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Un dono prezioso

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“Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano” (1Cor.2,9).

Questa frase della Sacra Scrittura mi richiama ad una profonda esperienza personale.

Ricordo che, ai primi di novembre, quando la superiora ci ha consegnato la “Lettera Testamento” del Conforti, chiedendo a ciascuna di noi di leggerla e di scrivere le nostre impressioni, avevo deciso di lasciare alle altre sorelle di leggerla per prime, leggendola per ultima. Esternamente poteva sembrare un gesto di modestia ed umiltà, in realtà in cuor mio non vi prestavo troppa attenzione.  Fino a quando, in occasione del nostro ritiro mensile, la abbiamo letto pubblicamente insieme. È stato lì che ho scoperto il dono prezioso che Dio ci stava facendo per le mani di Mons. Conforti, e che come pioggia tempestiva veniva a nutrire la mia vita in preda ad un momento di aridità.

Per prima cosa vorrei condividere alcune frasi della lettera che mi hanno toccato.

1.  La prima si riferisce al contenuto del numero 3 della lettera, dove si parla della fedeltà alla propria vocazione, alle costituzioni, del centuplo che potremo ottenere con il nostro duro lavoro e si parla anche di coloro che, presuntuosi ed indecisi, scelgono di lasciare la congregazione.

Sono rimasta molto colpita da queste frasi, forse perché in questi anni il fenomeno delle uscite dalla congregazione sono state piuttosto frequenti e la vocazione delle sorelle fluttua e vacilla. Qualcuna di loro si lamenta: “Questa è responsabilità della congregazione, un problema del sistema e della superiora”.

Quando però ho sentito le parole del Conforti ho ripensato meglio a quello che succede e ho capito che anche se la congregazione sotto alcuni aspetti non è perfetta, questo non è un motivo sufficiente per lasciarla. Il motivo che spinge a lasciare viene da sé stessi, come dice il Conforti: “dalla mancanza di fedeltà a Dio”. Richiamando alla mente la mia volontà originaria di consacrarmi e l’identità conferita dai voti religiosi, ringrazio Dio per il suo aiuto; sebbene in passato ci siano state delle deviazioni, non sono stati degli errori troppo grandi e c’è stato il tempo per riparare. E oggi, attraverso questi, posso nuovamente sperimentare l’amore di Dio. Perciò mi sento di dire: “... Dio le ha preparate per coloro che lo amano”.

2. La seconda è presa dal numero 4. “Una povertà opulenta a cui nulla mancasse dei comodi della vita, non potrebbe certamente piacere al Signore...”. Ripensando ai 24 anni che ho vissuto nella congregazione, anche se ciò che ho mangiato, bevuto, vestito ed usato non è stato di alta qualità o alla moda, tuttavia non mi è mai mancato il necessario. Certo, ammetto di essermi lamentata, di aver fatto confronti, di aver criticato ma tutte le mie spese sono state nel limite posto dalla regola e dai voti che ho professato. Perciò, mi sembra di vivere abbastanza bene i voti e difficilmente mi rendo conto che questa mia compiacenza, di fronte alla richiesta di Gesù, agli insegnamenti di Paolo e al grande spirito che nelle generazioni passate animava gli apostoli, sembra come i “salti di un pagliaccio”, e non ci sia niente di cui essere orgogliosi. 

Credo che, siccome Dio mi ha mantenuta povera fino ad oggi, che questa povertà mi accompagnerà anche in futuro (mancanza di cose materiali, esperienza di vera povertà) nel seguire Gesù nella sua povertà assoluta, inseguo con tutto il cuore il regno promesso a coloro che osservano la povertà.

3. Una terza frase la colgo nel numero 6 della lettera testamento. 

Dallo spirito di obbedienza infine dipenderà la vita, la forza e la prosperità del nostro Istituto...”. Si vede l’importanza che il Conforti dà all’obbedienza anche dalla lunghezza del tratto che riguarda questo aspetto.

Forse è la posizione che attualmente rivesto all’interno della congregazione (sono infatti a metà tra la superiora generale con il suo consiglio e le sorelle della comunità) che mi fa toccare con mano due aspetti:

  • Il primo si riferisce al mio essere subordinata: mi vedo come uno strumento nelle mani della superiora. Riguardo all’accettare onestamente il ruolo che viene affidato, le difficoltà e le incomprensioni che si vivono all’interno del lavoro, posso esprimere quello che sento, chiedere consiglio, ma assolutamente non lamentarmi, cercare di persuadere o cambiare. Conforti ha messo in evidenza “le tentazioni del superiore”, che sono il desidero e la ricerca dell’approvazione degli altri. È forse per questo motivo che mi ritrovo pessimista e infelice. Mons. Conforti prega per me; fa che abbia la forza di superare gli atteggiamenti sbagliati, e faccia invece il mio lavoro “come servo inutile”.
  • Il secondo si riferisce al mio ruolo di superiora: trattare in egual modo le sorelle, incoraggiare ognuna ad esprimere la propria opinione e ad assumersi le proprie responsabilità. Fare in modo che ogni atto (anche eventualmente di una volontà opposta) implichi il libero arbitrio, il sacrificio volontario, la rinuncia a sé stessi per obbedire al rappresentante di Dio: le disposizioni della superiora.

4. Nel numero 9 della Lettera Testamento si parla della vita comunitaria. Dal calore con cui si è discusso di questo punto nei nostri precedenti capitoli generali si può senza dubbio dire che esso è in cima alla lista per importanza. Ma ritornando ai frutti che sono stati realizzati nella vita concreta, anche se noto alcuni miglioramenti, essi sono senz’altro minimi.

Guardando al Conforti che si aggrappa alla carità, come modo per persuadere i cuori, il primo sentimento che provo è il seguente. Se il Conforti, che è un santo, si trova a governare una congregazione che ha degli aspetti non armonici, tanto più noi persone ordinarie. Perciò, mi sento un po’ consolata.... Un secondo sentimento si riferisce al fatto che il Conforti non solo dice chiaramente le basi per una vita fraterna in comunità: il comandamento nuovo, l’amore a Dio e l’amore all’uomo; egli parla anche dell’importanza della fraternità e i danni che può provocare la sua distruzione. Egli indica in particolare i punti cruciali che possono produrre discordia: l’egoismo, la critica, il lamentarsi. Sebbene questo argomento sia sempre presente anche se ripetutamente evitato (alcuni si contraddicono), è tuttavia ancora necessario cercare di migliorare la situazione sulla base di una maggiore conoscenza che, da una parte, dovrebbe tenere conto della nostra natura da migliorare e, dall’altra, della vita soprannaturale che c’è in noi, in cui siamo chiamati a rispondere agli inviti di Cristo. 

5. Infine, mi rifaccio ai numeri 7 ed 8 che vedo come punti di sostegno a ciò che è stato espresso in precedenza e come lievito che dovrebbe infiltrarsi a tutti i livelli. Se non c’è la fede, tutto ciò che si fa è senza significato. La preghiera di ogni giorno è in vista di mantenere, approfondire la fonte e la forza della fede; essa ancor più è il motore di ogni attività evangelizzatrice.

Spero che questa comprensione mi possa aiutare a non trascurare la preghiera additando la scusa dei tanti impegni e dello stress e al tempo stesso mi ricordi di evitare di cadere in ciò che S. Paolo dice: “dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato” (1Cor 9,27).

In conclusione, anche se la lettera testamento del Conforti non sia molto lunga e il contenuto e lo stile letterario non siano particolarmente splendidi ed innovativi, tuttavia, l’amore ardente per Dio che traspare tra le righe, il desiderio di conquistare le anime, l’interesse e la cura per i fratelli, sono stimolanti ed incoraggianti. Perciò, penso che il leggere queste pagine quando lo spirito languisce, la direzione è sfuocata e quando manca l’energia per andare avanti, possa portare risultati inaspettati.

Sr. Teresa
10 Febbraio 2021
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