Dio’. E qui non rimane che la supplica: Signore, ‘facci vedere’, donaci gli occhi benedetti del centurione.

Carlo di Sopra, sx
Settembre 2021 - Fadugu, Sierra leone


God in All Things

Today is a period and a society in which the Church, Christianity and religion in general, seem to be reaching the end. Our epoch has been defined a truly ‘cultural night’, a night foreshadowed by the terrible proclamation that God is dead. Completely bucking this general trend, Conforti’s Testament Letter proposes “to see God, seek God, love God in all things.”

At a time when ideologies and nationalisms were on the rise – but even today they keep drawing followers and remain a temptation despite their failures –Conforti proposed a universal project that, once again, bucked the trends: he viewed the possibility of a world forming one single family embracing all humanity.

Commitment, dedication and work towards the realisation of this sublime objective is, according to the Founder, “the fulfilment of Christ’s wish.” And, as a consequence, it is also what makes of us authentic prophets when, together with him, we chose to undertake the “serious and solemn commitment” contained in the Constitutions.

Obviously, the Letter abounds with many other contents and overflows with the father’s affection for his family which is willing to answer to so great a call. I have always loved the idea taken from St Anselm “of offering both the fruit and the plant” which well expresses the relation between apostolate and religious life. [In the Letter] religious life is proposed and explained extensively and in detail. However, it has always struck me that, apart from stressing their observance, at the source of each vow is placed a verb: ‘let us love.’ Let us love poverty, let us love that virtue which makes us similar to the Angels, let us treasure the sacrifice of our will through the vow of obedience. Although the language being used bears the mark of their time, these paragraphs are very beautiful because they describe how everything is aimed, so to speak, at setting ourselves aside in order to let the life of Christ shine through us, for Christ remains the model and inspiration of our actions. The Founder is really a fine expert of community and apostolic life, so much so that his advices bring spirituality down into everyday life. The oxymoron an “affluent poverty” (povertà opulenta) is very expressive and easy to remember, like the quote from Paul’s letter to Timothy: “As long as we have food and clothing, let us be content with that,” or the advice to be prudent, humble and industrious, for idleness opens the door to deviations. One can inform superiors about his feelings, but must not talk back; splinter groups must not take form and no-one should plot to get his own way. No-one should claim privileges and exemptions even after having held important positions. Here, we really must thank the Lord for the many luminous examples of superiors who have followed this advice to the letter. Very beautiful are those passages where one perceives the Founder’s anxiety about the spread of the Gospel and, at the same time, about preserving unity of mind and intense love for the Family. To realise all of this, Christ’s love must rule mutual relationships. The Founder lists also what opposes it: individuals’ selfishness, criticism, contrariness, ostentation and desire for the limelight (an easy temptation in mission!); all these attitudes should be sacrificed on the altar for the celebration of life.

Nevertheless, the idea of one single human family is what attracts and inspires me; it opens my horizons and spurs me on with creativity and commitment.

Similarly, I find appealing the other exhortation, “to see God, seek God, love God in all things” just when the death of God is being proclaimed. I would like to say more about this point but I know that my words would spoil that tragic and beautiful image of Jesus that on the cross shouts the silence and the death of God; I would also spoil the image of the centurion who, in the very moment of darkness, recognises Jesus and utters: “In truth this man was son of God.” At this point, only a plea remains: Lord, “make us see”, give us the same blessed eyes of the centurion.

Carlo di Sopra, sx
September 2021, Fadugu, Sierra Leone 


Dieu en tout

Aujourd'hui, à une époque et dans une société où l'Église, le christianisme et la religion en général semblent se diriger vers le crépuscule et vers une authentique « nuit culturelle » telle que se définit l'expérience de notre époque, attestée par la terrible annonce que Dieu est mort, le texte de la Lettre Testament de Conforti - en totale contradiction - propose de « voir, chercher, aimer Dieu en tout ».

À une époque où les idéologies et les nationalismes étaient sur le point de s'affirmer, et malgré leurs échecs ils s'installent toujours et sont une tentation continue même de nos jours, Conforti, ici aussi en total contraste, propose un projet universel : il voit la possibilité d’un monde qui forme une seule famille qui embrasse toute l'humanité.

Selon le Fondateur, l'engagement, le dévouement, le travail pour la réalisation de ce but sublime est 'l'accomplissement de la prophétie du Christ', et donc ce qu'il fait de nous, en choisissant avec lui, l’engagement grave et solennel' contenu dans les Constitutions, des prophètes authentiques.

Certes, la lettre est très riche de bien d'autres contenus et déborde de l'affection du Père pour sa famille qui veut répondre à une si haute vocation. J'ai toujours aimé l'idée tirée de saint Anselme de donner la plante avec le fruit : l’image exprime très bien la relation entre l'apostolat et la vie religieuse, une vie expliquée et proposée abondamment et en détail. Cependant, j'ai toujours été frappé par le fait qu'en plus d'observer les vœux, d'ailleurs au début, comme racine, il y a le verbe : « nous aimons ». Nous aimons la pauvreté, nous aimons la vertu qui nous rend semblables aux anges, et que le sacrifice de la volonté dans l'obéissance nous soit cher. Même si le langage est marqué par son époque, ce sont de beaux paragraphes car ils décrivent comment tout vise à nous dessaisir, pour ainsi dire, et à faire resplendir en nous la vie du Christ qui reste le modèle et l'inspiration de nos actions. Le Fondateur est vraiment un attentif connaisseur de la vie communautaire et aussi de la vie apostolique et ses conseils font descendre la spiritualité dans la vie de tous les jours. L'oxymore de la pauvreté opulente est immédiatement éloquent et mémorable, comme la citation de Paul à Timothée : « contentons-nous si nous avons de la nourriture et de quoi couvrir ». Ainsi que l'appel à être prudent, humble et travailleur car l'oisiveté ouvre la porte aux déviations.

On peut alors présenter ses réflexions, mais ne pas répliquer, ne pas faire de parties et ne pas lutter pour obtenir ce que l'on veut. Aucun privilège ni exemption n'est accordé même après avoir occupé des postes importants. Et ici, nous devons vraiment remercier le Seigneur pour les nombreux exemples brillants de supérieurs qui ont vécu ce conseil à la lettre. J’admire la beauté des passages où l'on peut voir l'inquiétude du Fondateur pour la diffusion de l'Évangile et en même temps pour maintenir l'unité des esprits, un amour intense pour la Famille. Pour y parvenir, c'est la charité du Christ qui règle les relations mutuelles. Et il énumère les contre-indications : égoïsme individuel, esprit de censure, tendance aux particularités, désir de paraître (tentation facile en mission !), toutes attitudes à sacrifier sur l'autel de la célébration de la vie.

Mais c'est l'idée d'une seule famille humaine qui m'attire et m'inspire et ouvre mes horizons, me pousse à la créativité et à l'engagement.

Et cette autre exhortation à voir, chercher, aimer Dieu en tout, juste au moment où il est annoncé que Dieu est mort. Je voudrais en dire plus sur cet aspect mais je ne ferais que ruiner cette image tragique et belle de Jésus sur la croix qui crie le silence et la mort de Dieu, et en même temps l'image du centurion qui dans un moment de ténèbres reconnaît et s'exclame : « Vraiment cet homme était le Fils de Dieu ». Et ici, il ne reste plus que l'appel : Seigneur, « montre-nous », donne-nous les yeux bénis du centurion.

Carlo di Sopra, sx
Septembre 2021 - Fadugu, Sierra Léone

Carlo di Sopra sx
22 Settembre 2021
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