Skip to main content

Makeni Lives Matter

1138/500

Dopo i disordini di qualche giorno fa, la situazione a Makeni sembra di calma apparente. L’altro ieri, stava circolando la voce che elementi della polizia erano venuti da Freetown per arrestare la sindaca della città, una donna molto amata dalla gente. 

La polizia ha smentito la notizia, però è vero che alcuni poliziotti erano andati all’ufficio della sindaca, senza avvisarla, e a casa sua. Tutti si chiedono il perché di questo strano comportamento della polizia. Nessuno, qui a Makeni, crede nella versione della polizia.  

Il problema iniziò venerdì 17 luglio quando il ministro dell’energia mandò a prendere un vecchio generatore, che fornisce energia elettrica a Makeni quando la centrale idroelettrica di Bumbuna non funziona (normalmente ciò succede una volta all’anno per la manutenzione). Questo generatore doveva essere portato all’aeroporto di Lungi, che doveva essere riaperto il mercoledì 22 luglio. Infatti il generatore dell’aeroporto era fuori uso.  

Con anticipazione, il ministro aveva avvisato le autorità di Makeni di questa sua decisione ma non aveva ricevuto alcuna risposta. Così decise di prelevare di notte il generatore. 

Quando a Makeni si sparse la voce che stavano per portare via il generatore, gruppi di giovani hanno iniziato a bruciare pneumatici agli incroci principali delle strade per evitare che il tir potesse portare via il generatore. Questo successe nella notte tra venerdì 18 luglio e sabato. 

Sabato mattina, la situazione a Makeni era calma. Il generatore era ancora al suo posto, il mercato e i negozi aperti; si erano celebrate le messe e la gente era andata alla moschea. Nessuno poteva prevedere la tragedia che stava per scoppiare. Verso le dieci del mattino arrivò un gruppo di soldati, dicono da Daru, una caserma che si trova nella provincia Est della Sierra Leone, molto lontana da Makeni. Arrivati nella piazza dell’orologio, la principale della città, iniziarono a sparare in aria, la gente si spaventò e dei giovani iniziarono a tirare dei sassi. Da quel momento alcuni soldati iniziarono a sparare ad altezza uomo uccidendo 5 persone. Dopo due giorni è morto un altro giovane che era rimasto ferito. Fino ad ora sono sei i morti, tra cui un ragazzo di quindici anni, molto conosciuto dai giovani della cattedrale, che si trovava per caso all’incrocio di una strada e una persona che stava chiudendo il suo negozio, vicino alla nostra casa regionale. Sicuramente questi due non stavano attaccando i soldati o la polizia. 

Makeni si sente ferita e c’è rabbia. Da tenere presente che, in Sierra Leone, la rivalità tra il Nord e il Sud è di antica data, soprattutto tra i Temne, gruppo maggioritario del nord che si identifica con il partito APC, e i Mende, gruppo maggioritario del Sud/Est che si identifica con il partito SLPP, attualmente al potere. Questi fatti non fanno altro che approfondire la divisione tra il nord e il sud, mostrando un paese frammentato. Queste ultime notizie sono da leggere e interpretare in questo contesto. 

Qual è stato il problema? È mancato un dialogo franco tra il Governo centrale e le autorità di Makeni. Non si possono perdere cinque vite per una sciocchezza di questo tipo. Se ci fosse stato dialogo, il generatore sarebbe andato a Lungi e forse sarebbe anche tornato a Makeni. Il problema per un generatore c’era già stato anche in altre parti del paese, sempre con questo governo. A volte, le autorità sembrano non capire che la gente, a ragione o a torto, è gelosa delle sue cose. 

Non è mai accettabile che le forze dell’ordine sparino ad altezza d’uomo contro gente non armata; e purtroppo non è la prima volta che succede. In pochi mesi le forze dell’ordine hanno ucciso varie persone nelle prigioni di Freetown, altre a Lunsar, a Tombo e adesso a Makeni. E prima ancora, nel Tonko Limba e a Freetown, durante le elezioni suppletive.

Recentemente, la polizia ha arrestato tre giovani di Makeni, uno per aver prodotto t-shirts con la scritta “Makeni Lives Matter” e gli altri due per essere andati in giro vestendo queste magliette. Incredibile, ma vero. D’accordo a questa logica, migliaia di cittadini statunitensi dovrebbero andare in prigione per aver indossato magliette con la scritta “Black Lives Matter”. Oggi, 6 agosto, i parlamentari di Makeni e dintorni, e vari loro colleghi di partito, hanno manifestato nell’Aula del Parlamento tutti vestiti di nero, con la maglietta con la scritta “Makeni Lives Matter”. Con forza i parlamentari di Makeni e dintorni stanno chiedendo al Presidente del Parlamento di intervenire presso il governo affinché autorizzi i funerali dei morti, liberi tutti i giovani di Makeni messi in prigione e istituisca una commissione parlamentare che investighi quanto successo a Makeni.

Alleghiamo alcuni interventi dell’Amministratore Apostolico di Makeni, vescovo Natale Paganelli, sx: uno del 13 maggio 2020, dopo le uccisioni nelle prigioni, a Lunsar e Tombo, e un altro del 26 luglio, domenica, dopo ciò che era successo a Makeni. I due interventi sono stati riportati da Vatican News (edizione inglese). Il secondo comunicato è stato ripreso anche da alcuni giornali della Sierra Leone e ha provocato molte reazioni, la maggior parte positive, anche da sierraleonesi che vivono all’estero. Che il Signore ci illumini.

Natale Paganelli, sx

Per ulteriori informazioni: Vatican News

Bishop Paganelli appeals to Sierra Leoneans

Bishop Paganelli appeals for calm...

Natale Paganelli, sx
06 August 2020
1138 Views
Available in
Tags

Link &
Download

Area reserved for the Xaverian Family.
Access here with your username and password to view and download the reserved files.
Public documents Size
20.05.15 - Our Lady of Fatima
1006.91 KB
Free
Download
Message from the Apostolic Administrator
553.85 KB
Free
Download