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Evangelizzare il mondo dell’intelligenza artificiale

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Entrato da poco come apostolino ad Alzano Lombardo ero in seconda media e ciascuno di noi doveva scegliere un novello sacerdote saveriano per cui pregare. I prefetti ci invitarono a scrivere una lettera all’interessato, facendo gli auguri ed assicurando le nostre preghiere. Ricordo che inserii nella busta una pagina di fumetto di topolino ambientata in un viaggio sulla luna. Erano gli anni in cui per la prima volta gli uomini erano sbarcati sulla luna e c’era l’euforia di tale evento. Tant’è che anch’io augurai al novello missionario saveriano di andare anche sulla luna e magari anche più lontano ad evangelizzare anche i marziani! Da allora è passato più di mezzo secolo e ripenso con nostalgia all’ingenuità del bel mondo in cui vivevo. La scienza e la tecnica servivano l’essere umano e lo portavano sulla luna! Oggi mi sembra avvenga il contrario. Ovvero, la scienza e la tecnica sempre più sofisticate, il mondo ID e l’intelligenza artificiale, portano l’essere umano dove vogliono loro, ovvero non si sa dove: verso il vuoto? Non verso una meta precisa. E questo a me fa un po’ paura.

La gente oggi vive con lo smartphone sempre acceso o vicino a sé. Abbiamo imparato che questo strumento, raccogliendo tutti i dati possibili ovunque nel mondo, può aiutarci in ogni cosa. E ne siamo diventati dipendenti. Si viaggia seguendo le indicazioni degli algoritmi che ci indicano la strada più breve e veloce per andare da casa all’indirizzo voluto. Ci vengono elencati tutti i mezzi possibili per andarci, i tempi, le tariffe, le varie possibilità. La risposta è subito pronta ed immediata. Se vogliamo comperare qualcosa, ebbene ci viene fornita una serie di possibilità e così possiamo acquistare stando seduti comodamente ed alzarci solo per andare alla porta per ritirare la merce ordinata. Neppure bisogna aprire il portafoglio per pagare perché il nostro aggeggio paga lui, conoscendo il nostro codice di pagamento. Certamente in tutto questo ci sono notevoli vantaggi. Ma per tutti la vita è diventata allo stesso tempo più facile da una parte e più complicata da un’altra.

Sembra che il posto occupato da Dio ora sia occupato dagli algoritmi, basati sui dati e le statistiche. Per noi cristiani Dio è onnisciente e sa tutto. Ma sembra che pian piano gli algoritmi lo abbiano raggiunto, se non superato. Infatti, Dio non decide al posto nostro, invece gli algoritmi cominciano a farlo, ovvero decidono per noi ciò che è meglio.

Sino a pochi decenni fa eravamo noi esseri umani in controllo della situazione. Noi comandavamo le macchine, oggi sono le macchine che dicono a noi cosa fare. Come la mia automobile che benché io non beva alcolici, appena la metto in moto di sera, mi avvisa che non devo guidare se ho bevuto! Ovviamente la mia automobile non ha ancora imparato che io sono astemio e che quindi è perfettamente inutile ricordarmi di non bere. Comunque, tra qualche anno le automobili sapranno certamente che non devono dire ad un astemio di non bere alcolici. Le macchine si perfezionano sempre più ed anche se attualmente ci sono ancora delle imprecisioni, stiamo andando nella direzione che le macchine sbaglieranno molto meno degli esseri umani. Gli uomini potranno sbagliare ma le macchine no. E di fatto oramai è chiaro che l’essere umano sul lavoro e nella vita fa diversi sbagli, mentre le macchine lavorano un po’ meglio dell’uomo e fanno certamente meno sbagli. Gli uomini si ammalano ed hanno bisogno di riposare, le macchine possono lavorare sempre. Gli esseri umani diventeranno inutili per il lavoro? Chissà!

Io dovrei essere colui che conosce meglio di qualsiasi altro me stesso; perlomeno dentro il mio corpo io sono il padrone di me stesso e decido secondo le mie conoscenze, i miei sentimenti, le mie idee, le mie esperienze, ecc. Adesso succede che l’ID ha accumulato una serie di dati sul mio conto che mi conosce meglio di come io conosco me stesso; pertanto, è in grado di dirmi cosa è meglio che io faccia. L’intelligenza artificiale mette assieme tutti i miei dati: quante ore sto al computer, cosa vedo ed ascolto, che temi mi interessano, ecc. Conosce con chi parlo e scrivo, conosce le mie reazioni alle parole che sento o vedo. Con le tecniche delle espressioni facciali e di riconoscimento legge i movimenti del mio volto e dei miei occhi. Conosce se Il mio cuore batte più in fretta o si rilassa. Non sono solo io a vedere e leggere ciò che il PC mi presenta, ma il PC legge tutto di me. Io dimentico ma l’intelligenza artificiale non dimentica nulla. Ed è per questo che il mio PC mi presenta ciò che io vorrei prima che io abbia scelto qualcosa. Gli algoritmi prevedono ed indirizzano le mie scelte che a questo punto diventano quasi obbligatorie (per il momento), ma in un immediato prossimo futuro immagino saranno a senso unico. L’intelligenza artificiale è capace di entrare in me e sostituirsi ai miei pensieri, sentimenti, esperienze ed idee. E se diventa in grado di decidere al posto mio anche la capacità di scelta mi viene tolta e sparisce il libero arbitrio. A questo punto io non sono più io, ma divento un robot in funzione dell’intelligenza artificiale che conosce e domina il mondo, gli uomini e la vita. Si può solo sperare che ciò avvenga con algoritmi benevoli e fondati sull’amore, lo sviluppo della vita, la fiducia e non da algoritmi perversi fondati sulla bugia, l’interesse e la violenza. Ma chi decide questo?

L’intelligenza artificiale dominata dagli algoritmi si sta sviluppando tanto da fare scelte indipendenti, provare sentimenti, sostituirsi completamente all’essere umano che a questo punto corre il rischio di divenire inutile. Il problema è fondamentalmente di natura morale. La morale diventa centrale per tutti. Bisogna insegnare alla intelligenza artificiale a creare algoritmi che preservino la vita, che aiutino l’uomo, che tengano conto della fragilità, della umanità, della pietà, del dolore, della gioia, del senso della vita. Ciò che è bene e ciò che è male per tutti gli uomini. E questo chi lo può insegnare all’intelligenza artificiale? I legislatori, i giuristi, i politici, i filosofi, gli scrittori, gli artisti, gli economisti, i medici, gli insegnanti? Certamente, ma anche le persone che credono, ovvero le persone religiose. Il cristianesimo con tutta la sua esperienza e cultura può e deve dare essere presente e dare il suo contributo alla umanizzazione dell’intelligenza artificiale. Anche noi dobbiamo aiutare perché sia sempre a servizio dell’uomo e non diventi uno strumento di morte, contro di esso.

Abbiamo una missione anche in questo campo da svolgere per il bene di tutti. Non possiamo tirarci indietro. Ci vogliono missionari che vadano in California nella Silicon Valley a parlare con quelli di Google ed Amazon annunciando anche a loro il vangelo. Come pure bisogna andare nella Cina occidentale da Wey Wey ad annunciare il vangelo pure là. Anche nelle università dove si dibattono questi problemi non solo tecnici ma fondamentalmente morali e spirituali dovrebbero esserci i missionari. A Strasburgo, a Mosca, a Washinton, in India, tra i politici e gli economisti. Qualcuno dirà “ma questi non ci ascoltano!”. Il nostro compito è annunciare il Regno di Dio ed il Vangelo a chiunque come ha fatto Gesù. Oggi, queste sono periferie centrali del mondo ancora non evangelizzate.

26 novembre 2022 missione di Kikuchi (JP).

P. Silvano da Roit, sx

Silvano da Roit sx
28 November 2022
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