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DACCA - BANGLADESH E GIUSTIZIA SOCIALE

17 November 2023

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Da varie settimane violente proteste stanno infiammando il Bangladesh: gravi scontri tra i manifestanti, soprattutto lavoratori del comparto tessile, e polizia bengalese. Centinaia di fabbriche di abbigliamento hanno già sospeso la loro attività nella vasta periferia di Dacca disseminata di povertà. Il comitato per il salario minimo dell’industria tessile del Bangladesh ha annunciato tre giorni fa un aumento del 56 per cento del salario minimo mensile per i 4 milioni di lavoratori del settore. La rivolta degli operai del settore tessile non può essere sottovalutata in un Paese come il Bangladesh. Si tratta del secondo principale esportatore di prodotti di abbigliamento al mondo dopo la Cina e le 3.500 fabbriche del settore, spesso legate a noti marchi internazionali, generano l’85 per cento dell’export complessivo del Paese. Questa rivolta è inoltre sintomatica di un grave malcontento sociale, che monta mentre si avvicina il delicato appuntamento elettorale del gennaio 2024. Desta preoccupazione, in particolare, il rifiuto del monitoraggio internazionale del voto. (Dall’ Osservatore Romano, 10.11.2023)


English

DHAKA: BANGLADESH AND SOCIAL JUSTICE

Violent protests have been inflaming Bangladesh for several weeks with fierce clashes between demonstrators, especially textile workers, and the police. Hundreds of fashion factories have already halted their operations in the vast, poverty-stricken suburbs of Dhaka. Three days ago, the textile industry minimum wage committee announced a 56 per-cent rise in monthly minimum wage for 4 million workers of the sector. The textile workers’ rebellion in a Country like Bangladesh cannot be underestimated; Bangladesh is the second (after China) main exporter of fashion products in the world and the 3,500 factories of this sector, which often produce for renown international brands, generate 85 per-cent of its total domestic export.

This revolt is also revealing of an increasing serious social discontent in the run-up to the sensitive date of the January 2024 elections. Particularly concerning is the refusal to allow international election observation missions. (from Osservatore Romano, November 10th, 2023)