Skip to main content

Momento per riflettere sulla nostra identità

1076/500

Cent’anni di Lettera Testamento.

Premessa.

Nulla è come prima”. Una frase che abbiamo sentito spesso, che è vera, e che vale anche oggi per noi missionari saveriani nel 2021. I saveriani di 100 o 50 anni fa non erano i saveriani di oggi, soprattutto nel modo di fare e nel realizzare il carisma. In questo anno giubilare, meditando la Lettera Testamento e rileggendo le nostre Costituzioni, osservo un’emergenza sulla quale riflettere: il nostro carisma e la nostra identità. Davanti ai tanti bisogni e problemi del mondo, noi missionari saveriani dobbiamo renderci disponibili a rispondere alle richieste della realtà nella quale viviamo. Mi chiedevo: tra i tantissimi missionari nella chiesa, che tipo di missionari siamo noi, saveriani? Come viviamo e come trasmettiamo oggi, nella vita quotidiana, il nostro carisma? Vorrei riflettere su queste due domande, poiché come giovane che vuole abbracciare la Famiglia saveriana, fin dall’inizio devo sapere qual è la mia identità missionaria. Essere saveriani non è lo stesso che essere salesiani, comboniani, camilliani, scalabriniani, ecc. Il missionario saveriano è colui che dedicherà la sua vita per quelli che non conoscono Cristo (cfr. C 2 e 9), sforzandosi “di attuare le finalità sublimi che si propone di raggiungere l’Istituto nostro, lavorando con sempre crescente ardore alla dilatazione del Vangelo nelle terre infedeli” (LT 1).

ordin 02

Identità Saveriana e le realtà dell’Italia e dell’Europa

Le nostre Costituzioni sottolineano che il fine unico ed esclusivo dell’Istituto è l’annuncio della buona novella del regno di Dio ai non cristiani (C.2, cfr. LT 3). È un’identità che dobbiamo mantenere giorno dopo giorno sia come comunità che come individui. L’identità ci aiuta a capire chi siamo, perché siamo nati e perché siamo diversi rispetto agli altri missionari nella Chiesa. Ci aiuta a decidere quali sono gli impegni che dobbiamo prendere ogni giorno, ogni mese e ogni anno. Pensando al nostro carisma, ricordo un’esperienza di quando ero a Yogjakarta (Indonesia). C’era un gesuita, professore di spiritualità della vita religiosa. Durante una lezione, ci disse che la tentazione di tutti i religiosi è quella di voler rispondere a tutti i bisogni del mondo, senza fare discernimento se questi sono coerenti con la propria identità o meno. Questa tentazione è un pericolo per chi ha già promesso di vivere uno specifico carisma per tutta la sua vita. Il professore diceva che il gesuita, fin dall’inizio, deve fare quello che la congregazione gli propone come identità (Gesuita). L’identità di un religioso/a non è tale solo perché ha fatto i voti religiosi, ma implica coerenza anche nel servizio che svolge: “dai loro frutti li riconoscerete” (Mt 7:16ss).  

La bellezza dei religiosi si trova nella capacità di sottolineare un aspetto particolare del Vangelo. La Chiesa li riconosce come una ricchezza perché, attraverso i carismi, possono aiutare la chiesa, sia locale sia universale, a crescere nella fede vivendola nella vita quotidiana. Siamo fortunati perché ci sono tantissimi religiosi nella chiesa e questi sono le ricchezze della chiesa. Per i malati, abbiamo i camilliani, per gli immigranti abbiamo gli scalabriniani, per i giovani abbiamo i salesiani … e così via. E mi chiedo: quale ruolo riveste la presenza dei Saveriani oggi? Quale tipo di opere dimostrano alla Chiesa che noi siamo saveriani e che abbiamo un carisma unico? Questa domanda vale anche per il contesto italiano ed europeo, dove a volte non è facile pensare a come realizzare il nostro carisma. Alcune attività che ho seguito durante le vacanze estive mi hanno fatto riflettere su quanto sia difficile mettere in pratica il nostro carisma ad gentes nell’ambiente italiano. In Italia, ci sono tantissimi religiosi e la forte tentazione è quella di limitarsi a una pastorale generica: i sacramenti, i malati, i poveri, le famiglie, la pastorale giovanile… Ma dove siamo noi saveriani? Quale è il nostro posto? Dove possiamo vivere meglio il nostro carisma? 

Io penso che il nostro carisma, uno e unico, sia ancora rilevante nel contesto italiano ed europeo. Secondo gli ultimi dati sulla religione in Italia, la maggioranza dei cittadini sono cristiani (cattolici, ortodossi, protestanti); ma sono presenti anche 2.221.500 musulmani ovvero il 3,7% della popolazione italiana; 41.500 Ebrei ovvero il 0,1 %; 213.000 induisti ovvero il 0,35 %; 332.000 buddhisti ovvero il 0,55 %, etc.[1] Questi dati mi fanno riflettere sulla qualità della nostra presenza in Italia. “Il mondo” ci sta aspettando; è qui davanti a noi. I saveriani non possono rispondere a tutti i bisogni di questo mondo, ma sicuramente possiamo sceglierne uno per realizzare (pienamente) il nostro carisma. Il dialogo interreligioso, l’apertura delle case agli immigrati non cristiani, l’accompagnamento per i giovani non cristiani, sono alcune delle possibilità nelle quali ci possiamo impegnare come missionari Saveriani. Perché non siamo nati per aiutare a “conservare” la fede dei cristiani, ma per annunciare il Kerygma a tutte le persone che finora non hanno avuto la possibilità di ascoltarlo, e dunque nel fondo dei loro cuori l’aspettano (cfr. iQUADERNI de iSaveriani 114 p.23-24). Apriamo dunque le nostre porte e usciamo: troveremo tante persone che non sono cristiane. La missione non è lontana da casa; anzi adesso la missione entra in casa! (cfr. E. Castellucci, Annuncio Cristo alle genti). La domanda è: cosa facciamo? Che cosa dobbiamo fare come saveriani?

Identità missionaria: dove la impariamo? 

L’identità missionaria saveriana non nasce automaticamente quando un candidato intraprende il suo cammino o percorso vocazionale. Il carisma si sviluppa durante un lungo tempo nel quale viene imparato e sperimentato. Un giovane che vuole abbracciare il nostro carisma deve imparare a conoscerlo e a viverlo. Perciò, il secondo punto sul quale voglio riflettere in questo momento è la nostra formazione di base e la sua importanza. Penso alla formazione di base come al momento in cui imparare il nostro carisma. Essa è infatti il primo passo per “trasferire” il nostro carisma ai giovani. Quando un giovane vuole diventare saveriano, non può aspettare fino all’ultimo giorno, dopo la professione perpetua, per poter mettere in pratica il nostro carisma. Con gli studenti in formazione, il formatore deve avere la capacità di trasmettere loro il carisma ad gentes e soprattutto deve pensare ai luoghi concreti dove essi possono imparare a viverlo. Perciò è necessaria una formazione e preparazione ben solida: la struttura deve essere chiara sin dall’inizio. 

La mia esperienza in Indonesia mi ricorda il valore della formazione di base. La tentazione di svolgere un servizio generico, come tanti missionari fanno, è molto forte anche in Indonesia perché i cristiani sono pochi. Però, nel filosofato, la nostra comunità ha deciso di dedicare il tempo ai non cristiani, perché vogliamo mostrare alla chiesa locale il nostro carisma e la nostra identità. Durante la filosofia, facevo apostolato fuori dagli ambiti strettamente ecclesiali. Avevo iniziato a collaborare con persone di altre religioni, con attività mensili di dialogo; lavoravo con i musulmani e gli induisti. Nella formazione, spesso i concetti e i principi sono chiari ma le azioni per metterli in pratica possono essere meno chiare. Un saveriano, fin dall’inizio, deve imparare a conoscere le vie per arrivare ai non cristiani, perché questa è la sua identità. Come giovane saveriano in formazione, io non mi occupo dei giovani nella mia parrocchia, o dei poveri, perché ci sono religiosi che sono nati proprio per far fronte a questi bisogni. Io ho l’impegno di occuparmi dei non cristiani (e tra di loro anche dei poveri, cfr. C 9.2). La comunità dello studentato di Parma ha scelto, come priorità del progetto di formazione, il servizio e l’attività con i non cristiani. Infatti la fedeltà al nostro carisma non è facile, ed ha bisogno di essere rafforzata attraverso l’esperienza. 

Alla fine, “se noi resteremo fedeli all’Istituto, al quale abbiamo dato il nome, ne osserveremo le Costituzioni e lavoreremo in esso agli ordini di chi ci è superiore, potremo star sicuri di accumulare molti meriti, salvare molte anime e conseguire il premio riservato a chi avrà posto mano all’aratro senza volgersi indietro: il centuplo che Cristo ha promesso in particolare ai suoi Apostoli” (LT 3). 

(Kampianus Ordin Jemanu, sx)

[1] Dati dal Centro Studi Sulle Nuove Religioni (CESNUR), 2020. Il CESNUR è un centro di ricerca sul pluralismo religioso e sulle minoranze religiose con sede a Torino, fondato nel 1988 da Massimo Introvigne. 


SERATUS TAHUN SURAT WASIAT S. CONFORTI

KESEMPATAN UNTUK MEREFLEKSIKAN IDENTITAS KITA

Tidak akan ada yang sama seperti sebelumnya”. Ini adalah salah satu ungkapan yang saya dengar beberapa hari belakangan ini, dan saya berpikir memang benar. Kalimat ini berlaku untuk kita para missionaris Saverian pada saat ini (2021).  Para missionaris Saverian 100 atau 50 tahun yang lalu bukanlah missionaris Saverian saat ini, khususnya dalam metode merealisasikan karisma. Pada tahun Yubelium ini, saya merenungkan Surat Wasiat dan membaca kembali konstitusi kita. Saya merasakan adanya suatu kemendesakkan untuk merefleksikan kembali karisma dan identitas kita. Sebagai misionaris saverian, kita dituntut untuk mampu merealisasikan karisma di zaman ini, yang menawarkan banyak kebutuhan dan permasalahannya. Kita, para missionaris Saverian harus menyadari dan memberi tanggapan terhadap berbagai permintaan yang menjadi kenyataan di tempat di mana kita hidup. Saya bertanya kepada diri saya: bagaimana kita menunjukkan karisma dan identitas sebagai misionaris saverian di antara para misionaris dari tarekat lain dan juga misionaris awam dalam Gereja Katolik? Bagaimana kita melihat dan menerapkan karisma dalam hidup kita sehari-hari? 

Dalam artikel ini, saya ingin merefleksikan dua pertanyaan di atas karena bagi saya memahami identitas sejak awal merupakan suatu yang sangat penting. Menjadi seorang Saverian tentu berbeda dari Salesian, dari Combunian, Camilian, Scalabrinian dan seterusnya. “Seorang Saverian adalah dia yang mendedikasikan hidupnya untuk mereka yang belum mengenal Kristus” (Kons. 2 e 9), terus berjuang untuk mewujudkan tujuan luhur yang dicita-citakan oleh serikat, serta dengan penuh semangat mempeluaskan pewartaan Injil di mana Kristus belum di kenal (LT.1)

Identitas Saverian dan situasi di Italia dan Eropa 

Konstitusi kita menggarisbawahi bahwa tujuan tunggal dan eksklusif dari serikat kita adalah pewartaan (kabar baik) kerajaan Allah kepada mereka yang bukan kristen (C.2.cf. LT.3). Ini adalah identitas yang harus kita pertahankan, baik dalam tingkat paling tinggi (serikat) maupun dalam tingkat paling rendah (individu). Identitas ini membantu kita untuk memahami siapa kita, mengapa kongregasi ini didirikan dan mengapa kita berbeda dengan misionaris lainnya yang ada dalam gereja Katolik. Identitas ini akan mengarahkan kita untuk memutuskan apa saja yang menjadi kewajiban kita dan apa yang harus kita ambil atau kerjakan setiap hari, setiap bulan dan setiap tahun.

Ketika saya sedang memikirkan karisma kita, saya teringat akan suatu pengalaman ketika saya masih di Jogjakarta (Indonesia). Seorang dosen dari Serikat Yesus yang mengajar mata kuliah teologi spiritual mengatakan bahwa kecenderungan terbesar  kaum religius saat ini adalah memberi jawaban terhadap semua persoalan yang ada di dunia tanpa terlebih dahulu melakukan sebuah telaah, apakah tindakan itu sesuai dengan karisma kongregasi atau tidak.Kecenderungan ini adalah sebuah kekeliruan bagi siapa yang telah mengikrarkan dirinya untuk menghidupi karisma tarekat religius tertentu untuk sepanjang hidupnya. Ia mengatakan bahwa seorang Jesuit, sejak dari awal mengerjakan apa yang diminta oleh kongregasi sebagai seorang Jesuit. Identitas seorang religius tidak hanya karena mengikrarkan kaul-kaul religius, akan tetapi juga pengikraran kaul itu mempunyai dampak yang sesuai dalam pelayanannya “Dari buahnyalah kalian akan mengenal mereka (Mat 7:16)”

Menurut saya, keutamaan seorang religius terletak dalam kemampuannya menggarisbawahi suatu aspek khusus dalam Injil, yang karenanya, Gereja mengakuinya sebagai sebuah kekayaan karya Roh Kudus. Kaum religius melalui karisma, bisa membantu Gereja baik itu Gereja lokal maupun Gereja universal supaya bertumbuh dalam iman dan menghidupinya dalam kehidupan sehari-hari. Kita beruntung bahwa ada banyak karisma dalam Gereja dan semua itu adalah kekayaan Gereja. Contohnya kongregasi Kamilian yang memiliki karisma untuk melayanai orang-orang sakit, Skalabrinian yang karismanya untuk melayani kaum imigran, Salesian yang karismanya untuk melayani kaum muda dan seterusnya.  

Kemudian saya bertanya: apa peran para misionaris Saverian hari ini dan saat ini? Karya apa yang mau kita tunjukkan atau perlihatkan kepada Gereja bahwa kita adalah misionaris Saverian dan kita memiliki satu karisma yang khas? Pertanyaan ini juga berlaku untuk para saverian di Italia dan Eropa. Italia adalah salah satu negara dengan mayoritas Kristiani. Tentu saja dengan situasi seperti ini, tidaklah mudah memikirkan dan merealisasikan karisma kita.

Beberapa aktivitas yang saya ikuti selama masa liburan musim panas membuat saya merefleksikan betapa sulitnya menerapkan dalam tindakan nyata karisma kita di Italia. Selain itu, Italia merupakan salah satu negara di mana terdapat banyak kaum religius. Kecenderungan untuk membatasi diri pada karya-karya pastoral yang umum seperti pelayanan sakramen, pelayanan kepada orang sakit, pelayanan kepada orang miskin, kunjungan ke keluarga-keluarga, pelayanan kepada orang muda, animasi panggilan, sangatlah kuat. Pelayanan-pelayanan ini merupakan sebuah jawaban yang berlaku untuk semua orang Kristiani. Pertanyaannya bagaimana bentuk kehadiran kita sebagai misionaris Saverian? Di mana kita bisa menghidupi karisma kita?

Saya berpikir bahwa karisma kita yang satu dan unik itu masih relavan untuk situasi saat ini, baik di Italia khususnya maupun di Eropa umumnya. Menurut data terakhir tentang agama-agama di Italia, agama mayoritas penduduk Italia adalah agama Kristen, akan tetapi ada juga agama-agama lain seperti Islam 2.221.500, atau setara 3,7% dari jumlah penduduk Italia, 41,500 Yahudi, atau setara 0,1 %, 213.000 Hindu, atau setara 0,35%, 332.000 Buddha atau setara 0,55%.[1] Data ini membuat saya berpikir tentang bagaimana kehadiran kita di Italia. Di depan ada dunia yang sedang menantikan kita. Saya yakin bahwa kita tidak bisa memberi solusi terhadap berbagai macam kebutuhan dunia ini, akan tetapi kita bisa memilih satu untuk merealisasikan karisma kita secara penuh. Sebagai contoh, dialog antaragama, membuka rumah untuk para imigran yang bukan kristiani, pendampingan terhadap orang muda yang bukan kristiani, ini adalah beberapa kemungkinan yang bisa kita ambil sebagai karya kita, sebagai seorang misionaris Saverian. Sebab sebagai seorang misionaris Saverian kita tidak lahir untuk ‘membangun kembali’ iman kristiani, tetapi untuk mewartakan Injil untuk semua orang yang sampai saat ini mereka tidak memiliki kesempatan untuk mendengarkannya, dan di dalam lubuk hatinya mereka sedang mengharapkannya (lihat Quaderni I Saveriani 114. Hal. 23-24). Untuk merealisasikan karisma, kita cukup membuka pintu dan jendela rumah kita, kita akan menemukan begitu banyak orang yang bukan kristiani. Misi kita sekarang tidaklah jauh dari rumah, sekarang misi itu masuk ke dalam rumah kita (bandingkan, E. Castelluci, Annuncio Cristo alle Genti). Pertanyaannya adalah apa yang kita kerjakan sebagai seorang misionaris Saverian? Apa yang harus kita lakukan sebagai seorang misionaris Saverian?

Identitas Misionaris: Dimana kita mempelajarinya?

Identitas misionaris Saverian tidak lahir secara otomatis ketika seorang calon mulai menjalani panggilannya. Karisma itu bertumbuh dalam waktu yang lama, dipelajari dan didalami. Ketika seseorang ingin menghayati karisma kita, dia harus belajar untuk mengenal dan juga merealisasikannya. Oleh karena itu, pada bagian yang kedua ini saya merefleksikan tentang formasi dasar kita saat ini dan manfaatnya. Saya berpikir bahwa formasi dasar merupakan kesempatan untuk mempelajari karisma.  Formasi dasar adalah tahap pertama untuk ‘men-transfer atau mewariskan’ karisma kepada para calon. Oleh karenanya, ketika seseorang ingin menjadi misionaris Saverian, dia tidak harus menunggu setelah kaul kekal untuk merealisasikan karisma. Untuk itu di dalam formasi, seorang rektor harus memiliki kapasitas atau keahlian dalam meneruskan atau mewariskan karisma ad Gentes kepada para formandi dan khususnya mereka harus memikirkan tempat-tempat yang tepat di mana para formandi bisa mempelajari dan menghidupinya. Untuk itu adalah sangat perlu sebuah formasi yang dipersiapkan dan terstruktur dengan baik: struktur  formasi harus jelas sejak dari awal. 

Pengalaman saya ketika masih di Indonesia membuktikan betapa penting formasi dasar.  Godaan untuk melakukan karya-karya klasik (karisma umum) seperti banyak kongregasi sangat besar di Indonesia, karena orang kristen sangat sedikit. Akan tetapi, selama saya di filsafat, komunitas memutuskan untuk memberikan banyak waktu pelayanannya bagi mereka yang bukan kristen, sebab kita ingin menunjukkan karisma dan identitas itu kepada Gereja Lokal. Selama masa studi di filsafat, saya sudah memulai kerasulan di luar lingkungan Gereja, seperti berdialog dengan orang-orang beragama islam dan juga komunitas dari agama lain (ICRP, Wahid Institute), dialog antaragama setiap bulan, dan seterusnya. Saya berpikir bahwa konsep-konsep dalam konstitusi kita, sudah jelas, akan tetapi karya-karya kita mungkin kurang jelas. Seorang misionaris Saverian harus mampu menemukan jalan supaya bisa sampai pada mereka yang belum mengenal Kristus (bukan kristiani), karena itulah identitasnya. Sebagai seorang calon misionaris Saverian, saya tidak perlu cemas dengan orang-orang muda atau orang-orang miskin di paroki, karena ada banyak kongregasi yang lahir untuk karya-karya seperti itu. Yang harus saya prioritaskan adalah keterarahan hati saya terhadap mereka yang bukan kristiani, baik orang muda maupun orang miskin (bandingkan Kons. 9.2). Untuk itu, komunitas teologi di Parma memilih sebagai prioritas dalam formasi yaitu pelayanan dan aktivitas dengan mereka yang bukan Kristen. Kesetiaan terhadap karisma tidaklah mudah, hal ini membutuhkan pengalaman. Akhirnya bahwa dasar dari semua itu adalah tergantung pada pilihan prioritas di setiap komunitas.

Akhir kata, “jika kita tetap setia kepada serikat yang mana kita menjadi anggota-anggotanya, dengan mematuhi konstitusi-konstitusinya, dan bekerja menurut perintah para atasan kita, maka kita boleh merasa pasti atau yakin bahwa kita akan memperoleh banyak pahala, menyelamatkan banyak jiwa, dan menerima ganjaran seratus kali lipat seperti yang dijanjikan Kristus kepada para muridnya atau rasulnya …” LT.3 

(Kampianus Ordin Jemanu, sx)

[1] Data dari pusat studi tenta agama-agama baru atau di sebut Centro Studi Sulle Nuove Religioni (CESNUR), 2020. CESNUR adalah pusat penelitian tentang pluralisme agama dan agama minoritas, berbasis di Torino, didirikan pada tahun 1988 oleh Massimo Introvigne. 


100 YEARS of the TESTAMENT LETTER

Time to reflect on our identity

Introduction  

"Nothing is the same as before". A sentence that we have often heard, which is true, and which is also valid today for us Xaverian missionaries. The Xaverians of 100 or 50 years ago were not the Xaverians of today, especially in the way of doing and carrying out the charism. In this Jubilee year, meditating on the Testament Letter and rereading our Constitutions, I observe an urgency on which to reflect: our charism and our identity. Faced with the many needs and problems of the world, we, Xaverian Missionaries, must make ourselves available to respond to the demands of the reality in which we live. I wondered: among the many missionaries in the church, what kind of missionaries are we, Xaverians? How do we live and how do we transmit our charism today in daily life? I would like to reflect on these two questions, since as a young man who wants to embrace the Xaverian Family, from the very beginning I have to know what my missionary identity is. Being Xaverian is not the same as being Salesian, Comboni, Camillian, Scalabrinian, etc. The Xaverian missionary is the one who will dedicate his life to those who do not know Christ (cfr. C 2 and 9), striving "to fulfil the sublime goals of the Institute, working with ever increasing zeal for the spreading of the Gospel among non-Christians” (LT 1). 

Xaverian identity and European and Italian reality 

Our Constitutions emphasize that the sole and exclusive purpose of the Institute is the proclamation of the good news of the Kingdom of God to non-Christians (C.2, cf. LT 3). It is an identity that we must maintain day after day, both as a community and as individuals. Identity helps us understand who we are, why we were born and why we are different from other missionaries in the Church. It helps us decide what commitments we need to take every day, every month, and every year. Thinking about our charism, I remember an experience, when I was in Yojakarta (Indonesia). There was a Jesuit, a professor of Spirituality of religious life. During a lesson, he told us that the temptation of all religious is to want to meet all the needs of the world, without discerning whether these are consistent with their own identity or not. This temptation is a danger for those who have already promised to live a specific charism for their whole life. The professor said that the Jesuit, from the very beginning, must do what the congregation proposes to him according to the Jesuit identity. The identity of a religious is not such only because he has made religious vows. It also implies consistency in the service he performs: "By their fruit you will recognize them" (Mt 7:16).

The beauty of religious people lies in the ability to emphasize a particular aspect of the Gospel. The Church recognizes them as a treasure because, through charisms, they can help the church, both local and universal, to grow in faith by living that particular aspect in daily life. We are lucky because there are so many religious in the church and these are the riches of the church. For the sick, we have the Camillians, for the immigrants we have the Scalabrinians, for the young we have the Salesians… and so on. And I ask myself: which role does the presence of the Xaverians play today? What kind of works show the Church that we are Xaverians and that we have a unique charism? This question also applies to the Italian and European context, where sometimes it is not easy to think about how to realize our charism. Some activities I followed during the summer holidays, made me reflect on how difficult it is to put our charism ad gentesinto practice in the Italian environment. In Italy, there are many religious and the strong temptation is to limit oneself to a generic pastoral care: the sacraments, the sick, the poor, families, youth ministry… But where are we Xaverians? What is our place? Where can we best live out our charism?

I think that our unique charism is still relevant in the Italian and European context. According to the latest data on religion in Italy, the majority of citizens are Christians (Catholics, Orthodox, Protestants); but there are also 2,221,500 Muslims (3.7% of the population); 41,500 Jews (0.1%); 213,000 Hindus (0.35%); 332,000 Buddhists (0.55%), etc.[1] These data make me reflect on the quality of our presence in Italy. “The world” is waiting for us; is here in front of us. The Xaverians cannot meet all the needs of this world, but surely, we can choose one to realize (fully) our charism. Inter-religious dialogue, the opening of houses to non-Christian immigrants, accompaniment to non-Christian young people, are some of the possibilities in which we can commit ourselves as Xaverian missionaries. In fact, we were not born to help "preserve" the faith of Christians, but to announce the Kerygma to all the people who have not had the opportunity to listen to it so far, and that, in the depths of their hearts, await it (cf. iQUADERNI de iSaveriani 114 p.23-24). So, let's open our doors and go out: we will find many people who are not Christians. The mission is not far from home; indeed, now the mission enters the house! (cfr. E. Castellucci, Announcement of Christ to the people). The question is: what do we do? What should we do as Xaverians? 

Missionary Identity: where do we learn it? 

The Xaverian missionary identity does not arise automatically when a candidate embarks on his or her vocational path or journey. The charism develops over a long time in which it is learned and experienced. A young person who wants to embrace the Xaverian charism must learn to know it and to live/practice it. Therefore, the second point I want to reflect on right now is our basic formation and its importance. I think of it as the very moment in which to learn our charism.Basic formation is the first step to "transfer" our charism to young people. When a young person wants to become a Xaverian, he cannot wait until the last day, after the Perpetual vows, to be able to put our charism into practice. The formator must have the ability to transmit to the students in formation the charism ad gentes and above all he must think of the concrete places where they can learn to live it. Therefore, a solid formation and training are required: the structuremust be clear from the start.

My experience in Indonesia reminds me of the value of basic formation. The temptation to carry out a genericservice, as so many missionaries do, is very strong also in Indonesia because Christians are few. However, during the stage of philosophy, our community decided to dedicate time to non-Christians, also because we wanted to show our charism and identity to the local church as well. During philosophy, I did apostolate outside the so-called ecclesial field. I had begun to collaborate with people of other religions, with monthly interreligious dialogue activities and working with Muslims and Hindus. In basic formation, the concepts and principles are often clear but the actions to put them into practice may be less clear. A Xaverian, from the beginning, must learn to know the ways to reach non-Christians, because this is his identity. As a young Xaverian in formation, I shouldn’t take care of the young people in my parish, or of the poor, because there are already religious people who were born precisely to meet these needs. As Xaverian, I have the commitment to take care of non-Christians (and among them also the poor, cf. C 9.2). The Theology community in Parma, has chosen service/activities with non-Christians as a formation priority because fidelity to our charism is not easy and needs to be strengthened by experience.

In the end, “if we remain faithful to the Institute to which we have given our name, observe its Constitutions and work under the direction of its superiors, we will acquire much merit, save many souls and obtain the reward reserved to those who put their hand to the plough without looking back: the hundredfold that Christ promised in a special way to his Apostles” (LT 3). 

(Kampianus Ordin Jemanu, sx)

[1] Data by Centro Studi Sulle Nuove Religioni (CESNUR), 2020CESNUR is a research center on religious pluralism and religious minorities based in Turin, founded in 1988 by Massimo Introvigne.


CIEN AÑOS DE LA CARTA TESTAMENTO

MOMENTO DE REFLEXIONAR SOBRE NUESTRA IDENTIDAD

Premisa 

Nada es como antes”. Una frase que hemos escuchado muchas veces, que es cierta, y que es válida también hoy para nosotros los Misioneros Javerianos en 2021. Los Javerianos de hace 100 o 50 años no eran los Javerianos de hoy, sobre todo en el modo de hacer y de realizar el carisma. En este año jubilar, meditando la Carta Testamento y releyendo nuestras Constituciones, observo una emergencia sobre la cual hay que reflexionar: nuestro carisma y nuestra identidad. 

Ante las múltiples necesidades y problemas del mundo, los Misioneros Javerianos debemos estar disponibles para responder a las exigencias de la realidad en la que vivimos. Me pregunto: entre los muchos misioneros de la Iglesia, ¿qué tipo de misioneros somos nosotros, los Javerianos? ¿Cómo vivimos y cómo transmitimos hoy, en la vida cotidiana, nuestro carisma? Me gustaría reflexionar sobre estas dos cuestiones, ya que como joven que quiere abrazar la Familia Javeriana, desde el principio tengo que saber cuál es mi identidad misionera. Ser Javerianos no es lo mismo que ser Salesianos, Combonianos, Camilianos, Scalabrinianos, etc. El misionero javeriano es aquel que dedicará su vida por aquellos que no conocen a Cristo (cfr. C 2 y 9), esforzándose “por realizar los altos fines que el Instituto se propone alcanzar, trabajando con ardor siempre creciente por la expansión del Evangelio en las tierras infieles” (CT 1). 

Identidad javeriana y las realidades de Italia y Europa 

Nuestras Constituciones acentúan que la finalidad única y exclusiva del Instituto es la proclamación de la buena nueva del reino de Dios a los no cristianos (C 2; cfr. CT 3). Es una identidad en la que hemos de permanecer día con día, como comunidad y como individuos. La identidad nos ayuda a comprender quiénes somos, por qué hemos nacido y por qué somos diferentes respecto a los demás misioneros de la Iglesia. Nos ayuda a decidir qué compromisos hemos de llevar a cabo cada día, cada mes y cada año. 

Pensando en nuestro carisma, recuerdo una experiencia de cuando estaba en Yogyakarta (Indonesia). Había un jesuita que era profesor de espiritualidad de la vida religiosa. Durante una lección nos dijo que la tentación de todos los religiosos es querer dar respuesta a todas las necesidades del mundo, sin discernir si estas son coherentes con la propia identidad o no. Esta tentación es un peligro para quienes ya han prometido vivir un carisma específico por toda su vida. El profesor dijo que el jesuita, desde el principio, ha de llevar a cabo lo que la congregación le propone como identidad (Jesuita). La identidad de un religioso/a no es tal sólo porque haya hecho los votos religiosos, sino que también implica coherencia en el servicio que realiza: “por sus frutos los reconoceréis” (Mt 7,16ss). 

La belleza de los religiosos radica en la capacidad de enfatizar un aspecto particular del Evangelio. La Iglesia los reconoce como un tesoro porque, a través de los carismas, pueden ayudar a la Iglesia misma, ya sea local, como universal, a crecer en la fe viviéndola en la vida diaria. 

Somos afortunados de que haya tantos religiosos en la Iglesia: estos son las riquezas de la Iglesia. Para los enfermos tenemos a los Camilos, para los inmigrantes tenemos a los Scalabrinianos, para los jóvenes tenemos a los Salesianos… y así sucesivamente. Y me pregunto: ¿qué rol juega hoy la presencia de los Javerianos? ¿Qué tipo de obras muestran a la Iglesia que somos Javerianos y que tenemos un carisma único? Esta pregunta vale también para el contexto italiano y europeo, donde a veces no es fácil pensar cómo realizar nuestro carisma. Algunas actividades que he seguido durante las vacaciones de verano, me han hecho reflexionar sobre lo difícil que es poner en práctica nuestro carisma ad gentes en el entorno italiano. En Italia hay tantos religiosos y la fuerte tentación es limitarse a una pastoral genérica: los sacramentos, los enfermos, los pobres, las familias, la pastoral juvenil… Pero, ¿dónde hemos de estar como Javerianos? ¿Cuál es nuestro lugar? ¿Dónde podemos vivir mejor nuestro carisma? 

Yo creo que nuestro carisma, uno y único, sigue siendo relevante en el contexto italiano y europeo. Según los últimos datos sobre religión en Italia, la mayoría de los ciudadanos son cristianos (católicos, ortodoxos, protestantes); pero también hay 2.221.500 musulmanes, es decir, el 3,7% de la población italiana; 41.500 judíos, o sea el 0,1%; 213.000 hindúes que equivalen al 0,35%; 332.000 budistas, o sea el 0,55%, etc.[1]. Estos datos me hacen reflexionar sobre la calidad de nuestra presencia en Italia. “El mundo” nos está esperando; está aquí, frente a nosotros. Los Javerianos no podemos responder a todas las necesidades de este mundo, pero de seguro podemos elegir una de éstas para realizar (plenamente) nuestro carisma. El diálogo interreligioso, la apertura de las casas a los inmigrantes no cristianos, el acompañamiento de jóvenes no cristianos, son algunas de las posibilidades en las que nos podemos comprometer como Misioneros Javerianos. Porque no hemos nacido para ayudar a “preservar” la fe de los cristianos, sino para anunciar el Kerygma a todas las personas que hasta ahora no han tenido la oportunidad de escucharlo, y por eso mismo, lo esperan en el fondo de su corazón (cfr. iQUADERNI de iSaveriani 114, p. 23-24). Abramos, por consiguiente, nuestras puertas y salgamos: encontraremos muchas personas que no son cristianas. La misión no está lejos de casa; de hecho, ¡ahora la misión entra en nuestra casa! (cfr. E. Castellucci, Annuncio Cristo alle genti). La pregunta es: ¿qué hacemos? ¿Qué cosa hemos de hacer como Javerianos?  

Identidad misionera: ¿dónde la aprendemos? 

La identidad misionera javeriana no nace automáticamente cuando un candidato emprende su camino o itinerario vocacional. El carisma se desarrolla durante un largo tiempo en el que se aprende y se experimenta. Un joven que quiera abrazar nuestro carisma, debe aprender a conocerlo y a vivirlo. Por tanto, el segundo punto sobre el que quiero reflexionar ahora es nuestra formación de base y su importancia. 

Pienso en la formación de base como el momento para aprender nuestro carisma. De hecho, es el primer paso para “transferir” nuestro carisma a los jóvenes. Cuando un joven quiere hacerse javeriano, no puede esperar hasta el último día, después de la profesión perpetua, para poder poner en práctica nuestro carisma. Con los estudiantes en formación, el formador ha de tener la capacidad de transmitirles el carisma ad gentes y sobre todo ha de ponderar los lugares concretos donde ellos pueden aprender a vivirlo. Por lo tanto, se requiere una sólida formación y preparación: la estructura debe ser clara desde el principio. 

Mi experiencia en Indonesia me recuerda el valor de la formación de base. La tentación de reducirse a un servicio genérico, como hacen tantos misioneros, es muy fuerte también en Indonesia, porque los cristianos son pocos. Sin embargo, en el filosofado, nuestra comunidad ha decidido dedicar tiempo a los no cristianos, porque queremos mostrar a la Iglesia local nuestro carisma y nuestra identidad. Durante la filosofía, yo hacía apostolado fuera de los ámbitos estrictamente eclesiales. Empecé a colaborar con personas de otras religiones, con actividades mensuales de diálogo; trabajaba con musulmanes e hindúes. 

En la formación, los conceptos y principios suelen ser claros, pero las acciones para ponerlos en práctica pueden ser menos claras. Un Javeriano, desde el principio, ha de aprender a conocer los caminos para llegar a los no cristianos, porque esta es su identidad. Como joven javeriano en formación, yo no me ocupo de los jóvenes de mi parroquia, ni de los pobres, porque hay religiosos que han nacido precisamente para cubrir estas necesidades. Yo tengo el compromiso de ocuparme de los no cristianos (y entre ellos también de los pobres, cfr. C 9. 2). La comunidad de estudiantes de Parma ha elegido el servicio a los no cristianos como una prioridad de su proyecto de formación, porque la fidelidad a nuestro carisma no es fácil y debe fortalecerse a través de la experiencia. 

Finalmente, “si permanecemos fieles al Instituto al que hemos dado nuestro nombre, si observamos las Constituciones y trabajamos bajo las directrices de nuestros Superiores, podremos estar seguros de acumular copiosos méritos, salvar muchas almas y alcanzar el premio reservado al que pone la mano al arado y no vuelve la vista atrás: el ciento por uno que Cristo ha prometido de forma especial a sus apóstoles” (CT 3).

(Kampianus Ordin Jemanu, sx)

[1] Datos del Centro Studi Sulle Nuove Religioni (CESNUR), 2020. CESNUR es un centro de investigación sobre pluralismo religioso y minorías religiosas con sede en Turín, fundado en 1988 por Massimo Introvigne.


CENT ANS DE LA LETTRE TESTAMENT

Moment de réfléchir sur notre identité

Prémisse
« Rien n’est comme avant ». Une phrase que nous avons souvent entendue, qui est vraie, et qui vaut aussi aujourd’hui pour nous, Missionnaires Xavériens, en 2021. Les Xavériens d’il y a 100 ou 50 ans n’étaient pas les Xavériens d’aujourd’hui, surtout dans la manière de faire et de réaliser le charisme. En cette année jubilaire, en méditant la Lettre Testament et en relisant nos Constitutions, j’observe une urgence sur laquelle réfléchir : notre charisme et notre identité. Devant les nombreux besoins et problèmes du monde, nous, Missionnaires Xavériens, nous devons nous rendre disponibles pour répondre aux sollicitations de la réalité dans laquelle nous vivons. Je me demandais : parmi les très nombreux missionnaires de l’Eglise, quel genre de missionnaires sommes-nous, nous xavériens ? Comment vivons-nous et comment transmettons-nous aujourd’hui, dans la vie quotidienne, notre charisme ? Je voudrais réfléchir sur ces deux questions, car en tant que jeune qui veut embrasser la Famille xavérienne, je dois savoir dès le début quelle est mon identité missionnaire. Être xavérien n’est pas la même chose qu’être salésiens, comboniens, camilliens, scalabriniens, etc. Le missionnaire xavérien est celui qui dédiera sa vie à ceux qui ne connaissent pas le Christ (cf. C 2 et 9), en s’efforçant « de réaliser les finalités sublimes que notre Institut se propose d’atteindre, en travaillant avec une ardeur de plus en plus grande à la diffusion de l’Evangile parmi les nations infidèles » (LT 1).

Identité Xavérienne et les réalités de l’Italie et de l’Europe

Nos Constitutions soulignent que le but unique et exclusif de l’Institut est l’annonce de la bonne nouvelle du royaume de Dieu aux non-chrétiens (C 2, cf. LT 3). C’est une identité que nous devons maintenir jour après jour en tant que communauté et en tant qu’individus. L’identité nous aide à comprendre qui nous sommes, pourquoi nous sommes nés et pourquoi nous sommes différents des autres missionnaires dans l’Eglise. Cela nous aide à décider quels sont les engagements que nous devons prendre chaque jour, chaque mois et chaque année. En pensant à notre charisme, je me rappelle d’une expérience de quand j’étais à Yogyakarta (Indonésie). Il y avait un jésuite, professeur de spiritualité de la vie religieuse. Au cours d’une leçon, il nous a dit que la tentation de tous les religieux est de vouloir répondre à tous les besoins du monde, sans faire de discernement si ceux-ci sont cohérents avec leur identité propre ou non. Cette tentation est un danger pour ceux qui ont déjà promis de vivre un charisme spécifique pour toute leur vie. Le professeur disait que le jésuite, dès le début, doit faire ce que la congrégation lui propose comme identité (jésuite). L’identité d’un religieux n’en est pas une parce qu’il a fait ses vœux religieux, mais implique également une cohérence dans le service qu’il accomplit : « A partir de leurs fruits, vous les reconnaîtrez » (Mt 7,16ss).

La beauté des religieux se trouve dans la capacité de souligner un aspect particulier de l’Evangile. L’Eglise les reconnaît comme une richesse parce que, à travers les charismes, ils peuvent aider l’Eglise, tant locale qu’universelle, à grandir dans la foi en la vivant dans la vie quotidienne. Nous sommes chanceux parce qu’il y a beaucoup de religieux dans l’église et ce sont les richesses de l’église. Pour les malades, nous avons les camilliens, pour les immigrés nous avons les scalabriniens, pour les jeunes nous avons les salésiens ... et ainsi de suite. Et je me demande : quel rôle joue la présence des Xavériens aujourd’hui ? Quel genre d’œuvres montrent à l’Eglise que nous sommes Xavériens et que nous avons un charisme unique ? Cette question vaut également pour le contexte italien et européen, où il n’est parfois pas facile de penser à comment réaliser notre charisme. Certaines activités que j’ai suivies pendant les vacances d’été m’ont fait réfléchir sur la difficulté de mettre en pratique notre charisme ad gentes dans le milieu italien. En Italie, il y a beaucoup de religieux et la forte tentation est de se limiter à une pastorale générale : les sacrements, les malades, les pauvres, les familles, la pastorale des jeunes... Mais où sommes-nous, Xavériens ? Quelle est notre place ? Où pouvons-nous mieux vivre notre charisme ?

Je pense que notre charisme, un et unique, est encore pertinent dans le contexte italien et européen. Selon les dernières données sur la religion en Italie, la majorité des citoyens sont chrétiens (catholiques, orthodoxes, protestants); mais il y a aussi 2.221.500 musulmans soit 3,7% de la population italienne; 41.500 juifs soit 0,1%; 213.000 hindouistes soit 0,35 %; 332000 bouddhistes, soit 0,55 %, etc.[1] Ces données me font réfléchir sur la qualité de notre présence en Italie. « Le monde » nous attend ; il est devant nous. Les Xavériens ne peuvent pas répondre à tous les besoins de ce monde, mais nous pouvons certainement en choisir un pour réaliser (pleinement) notre charisme. Le dialogue interreligieux, l’ouverture des maisons aux immigrés non chrétiens, l’accompagnement des jeunes non chrétiens, sont quelques-unes des possibilités dans lesquelles nous pouvons nous engager en tant que missionnaires xavériens. Parce que nous ne sommes pas nés pour aider à « conserver » la foi des chrétiens, mais pour annoncer le Kérygme à toutes les personnes qui jusqu’à présent n’ont pas eu la possibilité de l’écouter, et donc dans le fond de leurs cœurs l’attendent (cf. iQUADERNI de iSaveriani 114 p.23-24). Ouvrons donc nos portes et sortons : nous trouverons de nombreuses personnes qui ne sont pas chrétiennes. La mission n’est pas loin de la maison ; au contraire, à présent la mission entre dans la maison ! (Cf. E. Castellucci, Annonce du Christ aux nations). La question est : que faisons-nous ? Que devons-nous faire comme Xavériens ?

Identité missionnaire : où l’apprenons-nous ?

L’identité missionnaire xavérienne ne naît pas automatiquement lorsqu’un candidat entreprend son chemin ou parcours vocationnel. Le charisme se développe pendant une longue période où il est appris et expérimenté. Un jeune qui veut embrasser notre charisme doit apprendre à le connaître et à le vivre. Sur c’est, le deuxième point sur lequel je veux réfléchir en ce moment est notre formation de base et son importance. Je pense à la formation de base comme au moment où nous apprenons notre charisme. Elle est en effet le premier pas pour « transmettre » notre charisme aux jeunes. Quand un jeune veut devenir xavérien, il ne peut attendre le dernier jour, après sa profession perpétuelle, pour pouvoir mettre en pratique notre charisme. Avec les étudiants en formation, le formateur doit avoir la capacité de leur transmettre le charisme ad gentes et surtout il doit penser aux lieux concrets où ils peuvent apprendre à le vivre. C’est pourquoi une formation et une préparation solides sont nécessaires : la structure doit être claire dès le départ. 

Mon expérience en Indonésie me rappelle la valeur de la formation de base. La tentation d’accomplir un service général, comme beaucoup de missionnaires le font, est très forte également en Indonésie, car les chrétiens sont peu nombreux. Cependant, au philosophât, notre communauté a décidé de consacrer du temps aux non-chrétiens, parce que nous voulons montrer à l’Eglise locale notre charisme et notre identité. Pendant la philosophie, je faisais de l’apostolat en dehors des milieux strictement ecclésiaux. J’avais commencé à collaborer avec des personnes d’autres religions, avec des activités mensuelles de dialogue ; je travaillais avec les musulmans et les hindous. Dans la formation, les concepts et les principes sont souvent clairs, mais les actions pour les mettre en pratique peuvent être moins claires. Un Xavérien, dès le début, doit apprendre à connaître les voies pour arriver aux non-chrétiens, car c’est son identité. En tant que jeune xavérien en formation, je ne m’occupe pas des jeunes dans ma paroisse, ni des pauvres, car il y a des religieux qui sont nés précisément pour faire face à ces besoins. J’ai l’engagement de m’occuper des non-chrétiens (et parmi eux aussi des pauvres, cf. C 9.2). La communauté du scolasticat de Parme a choisi comme priorité de formation le service pour les non-chrétiens parce que la fidélité à notre charisme n’est pas facile, et a besoin d’être renforcée à travers l’expérience.

A la fin, « Dans la mesure où nous demeurerons fidèles à l’Insti­tut auquel nous avons adhéré et que nous mettrons en pratique les Constitutions en travaillant en son sein aux ordres de nos supérieurs, nous pourrons être sûrs de nous procurer bien des mérites, de sauver bien des âmes et de recevoir la récompense réservée à qui a mis la main à la charrue sans se retourner : le centuple que le Christ a promis spécialement à ses Apôtres » (LT 3).

[1] Données du Centro Studi Sulle Nuove Religioni (CESNUR), 2020. CESNUR est un centre de recherche sur le pluralisme religieux et sur les minorités religieuses basé à Turin, fondé en 1988 par Massimo Introvigne.

Kampianus Ordin Jemanu sx
18 Agosto 2021
1076 visualizzazioni
Disponibile in
Tag

Link &
Download

Area riservata alla Famiglia Saveriana.
Accedi qui con il tuo nome utente e password per visualizzare e scaricare i file riservati.