Pubblichiamo la riflessione sul ministero profetico di Papa Francesco del nostro confratello Justin Mihigo, missionario originario della regione del Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Padre Justin ci accompagna attraverso le parole, i gesti e le scelte di Papa Francesco, mettendo in luce la sua voce profetica in un mondo segnato da ingiustizie e conflitti dimenticati.
Francesco è stato il papa che ha accompagnato il mio cammino di formazione alla vita religiosa e missionaria. Ho avuto l’opportunità di seguire i primi passi del suo ministero apostolico dall’inizio alla fine. I suoi scritti (encicliche, omelie, conferenze, ecc.) sono stati per me una grande fonte d’ispirazione, sia a livello personale che accademico. Parlava da cuore a cuore, avvicinando la Parola di Dio alla vita concreta delle persone.
Perché considero papa Francesco un profeta di questo tempo. La missione di un profeta è annunciare il Vangelo e denunciare tutto ciò che non è conforme ai suoi valori (pace, giustizia, dignità umana, ecc.). Prima di tutto, papa Francesco ha proclamato il Vangelo con un linguaggio semplice, vicino al contesto dei fedeli. Ha saputo portare il suo messaggio nella vita reale, incontrando ciascuno nella propria situazione. Il professor José Sols, mio docente di teologia (IFTIM) e collaboratore dell’Università Ibero di Città del Messico, dice che Francesco non era né un papa progressista né conservatore; era un papa cristiano, un evangelizzatore. Per lui, le etichette politiche di “progressista” e “conservatore” sono ridicole.
La seconda dimensione di questa missione profetica non è facile, perché denunciando le strutture del peccato, i profeti possono talvolta pagare con la propria vita… Inoltre, sono spesso perseguitati per aver detto la verità e denunciato il male, il che comporta sofferenze e opposizioni. Papa Francesco ha denunciato molte ingiustizie nel mondo. Ha compiuto molti gesti profetici durante il suo pontificato perché la sua voce, sia nell’annuncio che nella denuncia, è stata coraggiosa in un mondo spesso ingiusto e in una Chiesa troppo centrata sul passato.
Penso che Francesco abbia difeso l’umanità, sia stato una voce di coscienza e un messaggero di giustizia. Ha parlato di giustizia sociale, uguaglianza e diritti umani, ispirando altri a lavorare per un mondo più giusto. Ha affrontato temi importanti come l’ambiente, la pace e la riconciliazione, stimolando l’azione.
A livello ecclesiale, Francesco si è opposto a una Chiesa clericale (guidata solo da papa, vescovi e preti) e ha annunciato la necessità di una Chiesa sinodale (in cui tutti possano partecipare) e aperta (in cui anche i non cattolici si sentano accolti). Nella sua esortazione apostolica Evangelii Gaudium n.49, ha affermato: «Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e l’aggrapparsi alle proprie sicurezze». Proprio per questo ha sostenuto una Chiesa in uscita, non rinchiusa in sagrestie o uffici clericali con sistemi di controllo all’ingresso. Siamo quando usciamo.
A livello socio-ambientale, credo che ci abbia aiutato a comprendere che non esistono crisi distinte, ma una sola crisi globale. Dobbiamo cercare soluzioni olistiche che integrino i sistemi. L’essere umano non è un essere isolato sul pianeta. L’enciclica Laudato Si’ (2015), un testo magnifico sull’ecologia integrale, non tratta solo del rapporto uomo-natura, ma affronta una crisi globale (sociale, ambientale, antropologica, spirituale) che richiede una conversione integrale, un nuovo modo per ciascuno di noi di relazionarsi con se stessi, gli altri, la natura e Dio. Dovremmo guardare a tutta la creazione e al suo Creatore con benevolenza, e non con spirito utilitaristico.
Durante la sua visita apostolica nella Repubblica Democratica del Congo, a Kinshasa, nel gennaio 2023, papa Francesco ha lanciato un messaggio forte e profetico: «Togliete le mani dalla RDC, togliete le mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa; non è una miniera da sfruttare, né una terra da depredare».
Il suo messaggio, alla luce dell’ecologia integrale, mi ha aiutato a comprendere la situazione attuale nell’est del Congo… Sfruttando senza pietà le risorse minerarie, i ribelli del M23 massacrano, uccidono, stuprano, saccheggiano e distruggono l’intera regione del Kivu… tutta la creazione (uomini e donne, risorse naturali, animali, piante…) è minacciata in questa parte del mondo. Sono pienamente d’accordo con Francesco quando dice che tutto è interconnesso.
I ribelli del M23, sostenuti dal Rwanda, hanno preso il controllo delle principali città (Bukavu e Goma) dell’est della RDC dall’inizio del 2025. Si spacciano per liberatori, ma in realtà conquistano i siti minerari. Sfruttando le materie prime, uccidono milioni di persone, stuprano numerose donne e ragazze, e arruolano con la forza bambini e giovani nella loro ribellione.
Sono nato e cresciuto nella regione del Kivu. Ho familiari, amici e colleghi nelle due province (Sud e Nord Kivu). La situazione attuale della guerra dimenticata ha suscitato in me molte domande e preoccupazioni. Questa guerra non è iniziata oggi, parliamo di un conflitto messo da parte per decenni.
Quando ero bambino, ricordo che di notte suonavano le campane quando arrivavano i ribelli (FDLR) a saccheggiare, e tutto il villaggio doveva nascondersi nella boscaglia. I civili si difendevano con armi rudimentali (machete, frecce, bastoni, ecc.). La situazione non era complessa come oggi. Il mondo è evoluto nel bene e nel male, e con l’avvento di eserciti sofisticati (droni e bombe), sarebbe insensato combattere con frecce e machete contro chi lancia bombe. Il terrore è più grande quando i ribelli sganciano bombe… sembra che, per paura, molte donne incinte abortiscano e i malati gravi non sopravvivano… tutti sono insicuri e terrorizzati… i rapimenti aumentano ogni giorno. Un amico che vive a Goma mi ha detto che addormentarsi e risvegliarsi, uscire di casa e rientrare sani e salvi è un grande miracolo.
Torniamo al messaggio del Papa: la Repubblica Democratica del Congo non è una miniera da sfruttare. Sì, è una voce profetica, ma gli sfruttatori sono rimasti sordi a questa voce; guardano al Congo con brama e non con benevolenza. Questa ricchezza attira molta cupidigia sia interna che esterna. Nonostante la sordità degli sfruttatori, agli occhi del mondo intero, il Paese sta rivelando gli attori coinvolti nelle varie guerre per lo sfruttamento delle sue risorse minerarie. È tempo che i congolesi si sveglino, il tempo della passività è finito, abbiamo una sola patria.
Nelle miniere non escono solo risorse, ma anche il sangue versato di numerose vittime che non sono numeri, ma volti con dignità, anche se il mondo li ignora. Francesco, usando un linguaggio metaforico, ha dichiarato che i minerali preziosi del Congo sono i suoi figli e le sue figlie.
Il sangue viene versato nella regione del Kivu affinché i nostri telefoni cellulari possano accendersi, le nostre auto elettriche possano muoversi, le nostre tecnologie futuristiche possano vedere la luce. I minerali del Congo (coltan, cobalto, litio…) alimentano l’economia globale. Mentre i giganti industriali incassano miliardi, il popolo congolese viene sacrificato sull’altare del progresso e delle nuove tecnologie. È molto probabile che nei nostri telefoni cellulari, computer e auto elettriche ci siano alcune gocce di sangue delle persone sacrificate per l’estrazione delle materie prime nella regione del Kivu.
Mentre la Repubblica Democratica del Congo, il Rwanda e gli Stati Uniti hanno appena pubblicato una dichiarazione di intenti per aprire la strada alla pace nella regione del Kivu, le parole del Dr. Denis Mukwege (Premio Nobel per la Pace 2018) risuonano in me: «Non ci sarà pace senza giustizia, né riconciliazione senza verità (non si può costruire la pace sulle fosse comuni). L’aggressore e la vittima sono messi sullo stesso piano nella spartizione delle risorse del Paese, una logica contraria ai principi fondamentali del diritto internazionale. Gli Stati Uniti (facilitatori) non sono un arbitro neutrale, beneficiano anch’essi direttamente del nuovo ordine economico basato sullo sfruttamento minerario in Congo». La lotta per una pace duratura è ancora lunga, ma abbiamo speranza. Il papa ha detto che la speranza non delude mai. Un giorno, i popoli dell’Africa in generale e i congolesi in particolare si libereranno da questi predatori nazionali e internazionali. Saluto la resilienza e la speranza dei nostri fratelli e sorelle del Kivu.
Cari lettori e tutte le persone di buona volontà che leggono questo messaggio, il Kivu ha bisogno della vostra voce a livello nazionale e internazionale per dissetare la sua sete di pace duratura… Non abbiate paura di essere parte degli artigiani della pace duratura, anche lontani dal Kivu. Ringraziamo tutti coloro che continuano a unirsi a noi nell’innalzare la voce nella preghiera per la pace nella regione del Kivu.
Con le lacrime e la speranza diciamo addio a un papa che non ha avuto paura di abbracciare gli emarginati. Possa la tua voce continuare a risuonare nel mondo di oggi, dove il silenzio, l’ingiustizia e l’indifferenza sono la norma. Possa la tua tenerezza raggiungere le periferie della fede e della dignità umana. Vai in pace, Francesco. Possa la tua eredità di inclusione ispirare ponti là dove ancora ci sono muri.
Une Église en sortie. La prophétie de François vue depuis le Kivu
François a été le pape qui a accompagné mon parcours de formation à la vie religieuse et missionnaire. J'ai eu l'occasion de suivre les premiers pas de son ministère apostolique du début à la fin. Ses écrits (encycliques, homélies, conférences, etc.) ont été une grande source d'inspiration pour moi, tant sur le plan personnel qu'académique. Il parlait de cœur à cœur, rapprochant la Parole de Dieu de la vie concrète des gens.
Pourquoi je considère le pape François comme un prophète de ce temps. La mission d'un prophète est d'annoncer l'Évangile et de dénoncer tout ce qui n'est pas conforme à ses valeurs (paix, justice, dignité humaine, etc.). Tout d'abord, le pape François a proclamé l'Évangile dans un langage simple, proche du contexte des fidèles. Il a su amener son message dans la vie réelle, afin de rencontrer chaque personne dans sa propre situation. Le professeur José Sols, mon enseignant en théologie (IFTIM ) et collaborateur à l'Université Ibero de Mexico, dit que François n'était ni un pape progressiste ni un pape conservateur ; c'était un pape chrétien, un évangélisateur. Pour lui, les étiquettes politiques « progressistes » et « conservatrices » sont ridicules.
La deuxième dimension de cette mission prophétique n'est pas facile, car en dénonçant les structures du péché, les prophètes peuvent parfois en payer le prix avec leur sang... De plus, ils sont souvent persécutés pour avoir dit la vérité et dénoncé le mal, ce qui leur vaut souffrance et opposition. Le pape François a dénoncé de nombreuses injustices dans le monde. Le pape a posé de nombreux gestes prophétiques au cours de son pontificat parce que sa voix de proclamation et de dénonciation a été courageuse dans un monde souvent injuste et dans une Église trop centrée sur son passé.
Je pense que François a défendu l'humanité, a été une voix de la conscience et un messager de la justice. Il a parlé de justice sociale, d'égalité et de droits de l'homme, inspirant les autres à travailler pour créer un monde plus juste. Il a abordé des questions importantes telles que l'environnement, la paix et la réconciliation, ce qui incite les autres à agir.
Au niveau ecclésial, François s'est opposé à une Église cléricale (dirigée uniquement par le pape, les évêques et les prêtres) et a annoncé la nécessité d'une Église synodale (à laquelle tout le monde peut participer) et d'une Église ouverte (à laquelle les non-catholiques se sentent invités). Dans son exhortation apostolique Evangelii Gaudium n.49 , il a déclaré : « Je préfère une Église accidentée, blessée et sale pour être sortie par les chemins, plutôt qu’une Église malade de la fermeture et du confort de s’accrocher à ses propres sécurités ». C'est précisément pour cette raison qu'il a plaidé en faveur d'une Église qui sort, qui n'est pas enfermée dans la sacristie, ni dans les bureaux des clercs, des institutions avec un système de contrôle d'accès. Nous sommes quand nous sortons.
Au niveau socio-environnemental. Je pense qu'il nous a aidés à prendre conscience qu'il n'y a pas plusieurs crises distinctes, mais une seule crise mondiale. Nous devons rechercher des solutions holistiques qui tiennent compte de l'intégration des systèmes. L'être social (humain) n'est pas un être isolé sur la planète. L'encyclique Laudato Si' (2015), un texte magnifique sur l'écologie intégrale, qui ne couvre pas seulement les relations homme-nature, mais aborde une crise globale (sociale, environnementale, anthropologique, spirituelle) qui exige une conversion intégrale, une nouvelle façon pour chacun d'entre nous de nous approcher de nous-mêmes, des autres, de la nature et de Dieu. Nous devrions considérer toute la création et son Créateur avec bienveillance, et non avec utilitarisme.
Lors de sa visite apostolique en République démocratique du Congo, à Kinshasa, en janvier 2023, le pape François a laissé un message fort et prophétique: "Retirez vos mains de la RDC, retirez vos mains de l'Afrique! Cessez d'étouffer l'Afrique ; Elle n'est pas une mine à exploiter, ni une terre à dévaliser".
Son message, à la lumière de l'écologie intégrale, m'a aidé à comprendre la situation actuelle dans l'Est du Congo... en exploitant sans pitié les ressources minières, les rebeldes du M23 massacrent , tuent, violent, pillent et détruisent toute la région du Kivu.... toute la création (hommes et femmes, ressources naturelles, animaux, plantes...) est menacée dans cette partie du monde. Je suis vraiment d'accord avec François lorsqu'il dit que tout est interconnecté.
Les rebelles du M23, soutenus par le Rwanda, ont pris le contrôle des plus grandes villes (Bukavu et Goma) de l'est de la RDC depuis le début de l'année 2025. Ils se font passer pour des libérateurs, mais en réalité ils conquièrent des sites miniers. En exploitant les matières premières, ils tuent des millions de personnes, violent de nombreuses femmes et filles, enrôlent de force des enfants et des jeunes dans leur rébellion.
Je suis né et j'ai grandi dans la région du Kivu. J'ai des familliers, des amis et des collègues dans les deux provinces (sud et nord kivu). La situation actuelle de la guerre oubliée a suscité en moi beaucoup de questionnements et inquiétudes. Cette guerre n'a pas commencé aujourd'hui, nous parlons d'une guerre qui a été mise aux oubliettes pendant des décennies.
Quand j'étais enfant, je me souviens que les cloches sonnaient la nuit quand les rebelles (FDLR) venaient piller et que tout le village devait se cacher dans la brousse. Les civils se défendaient avec des armes blanches (machettes, flèches, bâtons, etc.). La situation n'était pas aussi complexe qu'aujourd'hui. Le monde a evolué dans le bien comme dans le mal, avec l'avènement d'armées sophistiquées ( drones et de bombes), il serait insensé de se battre avec des flèches et des machettes contre quelqu'un qui porte des bombes. La terreur est plus grande lorsque les rebelles lâchent les bombes... il semble que, par peur, de nombreuses femmes enceintes avortent et des patients gravement malades ne survivent pas.... tout le monde est insécurisé et terrifié... Les enlèvements augmentent chaque jour. Un ami qui vit à Goma m'a dit que s'endormir et se réveiller, quitter sa maison et revenir sain et sauf est un grand miracle.
Revenons au message du Pape : la République démocratique du Congo n'est pas une mine à exploiter. Oui, c'est une voix prophétique, mais les exploiteurs sont restés sourds à cette voix, ils regardent le Congo avec convoitise plutôt qu'avec bienveillance. Cette richesse attire beaucoup de convoitise tant à l’intérieur qu’à l’extérieur. Malgré la surdité des explorateurs, aux yeux du monde entier, le pays est en train de découvrir les acteurs qui sont impliqués dans les différentes guerres pour l'exploitation de ses ressources minérales. Il est temps que les congolais se réveillent, le temps de la passivité est dépassé, nous n'avons qu'une seule patrie.
Dans les mines, ce ne sont pas seulement les ressources minières qui sortent, mais aussi le sang versé de nombreuses victimes qui ne sont pas des chiffres, mais des visages qui ont une dignité, même si le monde les ignore. François, utilisant un langage métaphorique, a déclaré que les précieux minerais du Congo sont ses fils et ses filles.
Le sang est versé dans la région du Kivu pour que nos téléphones portables puissent être allumés, pour que nos voitures électriques puissent avancer, pour que nos technologies futuristes puissent voir le jour. Les mineraux du Congo (coltan, cobalt, lithium...) alimentent l'économie mondiale. Pendant que les géants industriels encaissent des milliards, le peuple congolais est sacrifié sur l'autel du progrès et des nouvelles technologies. Il est très probable que dans nos téléphones portables, ordinateurs et voitures électriques, il y ait quelques gouttes de sang des personnes sacrifiées pour l'extraction de matières premières dans la région du Kivu.
À l'heure où la République démocratique du Congo, le Rwanda et les États-Unis viennent de publier une déclaration de principes visant à ouvrir la voie à la paix dans la région du Kivu. Les mots de Dr Denis Mukwege (prix Nobel de la paix 2018) résonnent en moi : " Il n'y aura pas de paix sans justice, pas de réconciliation sans vérité (on ne peut pas construir la paix sur les fausses communes). L'agresseur et la victime sont mis sur un pied d'égalité dans le partage des ressources du pays, une logique contraire aux principes fondamentaux du droit international. Les Etats-Unis (facilitateurs) ne sont pas un arbitre neutre, ils bénéficient aussi directement du nouvel ordre économique basé sur l'exploitation minière au Congo". La lutte pour une paix durable est encore longue, mais nous avons de l'espérance. Le pape a déclaré que l'espérance ne déçoit jamais. Un jour, les peuples d'Afrique en général et les congolais en particulier se libéreront de ces prédateurs nationaux et internationaux. Je salue la résilience et l'espérance de nos frères et sœurs du Kivu.
Chers lecteurs et toutes les personnes de bonne volonté qui lisent ce message, le Kivu a besoin de votre voix au niveau tant national qu'international pour étancher sa soif de paix durable.... N'ayez pas peur de faire partie des artisans de la paix durable, même loin du Kivu. Nous remercions tous ceux qui continuent à se joindre à nous pour élever nos voix dans la prière pour la paix dans la région du Kivu.
C'est avec des larmes et de espérance que nous disons au revoir à un pape qui n'a pas eu peur d'embrasser les marginaux. Puisse ta voix continuer à résonner dans le monde d'aujourd'hui où le silence, l'injustice et l'indifférence sont la norme, puisse ta tendresse atteindre les périphéries de la foi et de la dignité humaine. Va en paix, François. Puisse ton héritage d'inclusion inspirer des ponts là où il y a encore des murs.
Una Iglesia en salida. La profecía de Francisco vista desde el Kivu
Francisco fue el papa que acompañó mi camino de formación en la vida religiosa y misionera. Tuve la oportunidad de seguir los primeros pasos de su ministerio apostólico desde el principio hasta el final. Sus escritos (encíclicas, homilías, conferencias, etc.) fueron para mí una gran fuente de inspiración, tanto a nivel personal como académico. Hablaba de corazón a corazón, acercando la Palabra de Dios a la vida concreta de las personas.
Por qué considero al papa Francisco un profeta de este tiempo. La misión de un profeta es anunciar el Evangelio y denunciar todo lo que no está conforme con sus valores (paz, justicia, dignidad humana, etc.). En primer lugar, el papa Francisco proclamó el Evangelio en un lenguaje simple, cercano al contexto de los fieles. Supo llevar su mensaje a la vida real, para encontrarse con cada persona en su propia situación. El profesor José Sols, mi docente de teología (IFTIM) y colaborador de la Universidad Ibero de México, dice que Francisco no era un papa progresista ni conservador; era un papa cristiano, un evangelizador. Para él, las etiquetas políticas “progresista” y “conservador” son ridículas.
La segunda dimensión de esta misión profética no es fácil, porque al denunciar las estructuras del pecado, los profetas a veces pueden pagar con su sangre… Además, suelen ser perseguidos por decir la verdad y denunciar el mal, lo que les acarrea sufrimiento y oposición. El papa Francisco denunció muchas injusticias en el mundo. Hizo muchos gestos proféticos durante su pontificado porque su voz de proclamación y denuncia fue valiente en un mundo muchas veces injusto y en una Iglesia demasiado centrada en su pasado.
Creo que Francisco defendió a la humanidad, fue una voz de conciencia y un mensajero de justicia. Habló de justicia social, igualdad y derechos humanos, inspirando a otros a trabajar por un mundo más justo. Abordó temas importantes como el medio ambiente, la paz y la reconciliación, lo que motiva a otros a actuar.
A nivel eclesial, Francisco se opuso a una Iglesia clerical (dirigida únicamente por el papa, los obispos y los sacerdotes) y anunció la necesidad de una Iglesia sinodal (en la que todos puedan participar) y de una Iglesia abierta (en la que los no católicos se sientan bienvenidos). En su exhortación apostólica Evangelii Gaudium n.49, declaró: «Prefiero una Iglesia accidentada, herida y manchada por salir a la calle, antes que una Iglesia enferma por el encierro y la comodidad de aferrarse a sus propias seguridades». Por eso defendió una Iglesia en salida, no encerrada en la sacristía, ni en las oficinas clericales, ni en instituciones con sistemas de control de acceso. Somos en la medida en que salimos.
A nivel socioambiental, creo que nos ayudó a tomar conciencia de que no existen múltiples crisis distintas, sino una única crisis mundial. Debemos buscar soluciones holísticas que tengan en cuenta la integración de los sistemas. El ser humano no es un ser aislado en el planeta. La encíclica Laudato Si’ (2015), un texto magnífico sobre la ecología integral, no cubre solo las relaciones entre el ser humano y la naturaleza, sino que aborda una crisis global (social, ambiental, antropológica, espiritual) que exige una conversión integral, una nueva forma para cada uno de nosotros de acercarnos a nosotros mismos, a los demás, a la naturaleza y a Dios. Debemos contemplar toda la creación y a su Creador con benevolencia, y no con utilitarismo.
Durante su visita apostólica a la República Democrática del Congo, en Kinshasa, en enero de 2023, el papa Francisco dejó un mensaje fuerte y profético: «¡Quitad las manos de la RDC, quitad las manos de África! Dejad de asfixiar a África; no es una mina para explotar, ni una tierra para saquear».
Su mensaje, a la luz de la ecología integral, me ayudó a comprender la situación actual en el este del Congo… Al explotar sin piedad los recursos minerales, los rebeldes del M23 masacran, matan, violan, saquean y destruyen toda la región del Kivu… toda la creación (hombres y mujeres, recursos naturales, animales, plantas…) está amenazada en esta parte del mundo. Estoy completamente de acuerdo con Francisco cuando dice que todo está interconectado.
Los rebeldes del M23, apoyados por Ruanda, han tomado el control de las principales ciudades (Bukavu y Goma) del este de la RDC desde principios de 2025. Se hacen pasar por libertadores, pero en realidad conquistan sitios mineros. Al explotar las materias primas, matan a millones de personas, violan a numerosas mujeres y niñas, y reclutan por la fuerza a niños y jóvenes en su rebelión.
Nací y crecí en la región del Kivu. Tengo familiares, amigos y colegas en ambas provincias (Sur y Norte de Kivu). La situación actual de la guerra olvidada ha suscitado en mí muchas preguntas e inquietudes. Esta guerra no empezó hoy, hablamos de un conflicto olvidado desde hace décadas.
Cuando era niño, recuerdo que las campanas sonaban por la noche cuando los rebeldes (FDLR) venían a saquear y todo el pueblo debía esconderse en el monte. Los civiles se defendían con armas blancas (machetes, flechas, palos, etc.). La situación no era tan compleja como hoy. El mundo ha evolucionado para bien y para mal, y con la aparición de ejércitos sofisticados (drones y bombas), sería insensato luchar con flechas y machetes contra alguien que lanza bombas. El terror es mayor cuando los rebeldes lanzan bombas… parece que, por miedo, muchas mujeres embarazadas abortan y los pacientes graves no sobreviven… todos viven inseguros y aterrorizados… los secuestros aumentan cada día. Un amigo que vive en Goma me dijo que dormirse y despertarse, salir de casa y regresar sano y salvo es un gran milagro.
Volvamos al mensaje del Papa: la República Democrática del Congo no es una mina para explotar. Sí, es una voz profética, pero los explotadores han permanecido sordos a esa voz; miran al Congo con codicia y no con benevolencia. Esta riqueza despierta muchas ambiciones tanto internas como externas. A pesar de la sordera de los explotadores, a los ojos del mundo entero, el país está revelando los actores implicados en las distintas guerras por la explotación de sus recursos minerales. Es hora de que los congoleños despierten, el tiempo de la pasividad ha terminado, solo tenemos una patria.
En las minas no solo salen recursos minerales, sino también la sangre derramada de numerosas víctimas que no son cifras, sino rostros con dignidad, aunque el mundo los ignore. Francisco, usando un lenguaje metafórico, declaró que los minerales preciosos del Congo son sus hijos e hijas.
Se derrama sangre en la región del Kivu para que nuestros teléfonos móviles puedan encenderse, para que nuestros coches eléctricos puedan moverse, para que nuestras tecnologías futuristas puedan ver la luz. Los minerales del Congo (coltán, cobalto, litio…) alimentan la economía mundial. Mientras los gigantes industriales ganan miles de millones, el pueblo congoleño es sacrificado en el altar del progreso y de las nuevas tecnologías. Es muy probable que en nuestros teléfonos móviles, ordenadores y coches eléctricos haya algunas gotas de sangre de las personas sacrificadas para extraer materias primas en la región del Kivu.
En este momento en que la República Democrática del Congo, Ruanda y Estados Unidos acaban de publicar una declaración de principios con el objetivo de abrir el camino hacia la paz en la región del Kivu, resuenan en mí las palabras del Dr. Denis Mukwege (Premio Nobel de la Paz 2018): «No habrá paz sin justicia, ni reconciliación sin verdad (no se puede construir la paz sobre fosas comunes). El agresor y la víctima son puestos al mismo nivel en el reparto de los recursos del país, una lógica contraria a los principios fundamentales del derecho internacional. Estados Unidos (facilitadores) no son árbitros neutrales, también se benefician directamente del nuevo orden económico basado en la minería en el Congo». La lucha por una paz duradera aún es larga, pero tenemos esperanza. El papa ha dicho que la esperanza no defrauda jamás. Un día, los pueblos de África en general y los congoleños en particular se liberarán de estos depredadores nacionales e internacionales. Saludo la resiliencia y la esperanza de nuestros hermanos y hermanas del Kivu.
Queridos lectores y todas las personas de buena voluntad que lean este mensaje, el Kivu necesita vuestra voz tanto a nivel nacional como internacional para saciar su sed de paz duradera… No tengáis miedo de ser parte de los artesanos de la paz duradera, incluso lejos del Kivu. Agradecemos a todos los que siguen uniéndose a nosotros para elevar nuestras voces en oración por la paz en la región del Kivu.
Con lágrimas y esperanza decimos adiós a un papa que no tuvo miedo de abrazar a los marginados. Que tu voz siga resonando en el mundo de hoy, donde el silencio, la injusticia y la indiferencia son la norma. Que tu ternura alcance las periferias de la fe y de la dignidad humana. Ve en paz, Francisco. Que tu legado de inclusión inspire puentes donde todavía hay muros.
Uma Igreja em saída: a profecia de Francisco vista a partir do Kivu
Francisco foi o papa que acompanhou o meu caminho de formação na vida religiosa e missionária. Tive a oportunidade de acompanhar os primeiros passos de seu ministério apostólico do início ao fim. Seus escritos (encíclicas, homilias, conferências etc.) foram uma grande fonte de inspiração para mim, tanto pessoal quanto academicamente. Ele falou de coração para coração, aproximando a Palavra de Deus da vida concreta das pessoas.
Por que considero o Papa Francisco um profeta de nosso tempo. A missão de um profeta é proclamar o Evangelho e denunciar tudo o que não está de acordo com seus valores (paz, justiça, dignidade humana, etc.). Em primeiro lugar, o Papa Francisco proclamou o Evangelho em uma linguagem simples, próxima ao contexto dos fiéis. Ele soube trazer sua mensagem para a vida real, para encontrar cada pessoa em sua própria situação. O professor José Sols, meu professor de teologia (IFTIM) e colaborador na Universidade Ibero do México, diz que Francisco não foi um papa progressista nem conservador; ele foi um papa cristão, um evangelizador. Para ele, os rótulos políticos “progressista” e “conservador” são ridículos.
A segunda dimensão dessa missão profética não é fácil, pois ao denunciar as estruturas do pecado, os profetas podem, às vezes, pagar o preço com o próprio sangue... Além disso, eles são frequentemente perseguidos por falarem a verdade e denunciarem o mal, o que lhes causa sofrimento e oposição. O Papa Francisco denunciou muitas injustiças no mundo. Ele fez muitos gestos proféticos durante seu pontificado porque sua voz de proclamação e denúncia tem sido corajosa em um mundo que muitas vezes é injusto e em uma Igreja que se concentra demais em seu passado.
Eu acho que Francisco defendeu a humanidade, foi voz de consciência e mensageiro de justiça. Ele falou sobre a justiça social, igualdade e direitos humanos, inspirando os outros a trabalhar para criar um mundo mais justo. El falou sobre questões importantes, como meio ambiente, paz e reconciliação, e que inspira os outros a tomar ação.
A nível eclesial, Francisco clamou contra uma Igreja clerical (liderada somente pelo papa, bispos e padres) e anunciou a necessidade de uma Igreja sinodal (na qual todos podem participar) e aberta (para a qual os não católicos se sintam convidados). Na sua Exortação Apostólica Evangelii Gaudium n.49, disse “… prefiro uma Igreja acidentada, ferida e enlameada por ter saído pelas estradas, a uma Igreja enferma pelo fechamento e a comodidade de se agarrar às próprias seguranças. Precisamente por esse motivo, ele defendeu uma Igreja que sai, não trancada na sacristia, nem nos escritórios clericais, instituições com um sistema de controle de acesso. Nós somos quando saímos.
A nível socioambiental. Acho que nos ajudou tomar consciência que não há muitas crises separadas, mas uma crise global. Precisamos de procurar soluções holísticas que considerem a integração de sistemas. O ser social (humano) não é um ser isolado no planeta. A encíclica Laudato Si' (2015), um texto magnífico sobre ecologia integral, que não só abrange as relações homem-natureza, mas aborda uma crise global (social, ambiental, antropológica, espiritual) que exige uma conversão integral, uma nova maneira de cada um de nós se relacionar consigo mesmo, com os outros, com a natureza e com Deus. A ecologia integral é uma reconciliação entre nós, com os outros, com toda a criação e com Deus. Devemos ver toda a criação e seu Criador com benevolência, não com utilitarismo.
Quando o Papa Francisco fez sua visita apostólica na República Democrática do Congo, Kinshasa em janeiro de 2023, deixou uma mensagem forte e profética: “Tirem as mãos da República Democrática do Congo, tirem as mãos da África! Parem de sufocar a África; ela não é uma mina a ser explorada, não é uma terra a ser saqueada”.
Sua mensagem, à luz da ecologia integral, me ajudou a entender a situação atual no Leste do Congo... ao explorar impiedosamente os recursos de mineração, os rebeldes do M23 estão massacrando, matando, estuprando, saqueando e destruindo toda a região de Kivu, toda a criação (homens e mulheres, crianças, recursos naturais, animais, plantas...) está ameaçada nessa parte do mundo. Eu realmente concordo com Francisco quando ele diz que tudo está interconectado.
Os rebeldes do M23, apoiados por Ruanda, assumiram o controle das maiores cidades (Bukavu e Goma) no Leste da República Democrática do Congo desde o início de 2025. Eles se fazem passar por libertadores, mas, na realidade, estão conquistando locais de mineração. Ao explorar matérias-primas, eles estão matando milhões de pessoas, estuprando muitas mulheres e meninas e recrutando crianças e jovens à força para sua rebelião.
Nasci e cresci na região de Kivu. Tenho familiares, amigos e colegas em ambas províncias (Kivu do Sul e Kivu do Norte). A situação atual da guerra esquecida despertou em mim muitas preocupações e questionamentos. Essa guerra não começou hoje. Estamos falando de uma guerra que foi esquecida por décadas.
Quando eu era criança, eu me lembro dos sinos que tocavam à noite quando os rebeldes (FDLR) vinham para saquear e toda a aldeia tinha que se esconder no mato.. Os civis se defendiam com armas brancas (facões, flechas, bastões etc.). A situação não era tão complexa como é hoje. O mundo mudou para melhor e para o pior, com o advento de exércitos sofisticados (drones e bombas). Não teria muito sentido lutar com flechas e facões contra alguém que carrega bombas. O terror é maior quando os rebeldes lançam as bombas... parece que, por medo, muitas mulheres grávidas abortam e pacientes gravemente doentes não sobrevivem.... todo mundo está inseguro e apavorado... Os sequestros estão aumentando a cada dia. Um amigo que mora em Goma me disse que dormir e acordar, sair de casa e voltar são e salvo é um grande milagre.
Voltemos à mensagem do Papa: a República Democrática do Congo não é uma mina a ser explorada. Sim, é uma voz profética, mas os exploradores permaneceram surdos a essa voz, eles olham para o Congo com ganância e não com bondade. Essa riqueza atrai muita cobiça tanto interna quanto externa. Apesar da surdez dos exploradores, aos olhos do mundo inteiro, o país está descobrindo quem são os atores envolvidos nas várias guerras pela exploração de seus recursos minerais. É hora de os congoleses acordarem, o tempo de passividade acabou, temos apenas uma pátria.
Nas minas, não são apenas os recursos de mineração que saem, mas também o sangue derramado de muitas vítimas que não são números, mas rostos com dignidade, mesmo que o mundo as ignore. François, usando uma linguagem metafórica, declarou que os minerais preciosos do Congo são seus filhos e filhas.
O sangue é derramado na região de Kivu para que nossos telefones celulares possam ser ligados, para que nossos carros elétricos possam andar, para que nossas tecnologias futuristas possam ver a luz do dia. Os minerais do Congo (coltan, cobalto, lítio etc.) alimentam a economia global. Enquanto os gigantes industriais estão ganhando bilhões, o povo congolês está sendo sacrificado no altar do progresso e das novas tecnologias. É muito provável que nossos telefones celulares, computadores e carros elétricos contenham algumas gotas de sangue de pessoas sacrificadas para extrair as matérias-primas do Congo.
Em um momento em que a República Democrática do Congo, Ruanda e os Estados Unidos acabam de publicar uma declaração de princípios com o objetivo de abrir caminho para a paz na região de Kivu. As palavras de doutor Denis Mukwege (ganhador do Prêmio Nobel da Paz de 2018) ressoam em mim: "Não haverá paz sem justiça, nem reconciliação sem verdade. O agressor e a vítima são colocados em pé de igualdade no compartilhamento dos recursos do país, uma lógica que vai contra os princípios fundamentais do direito internacional. Os Estados Unidos (facilitadores) não são um árbitro neutro; eles também se beneficiam diretamente da nova ordem econômica baseada na mineração no Congo". A luta pela paz duradoura ainda é longa, mas há esperança. O Papa Francisco declarou que a esperança não decepciona. Um dia, os povos da África em geral e os congoleses em particular se libertarão desses predadores nacionais e internacionais. Saúdo a resiliência e a esperança de nossos irmãos e irmãs em Kivu.
Amados leitores e todas as pessoas de boa vontade que lerem essa mensagem, a região de Kivu precisa de sua voz em nível nacional e internacional para saciar sua sede de paz duradoura... Não tenha medo de fazer parte dos arquitetos da paz duradoura, mesmo longe de Kivu. Agradecemos a todos que continuam a se juntar a nós para elevar nossas vozes em oração pela paz na região de Kivu.
É com lágrimas e esperança que nos despedimos de um Papa que não teve medo de abraçar os marginalizados. Que sua voz continue a ressoar no mundo de hoje, onde o silêncio, a injustiça e a indiferença são a norma, e que sua ternura alcance as periferias da fé e da dignidade humana. Vá em paz, Francisco. Que seu legado de inclusão inspire pontes onde ainda existem muros.
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