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Volontariato missionario e Famiglia carismatica saveriana

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Verso il XVIII Capitolo Generale

Nei documenti in vista del Capitolo generale ormai alle porte, un’espressione che incontriamo spesso è “Famiglia carismatica saveriana”. Se, dal punto di vista della riflessione, il concetto Famiglia carismatica saveriana, grazie al contributo di tanti saveriani, è ricco di contenuti e di interessanti approfondimenti, rimane però ancora tanto lavoro da fare dal punto di vista della pratica. In altre parole, ci si chiede: come mettere in pratica, attraverso delle scelte condivise, concrete ed efficaci l’obiettivo di essere Famiglia carismatica saveriana?

Questa domanda dovrebbe essere presa in considerazione al prossimo capitolo, con il desiderio che si abbia il coraggio di “rischiare-osare-proporre” nuove vie di fare ed essere missione, guidati dallo Spirito e sostenuti dal lavoro di ricerca e condivisione di questi ultimi anni. Questo desiderio di essere Famiglia carismatica saveriana è presente anche nei laici che ci conoscono da tempo e che già condividono con noi la nostra missione. Ad esempio, i laici saveriani in Italia, recentemente scrivevano: «Auspichiamo la nascita di comunità-famiglie saveriane, aperte anche ad altri laici e/o religiosi di altre congregazioni, presenza nel territorio che vive a contatto con la gente, luogo di ascolto, di accoglienza, di annuncio, di incontri, comunità pellegrina nei luoghi di sofferenza e di abbandono, per essere “segno del Regno, profezia di umanità compiuta, annuncio e testimonianza del Dio uno e trino, che invita ogni uomo a fare comunione con Lui e con tutti gli altri uomini». (Quale percorso per la Famiglia Carismatica Saveriana?)

Una scelta concreta che può aprire nuove porte è il volontariato saveriano internazionale. In tanti paesi, non solo europei, ci sono molti giovani cattolici desiderosi di dedicare parte del loro tempo a vivere esperienze missionarie di lunga durata (almeno 1 o 2 anni). Giovani studenti universitari, disposti ad interrompere i loro studi; giovani che prima di assumere un impegno lavorativo stabile, si mettono con generosità a disposizione per un anno di servizio volontario a fianco dei missionari; oppure giovani lavoratori con possibilità di chiedere aspettative o addirittura rinunciare al proprio posto di lavoro. Tutti loro aspettano un invito, una proposta concreta.

Altre congregazioni missionarie e religiose, da tanti anni offrono opportunità concrete a questi giovani e persino la Conferenza dei vescovi italiani, riunita durante la 77esima Assemblea Generale, il 24 Maggio scorso ha approvato per un triennio, ad experimentum, una una nuova Convenzione per giovani in missione, un accordo che regola la presenza di giovani missionari laici in Chiese sorelle del Sud e del mondo. Nel testo leggiamo che «la fascia d’età interessata va dai 18 ai 35 anni». La nuova Convenzione entrerà in vigore dal 1° ottobre prossimo. «Può avere la durata di 12 mesi (non prorogabile) ed essere attivata per un massimo di 70 giovani all’anno».

Siamo pronti a preparare, accompagnare, accogliere giovani nelle nostre missioni perché facciano vita comunitaria e missione con noi? Alla base di un progetto più concreto ci deve essere la nostra disponibilità a ‘ripensarci’, a rimetterci in gioco, a superare pregiudizi, dubbi e perplessità che certamente abitano in molti di noi. La vitalità e la novità che i giovani possono apportare nelle nostre missioni aiutano a superare alcuni limiti oggettivi della loro presenza (lingua, poca esperienza, …). Se pensiamo alle nostre parrocchie, centri, villaggi, scuole o alle realtà religiose e diocesane a noi vicine, non possiamo non constatare, tra le tante necessità, il grande bisogno di una presenza creativa che testimoni il dinamismo della missione, l’amore di Dio posto in opera.

Evidentemente, non dobbiamo cadere nel rischio di accogliere il giovane solo per necessità o per comodità. L’obiettivo principale della presenza del giovane nelle nostre comunità deve essere quello della condivisione di vita missionaria comunitaria, fatta di momenti quotidiani di preghiera, pasti, convivialità e corresponsabilità, sia in casa che nell’apostolato. Il giovane, pur mantenendo la sua identità di laico, fa parte della comunità ed è parte attiva delle dinamiche che regolano la vita comunitaria.

Se c’è disponibilità e chiarezza da parte nostra sulla realizzazione concreta di Famiglia carismatica saveriana, anche attraverso la presenza di giovani nelle nostre missioni, ugualmente ci vuole da parte dei Superiori un “investimento” di personale e risorse che aiutino alla concretizzazione di tale programma. È il momento di fare i primi passi di questo percorso, elaborando un progetto, con i dovuti criteri.

Si tratta di creare “una struttura”, a livello generale e in collaborazione con le Circoscrizioni disponibili, che coordini comunità saveriane che invitano e accompagnano i giovani con le comunità saveriane che li accolgono, camminando insieme. Sarebbe una piattaforma dove, a diversi livelli, si possano raggiungere i giovani e loro possano avvicinarsi a noi.

Personale saveriano e laici devono lavorare insieme per poter, fin dagli inizi, mantenere l’obiettivo chiaro, che è quello di concretizzare nuove comunità dove lo spirito carismatico saveriano non rimanga solo una bella idea, ma diventi un modo concreto di vivere la missione ad gentes. Se questo sarà possibile, sarà solo grazie all’amore per la nostra vocazione saveriana oggi.

Palmas Arborea, 30 Maggio 2023
p. Alex Brai, sx


Le volontariat missionnaire et la famille charismatique xavérienne

Vers le XVIII Chapitre Général

Dans les documents en vue du Chapitre Général qui approche, une expression que nous rencontrons souvent est "Famille Charismatique Xavérienne". Si, du point de vue de la réflexion, le concept de Famille Charismatique Xavérienne, grâce à la contribution de nombreux Xavériens, est riche en contenu et en perspectives intéressantes, il reste encore beaucoup de travail à faire du point de vue de la pratique. En d'autres termes, nous nous demandons : comment mettre en pratique l'objectif d'être une Famille Xavérienne Charismatique, à travers des choix partagés, concrets et efficaces ?

Cette question devrait être prise en considération dans le prochain chapitre, avec le désir d'avoir le courage de "risquer-espérer-proposer" de nouvelles manières de faire et d'être missionnaires, guidées par l'Esprit et soutenues par le travail de recherche et de partage de ces dernières années. Ce désir d'être une Famille Xavérienne charismatique est également présent chez les laïcs qui nous connaissent depuis un certain temps et qui partagent déjà avec nous notre mission. Par exemple, les laïcs xavériens d'Italie ont récemment écrit : " Nous espérons la naissance de communautés-familles xavériennes, ouvertes aussi à d'autres laïcs et/ou religieux d'autres congrégations, une présence sur le territoire qui vive en contact avec les gens, un lieu d'écoute, d'accueil, d'annonce, de rencontre, une communauté pèlerine dans les lieux de souffrance et d'abandon, pour être " un signe du Royaume, une prophétie de l'humanité accomplie, une annonce et un témoignage du Dieu unique et trine, qui invite tout homme à la communion avec Lui et avec tous les autres hommes ". (Quel parcours pour la Famille Charismatique xavérienne?)

Un choix concret qui peut ouvrir de nouvelles portes est le volontariat xavérien international. Dans de nombreux pays, et pas seulement en Europe, il y a beaucoup de jeunes catholiques prêts à consacrer une partie de leur temps à des expériences missionnaires à long terme (au moins 1 ou 2 ans). Des jeunes étudiants universitaires, prêts à interrompre leurs études ; des jeunes qui, avant de s'engager dans un emploi stable, se rendent généreusement disponibles pour une année de service volontaire aux côtés des missionnaires ; ou des jeunes travailleurs ayant la possibilité de demander une mise en disponibilité ou même de renoncer à leur emploi. Tous attendent une invitation, une proposition concrète.

D'autres congrégations missionnaires et religieuses offrent des opportunités concrètes à ces jeunes depuis de nombreuses années, et même la Conférence des évêques italiens, réunie lors de sa 77e Assemblée générale, a approuvé le 24 mai, pour une période de trois ans, ad experimentum, une nouvelle Convention pour les jeunes  en mission, un accord qui réglemente la présence de jeunes missionnaires laïcs dans les Églises sœurs du Sud et du monde entier. Le texte précise que "la tranche d'âge concernée va de 18 à 35 ans". Le nouvel accord entrera en vigueur le 1er octobre. “Il peut avoir une durée de 12 mois (non prolongeable) et être activé pour un maximum de 70 jeunes par an”.

Sommes-nous prêts à préparer, accompagner, accueillir de jeunes dans nos missions pour qu'ils vivent avec nous la vie communautaire et missionnaire ? A la base d'un projet plus concret, il doit y avoir notre disponibilité à nous "repenser", à nous remettre en jeu, à dépasser les préjugés, les doutes et les perplexités qui habitent certainement beaucoup d'entre nous. La vitalité et la nouveauté que les jeunes peuvent apporter à nos missions aident à surmonter certaines limites objectives de leur présence (langue, manque d'expérience, ...). Si nous pensons à nos paroisses, à nos centres, à nos villages, à nos écoles ou aux réalités religieuses et diocésaines qui nous sont proches, nous ne pouvons que constater, parmi les nombreux besoins, le grand besoin d'une présence créative qui témoigne du dynamisme de la mission, de l'amour de Dieu mis à l'œuvre.

Il est évident que nous ne devons pas tomber dans le risque d'accueillir le jeune uniquement par nécessité ou par commodité. L'objectif principal de la présence du jeune dans nos communautés doit être le partage d'une vie communautaire missionnaire, faite de moments quotidiens de prière, de repas, de convivialité et de coresponsabilité, tant à la maison que dans l'apostolat. Le jeune, tout en gardant son identité de laïc, fait partie de la communauté et participe activement aux dynamiques qui régissent la vie communautaire.

Si nous avons la volonté et la clarté de réaliser concrètement la famille charismatique xavérienne, y compris à travers la présence des jeunes dans nos missions, il faut également que les Supérieurs investissent en personnel et en ressources pour que ce programme devienne une réalité. C'est le moment de faire les premiers pas sur ce chemin, en élaborant un projet, avec les critères adéquats.

Il s'agit de créer "une structure", au niveau général et en collaboration avec les Circonscriptions disponibles, qui coordonne les communautés xavériennes qui invitent et accompagnent les jeunes avec les communautés xavériennes qui les accueillent, en marchant ensemble. Il s'agirait d'une plate-forme où, à différents niveaux, nous pourrions nous adresser aux jeunes et où ils pourraient s'adresser à nous.

Le personnel xavérien et les laïcs doivent travailler ensemble pour pouvoir, dès le début, maintenir l'objectif clair qui est de créer de nouvelles communautés où l'esprit charismatique xavérien ne reste pas seulement une belle idée, mais devient une façon concrète de vivre la mission ad gentes. Si cela est possible, ce ne sera que grâce à l'amour de notre vocation xavérienne aujourd'hui.

Palmas Arborea, 30 mai 2023
p. Alex Brai, sx


Missionary Volunteering and the Xaverian Charismatic Family

Towards the XVIII General Chapter

In the documents in view of the General Chapter now approaching, an expression we often encounter is "Xaverian Charismatic Family". While, from the point of view of reflection, the concept of the Xaverian Charismatic Family, thanks to the contribution of many Xaverians, is rich in content and interesting insights, there is still much work to be done from the point of view of practice. In other words, we ask ourselves: how can the objective of being a charismatic Xaverian Family be put into practice, through shared, concrete and effective choices?

This question should be taken into consideration in the next chapter, with the desire that we have the courage to "risk-hope-propose" new ways of doing and being missionary, guided by the Spirit and sustained by the work of research and sharing in recent years. This desire to be a charismatic Xaverian Family is also present in the laity who have known us for some time and who already share our mission with us. For example, the Xaverian laity in Italy recently wrote: "We hope for the birth of Xaverian community-families, open also to other lay people and/or religious of other congregations, a presence in the territory that lives in contact with the people, a place of listening, of welcoming, of announcement, of meetings, a pilgrim community in places of suffering and abandonment, to be "a sign of the Kingdom, a prophecy of fulfilled humanity, a proclamation and witness of the one and triune God, who invites every man to communion with Him and with all other men". (What path for the xaverian Charismatic family?)

One concrete choice that can open new doors is the international Xaverian volunteer. In many countries, not only in Europe, there are many young Catholics willing to dedicate part of their time to long-term missionary experiences (at least 1 or 2 years). Young university students, willing to interrupt their studies; young people who, before taking on a stable job commitment, generously make themselves available for a year of voluntary service alongside the missionaries; or young workers with the possibility of asking for a leave or even giving up their jobs. All of them are waiting for an invitation, a concrete proposal.

Other missionary and religious congregations have been offering concrete opportunities to these young people for many years, and even the Conference of Italian Bishops, meeting during the 77th General Assembly, on 24 May approved for a three-year period, ad experimentum, a new Convention for young people in mission, an agreement that regulates the presence of young lay missionaries in sister Churches in the South and around the world. In the text we read that "the age range concerned is from 18 to 35 years". The new agreement will start on October 1. "It can have a duration of 12 months (not extendable) and be activated for a maximum of 70 young people per year".

Are we ready to prepare, accompany, welcome young people in our missions so that they can live community and mission life with us? At the basis of a more concrete project there must be our readiness to 'rethink ourselves', to get back into the game, to overcome prejudices, doubts and perplexities that certainly dwell in many of us. The vitality and novelty that young people can bring to our missions help to overcome certain objective limitations of their presence (language, lack of experience, ...). If we think of our parishes, centres, villages, schools or the religious and diocesan realities close to us, we cannot fail to note, among the many needs, the great need for a creative presence that bears witness to the dynamism of the mission, the love of God in action.

Obviously, we must not fall into the risk of welcoming the young person merely out of necessity or convenience. The main objective of the young person's presence in our communities must be that of sharing a community missionary life, made up of daily moments of prayer, meals, conviviality and co-responsibility, both at home and in the apostolate. The young person, while maintaining his identity as a lay person, is part of the community and an active participant in the dynamics that govern community life.

If there is willingness and clarity on our part on the concrete realisation of the Xaverian Charismatic Family, also through the presence of young people in our missions, equally what is needed from the Superiors is an "investment" of personnel and resources to help make this programme a reality. Now is the time to take the first steps along this path, by drawing up a project, with due criteria.

It is a question of creating "a structure", at a general level and in collaboration with the available Circumscriptions, which would coordinate Xaverian communities that invite and accompany young people with the Xaverian communities that welcome them, walking together. It would be a platform where, at different levels, we can reach out to young people, and they can approach us.

Xaverian personnel and lay people must work together to be able, from the very beginning, to maintain the clear objective, which is to create new communities where the charismatic Xaverian spirit does not remain just a nice idea but becomes a concrete way of living the mission ad gentes. If this is possible, it will only be thanks to the love for our Xaverian vocation today.

Palmas Arborea, 30 May 2023
p. Alex Brai, sx


 Voluntariado misionero y Familia Carismática Javeriana

Hacia el XVIII Capítulo General

En los documentos con vistas al Capítulo General que se avecina, una expresión que encontramos a menudo es la de “Familia carismática javeriana”. Si, desde el punto de vista de la reflexión, el concepto de Familia carismática javeriana, gracias a la contribución de muchos javerianos, es rico en contenido y en intuiciones interesantes, todavía queda mucho trabajo por hacer desde el punto de vista de la práctica. En otras palabras, nos preguntamos: ¿cómo llevar a la práctica el objetivo de ser una Familia Carismática Javeriana, a través de opciones compartidas, concretas y eficaces?  

Esta pregunta debería ser tenida en cuenta en el próximo capítulo, con el deseo de que se tenga la valentía de “arriesgar-osar-proponer” nuevas formas de hacer y ser misión, guiados por el Espíritu y sostenidos por el trabajo de investigación y puesta en común de los últimos años. Este deseo de ser Familia javeriana carismática también está presente en los laicos que nos conocen desde hace tiempo y que ya comparten con nosotros nuestra misión. Por ejemplo, los laicos javerianos de Italia han escrito recientemente: «Esperamos el nacimiento de comunidades-familias javerianas, abiertas también a otros laicos y/o religiosos de otras congregaciones, una presencia en el territorio que viva en contacto con la gente, un lugar de escucha, de acogida, de anuncio, de encuentro, una comunidad peregrina en lugares de sufrimiento y abandono, para ser “signo del Reino, profecía de humanidad cumplida, anuncio y testimonio del Dios uno y trino, que invita a todo hombre a la comunión con Él y con todos los demás hombres». (Quale percorso per la Famiglia Carismatica Saveriana?)

Una opción concreta que puede abrir nuevas puertas es el voluntariado javeriano internacional. En diversos países, no sólo en Europa, hay muchos jóvenes católicos dispuestos a dedicar parte de su tiempo a experiencias misioneras de larga duración (al menos 1 o 2 años). Jóvenes universitarios, dispuestos a interrumpir sus estudios; jóvenes que, antes de asumir un compromiso laboral estable, se ponen generosamente a disposición para un año de voluntariado junto a los misioneros; o jóvenes trabajadores con posibilidad de pedir una prórroga o incluso renunciar a su empleo. Todos ellos esperan una invitación, una propuesta concreta.

Otras congregaciones misioneras y religiosas llevan años ofreciendo oportunidades concretas a estos jóvenes, e incluso la Conferencia Episcopal Italiana, reunida durante su 77ª Asamblea General, aprobó el pasado 24 de mayo por un período de tres años, ad experimentum, una nuova Convenzione per giovani in missione, un acuerdo que regula la presencia de jóvenes misioneros laicos en las Iglesias hermanas del Sur y del mundo. En el texto se lee que «la franja de edad en cuestión va de los 18 a los 35 año». El nuevo acuerdo entrará en vigor el 1 de octubre. «Podrá tener una duración de 12 meses (no prorrogables) y se activará para un máximo de 70 jóvenes al año».

¿Estamos dispuestos a preparar, acompañar, acoger a los jóvenes en nuestras misiones para que vivan con nosotros la vida comunitaria y de misión? Como base de un proyecto más concreto debe estar nuestra disponibilidad a “repensarnos”, a ponernos en juego de nuevo, a superar prejuicios, dudas y perplejidades que ciertamente están en muchos de nosotros. La vitalidad y la novedad que los jóvenes pueden aportar a nuestras misiones ayudan a superar ciertas limitaciones objetivas de su presencia (idioma, poca experiencia...). Si pensamos en nuestras parroquias, centros, pueblos, colegios o realidades religiosas y diocesanas cercanas, no podemos dejar de constatar, entre las muchas necesidades, la gran necesidad de una presencia creativa que testimonie el dinamismo de la misión, el amor de Dios puesto en obra.

Evidentemente, no debemos caer en el riesgo de acoger al joven sólo por necesidad o conveniencia. El objetivo principal de la presencia del joven en nuestras comunidades debe ser el de compartir una vida misionera comunitaria, hecha de momentos cotidianos de oración, comidas, convivencia y corresponsabilidad, tanto en casa como en el apostolado. El joven, manteniendo su identidad de laico, forma parte de la comunidad y participa activamente en las dinámicas que rigen la vida comunitaria.

Si hay disponibilidad y claridad por nuestra parte sobre la realización concreta de la Familia carismática javeriana, incluyendo la presencia de jóvenes en nuestras misiones, igualmente necesitamos de parte de los Superiores una “inversión” de personal y recursos que ayuden a hacer realidad este programa. Ahora es el momento de dar los primeros pasos en este camino, elaborando un proyecto, con los debidos criterios.

Se trata de crear “una estructura”, a nivel general y en colaboración con las Circunscripciones disponibles, que coordine las comunidades javerianas que invitan y acompañan a los jóvenes con las comunidades javerianas que los acogen, caminando juntos. Sería una plataforma en la que, a diferentes niveles, se pueda llegar a los jóvenes y ellos puedan acercarse a nosotros.

El personal javeriano y los laicos deben trabajar juntos para poder, desde el principio, mantener el objetivo claro, que es el de crear nuevas comunidades donde el espíritu carismático javeriano no se quede sólo como una bonita idea, sino que se convierta en una forma concreta de vivir la misión ad gentes. Si esto es posible, será sólo gracias al amor a nuestra vocación javeriana hoy.

Palmas Arborea, 30 de mayo 2023
P. Alex Brai, sx

Alex Brai sx
09 junho 2023
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