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COSUMA Europa 2021 (2° incontro)

1411/500

Incontro via Zoom, 25 gennaio 2021

Presenti:

  • DC = Oliviero Verzeletti e Paolo Tovo
  • ES = Carlos Collantes D. e Benjamin Gómez S.
  • IT = Rosario Giannattasio e Alfredo Turco
  • UK = Jim Clarke e Jhon Convery
  • DG = Fernando García R. – Mario C. Mula e Javier Peguero P.

1.- Saluto di p. Fermando: preghiera e ricordo della conversione di san Paolo (Gal 1,11-21).

2.- Introduzione di Mario Mula.

Tutto il materiale dell’incontro precedente è disponibile nel sito della Direzione Generale. È stata inviata una lettera a tutti per indicare il link e così accedere ai documenti. Secondo l’ordine del giorno già stabilito, per l’incontro di oggi sono previsti due argomenti: a) il contesto culturale europeo e b) il laicato saveriano.

3.- Il contesto Europeo.

Il P. Carlos Collantes mette in luce tre tratti caratteristici del mondo culturale europeo: a) la globalizzazione del paradigma tecnocratico (Laudato Sì n. 106-114) e b) l’antropocentrismo moderno (Laudati Sì n. 115-121) e c) il relativismo pratico (Laudato Sì n. 122-123). In altre parole, la realtà europea è caratterizzata dall’iper-individualismo e la competitività che impedisce la compassione. La diversità culturale e il pluralismo religioso sono invece dei punti positivi che noi dobbiamo prendere in considerazione come missionari. Sono aspetti che rientrano nel carisma e bisogna agganciarsi ad essi nello svolgimento del nostro servizio missionario. Inoltre, in tanta gente, c’è una ricerca di spiritualità: da una spiritualità che coinvolge il prossimo (molto positivo) fino ad una spiritualità che lo esclude (molto negativo). Questo desiderio di spiritualità rispecchia in qualche modo una insoddisfazione della persona.  

Il P. Benjamin Gómez Salas ritiene che il “mondo culturale europeo” si può riassumere in due brevi frasi: a) si salvi chi può e b) ciascuno si arrangi. Queste frasi rispecchiano il modo di pensare e agire di tanta gente in Europa. Anche noi saveriani siamo toccati da una mentalità individualista e non riusciamo a venir fuori da questo paradigma che conforma la vita di tante persone nel nostro continente. Sarà necessario un atteggiamento e proposte ispirate dalla ‘profezia’.

Il p. Alfredo Turco afferma che il mondo postmoderno europeo ha degli aspetti molto negativi, quelli già menzionati finora durante questo incontro. Come saveriani, noi ci troviamo immersi in questo contesto culturale europeo che può generare “incertezza” in tutti noi. Questa incertezza, vista a partire del vangelo, può avere una dimensione positiva e può aiutarci a dare un salto di qualità: nell’incertezza bisogna scoprire che Cristo è un punto fermo in questo ambiente culturale postmoderno, Lui è il nostro punto di riferimento per realizzare il dialogo interreligioso e per proporre a tutti il messaggio della fratellanza universale. Infine, tra di noi, si fa ancora molta fatica a capire e accettare che l’Europa è terra di missione.

Il p. Oliviero dice che è infastidito dal prefisso “post”: si parla di post-moderno e poi, in questa logica, si comincia a parlare di “post-comunità”, di “post-vita religiosa”, di “post-cristianesimo” e via dicendo. E questo “post” ci sta avvelenando la vita. P. Oliviero ritiene che, in passato, la grande trasformazione dell’Europa è stata quella di san Benedetto: “ora et lavora”. Cioè bisogna ritornare all’essenziale. Questo “ora et lavora” è la missione a cui noi siamo chiamati oggi in Europa.  Attorno a questo “ora et lavora” sono sorte ai tempi di san Benedetto comunità di persone e tante altre attività come l’educazione. Molto spesso si vive di rendita, si vive della storia gloriosa del passato, ma noi debbiamo vivere come missionari nel mondo di oggi qui in Europa rifacendoci al Conforti, e come lui, mettere Cristo al centro della nostra vita. Se non lo facciamo, allora rischiamo di diventare ancora più insignificanti. O si torna al “ora et lavora” o diventiamo ancora più chiusi e insignificanti. 

Il p. Paolo Tovo afferma che, nell’affrontare la realtà europea, bisogna fare il possibile per restare inseriti nella Chiesa locale. Noi non siamo missionari isolati, ma dobbiamo metterci nel cammino della Chiesa locale. La Chiesa, in Francia, è molto complessa: ci sono i tradizionalisti, ci sono gli abitudinari, ci sono i laici impegnati, ci sono gli ignoranti e ci sono anche gli indifferenti. All’interno della Chiesa locale della Francia o di qualsiasi altra nazione, malgrado la sua complessità, noi possiamo trovare il nostro posto come missionari e come Congregazione. 

Il p. Fernando suggerisce a tutti di leggere l’ultimo numero della rivista Spiritus dell’anno 2000 in cui si trova un articolo sul tema dell’indifferenza religiosa. L’autore dell’articolo fa una riflessione molto simile a quella che ha fatto p. Tiziano Tosolini durante l’ultimo incontro. In breve, l’autore fa accenno al superamento dell’individualismo, del consumismo edonista e del relativismo. 

Il p. Rosario fa notare che dobbiamo superare il rischio di dare soluzioni facili a problemi complessi. Sottolinea l’importanza dell’inserimento dei saveriani con la gente. Molte comunità nostre in Italia sono chiuse o si limitano ad accogliere le poche persone che frequentano la casa. il p. Rosario mette invece in risalto la necessità di essere inseriti in mezzo alla gente, di fare strada con loro. Inoltre mette in evidenza il fatto che le scelte fatte a livello di Circoscrizione vanno sperimentate nel quotidiano. Quindi bisogna superare le certezze personali che molto spesso servono per giustificare i piani personali, l’individualismo, ecc. 

In questo senso, p. Alfredo aggiunge che papa Francesco parla di “cura” non solo come guarigione ma anche come prendersi cura dell’altro, del prossimo. Si tratta della relazionalità e la vicinanza. Questi due termini rispecchiano due modi di esprimere la “cura” nei confronti degli altri. Si tratta dunque dell’alterità.

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Mario Mula sx
06 February 2021
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