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Pandemia e presenza di Dio

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Celebriamo questa Messa mentre là fuori la pandemia virale del Covid-19 sta provocando migliaia di morti in tutto il mondo. E c’è la “pandemia sociale”, che sta generando milioni di nuovi impoveriti, che hanno perso quei brandelli di lavoro precario o nero che ora non c’è più. Si tratta di persone che prima ce la facevano, ora non più: anziani con la pensione minima che non riescono ad arrivare nemmeno alla terza settimana, perché la rete familiare o amicale che prima li sosteneva, si è diradata; giovani e meno giovani, italiani e stranieri, che avevano impieghi precari o lavoravano in nero, e ora non lavorano più.

In molti paesi, la Chiesa ha già sospeso la Messa e altre liturgie con la partecipazione del popolo a causa del contagio. Questa decisione ha suscitato molte critiche da parte di cristiani che non si rassegnano a rinunciare alla Messa, e credono fatalisticamente che l’Eucarestia potrà immunizzarli dal pericolo. Proprio ieri una signora di Venezia, con voce di pianto, diceva a un giornalista: “Sono tre settimane che non posso fare la comunione. Io ho fame dell’Eucarestia”.

Nella nostra Chiesa, l’Eucarestia occupa una centralità che rasenta l’esclusività. Se non c’è messa, se non c’è adorazione, non sappiamo cosa fare. La lamentela della signora veneziana rivela questo stato di cose.

Il tempo che stiamo vivendo può dare ai credenti la possibilità di riscoprire la presenza di Dio anche in altri spazi…

Nella Scrittura: per i cristiani, Dio si fa pane e diventa nutrimento non solo nell’Eucarestia, ma anche nella Parola. Oggi, la prima lettura ci mostra il diacono Filippo “sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza” e che con la “Parola” dà un senso nuovo alla vita del funzionario della regina di Candàce.

«“Invece di guardare la messa al computer, perché non leggiamo un brano della Bibbia insieme?”, così ha reagito la nostra bambina di otto anni quando ci siamo riuniti per guardare la celebrazione della messa, a casa, dove siamo in auto-quarantena dalla settimana scorsa».

  • Nella vita fraterna: “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt. 18,20).
  • Nel servizio ai fratelli: “Dio non è presente solo dentro una chiesa, sta soprattutto fuori dal tempio, quando ci si mette a servizio degli altri” (Alberto Maggi).
  • Nei poveri (Mt. 25, 40): La presenza di Gesù nei poveri è una presenza speciale. Se cade in terra una particola, e qualcuno la calpesta, Gesù non sente dolore… Ma se cade un fratello e tu lo calpesti…

Noi facciamo “adorazione eucaristica”. Perché non fare “adorazione fraterna”, “adorazione biblica”?

In questi giorni, sta coincidendo l’aumento esponenziale del numero dei poveri, con l’aumento del disagio per non poter celebrare l’Eucarestia. Non ci sarà un messaggio in questo?

Omelia di Savio Corinaldesi, dal 4° piano della Casa Madre, Parma - 30 aprile 2020 -

Savio Corinaldesi
03 May 2020
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