Italiano - Français - Português
Mis impresiones sobre la Carta Testamento
Soy una Misionera Xaveriana, Mexicana y actualmente me encuentro en Osaka, Japón, desde hace 14 años. En Japón los católicos somos el 0.34% de la población y, si añadimos los extranjeros, puede ser que lleguemos hasta el 0.7 o 0.8%.
Leyendo la carta de Mons. Conforti me he sentido transportada a una realidad, a un tiempo, con una cosmovisión cultural de finales del siglo XIX e inicios del siglo XX con un lenguaje propio de su tiempo.
Me parece de intuir una profunda vida de fe en Mons. Conforti. Expresa su amor a Jesús Crucificado claramente mostrando una espiritualidad misionera intensa. Además, su teología y su moral son su mundo interior.
Mons. Conforti se mueve según la mentalidad misionera de su tiempo. Me parece que el paradigma de la misión lo presenta desde el punto de vista, más teológico y moral prescindiendo mayormente del aspecto antropológico e intercultural. Presenta una visión un poco pesimista de los no cristianos o no creyentes llamándolos “infieles”, que era una interpretación sociocultural muy usada en su tiempo.
En cuanto a la vida religiosa, presenta una espiritualidad cristocéntrica, teológica y moral profunda. Afirma la íntima unión que hay entre vivir de una Fe cristocéntrica en la vida misionera religiosa y la unidad con los votos religiosos en una congregación misionera. Sin embargo, percibo también una visión antropológica un poco pesimista en referencia a algunos de los votos, se ve como amenaza la amistad con personas del sexo opuesto, o bien, en relación a los que dejan el instituto misionero.
Refleja un poco una visión de justicia retributiva por parte de Dios que es una cierta proyección del modo de ver las cosas. Es posible que haya habido una diferencia notable entre lo que escribe y el modo que tenía de relacionarse con quienes sufrían crisis vocacionales.
Como impresión general, hay dos puntos de la Carta Testamento que me han movido interiormente. El primero es acerca del voto de la pobreza. Dice Conforti: “Amemos la pobreza, que es la primera renuncia que Cristo exige...”. “... Él quiere reinar solo en sus corazones, por eso exige una separación afectiva y efectiva de todas las cosas de la tierra”.
Encontrándome en un país no católico siento que he vivido la experiencia de la pobreza en un sentido muy particular. Conforti dice: “Amemos la pobreza...”. Es un mensaje muy actual, es una actitud que exige una reconciliación con mi propia pobreza. Esta actitud es una gracia, la gracia de olvidarse de uno mismo, acogiendo la gracia suprema de aceptarse humildemente para que el Señor “transforme el corazón”. A veces es más fácil odiarse a sí mismo que verse con los ojos de Dios.
Mons. Conforti presenta la pobreza como “la primera renuncia que Cristo exige a los que quieren seguirlo”. Esta primera renuncia la sentí profundamente aquí. Es como un tipo de “purificación”, de “desprendimiento de prejuicios”, de “ideas y preconceptos” que uno trae consigo cuando llega aquí. Y es cuando uno descubre una renuncia especial, es como un “quedarse desnudo” para poder ofrecer solo el evangelio, sacar lo que verdaderamente es de auténtico en nuestra vida. Esta primera renuncia que Cristo exige es más profunda de lo que pensaba, es un camino de todos los días, es una kenosis.
Un segundo punto son las prácticas de Piedad de las cuales habla Conforti: “la atención a la meditación, la lectura espiritual, la visita al Santísimo Sacramento, el santo rosario etc. La devoción a la Virgen Inmaculada, Reina de las misiones y a San José su esposo, Patrono de la Iglesia universal”. Las considero tan importantes, como el mismo anuncio del evangelio. Son la base de la espiritualidad en un mundo tan secularizado y donde los medios de comunicación quitan toda la atención a un mundo sobrenatural. Dichas prácticas populares son vividas en comunidad, en la Iglesia, por eso nos ayudan a encontrarnos con la persona viva de Jesús. En las actividades pastorales que realizo son tantas veces mi único medio de evangelización.
Dichas prácticas de piedad de las que habla Conforti las encuentro muy actuales, esenciales, no solo para mí, sino para todos los que nos encontramos en el camino de la fe.
Gloria Enciso Aldana, mmx
"AMIAMO LA POVERTA'..."
Le mie impressioni sulla Lettera Testamento
Sono una missionaria saveriana, messicana e da 14 anni vivo a Osaka, in Giappone, dove i cattolici costituiscono lo 0,34% della popolazione e, se aggiungiamo gli stranieri, potremmo raggiungere lo 0,7 o lo 0,8%.
Leggendo la lettera di Mons. Conforti mi sono sentita trasportata, allo stesso tempo, in una realtà, con una visione culturale del mondo di fine Ottocento e inizio Novecento con un linguaggio tipico del suo tempo.
Mi sembra di intuire una profonda vita di fede in Mons. Conforti. Esprime il suo amore per Gesù Crocifisso mostrando chiaramente un'intensa spiritualità missionaria. Inoltre, la sua teologia e la sua morale sono il suo mondo interiore.
Mons. Conforti si muove secondo la mentalità missionaria del suo tempo. Mi sembra che il paradigma della missione lo presenti da un punto di vista più teologico e morale, trascurando soprattutto l'aspetto antropologico e interculturale. Presenta una visione un po' pessimistica dei non cristiani o dei non credenti chiamandoli "infedeli", un'interpretazione socio-culturale ampiamente utilizzata ai suoi tempi.
Per quanto riguarda la vita religiosa, presenta una profonda spiritualità cristocentrica, teologica e morale. Afferma l'intima unione che c’è tra vita di fede cristocentrica nella vita missionaria religiosa e i voti religiosi in una congregazione missionaria. Tuttavia, percepisco anche una visione antropologica un po' pessimistica in riferimento ad alcuni voti; l'amicizia con persone di sesso opposto è vista come minacciosa, come anche coloro che lasciano l'istituto missionario.
In qualche modo riflette una visione di giustizia retributiva da parte di Dio che è una certa proiezione del modo di vedere le cose. È possibile che ci sia stata una notevole differenza tra ciò che scrive e il modo che aveva di mettersi in relazione con chi soffriva di crisi vocazionale.
Come impressione generale, ci sono due punti della Lettera Testamento che mi hanno profondamente commossa. Il primo riguarda il voto di povertà. Conforti dice: "Amiamo la povertà, che è la prima rinuncia che Cristo esige ...". "... Vuole regnare da solo sui loro cuori, epperciò esige da essi il distacco affettivo ed effettivo da tutte le cose della terra".
Trovandomi in un Paese non cattolico sento di aver vissuto l'esperienza della povertà in un senso molto particolare. Conforti dice: "Amiamo la povertà ...". È un messaggio molto attuale, è un atteggiamento che esige una riconciliazione con la mia stessa povertà. Questo atteggiamento è una grazia, la grazia di dimenticare se stessi, accogliendo la grazia suprema di accettare se stessi umilmente perché il Signore "trasformi il cuore". A volte è più facile odiare se stessi che vedersi con gli occhi di Dio.
Mons. Conforti presenta la povertà come "la prima rinuncia che Cristo esige da coloro che vogliono… seguirlo". Questa prima rinuncia l'ho sentita profondamente qui. È come una sorta di "purificazione", di "distacco dai pregiudizi", di "idee e preconcetti" che si porta con sé quando si arriva qui. E quando si scopre una particolare rinuncia, è come un "rimanere nudi" per poter offrire solo il vangelo, per ottenere ciò che è veramente autentico nella nostra vita. Questa prima rinuncia che Cristo esige è più profonda di quanto pensassi, è un viaggio quotidiano, è una kenosis.
Un secondo punto sono le pratiche di pietà di cui parla il Conforti: “attenzione alla meditazione, lettura spirituale, visita al Santissimo Sacramento, al santo rosario, ecc. Devozione alla Vergine Immacolata, Regina delle missioni e a San Giuseppe suo marito, Patrono della Chiesa universale”. Considero queste pratiche di pietà così importanti, come lo stesso annuncio del vangelo. In un mondo così secolarizzato, dove i media distolgono tutta l'attenzione da un mondo soprannaturale, sono la base della spiritualità. Queste pratiche popolari sono vissute in comunità, nella Chiesa, per questo ci aiutano a incontrare la persona viva di Gesù. Nelle attività pastorali che svolgo, spesso sono il mio unico mezzo di evangelizzazione.
Trovo queste pratiche di pietà di cui parla il Conforti molto attuali, essenziali, non solo per me, ma per tutti noi che troviamo sulla via della fede.
Gloria Enciso Aldana, mmx
« Aimons la pauvreté… »
La Lettre Testament : ce qui a fait son temps et ce qui demeure
Je réponds au nom de Gloria Enciso Aldana et je suis une missionnaire xavérienne mexicaine. Depuis quatorze ans je vis à Osaka, au Japon, où les catholiques atteignent le 0,34% de la population : si on y ajoute les étrangers résidents, les catholiques peuvent arriver au 0,8% environ.
En lisant la Lettre Testament de Mgr. Conforti je me suis sentie transférée dans une autre époque, avec la vision culturelle du monde de la fin du XIX et début du XX siècle, avec le langage typique de ce temps-là. Au-dessous de ce langage, je crois percevoir en lui une profonde vie de foi. Il exprime son amour pour Jésus crucifié en montrant clairement une intense spiritualité missionnaire. Sa théologie et sa morale constituent son propre monde intérieur.
Mgr. Conforti partage la mentalité missionnaire de son temps. Il me semble qu’il présente le paradigme de la mission d’un point de vue plus théologique et moral, en négligeant surtout l’aspect anthropologique et interculturel. Il présente une vision un peu pessimiste des non-chrétiens et des non-croyants en les appelant « infidèles », une interprétation socio-culturelle fort utilisée en son temps.
Concernant la vie religieuse, il exprime une profonde spiritualité christocentrique, théologique et morale. Il affirme l’union intime qui existe entre la vie de foi christocentrique dans la vie missionnaire-religieuse et les vœux religieux dans une congrégation missionnaire. Néanmoins, je perçois aussi une vision anthropologique un peu pessimiste par rapport à quelques vœux ; l’amitié avec des personnes du sexe opposé est vue comme menaçante, de même le regard porté sur ceux qui quittent l’Institut est négatif.
De quelque manière, il reflet une vision de justice rétributive de la part de Dieu, laquelle est une certaine projection de sa manière de voir les choses. Il est possible qu’il y ait eu une différence remarquable entre ce qu’il écrit et sa manière concrète de se relationner avec ceux qui souffraient d’une crise vocationnelle.
Comme impression générale, il y a deux points de la Lettre Testament qui m’ont profondément émue. Le premier concerne le vœu de pauvreté. Conforti dit : « Aimons la pauvreté, qui est le premier renoncement que le Christ exige… ». «… Il veut régner seul sur leurs cœurs, c’est pourquoi il exige d’eux le détachement affectif et effectif de toutes les choses de la terre ».
En me trouvant dans un pays non catholique, je sens d’avoir vécu l’expérience de la pauvreté dans un sens très particulier. Conforti dit : « Aimons la pauvreté… ». C’est un message très actuel, c’est une attitude qui exige une réconciliation avec ma propre pauvreté. Cette attitude est une grâce, la grâce de s’oublier soi-même, en accueillant la grâce suprême de s’accepter soi-même humblement afin que le Seigneur « transforme le cœur ». Parfois, il est plus facile de se haïr soi-même que de se voir avec les yeux de Dieu.
Mgr. Conforti présente la pauvreté comme « le premier renoncement que le Christ exige de ceux qui veulent …. le suivre ». Ce premier renoncement, je l’ai fortement senti ici. C’est une espèce de « purification », de « détachement des préjugés », des « idées et préconcepts » avec lesquels on arrive ici. Et quand on découvre un renoncement particulier, c’est comme si un restait « nu » pour pouvoir offrir seulement l’Evangile, pour obtenir ce qui est vraiment authentique dans notre vie. Ce premier renoncement que le Christ exige est plus profond que je ne le pensais, c’est un voyage quotidien, une kénosis.
Un deuxième point, c’est les « pratiques de piété » dont parle Conforti : « attention à la méditation, lecture spirituelle, visite au Très saint Sacrement, le chapelet… ; la dévotion à la Vierge Immaculée, Reine des missions et à Saint Joseph son époux, Patron de l’Eglise universelle ». Je considère ces pratiques de piété importantes comme l’annonce même de l’évangile. Dans un monde si sécularisé, où les médias détournent toute l’attention à un monde surnaturel, elles sont la base de la spiritualité. Ces pratiques populaires sont vécues en communauté, dans l’Eglise et nous aident à rencontrer la personne vivante de Jésus. Dans les activités pastorales que j’exerce, souvent elles sont mon unique moyen d’évangélisation.
Je trouve ces pratiques de piété dont parle Conforti très actuelles, essentielles, non seulement pour moi, mais pour nous tous qui cheminons dans la foi.
Gloria Enciso Aldana, mmx
"Amamos a pobreza ..."
Minhas impressões da Carta Testamento
Sou missionária xaveriana, mexicano e há 14 anos moro em Osaka, Japão, onde os católicos representam 0,34% da população e, se somarmos os estrangeiros, poderíamos chegar a 0,7 ou 0,8%.
Lendo a carta de Dom Guido Conforti, senti-me transportada, ao mesmo tempo, para uma realidade, com uma visão cultural do mundo do final do século XIX e início do XX com uma linguagem típica da sua época. Parece de intuir uma profunda vida de fé em Dom Guido. Ele expressa seu amor por Jesus Crucificado mostrando claramente uma intensa espiritualidade missionária. Além disso, sua teologia e sua moralidade são seu mundo interior.
Dom Guido Conforti se move segundo a mentalidade missionária de seu tempo. Parece-me que o paradigma da missão apresenta-o de um ponto de vista mais teológico e moral, negligenciando sobretudo o aspecto antropológico e intercultural. Ele apresenta uma visão um tanto pessimista dos não-cristãos ou não-crentes, chamando-os de "infiéis", uma interpretação sócio-cultural amplamente usada em sua época.
Quanto à vida religiosa, apresenta uma profunda espiritualidade cristocêntrica, teológica e moral. Afirma a união íntima que existe entre uma vida de fé cristocêntrica na vida religiosa missionária e os votos religiosos em uma congregação missionária. No entanto, também percebo uma visão antropológica um pouco pessimista em relação a alguns votos; a amizade com pessoas do sexo oposto é considerada uma ameaça, assim como aqueles que deixam o instituto missionário.
De certa forma, reflete uma visão de justiça retributiva por parte de Deus, que é uma certa projeção da maneira de ver as coisas. É possível que tenha havido uma diferença notável entre o que escreveu e a forma como tinha de se relacionar com quem estava em crise vocacional.
Como impressão geral, há dois pontos na Carta do Testamento que me comoveram profundamente. O primeiro diz respeito ao voto de pobreza. Conforti diz: “Amamos a pobreza, que é a primeira renúncia que Cristo exige ...”. “... Ele quer reinar sozinho sobre seus corações e, por isso, exige deles um desapego afetivo e eficaz de todas as coisas da terra”.
Por estar em um país não católico, sinto que vivi a experiência da pobreza em um sentido muito particular. Conforti diz: "Amamos a pobreza ...". É uma mensagem muito oportuna, é uma atitude que exige reconciliação com a minha própria pobreza. Esta atitude é uma graça, a graça de esquecer-se de si, acolher a graça suprema de se aceitar humildemente para que o Senhor “transforme o coração”. Às vezes é mais fácil odiar a si mesmo do que se ver com os olhos de Deus.
Dom Conforti apresenta a pobreza como "a primeira renúncia que Cristo exige de quem deseja ... segui-lo". Essa primeira renúncia eu senti profundamente aqui. É como uma espécie de “purificação”, de “desapego de prejuizos”, de “ideias e preconceitos” que trazemos junto ao chegar aqui. E quando se descobre uma determinada renúncia, é como "ficar nu" para poder oferecer apenas o evangelho, para obter o que é verdadeiramente autêntico em nossa vida. Esta primeira renúncia que Cristo exige é mais profunda do que pensei, é um caminho diário, é uma kenosis.
Um segundo ponto são as práticas de piedade mencionadas por Conforti: “Meditação quotidiana, leitura espiritual, visita ao Santíssimo Sacramento ... a recitação do Santo Rosário ... devoção à Virgem Imaculada, Rainha das Missões e ao seu casto Esposo São José, Patrono da Igreja universal”. Considero essas práticas de piedade tão importantes quanto a proclamação do próprio evangelho. Em um mundo secularizado, onde a mídia desvia toda a atenção de um mundo sobrenatural, eles são a base da espiritualidade. Estas práticas populares são vividas em comunidade, na Igreja, por isso nos ajudam a encontrar a pessoa viva de Jesus: nas pastorais que desenvolvo, muitas vezes são o meu único meio de evangelização. Considero muito actuais estas práticas de piedade mencionadas por Conforti, essenciais, não só para mim, mas para todos nós que nos encontramos no caminho da fé.
Gloria Enciso Aldana, mmx
Link &
Download
Access here with your username and password to view and download the reserved files.