Oggi, 18 dicembre, ricordiamo il quarto anniversario della morte di P. Luigi Menegazzo, chiamato dal Signore mentre disimpegnava il servizio di Superiore Generale del nostro Istituto. Fu un triste avvenimento che colse di sorpresa gran parte della Famiglia saveriana. In lui, innamorato del Giappone, dove spese 17 anni della sua vita, la passione missionaria si manifestava nella fedeltà alla vocazione ricevuta, nella creatività posta al servizio della evangelizzazione, soprattutto nel campo del dialogo culturale e interreligioso e nel grande amore per la Famiglia saveriana. Ai formatori ricordava spesso che siamo guide nella misura in cui siamo ascoltatori di Cristo. Ispiriamo fiducia nella misura in cui poniamo in Cristo tutta la nostra fiducia. Formiamo nella misura in cui Cristo prende possesso della nostra vita. Lo ricordiamo oggi con un breve testo preso da un suo intervento che apriva il Convegno Continentale dei Formatori in Africa, a Bujumbura nel luglio del 2014. (e.p)
Santità del Fondatore e Formazione
La vera novità della Ratio Formationis Xaverianae (2014) non sta primariamente nella revisione e riformulazione di varie sue parti e nell’adattamento dei contenuti e metodi educativi alle mutate esigenze dei tempi, della Chiesa e della Missione. C’è un profondo motivo che la rende nuova: la riconosciuta Santità del Fondatore, Guido M. Conforti (RFX 131). Non è più possibile staccare ogni tappa del processo formativo di base, e la stessa formazione permanente, dalla Santità di Guido M. Conforti. Non è esagerato affermare che ora, dopo la Canonizzazione di San Guido M. Conforti, effettivamente, la RFX ha ricevuto il suo vero sigillo, il suo valore, la sua affidabilità. ... ...
La Formazione Saveriana nel cammino della Chiesa
Viviamo una epoca particolare della storia della Chiesa, sulla cui missione evangelizzatrice stiamo riflettendo in profondità. A 50 anni dal Concilio Ecumenico Vaticano II, guidati dalle Encicliche di Papa Benedetto XVI e dalla Evangelii Gaudium di Papa Francesco, cerchiamo continuamente di formarci alla coerenza di vita ed alla fedeltà al Carisma ricevuto.
Propongo due riflessioni, che devono caratterizzare la formazione saveriana all’interno del cammino ecclesiale odierno.
La radicalità
Con questo termine la Ratio Formationis Xaverianae (RFX) indica la vita di fede del Fondatore (35) e la caratteristica che contraddistingue la scelta di vita del saveriano (76; cfr. XVICG 45). La decisione per la vita saveriana, di conseguenza, comporta la completa e convinta disponibilità al Progetto Missionario della Congregazione, che obbedisce al Progetto della Missione della Chiesa. Concretamente: dipendenza da Dio tramite le mediazioni che la Chiesa e la Congregazione offrono; obbedienza al Progetto di Missione della Congregazione, contenuto nelle Costituzioni, nei Capitoli Generali, nei testi normativi; freschezza spirituale, che permette di lavorare in serenità, competenza e costanza anche in situazioni particolari o difficili o impreviste. La radicalità, quindi, chiede vera povertà, cioè libertà da sé stessi, dal proprio mondo culturale e affettivo, dai beni materiali, per poter “camminare” senza pesi nella missione che ci viene chiesta. Nella Chiesa, oggi, la radicalità nella Consacrazione e nella Missione è urgentemente richiesta, affinché il Vangelo torni ad essere “lievito” e non sia confuso con una delle tante buone parole.
La tensione profetica
La RFX la considera il frutto della spiritualità del Fondatore, quindi deve appartenere necessariamente anche alla spiritualità del saveriano (RFX 57, 58). Nella Chiesa la “profezia”, dono dello Spirito, tiene vivo l’Annuncio della Morte e Resurrezione del Signore. La Evangelii Gaudium rimprovera severamente coloro che, nella Chiesa, cercano la mondanità e non la profezia (97). La Formazione di base non deve essere generica, ma arrivare velocemente alle esigenze del nostro carisma e della nostra Vocazione. La mondanità, specialmente nella Vita Consacrata, è inaccettabile. Accondiscendenze senza motivazione, una gradualità che non ha un programma di “scadenze”, i falsi pretesti collegati indebitamente a motivi culturali, la pretesa legittimità di interpretare personalmente il Carisma: sono tra i pericolosi atteggiamenti spirituali che, alla resa dei conti, forniscono alla Chiesa Consacrati e Missionari ricchi di mondanità piuttosto che di profezia.
È quindi necessario che la conversione alla profezia, essenzialmente implicita nella Consacrazione della propria vita al Signore per annunciarLo, non sia un “futuribile”, ma un quotidiano impegno a vivere sobrii, sensibili al Vangelo e alle sue richieste, attenti al cammino della Congregazione e non alla propria individualità, liberi per il Vangelo e non detentori della propria autonomia. Grave è, sotto questo aspetto, la responsabilità della Congregazione intera, che deve sempre interrogarsi sulla propria capacità profetica, I Formatori abbiano la serenità e la forza di non guardare tanto alla storia di debolezza della Congregazione, ma alla Chiesa stessa e alla spiritualità saveriana autentica: sono esse a dettare le tappe e i criteri di discernimento della vocazione dei candidati.
In sintesi: alla Chiesa la nostra Famiglia deve provvedere missionari coraggiosi, costantemente dediti al Vangelo, occupati nell’Annuncio, presi da Gesù Cristo e liberi dalle varie e pericolose forme di mondanità, imitatori del coraggio del Fondatore, che mai rinunciò all’audace progetto, ora nelle nostre mani.
Conclusione
«Poiché l’annuncio del Vangelo ai non cristiani è il supremo e unico fine dell’Istituto, la tensione verso l’apostolato missionario deve ispirare tutta la vita dei suoi membri (cfr. RgF 1.3; 7–9). A questo scopo essi “devono far convergere, oboedientia duce, tutte le loro migliori energie” (RgF 6), guardandosi da quanto potrebbe in qualche modo distoglierli da esso. La missione ad gentes diventa dunque per ogni giovane che si impegna nella Famiglia saveriana, l’opzione di fondo, totale ed esclusiva, di tutta la sua vita» (RFX 27). In queste parole troviamo la sintesi del Carisma saveriano, lo scopo e il metodo della formazione del saveriano, il criterio affidato al formatore per il discernimento vocazionale.
Il Convegno dei Formatori saveriani che operano in Africa possa ispirare tutta la nostra Famiglia Missionaria, aiutandola sia attraverso una profonda comprensione della RFX, sia fornendo esempio di intima coerenza tra Carisma, Consacrazione e Formazione.
Il 50° Anniversario del martirio dei confratelli G. Didonè, L. Carrara, V. Faccin, e dell’abbé Joubert in Congo, assieme al ricordo dei nostri martiri in Burundi, i pp. Marchiol e Maule e Caterina Gubert, ci ricordino che a tanto deve preparare la nostra Formazione.
Ancora grazie e Buon lavoro a tutti.
P. Luigi Menegazzo
Bujumbura 11 luglio 2014
Today, December 18, we remember the fourth anniversary of the death of Fr. Luigi Menegazzo, called to heaven by the Lord while he was still serving our Institute as Superior General. It was a very sad event that took a large part of the Xaverian family by surprise. In the life of Fr Menegazzo, who was in love with Japan where he spent 17 years, the missionary passion was manifested through the fidelity to the vocation received, the creativity placed at the service of evangelization above all in cultural and interreligious dialogue, and the strong sense of belonging to the Xaverian Family. He often reminded the formators that we are guides to the extent that we are listeners of Christ. We inspire trust to the extent that we place all our own trust in Christ. We form others to the extent in which we allow Christ to take possession of our lives. Today, we remember him with a short text taken from a speech he gave in Bujumbura, July 2014, opening the African Formators Meeting. (e.p)
The Founder’s Holiness and Formation
The true novelty of the Ratio Formationis Xaverianae (2014) is not mainly the revision and reformulation of various sections , or the adaptation of the formation contents and methods to the changing demands of the times, the Church and the Mission. Its novelty lies in a profound motive: the recognition of holiness of our Founder, Guido M. Conforti (RFX 131). It is no longer possible to detach every stage of initial formation and ongoing formation from the holiness of Guido M. Conforti. It is no exaggeration to say that the authenticity, value and integrity of the RFX have been confirmed by the Canonization of St. G. M. Conforti. ... ...
Xaverian Formation in the Church Today
We are living in a particular epoch of the Church’s history, upon whose evangelizing mission we are reflecting in depth. 50 years after Vatican II, guided by the Encyclical Letters of Pope Benedict XVI and the Evangelii Gaudium of Pope Francis, we are constantly striving to form ourselves to a consistency of life and fidelity to our Charism.
I propose the following two reflections, which must characterize Xaverian formation in the context of today’s ecclesial journey.
Radicalness
The RFX describes with this term the life of the Founder (35) and the characteristic that counter-distinguishes the life choice of the Xaverians (76; cf. XVIGC 45). Consequently, the decision to embrace the Xaverian life entails a complete and convinced availability to the Congregation’s Missionary Project, which obeys the Missionary Project of the Church. More specifically: dependence on God through the mediations offered by the Church and the Congregation; obedience to the Congregation’s Mission Project contained in the Constitutions, General Chapters and normative documents; spiritual vitality, which enables us to work serenely , with competence and tenacity even in difficult or unforeseen situations. Radicalness, therefore, calls for true poverty, that is to say, freedom from self, from our own cultural and affective world and from material goods, in order “to walk” without hindrance in the mission we have been asked to fulfill. In the Church, today, radicalness in Consecration and the Mission is urgently required, so that the Gospel might become once again “yeast” and is not confused with just one good work among many.
Prophetic spirit
The RFX looks upon this as the fruit of the Founder’s spirituality and, consequently, it must be a part of the spirituality of the Xaverian (RFX 57, 58). In the Church, “prophecy” is a gift of the Holy Spirit and keeps alive the Proclamation of the Lord’s death and resurrection. The Apostolic Exhortation Evangelii Gaudium severely reprimands those in the Church who pursue worldliness instead of prophecy (97). Our initial Formation must not be generic in nature, but quickly arrive at the demands of our Charism and our vocation. Worldliness is unacceptable, especially in the Consecrated Life. The passive acceptance of a graduality without scheduled “deadlines”, false pretexts tied to pseudo-cultural motives, the supposed right to interpret the Charism personally: these are among the dangerous spiritual attitudes which, ultimately, supply the Church with Consecrated people and Missionaries who are rich in worldliness but lacking in prophetic spirit.
Therefore, it is necessary that the conversion to prophecy, which is essentially implicit in the Consecration of our life to proclaiming the Lord, is not something that can be “postponed”, but a daily commitment to live moderately, sensitive to the Gospel and its demands, and attentive to the Congregation’s growth and not our own individuality, as people who are free for the Gospel and not the jealous custodians of our own autonomy. In this sense, the entire Congregation has the grave responsibility to examine itself on its prophetic spirit. The Formators should have the serenity and the strength not to dwell on the Congregation’s history of weakness, but to focus instead on the Church and the authentic Xaverian spirituality: these dictate the stages and the discernment criteria of the candidates’ vocation.
In short: our Family must supply the Church with courageous missionaries who are constantly dedicated to the Gospel, engaged in the First Proclamation, absorbed by Jesus Christ and free from the various and dangerous forms of worldliness and imitators of the courage of the Founder, who never abandoned the audacious project that is now in our hands.
Conclusion
«Since the proclamation of the Gospel to non-Christians is the supreme and sole purpose of the Institute, zeal for the for the missionary apostolate must inspire the entire life of all its members (cf. FR 1.3; 7–9). In view of this, they must “give the best of themselves, oboedientia duce, to this most noble goal” (FR 6), avoiding anything that might distract them from it. Therefore, for every young man who consecrates his life in the Xaverian Family, the mission ad gentes becomes the basic, total and exclusive option of his entire life» (RFX 27). These words sum up the Xaverian Charism, the goal and the method of Xaverian formation and the criterion entrusted to formators for vocational discernment.
May this Meeting inspire our entire Missionary Family, by helping it to achieve a profound understanding of the RFX, and by giving an example of intimate coherence between Charism, Consecration and Formation.
May the 50th Anniversary of the martyrdom of our confreres G. Didonè, L. Carrara, V. Faccin and Abbé Joubert in the Congo, together with the memory of our martyrs in Burundi, Frs. Marchiol and Maule and Caterina Gubert, remind us that our Formation must prepare us for this.
My thanks once again, with the wish that your efforts may produce good fruits.
Fr. Luigi Menegazzo
Bujumbura 11 July 2014
Aujourd’hui, 18 décembre 2020, nous nous souvenons du quatrième anniversaire de la mort du p. Luigi Menegazzo, que le Seigneur a appelé tandis qu’il rendait le service de Supérieur Général de notre Institut. Ce fut un événement très douloureux qui a pris a dépourvu la Famille Xavérienne. Chez lui, amoureux du Japon où il vécu pendant 17 ans, la passion missionnaire se manifestait dans la fidélité à la vocation reçue et dans la créativité mise au service de l’évangélisation, surtout dans le domaine du dialogue culturel et interreligieux, et le sens d'appartenance à la famille xaverienne. Aux formateurs, il rappelait souvent que nous sommes des guides dans la mesure où nous sommes à l’écoute du Christ. Nous suscitons la confiance dans la mesure où nous posons en Christ toute notre confiance. Nous formons dans la mesure où le Christ prend possession de notre vie. Nous lui rendons hommage, aujourd’hui avec un texte très bref, tiré de son allocution qui ouvrait le Congrès Continental des Formateurs en Afrique, à Bujumbura en juillet 2014. (e.p)
Sainteté du Fondateur et formation
La vraie nouveauté de la Ration Formationis Xaverianae (2014) ne consiste pas, avant tout, dans la révision et la reformulation de plusieurs de ses parties et dans l’adaptation des contenus et méthodes éducatifs aux changements des exigences de l’époque, de l’Église et de la Mission. Il y a une profonde raison qui rend la RFX nouvelle : le fait d’avoir reconnu la Sainteté du Fondateur, Guido M. Conforti (RFX 131). Il n’est plus possible de détacher chaque étape du procès formatif de base, et la même formation permanente, de la Sainteté de Guido M. Conforti. Il n’est pas exagéré d’affirmer que désormais, après la Canonisation de Saint Guido M. Conforti, la RFX a reçu effectivement son vrai sceau, sa valeur, sa pertinence. … …
La formation xavérienne dans le parcours de l’Église
Nous vivons une époque particulière de l’histoire de l’Église, où nous sommes en train de réfléchir en profondeur sur la mission évangélisatrice. 50 ans après le Concile Œcuménique Vatican II, éclairés par les Encycliques de Benoît XVI et par l’Evangelii Gaudium du pape François, nous cherchons continuellement de nous former à la cohérence de vie et à la fidélité au charisme reçu.
Je propose deux réflexions, qui doivent caractériser la formation xavérienne au sein du parcours ecclésial actuel.
- La radicalité
Par ce terme, la RFX indique la vie de foi du Fondateur (35) et la caractéristique qui distingue le choix de vie du Xavérien (76 ; cf. XVICG 45). La décision pour la vie xavérienne, par conséquent, demande la disponibilité totale et déterminée au Projet Missionnaire de la Congrégation qui obéit au Projet de la Mission de l’Église. Concrètement : dépendance de Dieu à travers les médiations que l’Église et la Congrégation offrent : obéissance au Projet de Mission de la Congrégation, résumé dans les Constitutions, dans les Chapitres Généraux, dans les textes normatifs ; fraicheur spirituelle, qui permet de travailler en sérénité, compétence et constance même dans des situations particulières ou difficiles ou imprévues. La radicalité, donc, demande une vraie pauvreté, c’est-à-dire une liberté de soi-même, de son monde culturel et affectif, des biens matériels, pour pouvoir « marcher » sans poids dans la mission qui nous est demandé, dans l’Église, aujourd’hui, l’on demande urgemment la radicalité dans la Consécration et dans la Mission, afin que l’Évangile soit encore « le levain » et qu’il ne soit pas confondu avec un quelconque bon discours.
- La tension prophétique
La RFX considère la tension prophétique comme le fruit de la spiritualité du Fondateur. Elle doit donc faire part nécessairement de la spiritualité du Xavérien (RFX 57,58). Dans l’Église, la « prophétie », don de l’Esprit, garde bien vivante l’Annonce de la Mort et de la Résurrection du Seigneur. L’Evangelii Gaudium reproche sévèrement ceux qui, dans l’Église, cherchent la mondanité et non la prophétie (97). La Formation de base ne doit pas être générique, mais elle doit vite atteindre aux exigences de notre charisme et de notre Vocation. La mondanité, spécialement dans la Vie Consacrée, est inacceptable. Condescendance sans motivation, graduation qui n’a pas de programme de « délais », les faux prétextes indûment liés à des raisons culturelles, la prétendue légitimité d’interpréter personnellement le charisme : ils font partie des attitudes spirituelles dangereuses qui, en fin de compte, fournissent à l’Église des hommes consacrés et des missionnaires riches en mondanité plutôt qu’en prophétie.
Il est donc nécessaire que la conversion à la prophétie, essentiellement implicite dans la Consécration de sa vie au Seigneur pour le proclamer, ne soit pas « une éventualité dans l’avenir », mais un engagement quotidien à vivre sobrement, sensible à l’Évangile et à ses exigences, attentif au chemin de la Congrégation et non à sa propre individualité, libre pour l’Évangile et non détenteur de son autonomie. Grave est, à cet égard, la responsabilité de toute la Congrégation, qui doit toujours remettre en question sa capacité prophétique. Les Formateurs auront la sérénité et la force de ne pas regarder tant l’histoire de la faiblesse de la Congrégation, mais l’Église elle-même et la spiritualité xavérienne authentique : ce sont elles qui dictent les étapes et les critères de discernement de la vocation des candidats.
En résumé : notre Famille doit fournir à l’Église des missionnaires courageux, constamment dévoués à l’Évangile, occupés dans la Proclamation, pris par Jésus-Christ et libérés des diverses formes dangereuses de mondanité, imitateurs du Courage du Fondateur, qui n’a jamais renoncé au projet audacieux, qui est maintenant entre nos mains.
Conclusion
« Puisque l’annonce de l’Évangile aux non-chrétiens est en même temps le but majeur et unique de l’Institut, l’élan vers l’apostolat missionnaire doit inspirer toute la vie de ses membres (cf. RF 1.3; 7-9). Vers ce but, ils “doivent faire converger toutes leurs meilleures énergies” (RF 6), en évitant tout ce qui pourrait de quelque façon les éloigner de cela. La mission ad gentes devient donc pour tout jeune qui s’engage dans la Famille xavérienne l’option fondamentale, totale et exclusive de toute sa vie » (RFX 27). Nous trouvons, dans ces phrases, la synthèse du Charisme Xavérien, le but et la méthode de la formation du Xavérien, le critère confié au Formateur pour le discernement vocationnel.
Que le Congrès des Formateurs xavériens qui travaillent en Afrique puisse inspirer toute notre Famille Missionnaire, en l’aidant à travers une profonde compréhension de la RFX, ainsi qu’en témoignant d’une vie d’intense cohérence entre Charisme, Consécration et Formation.
Le 50ème anniversaire du martyre des confrères G. Didonè, L. Carrara, V. Faccin et de l’abbé Joubert au Congo, avec le souvenir de nos martyrs au Burundi, les pères Marchiol et Maule, avec Catina Gubert, nous rappellent que la Formation doit nous préparer à une vie si bien donnée.
Merci infiniment et bon travail à tous.
P. Luigi Menegazzo
Bujumbura, le 11 juillet 2014
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